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Ana de Armas: una performance “medianica” nel nome di Marilyn
from RedNess - Ottobre
by MondoRed
ANA DE ARMAS
Nell’olimpo delle dive, per intercessione di Marilyn L’attrice cubana buca lo schermo. Una performance “medianica”
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Bucare lo schermo. L’espressione, forse un po’ logora, acquista un nuovo senso di fronte alla performance di
Ana de Armas nei panni di Norma/Marilyn. Non è semplicemente una questione di bellezza o sensualità. È qualcosa di più profondo e immediato allo stesso tempo. Una specie di incantamento. Ana de Armas, in Blonde, attraversa letteralmente lo schermo, regalando al film di Andrew Dominik una dimensione in più, che si può quasi toccare.
Che l’attrice cubana fosse destinata a grandi cose, lo si era capito guardandola nei panni di un’olografia in Blade Runner 2049, un’amante ideale digitale di cui ci si innamorava a prima vista. Poi sono arrivati Cena con delitto, Wasp Network e soprattutto Acque profonde, in versione ammaliante e pericolosa.
Qui però si sale a un livello successivo, quello dell’incarnazione di un mito (del suo fascino immortale, ma anche della sua disperata umanità), con un’aura sovrannaturale che le fa ascendere, per via direttissima, nell’olimpo delle dive. Vista da vicino, la bellezza di Ana de Armas è di quelle talmente evidenti che mettono quasi in imbarazzo. Ma l’attrice cubana non ha l’arroganza dell’essere semi-divino che scende tra i mortali. Sorride quasi timidamente e la sua voce è rotta dall’emozione mentre spiega che questo ruolo, così importante per la sua carriera, «è stato il frutto di un lungo processo immersivo. Non ero molto consapevole di chi fosse Marilyn, conoscevo i suoi film, ma lei per me è stata un’enorme scoperta, dentro un lungo processo di apprendimento. Ho imparato a conoscerla grazie al libro, la sceneggiatura e poi il lavoro andato avanti per mesi con Andrew (Dominik, ndr). La maggior parte del film affronta momenti della sua vita che non conosciamo, quelli più intimi e personali, quando le macchine da presa erano spente. Volevamo essere precisi nei dettagli. Ho avuto la possibilità di creare la donna reale dietro il personaggio. L’importante per me è stato empatizzare con lei, creare un collegamento con il suo dolore, con il suo trauma. Se metti da parte il suo essere una star del cinema, Norma era solo una donna come me, della mia età, un’attrice alle prese con l’industria cinematografica. Sapevo che questo progetto mi avrebbe richiesto di aprirmi e di arrivare in luoghi di grande vulnerabilità, scomodi, oscuri. Ed è proprio in quei luoghi che ho trovato il collegamento con la persona che era Marilyn. La sua verità emotiva».

Si sente, dal tono delle sue parole, che non è stato semplicemente “un film”, un lavoro come un altro. Lo ha confermato anche Dominik, il regista, sottolineando la scelta di girare nei luoghi in cui Marilyn è stata bambina e in cui poi è morta: è stata «quasi una seduta spiritica», ha detto.
A volte cadevano cose dai muri... Credo fermamente che Marilyn fosse con noi. C’era qualcosa nell’aria. Lei era nei miei pensieri, nei miei sogni, parlavo solo di lei. Ho sentito la responsabilità di renderle giustizia.
Ana de Armas parla di «cose che cadevano dai muri», ridendo per l’imbarazzo mentre lo racconta: «Lo so che può sembrare strano o “mistico”, ma lo abbiamo sentito tutti, sono successe tante cose durante le riprese». La presenza di Marilyn, a quanto pare, era tangibile. «Credo fermamente che lei fosse molto vicina a noi, che fosse con noi. Ho sentito la responsabilità di renderle giustizia, l’abbiamo sentita tutti, non solo il cast, ma l’intera troupe. Avevamo la sensazione di fare qualcosa di grande, al suo servizio, qualcosa di speciale, non solo un film su di lei. Lei era in tutti i miei pensieri, era nei miei sogni, parlavo solo di lei. È stato bello, e credo che lei fosse felice. Eravamo nei luoghi in cui lei è stata, nella sua stessa casa, e questo ci ha dato sensazione forti. C’era qualcosa nell’aria. Quando tornavo a casa abbandonavo il personaggio, ma in qualche modo sentivo un peso sulle spalle, continuavo a viverlo, percepivo quella tristezza. L’ho accettata. Non ho voluto proteggermi, era importante che sentissi, che sperimentassi tutto questo». Ci sono stati momenti duri. Si è avverata la promessa-minaccia di Andrew Dominik: «Devi prepararti ad avere il cuore spezzato». Le violenze fisiche e psicologiche subite da Norma/Marilyn sarebbero in grado di spezzare chiunque. «Ho imparato a essere più empatica e ad avere più rispetto verso gli attori che si trovano in certe situazioni, che sentono la pressione dei mass media e i danni che questo può causare. Nessuno è pronto a vivere sotto questa pressione e queste aspettative, le cose che gli altri pensano che tu debba essere, per il ruolo che ricopri, ciò che vogliono da te. Ho imparato a proteggermi di più, a evitare di mettermi in certe situazioni». In ogni caso, è stata un’esperienza straordinaria. «Ho partecipato a questo film come fosse un dono, non per far cambiare le idee degli altri su di me. Qualunque cosa succeda, l’esperienza di Blonde ha cambiato la mia vita. E poi sarà quel che sarà».
Ana de Armas è Norma ed è Marilyn nel film “Blonde”, prodotto da Netflix, visibile sulla piattaforma a partire dal 28 settembre. Nella pagina a fronte, la sfilata sul tappeto rosso (credits La Biennale, foto ASAC, G. Zucchiatti)

