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Intervista a Elena Martorana

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Family Support

Family Support

di Fabrizio Mattevi

Elena grazie della disponibilità. In primo luogo raccontaci che cos’è il “Family point” di Brunico.

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“Family point” è un centro in cui genitori, bambini, nonni possono venire per passare del tempo insieme, confrontarsi, trovare informazioni, consulenze, laboratori e momenti formativi. Si tratta di uno spazio a cui si accede liberamente negli orari previsti che variano a seconda dei periodi dell’anno. Il progetto è stato riorganizzato nel corso del 2021 e, sin qui, è stato finanziato dall’Agenzia per la famiglia della Provincia di Bolzano. Vi lavoriamo io, che sono psicologa, di madrelingua italiana e, fino al 30 giugno, Katja Lamprecht, di madrelingua tedesca, laureata in scienze sociali. Coordinatore è Denis Iardino, che ha alle spalle l’esperienza acquisita con il servizio “All together” di Bolzano.

Chi frequenta il servizio?

A “Family point” giungono persone di varia provenienza, italiana e straniera, o componenti di famiglie mistilingue: dunque varie sono le lingue che qui si parlano, con noi operatrici e tra coloro che si incontrano; peraltro i bimbi piccoli hanno una capacità prodigiosa di apprendere più lingue. Il Centro è dedicato, in particolare, a famiglie con bambini piccoli, fino a tre/quattro anni di età. La nostra sede mette a disposizione sala-giochi, cucina, sala allattamento, bagno. La si frequenta per accedere a questi servizi, perché è un’alternativa al parco giochi, per passare del tempo, leggere il giornale, rilassarsi, chiacchierare e confrontarsi con altri genitori o noi operatrici, mentre i bambini giocano, per partecipare agli incontri.

Una volta alla settimana, infatti, proponiamo un appuntamento formativo o un laboratorio a tema, a cui si partecipa con iscrizione, gratuita.

Come vi siete fatti conoscere?

Pubblicizziamo attività e proposte su facebook e instagram e pure con le locandine appese sulla vetrina della sede, che si trova in un punto di grande passaggio, nel centro di Brunico, offrendo un buon grado di visibilità. Inoltre inviamo il programma mensile agli enti del territorio: scuole, nidi, ambulatori, distretto. All’inizio abbiamo distribuito i volantini al parco, ma ora ci siamo fatti conoscere. Un po’ alla volta abbiamo creato una rete a cui segnaliamo il nostro servizio e la nostra offerta. Comunque rimane fondamentale il passaparola tra genitori.

E tu Elena come hai conosciuto la nostra Associazione?

Io provengo dalla Toscana. Dopo il triennio di psicologia a Firenze, sono riuscita a entrare, per il biennio magistrale, alla facoltà di Padova, una delle più famose in questo ambito di studi. Il mio compagno abita a Brunico e per questo, dopo la laurea, ho cercato qualche impiego in zona, mentre avevo iniziato il tirocinio professionale a Padova. Mi sono imbattuta nel “Family point”, che cercava operatori, da subito. Il progetto mi ha immediatamente attirato, dato che corrisponde alla mia visione della psicologia, non circoscritta al contatto individuale e terapeutico, all’interno di un ufficio, ma proiettata verso l’incontro con le persone, per promuovere partecipazione, coinvolgimento, aiuto reciproco all’interno della dimensione quotidiana. Appena ho verificato l’opportunità di occupazione, dopo il colloquio con il coordinatore, ho presentato la domanda per trasferire lo svolgimento del tirocinio a Brunico, in modo da iniziare il lavoro al “Family point”. Contemporaneamente frequento la scuola di psicoterapia a Bolzano, ma questo è il mio progetto del cuore, in cui credo molto, perché mi permette di valorizzare la dimensione relazionale, comunicativa, empatica e al contempo operare in rete e in modalità progettuale. A Brunico mi trovo bene, è un ambiente che offre molte possibilità e un’elevata qualità di vita. Con le colleghe ho stabilito un rapporto positivo e collaborativo.

In particolare con Katja abbiamo costituito un buon team di lavoro. Sono grata a lei e a tutte le persone con cui ho collaborato.

Il 2021 è stato un anno di ri-progettazione…

Sì, “Family point” era sorto già nel 2019 ma il suo sviluppo era stato condizionato, oltre che dal lungo periodo della pandemia, dalla collocazione della sede, scomoda e decentrata, in un palazzo, con l’ascensore. Per tale ragione si è sentita la necessità di un ripensamento e una ricollocazione del progetto. Abbiamo dedicato molta attenzione e impegno alla ricerca di un edificio adatto allo scopo, supportate e consigliate dalle operatrici che ci hanno precedute. La sede attuale è costituita da due locali adiacenti, a piano terra, di proprietà di un privato, nei pressi di una via molto frequentata, accanto a un bar, nelle vicinanze di un parco: visibile e facilmente accessibile, con stanze luminose. Contestualmente abbiamo ripreso i contatti con il Distretto, la Caritas, le scuole, l’ELKI (Centro “Genitori e bambini”), per presentarci ma pure per confrontarci e comprendere quali fossero i reali bisogni e le richieste della città. Dalle indicazioni raccolte è emersa la mancanza di un punto di assistenza familiare in lingua italiana, dedicato all’accompagnamento della genitorialità nella prima infanzia e alla promozione di benessere sociale anche in chiave di prevenzione.

Quando avete inaugurato la nuova sede?

È stata inaugurata lo scorso ottobre e, a distanza di otto mesi, registriamo, con soddisfazione, una buona presenza e partecipazione. Siamo proprio contente. Anche perché nella fase di preparazione abbiamo vissuto l’incertezza e la preoccupazione sull’esito del nostro progetto. Abbiamo sempre mamme, nonni e pure papà, che da noi si sentono più tranquilli e supportati, anziché sostenere da soli l’accudimento del bambino. Le persone si sentono un po’ a casa loro, in una sorta di famiglia allargata. Per noi è un risultato molto importante: creare un ambiente familiare, in cui ci si senta liberi di comportarsi con immediatezza e spontaneità, anche solo di poter scaldare il latte al bambino, prepararsi un tè e scambiare due chiacchiere, portare dei biscotti da condividere, vedere qualche

gioco. Una mamma ha scritto: “Family point è un posto pulito, pieno di colori, opportunità di incontrare altre persone (fare amici) o prendere un delizioso caffè, tè e biscotti”. Ora che il Centro ha un suo spazio operativo cerchiamo di cogliere interessi e esigenze tra le persone che incontriamo e di impostare di conseguenza la nostra offerta. Così, per fare un esempio, hanno preso forma i laboratori, con genitori e bambini, per imparare insieme come occuparsi dei piccoli: quali giochi e quali attività sono più adatti nei primi due anni di vita? Apprezzati sono stati anche i corsi di primo soccorso. Cerchiamo di ottimizzare la collaborazione con gli operatori e gli esperti di “All Together”, che, di quando in quando, portano le loro competenze professionali nella sede di Brunico. Anche alcuni volontari che collaborano con noi mettono a disposizione le loro conoscenze: dallo yoga ai pannolini lavabili.

Iniziative per il futuro?

Con l’arrivo dell’estate abbiamo intenzione di promuovere delle attività nel parco che si trova vicino alla sede: uscire all’aperto, ampliare il nostro raggio di presenza e di azione, coinvolgere più persone possibili. Il parco è frequentato anche da ragazzini, che ci paiono un po’ soli e vorremmo verificare la possibilità di avvicinarli e coinvolgerli.

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