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3.5 – Che fare

Questa definizione è basata su quella contenuta nell’inchiesta McPherson (Gran Bretagna, 1997-99). Questo tipo di discriminazione può essere difficilmente identificato e spesso richiede l’aiuto di consulenti specializzati esterni. In ogni caso, è necessario controllare se le procedure, i flussi di comunicazione, la cultura dell’istituzione stessa, garantiscono l’erogazione di un servizio equo e professionalmente adeguato a tutta la comunità che serve e a tutte le persone che ci lavorano.

Il rapporto che si instaura con la vittima di un caso di razzismo deve tener conto dei seguenti elementi: • soddisfare quanto più rapidamente possibile i bisogni della vittima, cominciando dalla necessità di avere una presenza immediata della polizia fino all’ottenimento da parte di essa di una risposta attiva che sia umana e di comprensione; • le prime impressioni sono importanti. Sarà fondamentale, sin dall’inizio, dimostrare empatia e rispetto verso la vittima. Questo atteggiamento rientra a pieno titolo nella professionalità dell’operatore di polizia fondata, prima che sul saper fare, sul saper essere. Il rapporto di empatia dovrà essere mantenuto nel tempo e reso oggetto di monitoraggio costante; • fiducia e confidenza possono essere sviluppate se si dimostra quanto seriamente la polizia considera l’episodio razziale. L’iter investigativo va dunque opportunamente illustrato alla vittima sin dall’inizio facendo quanto è necessario perché quest’ultima si senta coinvolta attivamente e seriamente considerata; • é indispensabile, pertanto, ascoltare le opinioni della vittima e agire di conseguenza, così rinforzando il senso di coinvolgimento e di fiducia di quest’ultima verso la polizia. La trasparenza nell’approccio e il coinvolgimento di organizzazioni esterne saranno anch’esse di aiuto; • con un atteggiamento sensibile e professionale è possibile documentare gli episodi razziali attraverso verbali estremamente det-

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tagliati, idonei a fornire fonti di prova importanti per l’accertamento in sede penale e per la rilevazione del reale impatto dei casi di razzismo; • le opinioni della vittima rispetto al procedimento legale sono molto importanti (per esempio in ordine alla disponibilità della stessa a testimoniare). La polizia dovrà mantenere un coordinamento continuo con l’Ufficio del P.M. competente curando, ove possibile, di farsi delegare le comunicazioni con le vittime con le quali ha costruito un rapporto fiduciario; • é indispensabile approntare dei modelli di servizio chiari relativi alle performance della polizia nei casi di intervento su episodi di discriminazione. Ad esempio può considerarsi un risultato positivo di azione che sia stato tratto in arresto l’autore di un reato razziale o che la situazione non si ripeta entro un certo lasso di tempo (da quantificare) dopo l’intervento della polizia. Qualunque tipo di risultato difforme dagli standard in tal senso approntati verrebbe considerato come negativo; • il monitoraggio continuo e la valutazione dell’indagine garantiranno il raggiungimento e il mantenimento degli standard. La risposta della Polizia deve rimanere sempre positiva ed efficace, adeguandosi ai bisogni della vittima e alla loro evoluzione nel tempo; • qualunque sia la dimensione dell’indagine, è consigliabile che la vittima abbia un referente unico nella polizia con il quale si sente maggiormente a proprio agio; • la polizia può assurgere a punto di riferimento di tutte le comunità ed organizzazioni locali idonee a fornire supporto nello specifico ambito. Questo approccio integrato alle problematiche dell’ episodio razziale è in grado di fornire alla vittima il migliore supporto possibile; • gli operatori impegnati nel settore della prevenzione hanno un ruolo chiave nell’assistere e consigliare le vittime; • laddove le circostanze lo richiedono, dovrà essere approntato un adeguato programma di protezione dei testimoni; • sarebbe opportuno formare in maniera specifica degli operatori di polizia incaricati di mantenere il rapporto con la vittima del caso di razzismo e con il suo nucleo familiare;