
5 minute read
Una storia tutta italiana
from Mondo Arte #1
by miartgallery
Gilmar
Intervista a Paolo Gerani, amministratore delegato della società.
Advertisement
a cura di Barbara Nicolini
Una storia tutta italiana che vale la pena di raccontare dove la protagonista indiscussa è una donna: Giuliana Marchini. Negli anni Cinquanta una giovane donna, tenace e volitiva, decide di accettare un’importante sfida, quella di diventare imprenditrice. Il settore nel quale si esprimerà è quello tessile. Giuliana riesce ad acquistare la prima macchina da maglieria con la quale inizia a confezionare capi su misura che vengono immediatamente apprezzati per l’alta qualità e in breve tempo richiesti dai primi negozi. Inizia così la fase di espansione di quella che un giorno diventerà una grande azienda. La distribuzione raggiunge quasi subito gran parte del territorio della Romagna, poi l’Emilia e successivamente arriva in tutta l’Italia. Ecco che finalmente, nel 1959, nasce Gilmar: acronimo che comprende le iniziali della fondatrice. E circa dieci anni dopo, precisamente intorno agli anni Settanta, nasce il marchio Iceberg. Oggi Gilmar produce e distribuisce i marchi di proprietà Iceberg e Ice Play e ha la licenza di N 21, Paolo Pecora e Siviglia. Paolo Gerani, figlio di Giuliana, oggi ne è l’amministratore delegato. Paolo è un grande appassionato d’arte ed è proprio questo l’aspetto che vogliamo approfondire, per scoprire quale relazione esista per lui tra arte e moda, sapendo della sua predilezione per la pop art.



La mia passione per l’arte nasce grazie a Jean Charles de Castelbajac, questi è per tanti aspetti l’uomo che, a sua insaputa, ha formato e influenzato un periodo importante della mia adolescenza. J.C. è la persona che mi ha avvicinato al mondo dell’arte, alle gallerie e ai galleristi; è la persona che mi ha insegnato ad amare l’architettura e il bello, a vedere la vita sotto una prospettiva differente, nella quale il colore non è solo una percezione visiva, una sensazione, ma anche uno stile di vita che ti accompagna. Jean Charles de Castelbajac è stato inconsapevolmente il mio tutor, la mia guida, la mia ispirazione e il mio punto di riferimento.
Qual è il legame con l’azienda?
Jean Charles è il designer che ha fondato Iceberg. Ma soprattutto è l’uomo che ha “scoperto” per primo la genialità di Andy Warhol e la sua straordinaria forza innovativa, colui che ci ha fatto conoscere Jean Michel Basquiat, che “duettava” artisticamente con Keith Haring in appassionate giornate passate insieme a dipingere e lavorare, come avviene in una sinfonia tra tenori. Jean Charles è la persona che più di ogni altra mi ha indirizzato, spiegato ed avvicinato all’arte contemporanea. Grazie a lui la pop art è divenuta il centro del mio interesse artistico. L’altra importantissima figura che mi ha sensibilizzato all’arte è rappresentata da mia madre. Lei, infatti, collezionista di arte moderna, mi ha fatto “respirare “ fin da giovane la preziosa atmosfera sprigionata dall’ arte italiana. Ho avuto la fortuna di avvicinarmi a straordinari talenti come Severini, Carra’, Campigli, De Chirico, Pirandello, De Pisis, Rosai, Morandi, Sironi e molti altri. L’arte moderna e l’arte contemporanea, nel mio immaginario, si sono così fuse insieme in un miscuglio apparentemente disordinato, di gusti e atmosfere, a volte tra loro contrastanti; in una visione di contrapposizione che oggi però è attuale e contemporanea più che mai, dove il sacro si mescola con il profano.
Paolo, un esempio per aiutarci a capire meglio.
Immagino come se ci fosse un filo creativo che possa unire il periodo metafisico di De Chirico o il futurismo di Severini e Balla con la pop art di Andy Warhol, di Jasper Johns o il graffitismo di Keith Haring. Un po’ come nella moda e nell’architettura, una visione contemporanea si basa spesso sulla contrapposizione di gusti e stili differenti. La pop art è il movimento artistico al quale sono maggiormente legato. Andy Warhol, che io prediligo, nel 1984 ha posato per una campagna pubblicitaria di Iceberg. Iceberg prende ispirazione nel colore, nell’arte popolare americana e italiana. Jean Michel Basquiat, Mel Ramos, Ronnie Cutrone, Tom Wesselmann, Roy Lichtenstein, Jasper Johns, Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano sono artisti di grande talento, ai quali mi sento legato da un punto di vista creativo: i loro lavori sono spesso fonte di ispirazione per me, vi sono tracce nello stile e nelle stampe di Iceberg.
Da dove trae oggi ispirazione la moda? E come sta cambiando?
La moda trova fonte di ispirazione certamente nell’arte, ma anche nella musica e nel cinema. Senza dimenticare che la cosiddetta esperienza del “marciapiede”, del vivere quotidiano, l’eclettismo dei giovani, che meglio di chiunque altro si adattano ai cambiamenti socio culturali, rappresentano il terreno su cui nascono idee, ispirazioni e soluzioni. La moda sta vivendo un periodo di transizione e grande cambiamento. Questo è un periodo storico nel quale si sono concentrati, nello stesso momento, tanti accadimenti: una crisi economica di portata mondiale (iniziata nel 2008 e ancora non terminata), l’avvento del mondo dei social (che ha cambiato profondamente il mondo della comunicazione e dei mercati) e le tensioni geopolitiche inaspettate. Insomma la moda, come l’arte, risente di tutto ciò. Il cambiamento è necessario. Un diverso atteggiamento del consumatore e nuove abitudini legate ai consumi devono essere presi sul serio e considerati la base per comprendere da quale parte andare. Sono in crescita gli acquisti etici, il fattore costo non può essere trascurato e allo stesso tempo la qualità e l’ecosostenibilità del prodotto non devono risentire di scelte commerciali ben precise. La moda più che mai dovrà tenere sempre più in considerazione questi cambiamenti e, benché il mondo del lusso non scomparirà mai, dobbiamo tener presente che i giovani di oggi stanno crescendo con la giusta convinzione che la moda debba essere alla portata di tutti. Citando Keith Haring “Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi. L’arte è per tutti, e questo è il fine a cui voglio lavorare”.

