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Cinema

La scienza parla attraverso tre donne

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di Diego Laezza

Discriminazione femminile e razzismo afroamericano fusi e raccontati sullo sfondo della guerra fredda, del tanto temuto conflitto fra le due grandi potenze mondiali: Russia e Stati Uniti d'America. La storia è attinta alla pura realtà, con ritocchi ed avvicinamenti ai personaggi che si sono contraddistinti in un deplorevole scenario che andiamo a raccontare.

Protagoniste di questo capolavoro di Theodore Melfi, che ha ricevuto tre candidature al Premio Oscar e due ai Golden Globe, sono Taraji P.Henson, Octavia Spencer, Janelle Monàe nelle corrispettive vesti di Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, tre donne che incarnano la forza, l'intelligenza, la costanza e altre mille qualità.

Il diritto di contare

Ci troviamo nel 1961, come ci suggerisce l'insolita scena iniziale che stravolge in parte lo scenario di quel tempo: tre donne nere alla guida di un'automobile che “insegue” una volante di una polizia. Direzione? NASA. Khaterine, Dorothy e Mary fanno parte del gruppo di calcolo del Langely Research Center di Hampton, dotate di straordinarie abilità sono riuscite a distinguersi dalle altre, facendo sentire la propria voce a tutti coloro che avevano una sbagliata considerazione di loro, solo perché nere, ma soprattutto solo perché donne! Ed ecco che, attraverso l'abilità cinematografica, si collegano ben tre differenti storie: Katherine, per mezzo delle sue straordinarie capacità matematiche e geometriche, riesce a diventare la prima donna nera collaboratrice allo Space Task Group, il gruppo di scienziati che insieme elaborano il metodo per spedire nello spazio un loro astronauta. Dorothy, con il suo carattere autoritario e coraggioso, affronta i molteplici ostacoli del mondo lavorativo non solo maschile, ma soprattutto bianco e giunge ad essere la prima donna afro-americana a supervisionare un gruppo di dipendenti della NASA. Mary è una donna come poche, si posiziona al di sopra del marito, di un poliziotto, di un giudice, facendo sentire la voce femminile, distruggendo numerosi luoghi comuni per aver raggiunto traguardi fino ad allora preclusi ad una donna, per di più nera: è la prima ingegnera nera della NASA, la prima a frequentare corsi di ingegneria avanzata, riservata ai soli uomini bianchi, la prima a combattere per l'assunzione e la promozione di donne nella carriera scientifica in ambito spaziale. Katherine Johnson, protagonista indiscussa, è mal vista dai suoi colleghi, tranne che dal suo capo Al Harrison (nel film interpretato da Kevin Costner), il quale crede in lei e nelle sue abilità, tanto da rimuovere tutti i disagi per le donne di colore, dai bagni riservati alle riunioni private, dove Katherine mostrerà la sua stupefacente abilità matematica, dando maggiore sicurezza a John Glenn, l'astronauta che dovrà esser spedito nello spazio. La corsa con la Russia per la conquista dello spazio porta ad accelerare le operazioni di calcolo, così che Dorothy viene a conoscenza dell'installazione di un calcolatore IBM all'interno del complesso spaziale, il quale porterà ad un futuro licenziamento di tutto il suo gruppo di donne. Dorothy però non si arrende, scopre come far funzionare quel gigante elettronico, forma le sue dipendenti per questo nuovo lavoro e si fa promuovere salvando l'intero suo reparto. Intanto Mary Jackson lotta per far valere i suoi diritti e riesce a conquistare quello per cui combatteva, invece Katherine viene licenziata dal suo incarico, poiché quello che era di suo compito ormai era svolto dall'avanzata macchina di calcolo. Giunto il giorno tanto atteso, ovvero quello del lancio di John Glenn, vengono rilevate delle imprecisioni nel calcolo delle coordinate per il rientro dell'astronauta, così si chiede aiuto alla straordinaria Katherine, che riesce in brevissimo tempo a calcolarle perfettamente, guadagnandosi il permesso per assistere al lancio.

La storia vedrà Katherine lavorare alla NASA sino al suo prezioso contributo alle operazioni di Apollo 11 ed Apollo 13, e farà notare al mondo intero che dietro una piccola o grande scoperta dovrà sempre esserci anche il contributo di una donna. Come non dare ragione, dunque, al talento comico di Groucho Marx, quando affermava: «Gli uomini sono donne che non ce l'hanno fatta»? Le donne hanno sempre dovuto lottare per guadagnare ciò che spettava loro, ma ce l'hanno fatta, o meglio ce la stanno facendo.

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