3 minute read

L'ISOLA DEL TEMPO

Next Article
SANTA FÉ

SANTA FÉ

La memoria non ci mette in rapporto con il passato, ci mette in rapporto con noi stessi che, nel presente, riandiamo al passato: è tutta un'altra cosa.

Carlo Ginsburg

L'ISOLA DEL TEMPO

Dolcemente incurante, è fatto di Poesia. Lo incontro il sabato. Lo sogno per il resto della settimana. Naviga nell'acquerellato scorrere della sua piccola vita verso l'inesprimibile, che è luce di mistero, intesa segreta. La scia azzurrina disegna nelle acque calme e trasparenti l'isola del tempo a cui approdano angeli e farfalle. I suoi occhi fessurano il sonno e trasognati mi colano sul viso. Trattengo il suo sguardo nel mio e le forme si mescolano. Gli occhi da quattro si fan due e da due uno. Una smorfia buffa cancella tutto e il gioco ricomincia. Sull'isola dell'appartenenza non esiste l'esilio. La macchinina di legno scivola dalla bocca alle piccole dita e scivolando cade dal seggiolone sul pavimento nel primo tonfo. Sussulto. Sgomento. Grido. Un'ombra passa e se ne va.

Affiora il silenzio, magia di un suono che sta per nascere. Stupore. Sorriso. Giubilo. Brum brum, brummmmmm e pum e pum e pum. Sopra e sotto il tavolo della cucina s'inaugura la vita. Vi affonda e soavi impronte confidano al mondo che, sgusciato definitivamente dal grembo, già gattona e presto camminerà. Sopra l'isola il calzino rosso fuoco sventola tenerezza e le nuvole scoppiano come bolle di sapone, ingravidando il mare di stelle filanti. All'orizzonte canta il bastimento acceso di fioche lucine e piccole onde sfidano gli abissi trasportando su sbuffi di schiuma sonorità struggenti. Il corale pensiero sfuma nell'ultima evocazione di luoghi cari, perduti e lontani. Ombre frusciano dentro le cavità misteriose del sonno e sottocoperta visi e mani bianchi fluttuano nel buio liquido di una scena spettrale. Ballano, sciogliendosi nel vapore di miseria e nostalgia. Ballano nell'arcipelago di singhiozzi trattenuti, risa sommesse, passioni, desideri, speranze. Ballano su una piccola aria di folgorante dolcezza. Da una cartolina incollata dentro il coperchio di un baule, angeli musicanti srotolano uno spartito nastriforme che abbraccia tutto il cielo. Pesci volanti rincorrono uccelli marini e tartarughe alate giocano all'amore entrando e uscendo dall'iridescenza di un grande uovo di cristallo.

Il mare si dilata in un vasto respiro e tiepidi sogni proteggono il riposo della nave fantasma. Nelle mie braccia il piccolo sgambetta alla falce di luna che dondola, dondola e oplà, si capovolge catapultandoci dall'altra parte del creato. Irresistibili silenzi musicano il volo a occhi chiusi su e giù per le sfere celesti e semplici suoni, vibrando all'unisono nelle nostre anime, ricompongono la piccola aria e noi ridiamo e un po' piangiamo e un po' non so, ballando il nostro strano e unico tempo su quel giro di valzer. Il ritmo accelera, accelera e velocissimo consuma il tempo che languisce e muore. Il piccolo procede allegramente stretto da altre braccia oltre la crepa profonda, più intensa e segreta di ogni altro patire. Un grande cuore plastificato appeso con le ventose sul finestrino scherma i suoi occhi dal riverbero degli ultimi raggi di sole mentre l'auto con la scritta Bébé à bord esce dall'isola, curvando a sinistra tra ali di sbiaditi angeli e consunte farfalle. Da dietro il cancello di ferro battuto che arabesca il vuoto di foglie e serpentelli seguo l'ombra amata che allontanandosi, si allunga, si sfilaccia, si strappa e scompare lanciandomi briciole di sospesa felicità. Cantilenando, mimo a occhi chiusi il suo tondo dondolare tra le mie braccia e inebriata dall'odore profumato di sudorlatte rimastomi sul petto, mi chino a raccogliere dal buio la macchinina di legno amputata di una ruota, rotolata via chissà dove.

This article is from: