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SAN FRUTTUOSO IN DANIMARCA
quell'interminabile viaggio, profondo nella tradizione, monotonamente rassicurante e magico per chi dietro la fmestra arrotola e srotola i nastri del veliero, dal manico in giunco un po' scolorito e storto. Arrivano! I bambini arrivano arrivano ... Nel buio che si accende di candele, i piedini calpestano il brillio polveroso misto a secchi aghi di pino, sollevando profumo arancione. Il "saltaiottolo" dallo sgabello, grida Li ho visti! Venite ... guardate ... le orme! La "malrnustusa", seduta in un angolo, corona di cartone in testa e una collanina al collo, recita Maria lavava. Giuseppe stendeva. Il bimbo piangeva per il freddo che aveva. La mamma sibila nelle orecchie del papà ( che fmge di non capire) ha preso tutto da voi, un'attrice nata ... come tua madre. La saggia nonna, abbassa gli occhi e lascia che le parole rimangano fiato. Tessendo con l'immaginazione paesaggi misteriosi e sempre nuovi, ripete, anno dopo anno, per il suo parterre ma dov'è il nato re dei gi.udei? poiché abbiamo veduto la sua stella nell'oriente e siamo qui per adorarw. .. Guarda oltre desideri e sogni terreni e si adagia nel tranquillo mare della memoria, da dove il ricordo, torna a luccicare a ogni inizio gennaio, segnando la fme delle vacanze di Natale dei bambini.
SAN FRUITUOSO IN DANIMARCA
Sulla gobba sabbiosa uccelli stridono, puntando immobili il grosso pesce ( una balena?) che volgendo al cielo la pancia schizza di girini, rane gracchianti, piccoli pipistrelli la facciata di un palazzo, costruita di una specie di pietra gialla e lucente con forme vegetali e floreali intrecciate a grottesche, putti, satiri, misteriosi cartigli. Stanca di starsene sdraiata davanti al mare a disquisire sulla coda di pesce o d'uccello, la sirena guizza alla ricerca non già di un principe, ma di quella novella serale dedicata (dicono) a lei, proprio a lei. Nettuno grugnisce brandendo il tridente: C'è del marcio (sottinteso in Danimarca), rincorri le chimere, bella mia e invecchierai inchiodata a un sasso ... vai vai a Copenhagen! Alitando un "tremendo" temporale, infilza il buio, acceca le stelle della sera, illividisce il cielo, scompare nel tuono. La palla (sempre un po' sgonfia) rimbalza una due tre volte, poi rotola sul fondo della stanza senza pareti fermandosi in bilico tra mistero e vuoto. Nastri colorano onde e nuvole, accarezzando paesaggi di vapore. Filtrata, la luce fa credere di stare piuttosto nell'aria (con la volta del cielo al di sopra e all'intorno) che in alto mare dove l'acqua è azzurra come i petali del più bel fiordaliso e limpida come il più puro cristallo.

Dall'auto che corre, Dalla sbadiglia Come è profondo il mare. La mano che mi tiene trema, si apre e si affloscia in umide sonorità. Irreale e lenta, mi sfilo dalle lunghe dita, brancolo verso onde che dietro la collina tumultuano senza far rumore. La sabbia è finissima poesia bianca, i copricapi di paglia ondeggiano ben oltre la fine del mondo. Il vascello naviga trascinando il cielo che si abbassa e si fonde nel calore del sonno. Un sussulto, un sospiro impercettibile (forse un bacio?): il libro di favole si chiude. Danimarca! Danimarca!, sfarfalla la sirena, sollevando scaglie d'oro. Io mi sporgo, mi specchio. Un piede solletica l'acqua, l'altro la scalcia. Per la prima volta tocco il mare. È bagnato. Sa di sale (dicono) Credo sia santo.
