SUL SITO DEL MISE (MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO) È DA POCO C O M PA R S A U N A PA G I N A W E B D O V E V E N G O N O E L E N C A T I 1 0 B U O N I M O T I V I P E R C U I U N I N V E S T ITOR E D OV R E B B E I N V E S T I R E I N ITA L I A .
CHI VUOLE INVESTIRE IN ITALIA?
I paesi UE strizzano l’occhio alle infrastrutture ancora da costruire L’Italia si prepara ad amministrare la fetta più ampia del Recovery Plan, fondi messi a disposizione da tutta l’Europa che serviranno verosimilmente anche a svecchiare l’industria e adattarla alle nuove esigenze di transizione ecologica FRANCESCO GASBARRO
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ul sito del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) è da poco comparsa una pagina web dove vengono elencati 10 buoni motivi per cui un investitore dovrebbe investire in Italia. Può sembrare una misura spot, ma in realtà risulta essere un buon identikit del perfetto investitore che il Belpaese sta cercando, in un momento in cui la pandemia ha accelerato i processi di crisi aziendale. Tra queste 10 motivazioni vi sono: il posizionamento geografico, l’esperienza nel settore manifatturiero e nell’export, una forza lavoro altamente qualificata, un’ineguagliabile attrattività turistica e una certa “apertura” agli investimenti esteri. Volendo approfondire questo ultimo passaggio, dovremmo certamente tener presente il fatto che l’Italia si prepara ad amministrare la fetta più ampia del Recovery Plan (209 miliardi), fondi messi a disposizione da tutta l’Europa (attraverso il Next Generation EU) che serviranno verosimilmente anche a svecchiare l’industria e adattarla alle nuove esigenze di transizione ecologica. Questo anche nel tentativo di arginare le grandi crisi industriali dettate dal fatto che le aziende, in mancanza di regole armoniche sull’impo-
sizione fiscale nell’area Euro, siano portate a delocalizzare anche quando non ci sono perdite, con il risultato della perdita di posti di lavoro. Ma, nonostante questo, c’è un settore che pare non soffrire questo passaggio storico complicato che ha invertito tutti i parametri in negativo ed è quello delle infrastrutture, settore che viene visto con interesse dagli investitori esteri. Sembra piuttosto singolare ma l’Italia è il paese europeo nel quale molti grandi fondi di investimento internazionali intendono investire di più nelle infrastrutture strategiche. A riferirlo è un importante studio realizzato subito dopo la fine del primo lockdown da uno dei maggiori network di consulenza e revisione (EY) e riportato dal Data Room di Milena Gabanelli. Attualmente – secondo quanto riportato dal Mise - le imprese multinazionali hanno un peso crescente nell’economia italiana: esse impiegano l’11% della forza lavoro, producono più del 20% del fatturato nazionale e ad esse è riconducibile il 26% dei beni nazionali esportati (Istat, 2014). Secondo l’FDI Confidence Index, l’Italia si colloca al tredicesimo posto per gli investimenti stranieri, superando i Paesi Bassi, la Svezia e l’Irlanda (A.T. Kearney, 2017). La
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