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di Rosa Cerbone pag
from ViaLibera n. 2
by LiceoRummo
Un disagio malcelato
di Rosa Cerbone
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«Non mi sono mai piaciuta» non è una semplice frase: è il titolo del libro di Valentina Dallari, una dj nota anche al pubblico televisivo, che ha sofferto di disturbi alimentari ed ha avuto il coraggio non solo di affrontarli, ma anche di parlarne e di gridarli al mondo. Ha cercato, così, di normalizzare un aspetto rilevante della nostra vita, che erroneamente si tende a nascondere perché lo si considera una vergogna, frantumando il legame che associa la vita dei personaggi celebri ad un ideale di perfezione.
C'è un filo che lega la disparità di genere ai disturbi alimentari: Valentina era popolare, talentuosa, una modella, ma già dopo le sue prime apparizioni in tv qualcosa in lei è cambiato, voleva di più, aspirava ad essere più magra, più alta, più bella, più… più… più... Le critiche, i commenti, i giudizi altrui… Dopo aver letto il suo libro ho chiuso gli occhi e unendo le mie esperienze con quelle di Valentina nella mia mente ho cominciato a pensare…: «Una bella ragazza, una bella donna, una bella… In tv tutte magre, sui social tutte perfette, nella realtà tutte classificate: troppo magra, “ciotta”, senza forme, troppo formosa, troppo alta, nana, stupida, senza gusto, troppo eccentrica, volgare, santarella, facile, asociale… Sono donna e sento la necessità di essere bella per definirmi tale; la società associa la mia figura a bellezza ed eleganza; ma anche sul manuale di italiano, sui dipinti in arte è da sempre così. Tutte belle le donne in tv, le veline, le ballerine, le giornaliste… tutte magre alte: mi sento rinchiusa nei limiti che la società mi dà. Come posso ambire a diventare qualcuno se non arrivo a un determinato numero di centimetri, o se sono oltre un numero preciso di chili? Posso avere tutti i talenti che voglio, ma non potrò mai emergere se non sono bella… E allora perché mi sforzo a fare qualcosa? Allora cancello tutti i miei obiettivi, così però cado in depressione, allora io continuo, mi alleno, mi alleno, mi alleno… Ma non arrivo ad essere quello che voglio, allora digiuno, così forse sarò come aspiro ad essere, posso fare a meno del cibo, ed ecco che sprofondo in un circolo vizioso di pensieri distruttivi, amenorrea, sottopeso, insoddisfazione, disturbi alimentari, critiche, cliniche… Però poi mi guardo e forse mi vorrebbero con più forme e allora mangio, mangio, mangio e poi vomito tutto, bulimia, ma ancora una volta mi danno solo della malata, non sono ancora soddisfatta, non so più neanche cosa voglio, come voglio essere? Da una parte cerco attraverso digiuni e abbuffate l'approvazione degli altri, degli uomini; paradossalmente cerco di lottare contro questi pregiudizi e pubblico articoli sulla normalizzazione delle diverse forme fisiche, sull'amor proprio… Mi copro perché ho vergogna del mio fisico, ma contemporaneamente vorrei scoprirmi perché forse così qualcuno mi noterà… Sono spaesata, mi sono persa, non trovo più i miei obiettivi: cosa devo fare…? Cosa…? Odio questa società, perché mi lacera, mi sperde, mi fa male, sono stanca»… I disturbi alimentari sono presenti con percentuale maggiore nelle donne; il rapporto tra prevalenza nelle donne e negli uomini si attesta tra 1 a 6 e 1 a 10. Nella popolazione adolescente, però, tra il 19% e il 30% degli anoressici sono maschi. Anoressia e bulimia colpiscono tutte le classi sociali statunitensi e tutte le componenti etniche, addirittura la giornata del 15 marzo è stata intitolata “Giornata del fiocco lilla per la prevenzione dei disturbi alimentari” . Con questi dati comprendiamo che la critica, l'insulto alla ragazza, alla donna considerata “meno bella” rispetto ad altre non si limita all'imbarazzo momentaneo, ma comporta un cambiamento drastico nell'atteggiamento verso la vita.
Valentina in libreria
Valentina Dallari è nata a Bologna nel 1995. DeeJay e influencer, oggi anche scrittrice, ha partecipato all’edizione 2014-2015 di Uomini e donne come tronista. Non ha fatto mai mistero dei suoi problemi con l’anoressia, che ha raccontato nel suo libro Non mi sono mai piaciuta (edito da Piemme) ed anche sui canali social, che la vedono circondata da numerosissimi follower. Dinamica e volitiva, ha anche un passato di atleta di pallavolo, uno sport che ha dovuto abbandonare per via di un infortunio, che l’ha tenuta per molto tempo distante da ogni attività agonistica: è l’inizio del suo declino psico-fisico. Il distacco dallo sport contribuisce non poco ai suoi seri successivi problemi di disturbi alimentari. A gennaio 2022 è uscito, sempre per le edizioni Piemme, il suo nuovo libro dal titolo Uroboro. Viaggio eterno nelle crepe dell’anima.
Ho cercato prove concrete e maggiormente attendibili in una persona che avesse conoscenze più specifiche rispetto alle mie sulla televisione, sulle donne, sull'alimentazione, l'allenamento… Ho scelto Andrea Miccio, perché proprio lui? Chiamato anche “allenatore degli influencer” , è un personal trainer di 26 anni, che ha creato “Team A. M.", in cui dà consigli sull'allenamento, sull'alimentazione e aiuta diversi influencer e ragazzi ad amarsi. Ha partecipato a programmi tv con grande seguito ed ha molta influenza soprattutto sui giovani. Mi sono rivolta a lui per l'aspetto professionale, per le sue conoscenze da personal trainer e per la credibilità indiscutibile, testimoniata dal grande seguito di follower, soprattutto adolescenti, la fascia della popolazione più facilmente condizionabile. Ho posto a lui alcune domande:
Alcune statistiche affermano che i soggetti che maggiormente soffrono di disturbi alimentari sono donne e ragazze; nella tua esperienza da personal trainer hai riscontrato conferme di questa tesi?
Andrea Miccio: Per quanto riguarda la mia esperienza personale posso dirti che ho lavorato per entrambi i sessi con persone che soffrivano di problematiche alimentari. Probabilmente queste statistiche sono veritiere, ma io lavorativamente parlando ho avuto modo di lavorare sui disturbi alimentari sia di uomini che di donne.
D. A prescindere dai disturbi alimentari, alla tua figura si rivolgono più donne o uomini?
A. M. - Come avrai già inteso, lavoro con entrambe le figure. Anche il mio team è composto da donne e uomini. È un dato variabile a seconda del periodo e dei risultati che otteniamo. Comunque non pecchiamo da nessun versante e siamo aperti a qualsiasi tipo di cliente. L'unico requisito richiesto è la volontà di volersi mettere in gioco e impegnarsi.
D: Hai partecipato ad alcuni programmi televisivi, conosci bene quindi questo ambiente: pensi che la televisione abbia influito sulla diffusione di disturbi del comportamento alimentare?


A. M. - La televisione è un potentissimo mezzo. Può essere estremamente efficace e utile se usata in modo giusto e consapevole. Purtroppo può anche essere nociva se sfruttata in modo errato.
D: Pensi che nella televisione le donne abbiamo le stesse opportunità dell'uomo?
A. M. - Penso che oggi, almeno nel nostro Paese, ci siano le stesse opportunità per una donna. La discriminazione, in questo caso sul sesso, purtroppo oggi esiste ancora. Ma da noi, anche nel mondo della televisione, queste “barriere” non dovrebbero più esistere. Poi ovvio che ci sono ancora, ma sicuramente rispetto a una volta c'è un altro approccio e il modo di vedere è differente.
I disturbi alimentari sono come macchie di petrolio nel mare, sono ardui da rimuovere. La macchia di petrolio è diventata difficile da levare nel momento in cui i pesci hanno iniziato a berla, i delfini a nuotarci… E intanto si è diffusa. La macchia di petrolio è il pregiudizio, la superficialità, che si diffonde mentre la televisione, il mondo della moda, le relazioni fra uomo e donna, come i pesci, se ne nutrono. Allora dobbiamo solo aspettare che si diffonda? Come afferma Andrea Miccio, la televisione è un grande mezzo, può essere la scintilla che può far scoppiare l'incendio o la scintilla che innesca i fuochi d'artificio, che segnino un inizio: dobbiamo stabilire noi come indirizzare questa scintilla e fare in modo che attivi uno spettacolo vivace nel cielo e non un devastante incendio.
Per indirizzare questa scintilla serve informazione, coraggio di parlare, di normalizzare; serve il coraggio di Valentina Dallari, l'informazione e la consapevolezza. Una persona che soffre a causa di questi disturbi non può restare sola nella sofferenza, ha bisogno aiuto, deve prendere consapevolezza di soffrire di DCA, deve essere informata sulle cause in modo da poterle isolare ed eliminare. Informazione, coraggio e consapevolezza sono le scintille giuste, quelle che evitano l'incendio e creano un nuovo inizio.
