INTERVISTA AL PORTAVOCE DELL’INIZIATIVA ANNALISA CORRADO
RINASCIMENTO GREEN: il futuro dell’Italia passa da qui MARCO ZONETTI Mai come in questo momento che vede riaffacciarsi i fantasmi di bui periodi della Storia con nuove pandemie che hanno messo in ginocchio l’economia globale, la parola “Rinascimento” evoca un senso di rinascita e di ricostruzione di un mondo migliore. Vista l’emergenza ambientale sempre più pressante, dalla quale nascono proprio i fantasmi di cui sopra, tale Rinascimento non potrà che essere green. Rinascimento Green, iniziativa indipendente nata a fine 2019 “dal basso” e divenuta in breve tempo una realtà imprescindibile, si prefigge lo scopo di rendere finalmente l’Italia un modello di sostenibilità, coinvolgendo la società civile per dare vita a un “green new deal”. Ovvero un piano economico-sociale che, partendo dalla stretta correlazione fra ambiente, salute ed economia, combatta le diseguaglianze della società mettendo al tempo stesso fine alla crisi climatica.
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Portavoce di Rinascimento Green è l’ingegnere meccanico Annalisa Corrado, che da anni si occupa di ambiente ai più alti livelli per realtà come AzzeroCo2, Kyoto Club e Green Italia. Oltre a essere ideatrice del progetto Green Heroes con Alessandro Gassmann e autrice dell’ap-
prezzatissimo libro Le ragazze salveranno il mondo (People), nel quale racconta un secolo di lotta a difesa dell’ambiente portata avanti da un gruppo di donne straordinarie, da Greta Thunberg a Rachel Carson, da Jane Fonda ad Alexandra Ocasio-Cortez, passando per la premio Nobel Wangari Maathai e così via. Ad Annalisa abbiamo posto alcune domande sulla situazione italiana in relazione alle politiche ambientali, anche a livello di misure istituzionali. “Per la prima volta il G20 ha riconosciuto l’interconnessione tra clima, ambiente, energia e povertà: non era un passaggio scontato, finora erano considerati settori separati”. Queste le parole del Ministro della Transizione Ecologica Cingolani durante i lavori del G20 a Napoli. C’è finalmente speranza che i grandi della Terra abbiano compreso la cruciale importanza delle politiche green? A parole, è palese che non si possa più far finta di non vedere la realtà dei fatti e la situazione preoccupante dal punto di vista ecologico e ambientale. Quando invece si tratta di concretizzare, siamo invece ancora terribilmente indietro. Tanto per fare un esempio del divario tra pa-
role e fatti, nel momento in cui si chiede che entro il 2035 si chiuda definitivamente la vendita delle auto a combustione, ecco che si scatena l’immediata levata di scudi e la strenua difesa dello status quo. Secondo lei la Politica stenta ad abbracciare la “svolta green” per paura di scelte impopolari e per timore di perdere il consenso? Non solo. Se a livello territoriale si teme di scontentare l’elettorato e di perdere voti, a livello più generale ci si continua a genuflettere ai poteri forti e ai colossi industriali. Ed è un fenomeno del tutto trasversale: si sono succeduti esecutivi di destra e di sinistra, ma le politiche ambientali sono rimaste immutate. Per fare un esempio: da anni gli ambientalisti mettevano in guardia sul destino segnato della plastica monouso, eppure i governi hanno sempre fatto orecchie da mercante. L’Italia ha anche un altro problema atavico: quello di non sfruttare intelligentemente le tante eccellenze che operano nel nostro Paese. Per restare in argomento, basti pensare a Catia Bastioli con la sua Novamont, una delle società più all’avanguardia nel settore delle bioplastiche. Da un lato, dunque, si è impreparati o non preparati a sufficienza, e
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