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3.1 – Definizioni

questo caso particolare, delle comunità di origine etnica minoritaria, nei confronti della polizia, oltre che sulla qualità di vita individuale e collettiva, sull’integrità della vita umana e sulla stabilità sociale.

La definizione di “episodio razziale” o “caso di razzismo” si estende a ricomprendere comportamenti e atteggiamenti che non necessariamente danno luogo ad un reato penalmente perseguibile. È importante sottolineare che, per essere classificato tale, un episodio razziale deve semplicemente ingenerare nella vittima, nell’operatore di polizia che interviene o nei terzi, la percezione di una discriminazione effettuata sulla base dell’elemento “razziale”, etnico, nazionale o religioso. L’ampiezza di questa definizione serve per assicurare la rilevazione di ogni elemento utile all’accertamento di casi in cui risulta spesso estremamente difficile identificare persino l’esistenza di un episodio, allo stesso modo in cui risultava difficile far emergere, nel passato, casi di violenza sessuale o come risulta difficile rilevare, ancora nel presente, episodi di estorsione. Infatti, la circostanza che la vittima di un reato di estorsione ometta di segnalarlo alle competenti autorità non solleva queste ultime dall’onere di procedere autonomamente all’attività di intelligence necessaria al suo accertamento e, analogamente, se una persona vittima di un episodio di razzismo non intende denunciarlo come tale, gli operatori di polizia dovrebbero ugualmente avviare un’indagine sul fatto. Questo fenomeno, noto come under-reporting (mancata segnalazione) dei casi di razzismo, è ben conosciuto da tutti coloro che si occupano di lotta alla discriminazione razziale, comprese le polizie di diversi Paesi europei. La Polizia di Northumbria (Gran Bretagna), ad esempio, ha enunciato una serie di motivi per i quali le vittime di “episodio razziale” decidono di non farne denuncia e ha per questo accresciuto il proprio impegno nella formazione degli operatori di polizia e nella costruzione di buone relazioni con le comunità di origine etnica minoritaria e con le altre organizzazioni impegnate nel campo.

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motivi per non denunciare episodi di razzismo

Secondo la Polizia di Northumbria (GB)

• timore di rappresaglie da parte degli esecutori dell’episodio • difficoltà di comunicazione legate alla lingua • sfiducia o timore nei confronti delle istituzioni • mancanza di fiducia nel fatto che le istituzioni saranno in grado di agire o vorranno agire • sensazione che le istituzioni rispondano generalmente in maniera insufficiente alle necessità delle minoranze etniche • insufficiente comprensione delle procedure burocratiche • riluttanza ad ammettere di essere stato vittima di odio razziale • convinzione che l’incidente sia stato troppo banale perché valga la pena sporgere denuncia.

È dunque da considerarsi caso di razzismo (o episodio di razzismo) qualsiasi episodio che venga percepito dalla vittima, o da terzi, avere come dato significativo un elemento di discriminazione operato sulla base della “razza”, dell’appartenenza etnica, della nazionalità, della cittadinanza, del colore della pelle o altri aspetti fisionomici o del credo religioso, a prescindere dal fatto che tale episodio costituisca reato secondo l’ordinamento giuridico italiano. La definizione fornita non descrive necessariamente un reato o un comportamento civilmente sanzionabile ma costituisce l’elemento che obbliga l’operatore di polizia ad attivarsi per accertare se il fatto ha dato luogo o meno ad una discriminazione penalmente rilevante (ad esempio, istigazione all’odio razziale)7, civilmente sanzionabile (ad esempio, mancata erogazione di un servizio pubblico ad un soggetto in ragione della sua appartenenza etnica)8 o pienamente legale, anche se moralmente censurabile (ad esempio, rifiuto di far entrare nella propria abitazione una persona in ragione della propria identità razziale). Alcuni di questi casi sono chiaramente identificabili (come nel caso di un graffito che attacchi espressamente i “neri” o i “musulmani”), altri non risultano esserlo altrettanto facilmente trattandosi di atti o comportamenti che non mostrano esplicitamente un messaggio razzista.

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