FOCUS Si tratta di un cambiamento innovativo, per migliorare i processi di produzione, per incrementare la competitività delle nostre aziende fornendo capacità di remunerazione dei fattori produttivi.
Transizione digitale un’opportunità da non perdere per le imprese VINCENZO F. ZEFFIRI La rivoluzione digitale in atto ha assunto negli anni varie etichette che via via si sono evolute, volendo portare con sé il senso di una crescente espansione di principi motori. L’iniziale piano Industria 4.0 focalizzava da un lato il mondo dell’industria come target di riferimento e un set di tecnologie, che assumeranno il connotato di tecnologie 4.0, a definire lo spazio di azione delle innovazioni supportate. Si è giunti a parlare in diversi contesti di Filiera 4.0, facendo procedere la soglia della rivoluzione oltre i confini aziendali, verso paradigmi di integrazione verticale della filiera produttiva. Oggi siamo di fronte ad una nuova stagione – per usare un termine frutto appunto dell’epoca digitale – di programmi di incentivo e supporto all’innovazione digitale delle imprese. E’ il termine “transizione” ad attrarre l’attenzione della ricerca di un senso nel tumultuoso cambiamento che stiamo vivendo. Il richiamo è a un’azione in corso, ormai avviata e in atto in maniera irrevocabile. La nostra società tutta è definitivamente in transizione verso il paradigma digitale. Negli ultimi anni si sono susseguiti eventi, iniziative, bandi pubblici e privati, fondi e svariate attività di “awareness” e “dissemination” – altri due termini chiavi di questo processo – che hanno ampiamente definito e più volte ridefinito i contorni delle possibilità che il digitale propone nella nostra quotidianità, privata e lavorativa, e nel nuovo modo di fare business. Le grandi aziende tecnologiche hanno certamente precorso i tempi e si sono portate avanti con ingenti investimenti in infrastrutture e tecnologie che non ancora hanno trovato quel largo impiego che si spera di raggiungere. La speranza in questo caso non è solo un riflesso della moda del momento. Se infatti si poteva pensare che il settore ICT e quindi i suoi clienti
fossero stati investiti della prima ondata di rinnovamento dagli anni 90’ solo per smuovere un po’ l’economia, l’emergenza sanitaria e la crisi economica mondiale ha definitivamente convinto la maggioranza che il paradigma digitale è arrivato per rimanere e dettare le regole nel prossimo futuro. E’ proprio qui che si instilla la speranza, sia privatistica, sia governativa, di poter individuare negli strumenti e nella filosofia digitale un “vaccino tecnologico” che contenga i danni economici e anzi permetta un recupero e un rilancio. Strumenti e filosofia digitale sono dei riferimenti tutt’altro che prosastici. La rivoluzione digitale, cominciata ben prima del piano Industria 4.0, porta con sé e realizza i cambiamenti degli utenti dei sistemi produttivi, urbani e dei servizi del ventunesimo secolo. Bisogna riconoscere che il settore del marketing e quello della comunicazione hanno fatto da apripista in questa scoperta e conquista del mondo digitale. L’avvento dei social network, la costruzione di una realtà altra da quella tangibile e confinabile a livello geografico, poggiata solidamente ma anche fluidamente sulle tecnologie dell’informazione, hanno dato quel senso di ebrezza e potenzialità sconfinate che hanno spinto, giorno dopo giorno, ad assestare colpi e passi significativi nel progresso digitale. Basta guardarsi indietro. Solo vent’anni fa la maggior parte delle tecnologie che usiamo oggi e nel modo in cui le usiamo oggi nemmeno esistevano. Da un punto di vista tecnico l’origine di questa trasformazione è dovuta alla disponibilità di risorse di calcolo con migliori prestazioni e costi più contenuti, insieme alla tecnologia di Internet. La maggioranza delle tecnologie che oggi definiamo 4.0 sono state tutte teorizzate e in diversi casi anche prototipizzate già alla fine del secolo scorso. La vera novità sta nella