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3 – L’azione della polizia

Da tutto quanto abbiamo scritto sinora, dovrebbe ormai risultare chiaro che comunicare tra persone appartenenti a culture diverse è ancora più complesso che comunicare tra persone appartenenti alla stessa cultura e che i contesti nei quali avvengono queste comunicazioni possono modificare enormemente il senso del contenuto che si intende trasmettere e che l’altro riceve. Si sarà anche capito che bisogna prestare molta attenzione agli elementi della comunicazione non verbale perché i gesti, la posizione del corpo, gli sguardi, la lontananza o la vicinanza dei corpi sono di fondamentale importanza per la comprensione reciproca. Allora che fare per comportarsi in modo adeguato nella babele di culture e lingue diverse con le quali un operatore di polizia può venire in contatto? Vi proponiamo alcune, parziali, soluzioni: > avere acquisito la consapevolezza che le fonti di incomprensione possono essere tante e possono manifestarsi a diversi livelli, è un primo passo importante verso una posizione di dubbio sulla comunicazione e il comportamento dell’altro: non è detto che se una donna originaria di un Paese africano non mi guarda dritto negli occhi stia mentendo, è forse più probabile che stia in questo modo mostrandomi il suo rispetto! Allo stesso modo, è probabile che una donna di religione musulmana, o una persona cinese, abbassino lo sguardo per modestia; > essere gentili e avere pazienza può migliorare la comunicazione perché un tono pacato può forse tranquillizzare l’altro, facilitando così la sua comunicazione con noi. In Inghilterra la polizia fece un’indagine presso le comunità d’origine etnica minoritaria su come avrebbero voluto che la polizia agisse: risultò che la richiesta più forte era di un comportamento gentile e di scusa nel caso di errore. Anche noi abbiamo chiesto ai nostri colleghi e amici di origine etnica minoritaria come vorrebbero i poliziotti e la cortesia e la gentilezza sono risultati tra i requisiti più significativi (si veda il capitolo 6); > rivolgersi alle persone con la formula di cortesia “lei”. Per chi parla bene la nostra lingua appare subito oltraggioso che qualcuno si rivolga a loro con il tu mentre con una persona italiana si sarebbe

usato il lei. Passate al tu solo quando avrete verificato che la persona non comprende e pensate che l’uso del tu possa facilitare davvero la comunicazione; > parlate con le persone di origine etnica minoritaria che vivono nel vostro territorio e chiedete loro se ci sono questioni particolari che gli operatori di polizia dovrebbero tenere presente; > se nel vostro territorio è presente una comunità particolarmente numerosa, sarebbe bene assegnare una persona ai contatti con quella comunità di cui, in questo modo, potrà conoscere meglio le usanze, i bisogni e le richieste e con la quale potrà instaurare più facilmente un rapporto di reciproca fiducia; > ricordate che per alcuni gruppi di musulmani e non musulmani di certi Paesi non è bene che le donne stringano la mano a un uomo o che si trovino sole con un uomo che non appartiene alla loro famiglia e non insistete dunque per vedere la donna da sola (a meno che questo non sia strettamente necessario per un’indagine e, anche in questo caso, fornite tutte le informazioni e rassicurazioni necessarie, oltre alla ricerca di soluzioni alternative); > se fate un errore (per esempio, allungare la mano per stringerla ad una donna che non vuole fare altrettanto con voi, e non per scortesia), semplicemente scusatevi e proseguite. Le persone sono molto più pronte di quanto noi crediamo ad accogliere scuse sincere; > fate tutto il possibile affinché nei vostri uffici si possa ricorrere a interpreti in campo sociale (o mediatori linguistico-culturali come spesso vengono identificati) ogni volta che sia necessario. Oggi esistono in tante città anche dei servizi di interpretariato telefonici che facilitano molto l’intervento dell’interprete; > producete volantini e fogli informativi in diverse lingue e fate in modo che queste informazioni circolino nelle comunità attraverso la rete di conoscenze e di contatti che avrete stabilito con i rappresentanti delle comunità e le loro associazioni, con i sindacati, gli uffici comunali e i tanti altri modi che risulteranno appropriati nel vostro particolare contesto. Non dimenticate però che alcune persone immigrate non sanno leggere e che spesso la lingua inglese o francese sono per loro la seconda o la terza lingua! È perciò anco-

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