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Dio, Lucania e poesia
by MondoRed
Dio, Lucania e poesia La grande domanda dimenticata
DOPO VENT’ANNI, GRAZIE A UAM, TORNA IL FILM DI CABRAS E MOLINARI RINNEGATO E POI SALVATO DA MEL GIBSON, MA FINITO NELL’OBLIO
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«Who is God for me? A very big question». Mel Gibson sorride quasi imbarazzato, mentre cerca le parole per rispondere. C’è chi dice «è un’essenza inconoscibile» e chi, molto più semplicemente, parla di «una Persona che non la vedi ma la preghi». Un uomo con lo sguardo febbrile evoca «acqua, tutto, carne», mentre un altro ammette «non lo so». Qualcuno ha la fortuna di percepire Dio come «il migliore amico». Ma la risposta vera, forse, sta prima e dopo le parole, negli sguardi persi, dubbiosi, gli occhi lucidi, l’espressione malinconica di chi intuisce l’enormità della cosa, di quella risposta che manca, di una domanda così semplice che lascia sognanti, muti, sconcertati. Comincia così The Big Question, film anomalo e magnifico, realizzato vent’anni fa da Francesco Cabras e Alberto Molinari. E in quell’inizio c’è già tutto il senso di un progetto ambizioso nato sul set di The Passion, con l’intenzione di esplorare qualcosa di estremamente intimo, insieme personale e universale, il rapporto che donne e uomini hanno con Dio, la spiritualità, le religioni. Persone molto diverse per convinzioni, origini, fede o mancanza di fede, estrazione culturale e sociale. Ciò che rende questo film affascinante è proprio la pluralità dei punti di vista, le parole ispirate e buffe, filosofiche e naïf, poetiche e strambe. Poi c’è la ricerca estetica notevole, la varietà dei toni (non è un film serioso, anzi), la capacità di guardare e ascoltare le persone, la musica ammaliatrice (che sembra arrivare da un altro tempo e spazio), le immagini liriche, che trasformano la Lucania in un luogo quasi astratto (mistico) percorso da un cane bianco che è un’immagine dell’anima, solitaria, fiera, irrequieta, alla ricerca di qualcosa che sta sempre oltre, nel fuori campo. Ma The Big Question è anche “un caso produttivo”. Che parte proprio da Mel Gibson, co-finanziatore del film con la sua Icon, deciso a farlo uscire con The Passion, salvo poi cambiare idea, a lavoro finito, per irrimediabili “divergenze teologiche”. Un anno dopo, il colpo di scena: Mel Gibson regalò tutti i diritti agli autori, riconoscendo il valore artistico dell’opera. Si prospettava un successo interna-
Gli autori Francesco Cabras e Alberto Molinari sul set insieme al cane Greg,

zionale, anche perché il film fu selezionato in numerosi festival, venne osannato da Variety e acquistato da ThinkFilm. Vallo a capire, poi, perché la distribuzione americana avvenne quasi senza promozione. Mentre è più comprensibile l’ostracismo italiano - nel nostro Paese il film non è mai stato distribuito nelle sale - trattandosi di un’opera che riusciva a scontentare sia il mondo culturale laico (per i temi affrontati), che quello cattolico (non essendo ortodosso). Ora, dopo vent’anni di oblio, l’incontro tra Uam.Tv e Ganga, fra Thomas Torelli e gli autori, offre una nuova possibilità a questo film, che tra settembre e ottobre approderà nel catalogo della web tv e vivrà un tour di proiezioni pubblico in via di organizzazione. “Chi è Dio per te?”. Si comincia con questa domanda. Ma poi si parla di al di là, preghiera, miracoli, esperienze spirituali, ci si chiede perché le incarnazioni divine sono quasi sempre maschili, si affrontano i temi del pluralismo religioso, del rapporto tra sofferenza e salvezza. Non è un’inchiesta, una banale collezione di interviste, un documentario con morale. È più un collage poetico, un insieme di volti e voci che hanno la stessa identica dignità (e umana bellezza), che siano attori, preti, filosofi, lavoratori, persone comuni o persone famose (ci sono anche Monica Bellucci, Jim Caviezel, Rosalinda Celentano, Toni Bertorelli...). C’è chi parla d’amore o di energia, chi dice «mi basta la vita, il resto è presunzione», chi vive Dio come Un’opera straordinaria, fatta di volti, voci e mani, riflessioni intime e paesaggi metafisici, spiritualità senza dogmi. Da fine settembre sulla web tv e nelle sale

qualcosa di «reale come l’aria che respiro». Mel Gibson rievoca la sua crisi e il «ritorno alle radici» che gli ha permesso di ritrovare «la pace interiore». Vediamo mani tormentate, paesaggi metafisici, persone convinte o confuse. Cinema laico e spirituale.