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Il viaggio di due anime.

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Ormai era radice

Ormai era radice

PalinLegge «Anna sta coi morti» di Daniele Scalese.

Un angoscioso percorso tra la vita e la morte definisce il romanzo protagonista del PalinLegge di questo mese, Anna sta coi morti di Daniele Scalese, edito da Pidgin Edizioni. Nata a Napoli nel 2017 come forma di associazione culturale, la casa editrice ha come obiettivo quello di pubblicare libri «sopra le righe» e fuori dagli schemi, caratterizzati da contenuti che «spingano un po’ più in là l’asticella di ciò che caratterizza il libro medio». Questi possono essere contenuti «forti, espliciti e crudi, situazioni al limite, linguaggio diretto, scenari ostici o selvaggi», ai quali si accompagna la scelta di «ambientazioni urbane, underground», nonché la rappresentazione di «controculture e realtà sotterranee».

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Daniele Scalese è scrittore di romanzi e racconti. Nato a Taranto, vive a Milano. I suoi brani sono apparsi su diverse riviste letterarie come «Risme», «Gradozero», «Sulla quarta corda», «Lorem Ipsum», e su importanti quotidiani come «La Repubblica». Il romanzo Anna sta coi morti (Pidgin, 2023) è la sua terza pubblicazione, dopo i precedenti romanzi Le Streghe (Virgilio, 2019) e Non desiderare la roba d’altri (Porto Seguro, 2021).

La narrazione si profila come il drammatico racconto delle vicende di Anna ed Enzo, una coppia sull’orlo del baratro, divisa tra l’attesa per la nascita di un figlio e la tragica scoperta della malattia di Anna, colpita da una grave forma di leucemia linfoblastica acuta. La donna si trova pertanto ad affrontare una scelta crudele: abortire e seguire la chemioterapia, oppure portare a termine la gravidanza a costo della propria vita e, così facendo, salvare l’embrione. La disperazione prende rapidamente il sopravvento sulla quotidianità inaridisce ll sentmento tra i due amanti e li trascina in una spirale di vuoto ed estraneità nella quale finiscono per essere soffocati.

Silenzio. Rabbia. Silenzio. Attraverso le parole ciniche e disilluse di Enzo il lettore è partecipe della lenta distruzione di un amore. La passione e la complicità che univano la coppia si sono ormai consumate. Ognuno è chiuso nel proprio dolore, sospeso nell’attesa di qualcosa, che sia una nascita o una perdita. Le loro strade, da tempo intrecciate, progressivamente si separano. Anna si allontana da Enzo, affidando i propri pensieri a una pagina social nella quale, giorno dopo giorno, racconta la sua dolorosa lotta. Accetta di partecipare ad un patinato programma televisivo chiamato “Ricordati di santificare i vivi”, mentre il compagno, semi-disoccupato, decide di prendere il suo posto all’obitorio, in cui Anna lavora alla movimentazione dei corpi. L’obitorio è il terzo grande protagonista della storia: un luogo mortifero, freddo come i cadaveri che ospita, ma che al contempo riesce sinistramente ad affascinare chiunque vi lavori. Enzo qui si sente a casa. Egli riesce a recuperare quel senso di pace e di sicurezza che ha perduto tra le mura domestiche, dominate dall’atmosfera opprimente della malattia. L’obitorio è però un luogo ambiguo e pieno di segreti, dove l’uomo verrà finalmente a patti con le ombre del suo passato.

«Noi oscilliamo tra distruzione e rinascita, lotta e accettazione, e quando stiamo andando giù dobbiamo solo capire che è un momento. Tutto si rovina e ricomincia. E bisogna conservare una fede ostinata nell’esistenza […]. Finché saremo qui, noi soffriremo. È la sofferenza il nostro modo di resistere alla morte. Noi soffriamo perché siamo vivi».

La morte accompagna i pensieri e i gesti della coppia. La morte impera, punisce, toglie. Enzo ha dimestichezza con la perdita, con il lutto. L’abbandono del padre e la scomparsa della sorella Eva, sono per lui un monito costante, una ferita aperta che neanche l’amore di Anna è riuscito a curare. Per quanto concerne il contorto percorso esistenziale, i due incarnano visioni antitetiche. Enzo è già morto. È morto quel giorno con Eva e non riesce a proiettarsi nel futuro, è perso e immobile nella sua inettitudine, nel suo dolore. Vorrebbe che la vita restasse immutata, ma per quanto si sforzi, non può impedire il cambiamento. Anna si sta lentamente spegnendo sotto i colpi della malattia: per lei la morte diviene simbolo di una condizione certa e inevitabile che la spinge ad essere ancora più ferma nella sua scelta vitalistica. Anna ha coraggio, affronta il suo destino con lucidità e sicurezza. Il suo corpo diviene sempre più gracile, un guscio di carne che, però, ospita al suo interno un’anima risoluta, la quale non ha timore di affrontare l’ignoto.

La scrittura ermetica, cruda e incisiva di Scalese è articolata in capitoli brevi, costellati da dialoghi asciutti, mirati ed essenziali. Le parole scavano nella coscienza dei personaggi, mettono a nudo le loro fragilità, le loro ossessioni, le loro paure e in questo modo arrivano dritte al cuore del lettore, il quale, così, si ritrova immerso nella loro sofferenza. Dolore e solitudine si rincorrono tra le pagine del romanzo, trascinando i protagonisti verso la resa dei conti con la propria umanità.

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