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Intervista a Marco Vidal
from Mondo Arte #1
by miartgallery
The Merchant of Venice
Intervista a Marco Vidal, titolare e amministratore delegato dell’azienda.
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a cura di Margherita Martino

Una lunga e affascinante storia quella della sua famiglia: quanto è importante non dimenticare le origini, quanto è importante la continuità in un’azienda che trae ispirazione dall’arte e dalla tradizione?
La tradizione familiare è un valore distintivo, una guida importante per il futuro ma non è una garanzia di successo di per sé. La combinazione tra tradizione e innovazione è la miscela giusta per una formula di successo e in una famiglia imprenditoriale si traduce nella capacità di dialogo e collaborazione intergenerazionale. Un passaggio delicato e non sempre possibile.
Quali sapori, odori in questo caso, attraversano le epoche e si esprimono oggi tramite le creazioni firmate The Merchant of Venice? Cosa racconta il marchio e quali suggestioni vuole suscitare?
Odori di essenze, spezie, legni profumati, fiori e preziose resine, oltre agli olii provenienti dall’Oriente che arrivavano alla Dogana di Venezia nelle navi degli infaticabili mercanti veneziani. Il viaggio del profumo ha origini lontane, ha visto Venezia come porta tra Occidente e Oriente più di mille anni fa e per diversi secoli regina indiscussa nella bellezza delle donne europee. Una tradizione di cui The Merchant of Venice è interprete indiscusso.
Parliamo del Museo del Profumo, fortemente voluto da Mavive e creato attraverso l’accordo tra la storica azienda di profumi e la Fondazione Musei Civici Veneziani: perché questo progetto è stato ed è tanto importante per lei? In cosa consiste la proposta per il visitatore, quali i percorsi proposti?
È un primato perché è il primo Museo del Profumo in Italia, è il primo museo che racconta quanto importante sia stato il ruolo di Venezia e dell’Italia nello sviluppo della profumeria. Questo progetto ha vinto il primo premio di Federculture perché è un museo innovativo nel suo percorso multisensoriale, ha infatti ispirato altri casi museali ed espositivi che sono sorti nel mondo. Accoglie il visitatore con una esperienza totalizzante sublimata dal corso di composizione del profumo, eccellenza del dipartimento didattico del Museo.
Il connubio con il mondo dell’arte si esprime in molteplici modi, per esempio di grande suggestione l’incontro con i maestri vetrai di Murano, che ha visto l’ideazione di una vera e propria collezione dedicata.
Murano è una delle eccellenze assolute del nostro territorio, un’arte che si sposa perfettamente con il profumo. Il vetro è perfetto per racchiuderlo e renderlo visibile, la dimensione reale sarebbe quella eterea, quella dell’o-


dore, invisibile. Con il vetro artistico di Murano il profumo viene valorizzato, diventa per l’appunto un’opera d’arte.
L’arte che esprimete attraverso la vostra ricerca e la proposta di note sempre nuove quanto è racconto e quanto oggetto di desiderio? O meglio quanto conta nel successo di questo marchio la poetica?
Differentemente da molti altri casi nella profumeria, The Merchant of Venice è nato da un progetto storico scientifico e da un progetto culturale prima ancora che da un pensiero legato al marketing. Alle sue basi c’è quindi una ricerca storica e si interessa delle formule, affascinante ma dalle basi scientifiche solidissime. È questo uno degli aspetti più importanti che ne denota l’unicità e lo distingue da tanti altri marchi.
Le chiedo se ritiene siate riusciti a far sognare, in fondo sono i sogni che muovono il mondo…
Il profumo è vicino al sogno, sono entrambi intangibili e immateriali. L’odore entra nella mente in modo inaspettato e non mediato e ti apre cassetti chiusi della memoria, ti fa pensare a universi lontani, evoca situazioni e persone non presenti. Agisce nella mente e sull’umore come un sogno. Nel mondo contemporaneo la nostra vita è sempre più regolata da dinamiche indotte, magari inconsapevolmente, ma pur sempre guidate e influenzate. Il profumo ancora in parte appartiene a un universo romantico ed è legato indissolubilmente all’olfatto che è regolato dal nostro istinto primordiale. Resiste e fugge dalle logiche prevalenti e si avvicina veramente al sogno e alla sensualità libera.
Mi piacerebbe capire quanto dell’uomo Marco Vidal è presente nella creazione, mi spiego meglio… Al di là del talento imprenditoriale che la contraddistingue e l’intuito prezioso, quanto del suo animo è presente nelle creazioni?
Non mi piace la personificazione e non credo rappresenti bene un’operazione così complessa come The Merchant of Venice, che vede e ha visto molti protagonisti dare il proprio contributo fondamentale, ecco voglio che si sentano sempre al centro del progetto. Certo in questo cammino c’è anche molto di mio, in particolare la passione per la storia che a mio parere è un vantaggio competitivo quasi in ogni ambito. Conoscere la storia ti permette di approcciarti al futuro con l’esperienza di diverse generazioni. La maggior parte delle situazioni che viviamo sono già accadute.


Svariate collaborazioni imprenditoriali perché noi abbiamo molti marchi in ambiti diversi e anche relazioni ottime con istituzioni culturali che ci fanno prevedere un programma molto intenso per il futuro. Quella che in assoluto mi appassiona maggiormente, anche per il legame che mi unisce al personaggio ispiratore, è la linea e il progetto culturale che stiamo presentando insieme al Vittoriale degli Italiani. Si tratta dei Profumi di d’Annunzio, una gamma di fragranze ispirate al Vate e alla sua passione per il profumo che lo portò a creare l’Aqua Nuntia, oltre a varie altre esperienze notevoli che ebbe nell’ambito olfattivo. E ciò lo racconteremo in una mostra che si terrà proprio al Vittoriale in aprile, grazie al rapporto che ho instaurato con Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione del Vittoriale, storico e persona che stimo moltissimo.
Molti i punti vendita, tutti caratterizzati da eleganza e magia, che tipo di esperienza di acquisto proponete alla clientela?
Esperienza complessa, prima di tutto da un punto di vista estetico, non troverete mai un nostro negozio banale e scontato, si tratta di luoghi magici. L’allestimento è pensato poi per favorire l’interazione olfattiva del cliente e il contesto è più alchimistico che di profumeria classica. Il personale poi è tutto formato alla perfezione e continuamente aggiornato sulla presentazione del profumo, le tecniche di vendita, la composizione dei profumi e le nozioni storiche, queste figure rappresentano per noi veri e propri ambasciatori.
Quanto è importante e centrale il consumatore nella vostra ricerca? Come vi esprime i suoi desideri?
È fondamentale avere un raffronto con il nostro cliente in tutti i progetti che sviluppiamo. Grazie ai nostri negozi e al museo abbiamo una possibilità in più, quella di avere un rapporto diretto che ci dà un riscontro sulle nostre creazioni e ci fa comprendere sempre di più i desideri dei nostri clienti. Nel processo di creazione di un nuovo profumo coinvolgiamo i nostri clienti in blind test con un raffronto fra più fragranze, la loro opinione è fondamentale per guidarci verso le scelte giuste.
L’Italia è un Paese ricco di eccellenze, crede che questo abbia ancora un valore? Ritiene che esista la possibilità di far rifiorire la nostra economia, magari attraverso l’arte e la bellezza?
Il potenziale dell’Italia è enorme ed è tuttora assolutamente inespresso oppure riposto nelle mani sbagliate, soprattutto quello relativo all’economia culturale. Ma non vedo grandi prospettive a causa della situazione politica attuale. Un cambiamento drastico è necessario a questo Paese per pensare ad un futuro degno del nostro potenziale e dei nostri antenati.
Se dovesse svelare un segreto del successo che contraddistingue il suo percorso, cosa mi racconterebbe?
Ho 36 anni, mi permetta di non considerare un successo il mio percorso, voglio avere ancora l’ambizione e l’energia di chi ha tantissimi obiettivi da raggiungere. È così effimero il concetto di successo, oggigiorno, che si rischia di perdere di vista una dimensione concreta e reale della vita. Io credo nelle idee che diventano azioni, come insegna il poeta Ezra Pound, è questo il motore di ogni impresa.
In un momento di grande complessità nelle dinamiche economico-sociali del nostro Paese, come si spiega l’importante riscontro presso il consumatore, che sembra caratterizzare il mondo dei profumi?
In realtà la crescita della profumeria in Italia purtroppo ha recentemente subito una frenata forse definitiva, da settembre dell’anno scorso il mercato ha registrato per molti mesi consecutivi indici negativi in tutti i settori della distribuzione. Negli anni precedenti lo sviluppo del canale drugstore aveva bilanciato il calo del canale della profumeria selettiva e della gdo, ma questo slancio probabilmente si sta esaurendo. Il consumatore italiano comunque ha un’ottima predisposizione verso il profumo, superiore alla maggior parte dei consumatori europei, ci rinuncia difficilmente ed è molto ricettivo verso la profumeria di nicchia.
Le chiederei di mettermi in evidenza un lato nascosto, un particolare di questo affascinante mondo dei profumi, che normalmente non viene considerato dal fruitore finale o del quale lo stesso non ha consapevolezza.
Il segreto è nell’essenza del profumo e nel processo creativo della stessa che è diretto dal maestro profumiere, una figura a metà strada tra il chimico e l’alchimista. È una professione che necessita di diversi anni di scuola e pratica finalizzata tutta all’allenamento dell’olfatto e soprattutto della memoria olfattiva. Un maestro profumiere è in grado di riconoscere centinaia di odori e di scomporre un profumo riconoscendo ogni singola nota olfattiva o fare il processo contrario. Immaginarsi un profumo ancora prima di averlo composto.
