
6 minute read
Transizione digitale un’opportunità da non perdere per le imprese
from MAGAZINE MAGGIO 2021
by PayClickSrl
Si tratta di un cambiamento innovativo, per migliorare i processi di produzione, per incrementare la competitività delle nostre aziende fornendo capacità di remunerazione dei fattori produttivi.
Transizione digitale
Advertisement
un’opportunità da non perdere per le imprese
VINCENZO F. ZEFFIRI
La rivoluzione digitale in atto ha assunto negli anni varie etichette che via via si sono evolute, volendo portare con sé il senso di una crescente espansione di principi motori. L’iniziale piano Industria 4.0 focalizzava da un lato il mondo dell’industria come target di riferimento e un set di tecnologie, che assumeranno il connotato di tecnologie 4.0, a definire lo spazio di azione delle innovazioni supportate. Si è giunti a parlare in diversi contesti di Filiera 4.0, facendo procedere la soglia della rivoluzione oltre i confini aziendali, verso paradigmi di integrazione verticale della filiera produttiva. Oggi siamo di fronte ad una nuova stagione – per usare un termine frutto appunto dell’epoca digitale – di programmi di incentivo e supporto all’innovazione digitale delle imprese. E’ il termine “transizione” ad attrarre l’attenzione della ricerca di un senso nel tumultuoso cambiamento che stiamo vivendo. Il richiamo è a un’azione in corso, ormai avviata e in atto in maniera irrevocabile. La nostra società tutta è definitivamente in transizione verso il paradigma digitale. Negli ultimi anni si sono susseguiti eventi, iniziative, bandi pubblici e privati, fondi e svariate attività di “awareness” e “dissemination” – altri due termini chiavi di questo processo – che hanno ampiamente definito e più volte ridefinito i contorni delle possibilità che il digitale propone nella nostra quotidianità, privata e lavorativa, e nel nuovo modo di fare business. Le grandi aziende tecnologiche hanno certamente precorso i tempi e si sono portate avanti con ingenti investimenti in infrastrutture e tecnologie che non ancora hanno trovato quel largo impiego che si spera di raggiungere. La speranza in questo caso non è solo un riflesso della moda del momento. Se infatti si poteva pensare che il settore ICT e quindi i suoi clienti fossero stati investiti della prima ondata di rinnovamento dagli anni 90’ solo per smuovere un po’ l’economia, l’emergenza sanitaria e la crisi economica mondiale ha definitivamente convinto la maggioranza che il paradigma digitale è arrivato per rimanere e dettare le regole nel prossimo futuro. E’ proprio qui che si instilla la speranza, sia privatistica, sia governativa, di poter individuare negli strumenti e nella filosofia digitale un “vaccino tecnologico” che contenga i danni economici e anzi permetta un recupero e un rilancio. Strumenti e filosofia digitale sono dei riferimenti tutt’altro che prosastici. La rivoluzione digitale, cominciata ben prima del piano Industria 4.0, porta con sé e realizza i cambiamenti degli utenti dei sistemi produttivi, urbani e dei servizi del ventunesimo secolo. Bisogna riconoscere che il settore del marketing e quello della comunicazione hanno fatto da apripista in questa scoperta e conquista del mondo digitale. L’avvento dei social network, la costruzione di una realtà altra da quella tangibile e confinabile a livello geografico, poggiata solidamente ma anche fluidamente sulle tecnologie dell’informazione, hanno dato quel senso di ebrezza e potenzialità sconfinate che hanno spinto, giorno dopo giorno, ad assestare colpi e passi significativi nel progresso digitale. Basta guardarsi indietro. Solo vent’anni fa la maggior parte delle tecnologie che usiamo oggi e nel modo in cui le usiamo oggi nemmeno esistevano. Da un punto di vista tecnico l’origine di questa trasformazione è dovuta alla disponibilità di risorse di calcolo con migliori prestazioni e costi più contenuti, insieme alla tecnologia di Internet. La maggioranza delle tecnologie che oggi definiamo 4.0 sono state tutte teorizzate e in diversi casi anche prototipizzate già alla fine del secolo scorso. La vera novità sta nella
portata che possono raggiungere grazie alle infrastrutture oggi disponibili. Questo ha cambiato tutto. Mentre i tecnologi digitali si davano da fare per far evolvere le prestazioni computazionali e i modelli di calcolo, i professionisti del business e del marketing vedevano sempre più chiare le possibilità che si aprivano. Si parla di pilastri della rivoluzione digitale per armonizzare questo conglomerato di argomenti, determinanti e vincenti solo se opportunamente combinati. La linea di trasformazione è abbastanza semplice da ripercorre ma lascia sgomenti per l’impatto delle sue conseguenze e opportunità – per i più audaci si intende. La possibilità di risorse computazionali e di connettività di migliore qualità e a minor prezzo permette di disporre di grandi quantità di dati, i famosi “big data”, che rappresentano il nuovo petrolio. Naturalmente l’abilità sta nel saperli interrogare e sfruttarli per ottenere un effettivo vantaggio competitivo. Si fa spazio allora un set di nuove strategie aziendali, cosiddette “data-driven”, dove evidenze e decisioni possono davvero essere supportate da riscontri reali e, nel migliore dei casi, possono addirittura basarsi su stime affidabili del futuro. Il valore dei dati è dunque tutto concentrato nella capacità di sfruttarli. Questi dati possono nei fatti riferirsi a qualsiasi tipo di oggetto o scenario monitorato. I professionisti del marketing tramite gli strumenti dei social network e poi dei market digitali ci hanno visto la possibilità di avvicinarsi talmente tanto ai clienti da poter ridefinire la strategia operativa centrandola su di essi. E’ questa una delle grandi rivoluzioni che vanno sotto il cappello di rivoluzione digitale ma che in realtà comporta un cambio di prospettiva, abilitato dai giusti strumenti. La “customer centricity” è un elemento che, come consumatori, oggi consideriamo imprescindibile nelle nostre scelte di acquisto e che, per questo stesso motivo, le imprese non possono più ignorare. Il cambiamento umano però non avviene solo nel mondo dei consumer. Anche all’interno dell’azienda le relazioni, i talenti e, in primis, la cultura vengono completamente rimodellati per percepire, catturare e sfruttare le peculiarità del nostro tempo, dell’impatto delle tecnologie e dei fenomeni sociali su tutte le generazioni che si trovano a convivere e a creare un nuovo modello di società. L’azienda a ben vedere è totalmente immersa nella società e nei casi più illuminati non ha confini con i suoi clienti e con essa. Le tecnologie digitali si sono dimostrate però anche validi alleati per due caratteristiche che definiremmo altrettanto imprescindibili nel business: l’agilità e la flessibilità. In altri termini l’impresa oggi deve riuscire a mettere in campo novità e a riconfigurarsi con grande velocità, scaricandosi di tutti i fardelli che caratterizzavano le grandi società che sembravano intramontabili dal dopo guerra in poi. Accanto al fattore tempo, si staglia il fattore forma. Qui nuovamente il Covid-19 ci ha dato grandi lezioni di business. Non è un caso che la leva più considerata nel 2020 come portatrice di cambiamento in ottica digitale sia stata proprio l’emergenza sanitaria. L’azienda di oggi e con ogni probabilità del futuro deve saper cambiare forma per rispondere ad uno scenario in continua e anche repentina mutazione. L’opportunità imperdibile della transizione digitale, già suggerita nel titolo di questa riflessione, si configura a ben vedere allora come una necessità e forse come un’imprescindibilità per le aziende che puntano a garantirsi un futuro solido. C’è da dire che davvero l’ultima Legge di Bilancio e il Ministero dello Sviluppo Economico hanno moltiplicato le possibilità di ricevere interessanti sovvenzioni pubbliche per agevolare questo processo di transizione (ne parlavamo nello scorso numero). E’ anche doveroso puntualizzare che nel corso degli ultimi anni, lo sguardo del Legislatore e dei professionisti dell’innovazione digitale si è sempre più allargato. Oggi le tecnologie abilitanti come Internet of things, Cloud computing, System integration, Augmented reality, Big data analytics, rappresentano solo degli strumenti che se sapientamente usati possono dare luogo a infinite e personalizzate combinazioni. Ogni impresa in altri termini può definire il proprio percorso di transizione digitale e il proprio obiettivo, guardando ad esempi di buone pratiche solo come fonte di ispirazione. Ecco, quindi, il valore delle iniziative di awareness e dissemination – di cui si diceva prima - dei progetti digitali che più che presentare delle ricette preconfenzionate devono raccontare storie di successo, mettendo bene in luce tutte le difficoltà del caso perché anche altri imprenditori e professionisti possano in parte rivedersi in esse. Il dialogo è aperto e le opportunità da cogliere sono davvero tante. Sia allora anche questa riflessione fatta insieme un’occasione di maggiore consapevolezza promotrice di piccole e grandi rivoluzioni digitali.
