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Dalla tecnologia le nuove logiche mafiose

di Sabrina Iarusso

Ostentazione,lusso,soldifacili,ricercacostantediapparire,celebrazione del proibito sono sempre più all'ordine del giorno nel mondo dei social, dove attraverso una semplice storia, un tik tok, un post o un meme si cerca di avvicinare il maggior pubblico possibile, abbracciando un'ampia fascia di età. La nascita di internet è da ritenersi la più grande scoperta fatta dall'uomo, ma, come afferma lo stesso Tim Bernes Lee, coinventore del web insieme a Robert Cailliau, ha cambiato del tutto la nostra vita, rivoluzionando il concetto di cultura e quello di conoscenza e avviandounaveraepropriatrasformazionesociale.

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I bambini si avvicinano alla rete sin dalla più tenera età, imbattendosi in video informativi, in materiali divertenti, ma non sempre privi di pericolosità. Gli algoritmi alla base dei social sono stati alimentati a tal punto da conoscere i nostri gusti, le nostre abitudini e addirittura i nostri pensieri. Ciò sta portando al concetto di omogeneità, dove tutti hanno stessi desideri e stesse idee. Il pericolo dei nuovi strumenti si cela dietro l'angolo, la generazione moderna è infatti occupata non più ad alimentare la propria intelligenza ma quella artificiale, che in un futuro prossimo potrebbe superare l'uomo. L'avvento del nuovo ordine mondiale può prospettarsi come quello del film “The Matrix”, dove non vi è più distinzione tra mondo reale e mondo del web. Come affermano Francesco Mantovani e Antonio Nicaso nella prefazione del primo rapporto condotto dalla fondazione Magna Grecia “Sulle mafie nell'era digitale”, rifacendosi al film precedentemente citato, il termine Matrix tradotto con “grembo”, indica le sorti stesse del mondo, in cui la nascita umana non avverrà più, in futuro, solo nel grembo materno, ma anche in quello della rete. Dal 6 agosto 1991, data di nascita del web, sono ormai trascorsi trentadue anni: oggi tutti sono al passo con i tempi, dal bambino di 8 anni all'anziano 80enne, ma dal primo click che ha aperto le porte all'informazione rapida tutto è cambiato. A cambiare radicalmente sbarcando sul web sono state anche le mafie, che presto hanno iniziato i loro reclutamenti con l'utilizzo della criptofonia, la comunicazione cifrata e le criptovalute. Se prima la mafia era quella che viveva nell'ombra muovendosi attraverso minacce e stragi sanguinose, nel XXI secolo attraverso i social riesce a “convincere” sempre più persone, contando su un ampio consenso. Le prime mafie a sbarcare nel mondo digitale sono state quelle dei cartelli messicani, dando prova con video YouTube delle violenze e degli atti criminosi. Ma non solo: le associazioni mafiose incitano alla violenza, inserendo vagheggiamenti allusivi alla criminalità anche in molte canzoni che cantiamo, di cui ignoriamocompletamenteisignificati. Comefacciamoanonesserecoinvoltinelcyberbanging?Comepossiamo noi difenderci da ciò che ci si presenta dinanzi così naturalmente senza alcun filtro? A dare risposa a queste domande sono state le continue ricerche condotte dalla Fondazione Magna Grecia, che mirano a sradicare i pregiudizi e gli stereotipi riguardanti la cultura mafiosa attribuita prettamente al Mezzogiorno d'Italia. Il primo rapporto intitolato “Le mafie nell'era digitale”, condotto dal sociologo Marcello Ravveduto, promuove diversi campi: da una parte si mira ad abbandonare gli stereotipi di correlazione tra Sud Italia e mafia, dall'altro, con analisi approfondite con il pieno rispetto della privacy, si cerca di definire i confini della mafia del web e di aiutare a proteggersi da questa. Lo studio parte da un doppio approccio sull'evoluzione mafiosa, da un lato umanistico e dall'altro informatico. Se negli anni Settanta ed Ottanta i miti dei ragazzini potevano essere Vito Corleone o Tony Montana, protagonisti di film come Il Padrino e Scarface, oggi non solo quei ragazzini hanno sostituito le pistole giocattolo con quelle vere, ma l'esaltazione della criminalità ha raggiunto strade più facili. Non ci troviamopiù di fronte a gruppi criminali a conduzione familiare, ma a vere e proprie “aziende”, in cui le logiche di organizzazione sono state del tutto stravolte ed adattate ai nuovi contesti. Con l'avvento di internet i boss mafiosi del passato sono diventati dei miti veri e propri, quasi paragonabili a personaggi fantastici come Spiderman o Batman, e per i nuovi incaricati è stato quindi più facile muoversi nel reclutamento. A far parte delle “aziende” mafiose ora non sono più solo semplici uomini “bisognosi”, ma veri e propri hacker che mirano al furto di dati e al rendere invisibili le associazioni nel mondo del commerciodelladrogaonline.

L'indagine della Fondazione Magna Grecia identifica diverse fasi: inizialmente le organizzazioni, non avendo dimestichezza del nuovo mondo, attraverso le geo-localizzazioni di Facebook assistevano alla cattura di molti boss; successivamente nascevano pagine e post in cui si esaltava la mafia; infine c'è stato il consolidamento vero e proprio delle organizzazioni,strutturatoalpuntotaledapersistere,rimanendoignotoanchealle forze di polizia. In base agli studi del primo rapporto del professor Ravveduto, l'unica speranza per poter andare avanti vivendo lontani dal “fare” digitale mafioso, è riposta nelle tecnologie dello Stato, che in questo campo sono ancora molto arretrate. Per arginare la criminalità mafiosa dobbiamo impegnarci a sradicare la cultura del possesso, dell'ostentazione e capire che l'imitazione del male non può portarci a nulla. Si spera in un futuro nel quale le libertà da difendere non saranno più quelle dei boss incarcerati, ma quelle che all'omertà preferiranno la sincerità e che ad una semplice emoticon a forma di pistola, di goccia di sangueodileonenonassocerannoilsangueversatodallapoveragente.

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