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di Emanuele Viola, Pompeo Soricelli, Michele Cilenti, Ferdinando Flora, Maria Pisano pag
from ViaLibera n. 2
by LiceoRummo
Speculazione al femminile
di Emanuele Viola, Pompeo Soricelli, Michele Cilenti
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Ferdinando Flora, Maria Pisano
Non è difficile trovare nel fitto panorama del pensiero filosofico esempi di donne che hanno saputo dare alla riflessione filosofica un'impronta originale ed incisiva, permettendo alla speculazione di trarre beneficio e di avanzare con decisione.
Alcune di loro sono diventate leggenda, altre sono modelli comportamentali anche delle generazioni contemporanee, per il loro acume e il loro coraggio, ma soprattutto per la tenacia con la quale hanno affrontato le situazioni complesse che le hanno viste protagoniste.
Il pericolo di pensare
Abbiamo scelto, tra le filosofe, solo alcune che, secondo noi, hanno contribuito più di altre a lasciare un segno particolarmente visibile.
IPAZIA D'ALESSANDRIA
Vissuta probabilmente tra il 369 e il 415 a.C., è stata una filosofa, astronoma, matematica ed oratrice. È riuscita ad incrinare, senza però abbattere, una società fondata sul dominio maschile, in quanto fu una delle più intelligenti figure di quell'epoca. Anche lo storico cristiano Socrate lo Scolastico testimoniò a suo favore, descrivendo Ipazia come una figura colta e addirittura più intelligente di molti filosofi del tempo. Figlia del matematico e filosofo della scuola di Alessandria Teone, si dedicava allo studio delle materie scientifiche e soprattutto allo studio della filosofia. Non è stata però solo una delle prime filosofe che ricordiamo, bensì anche una delle prime donne che hanno lottato e combattuto per la propria autonomia e i propri diritti. Dotata di un'intelligenza fuori dal comune e di un profondo senso civico, proprio per questo fu presa di mira da alcuni fanatici cristiani, anche perché non volle mai convertirsi al cristianesimo. La filosofa fu uccisa, più in particolare lapidata e smembrata, a causa della sua libertà di pensiero e per la sua religione. Ipazia è considerata la prima martire donna, il cui messaggio non solo per la parità di genere, ma anche per tutte le altre discriminazioni come religione, politica e razza, risulta in ogni caso più che evidente.
EDITH STEIN
Edith Stein nasce da famiglia ebrea, ma abbraccia la fede cristiana cattolica, con una conversione che la porterà a diventare suora Carmelitana Scalza, con il nome di suor Teresa Benedetta della Croce; filosofa fenomenologa e successivamente teologa, sarà, malgrado la sua conversione, vittima della Shoah. Nata a Breslavia nel 1892, da piccola si distingue presto come bambina dall'intelligenza acuta e precoce. Allieva di Edmund Husserl, si dedica agli studi di fenomenologia, sviluppando un'originale teoria sull'empatia. Convertitasi al cattolicesimo, cerca di conciliare gli studi fenomenologici con la sua esigenza di ricerca teologica, fondendo gli insegnamenti husserliani con la filosofia tomistica e dando alla luce il suo libro metafisico. Per proteggerla dalla minaccia nazista, il suo ordine la trasferì al convento carmelitano di Echt nei Paesi Bassi. È lo studio della fenomenologia che le permette di approfondire il suo desiderio di verità. Il suo capolavoro, Essere finito ed Essere eterno, è una nuova ontologia, sintesi di filosofia e mistica. Rileva il necessario e opportuno nesso che si stabilisce fra filosofia e rivelazione. Secondo Edith Stein, la persona è un ente di natura razionale, ma che con la sua la sua vita esprime “qualcosa di incomunicabile”; portatrice di una forte spiritualità, la persona può comprendere le leggi che regolano la sua esistenza e agire seguendole.




HANNAH ARENDT
Nata nel 1906 ad Hannover da una famiglia appartenente alla borghesia ebraica, è ritenuta una delle pensatrici più efficaci e sincere del Novecento, ispiratrice di principi libertari ed acuta analista dei sistemi governativi di carattere totalitario. Allieva di Martin Heidegger, con cui intesse anche una segreta relazione amorosa, ha lavorato come giornalista e docente universitaria e ha pubblicato numerose opere di filosofia politica. Dichiarata nemica del Nazismo, viene ricordata per il suo impegno nelle lotte ai regimi totalitari e nella loro condanna. Tra i suoi lavori filosofici più famosi meritano di essere citati: “Le origini del totalitarismo” e “La banalità del male - Eichmann a Gerusalemme”. Nell'opera “Le origini del totalitarismo” l'autrice illustra i motivi per i quali la società di massa genera i regimi totalitari, favoriti da un atomismo societario in cui gli uomini perdono la loro originaria disposizione ai rapporti interpersonali, per demandare ad un partito ed al suo leader le regole per governare ogni aspetto della vita. Ne “La banalità del male - Eichmann a Gerusalemme”, redatta in occasione del processo contro il criminale nazista Adolph Eichmann, la Arendt spiega che le ragioni profonde dei crimini nazisti risiedono nell'assenza di pensiero in uomini del tutto normali (“banali”) nella vita familiare, che, però, inseriti nell'organizzazione nazista, diventano capaci delle più disumane atrocità.
SIMONE WEIL
Simone Weil è stata una delle filosofe più importanti del '900. Formatasi all'insegna del marxismo militante, sposa la causa operaia, impegnandosi attivamente alla difesa dei diritti ed alla tutela dei lavoratori. Particolarmente vicina alle esigenze della popolazione più bisognosa, subisce prima la folgorazione della filosofia nietzscheana, che la motiva a soddisfare l'esigenza di rinsaldare i rapporti umani compromessi dai nuovi sistemi di produzione, poi, in seguito a profondo tormento interiore, la parola di Dio attraverso esperienze mistiche. È stato proprio il cristianesimo che le ha permesso di cogliere la trasformazione dell'energia universale dal vuoto dell'io alla pienezza della realtà che è divina. Agitatrice di folle, sindacalista rivoluzionaria, ma anche pacifista, da redattrice del comitato nazionale France de Libre viene licenziata perché scoperta a redigere idee per una costituzione democratica post-bellica. Dal punto di vista filosofico, condivide con Hannah Arendt l'importanza della bellezza, l'espediente adottato dall'essere per spingere all'amore, e con Edith Stein l'importanza dell'altro, la cui interiorità va colta a partire dall'analisi della propria. Ammalatasi di tubercolosi, muore nel 1943.
SIMONE DE BEAUVOIR
Nata in una famiglia di borghesi di Parigi nel 1908, Simone de Beauvoir assume fin da subito l'immagine di una donna anticonformista. Si batte per cause come la dissidenza sovietica, il conflitto arabo-israeliano, l'aborto e la donna. È stata una grande anticipatrice delle istanze femministe, dedicandosi a pieno alla tutela della donna fondando anche la Lega per i diritti delle donne. Tra i suoi romanzi ci sono “Il secondo sesso” e “La donna spezzata”, dove analizza la condizione della donna, sostenendo la necessità di integrarla nella società affinché abbia gli stessi diritti e doveri dell'uomo. Deve essere indipendente dall'uomo, dal pensiero che il suo unico scopo sia quello di appagarlo e dalla concezione che sia un oggetto nelle mani del proprio marito, che se ne serve per mettere al mondo dei figli. Una donna prima di essere una madre, una moglie o di ricoprire qualsiasi altro ruolo, è una persona che ha il diritto di ricoprire un ruolo degno nella società, indipendentemente dal suo ceto o dalle sue condizioni economiche. La soluzione a tutte queste problematiche secondo la scrittrice è comprendere che quel groviglio emotivo in cui una donna a volte si invischia è responsabilità dell'uomo, che lo mette in pratica in un processo in sistematico e sottile.
