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di Lucrezia De Figlio pag
from ViaLibera n. 2
by LiceoRummo
Innanzitutto donna!
di Lucrezia De Figlio
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Nella storia dell'Italia non mancano esempi di donne che, sia pur a costo di enormi sacrifici, sono riuscite ad affermarsi. Sono donne forti, importanti, decise, donne emerse da condizioni di vita spesso insostenibili. Una di queste è la poetessa Alda Merini: una di quelle donne capaci di parlare direttamente al cuore, anzi alle viscere della gente, per raccontare la vita senza orpelli, ma con la soavità del linguaggio poetico, in grado di accarezzare anche quando ti aggredisce.


Dal letame nascono i fiori...
È la poetessa italiana per eccellenza, una persona di grande cuore, che ha intrapreso la carriera da scrittrice con l'abitudine e il piacere di regalare i suoi libri, non conservandone nessuno: per lei conserva solo i sentimenti che la animano, cioè “i suoi ricordi” , che spesso legge a chiunque. Merini racconta che la sua poesia nasce dal fango della sua vita, trattato come l'argilla per uno scultore.
La passione della scrittura si presenta quando era bambina ed aiutava il padre con i lavori da assicuratore. Già nei primi anni di scuola eccelle in tutte le materie e all'età di 10 anni vince il premio italiano delle giovani poetesse. Alda si sposa con Ettore Carniti, panettiere e uomo completamente diverso da lei e per non soccombere alle incomprensioni nella coppia, la donna continua a scrivere poesie: per lei la poesia è il vero amore, ciò che la allontana dai problemi quotidiani. Alda Merini è una “poetessa maledetta”, soffre di crisi depressive, scrive qualcosa che non sempre chi legge riesce ad apprezzare, perché ferisce, lacera, fa male: scrive semplicemente la verità. Per la sua sofferenza psichica viene rinchiusa in manicomio, dove scrive brani nei quali emerge fortemente il disturbo bipolare che la affligge. La considerano pazza per la sua schiettezza, ma proprio a causa delle “ombre” che la perseguitano, resterà in una clinica psichiatrica per ben otto anni, durante i quali pubblica due libri che in poco tempo lasciano emergere il suo indiscutibile talento poetico. Sconvolta dall'esperienza manicomiale, attraversa un lungo periodo di silenzio, personale ed editoriale, conclusosi soltanto con la pubblicazione del suo “La Terra Santa”, che le vale nel 1993 il premio Librex Guggenheim Eugenio Montale. Ignorata per molti anni, durante i quali i ricoveri in clinica si alternano a periodi di permanenza in casa, Alda ha ormai ripreso la sua attività di scrittura, con la quale si afferma definitivamente, affiancando i più grandi poeti contemporanei. Per Alda la scrittura è una terapia interiore: nelle sue poesie si leggono trame che si affacciano su un mondo che lacera l'anima. I suoi versi sembrano non aver mai fine. Inoltre scrive aforismi, perché vuole arrivare dritto al cuore delle persone. Negli aforismi si legge come amore e morte siano sempre legati, e l'amore a volte fa più male della morte; si legge la sua fierezza nel definirsi una donna coraggiosa; si legge il dolore della sua malattia. Alda Merini è stata e sarà anche un punto di riferimento per tantissime persone, infatti i suoi scritti sono adorati da grandi e piccoli. Uno degli aforismi che mi piace di più è: «Se cerchi un tesoro devi cercarlo nei posti meno visibili, non cercarlo nelle parole della gente, troveresti solo vento. Cercalo in fondo all'anima di chi sa parlare con i silenzi».