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9x6

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ETERNO INVISIBILE

ETERNO INVISIBILE

Abbracciata allo Steinway, l'ombra ridesta con un mugolio, l'arcaico sogno di liquidi, consolatori suoni materni. In un tempo di fascinazione e di vertigine, i ricordi, bucando la coltre di riservatezza, escono da ogni anfratto della memoria, avanzano nella notte e ne musicano asperità e tormenti. Un fazzoletto di seta nero terge il volto pallidissimo affiorato dal profondo sonno, liberando uno sguardo volto alla dimensione estatica in cui è possibile credere e far credere che il senso di una vita possa esser sempre suonato un'altra volta, come un'Aria da Capo.

9x6

Vene ricamano il dorso della mano che, sventagliando con timore, dà vita a ombre esiliate tra la rugosità di un margine, nella lacerazione di una cancellatura, sotto un ghirigoro a matita o dentro la lieve sbavatura del pennello. Spettrali presenze, cantilenando in sussurrato amusement, Lorsque l'homme pense, Dieu rit, sollevano lo specchio della vanitosa regina d'antan e, riconoscendosi riflesse dal cielo, divinamente ridendo, lacrimano, lacrimano e lacrimano. Lo specchio si appanna, le ombre rifluiscono nell' offuscata illusione di bellezza. Colorate allucinazioni ingannano i sensi ricomponendo il prismatico movimento della vita. Una fìguretta nasce sotto la cloche di feltro rosso fuoco: scivolando sul laghetto gelato, batte e ribatte contro i bordi della fotografìa (9x6), consunta per le carezze del fotografo innamorato. Piroetta sul riverbero gelato, affonda lentamente nello scricchiolio di oscure geografie d'acqua e, rovesciando il capo all'indietro, come piccola onda sfuma e muore. All'orizzonte, soffiata via dal vento, la cloche (pennacchio, bandierina, rivestimento luccicante di bonbon al gusto di ciliegia) accende il ghiaccio che, ingollato il cielo crepuscolare e tutte le ombre lunghe e inclinate, incatena la notte a filamenti d'argento e si richiude. Sordo, senza eco.

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