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Intervista allo Chef stellato

Heinz Beck

di Giulia Rocco

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Rinomato Chef stellato di uno dei più conosciuti ristoranti di Roma, La Pergola, appassionato d’arte e convinto promotore di quella che è riconosciuta come vera e propria corrente artistica: l’arte culinaria. I grandi Chef fanno ormai parte del mondo dell’arte, sono considerati maestri, impegnati quotidianamente ad esprimere il loro genio e la loro creatività. Quello dell’arte è un mondo in cui si comunica attraverso strumenti che parlano di sensibilità, talento, abilità espressiva e soprattutto tanta passione, attraverso la quale raccontare e suscitare emozione.

Chef, ci racconta le suggestioni che legano questi due mondi, quello dell’arte visuale e quello dell’arte culinaria? Cosa nasce da questo incontro? In quale modo la sua creatività viene ispirata dalla pittura, per esempio, o dalla scultura?

L’arte ha il potere di raccontare, anticipare i tempi, denunciare e certamente di far sognare. L’arte culinaria, il cibo, le abitudini alimentari di un popolo sono espressione diretta di ciò che muta nella società, questo è probabilmente il punto fondamentale. Sono sempre stato innamorato dell’arte: il disegno è stata una mia passione fin da bambino, così come la musica. Mostre d’arte e musei rappresentano per me luoghi dove recuperare energie; assistere ad una mostra significa regalarmi del tempo di qualità. Purtroppo, data la mole di impegni, ho sempre meno occasioni da dedicare a questa mia passione, ma sento che l’arte guida ogni mio passo, mi aiuta ad interpretare la realtà che mi circonda facendola divenire spunto per i miei piatti e rendendomi ricettivo nei confronti di stimoli sempre nuovi e diversi tra loro a seconda dei Paesi che visito per lavoro.

Tra i suoi incontri sono presenti anche molti artisti e personaggi legati a questo mondo affascinante e stimolante?

Grazie ai miei ristoranti ho la fortuna di conoscere moltissimi artisti, tra gli incontri più significativi per il mio avvicinamento al mondo dell’arte voglio però ricordare quello con il gallerista Antonio Miniaci, alcuni anni fa, in occasione della presentazione di un mio libro, nacque una splendida intesa. È stato lui a propormi di creare una nuova corrente artistica, proprio quella di arte culinaria, quale sintesi e occasione di scambio tra il mondo dell’arte intesa nel più tradizionale dei modi e quello nel quale ci muoviamo noi chef. Partendo da un concetto di cibo legato alla salute e al benessere si è voluto sviluppare un progetto che portasse avanti tematiche e obiettivi definiti.

Di cosa si tratta e come si esplicita questa proposta, in cosa consistono le performance? So che ha lavorato con il maestro Antonio Tamburro proprio a questo progetto.

Il progetto sfocia nella proposta di un particolare format, una performance durante la quale chef e artista lavorano insieme, a quattro mani. Qualcosa di unico, bellissimo devo dire, il cui primo esempio si è concretizzato proprio a Roma, con un evento che ha riscosso, mi dicono, un grande successo e particolare apprezzamento da parte del pubblico; molti gli appassionati d’arte che si sono lasciati incuriosire da una

novità che li ha poi stupiti e conquistati. Lavorare con il maestro Antonio Tamburro è stato entusiasmante.

Qual è il punto d’incontro tra arte pittorica e arte culinaria?

Il punto di incontro sta nel non fermarsi alla pura tecnica, ma trascendere la stessa per portare avanti un concetto, un messaggio. Nella pittura, nelle arti figurative in generale, si può trovare tutto di un uomo, di una società, di una cultura insomma. Ecco questo, secondo me, è il punto d’incontro: l’interesse per l’umanità. Antonio Miniaci ed io, vorremmo dunque creare un locale che rifletta questa fusione tra i due mondi, dove declinare l’arte in tutte le sue forme: ci sarà una galleria, un ristorante e un caffè letterario. Un luogo che racconti i cambiamenti relativi all’amore per il cibo, che trasmetta bellezza, armonia e sia davvero nutrimento per l’anima.

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