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Da quando Fredy porta l’apparecchio acustico tutto va a meraviglia perché, egli dice: “Ho finalmente preso coscienza appieno della mia condizione e l’accetto senza remore”. I suoi compagni di gioco hanno compreso il suo problema: “A volte mi dicono che con la scusa di non sentirci imbroglio ancora alla grande”.

“Lo sport consiste nel delegare al corpo alcune delle più elevate virtù dell’animo” (Jean Giraudoux) Malgrado il corpo sano e salvo, durante le competizioni gli ipoudenti non hanno propriamente la stessa chance come le persone normo udenti, perché la sordità può influenzare il processo di apprendimento delle forme di movimento e la comunicazione con i compagni di sport. È però indubbio che lo sport sappia regalare gioia di vivere e rinforza la fiducia in se stessi a prescindere dall’udito più o meno buono. Per questo torniamo a ripetere il concetto secondo cui tutti devono poterlo praticare, come afferma pure il medico ORL Andrea Ferrazzini da noi interpellato: “Le attività sportive, soprattutto a livello amatoriale, assumono sempre più importanza nella nostra società e sono considerate come un elemento di vita normale”. Anche se egli stesso ammette come “i deboli d’udito, sia giovani sia più in là con gli anni, durante la pratica sportiva si trovano confrontati con le difficoltà di utilizzo di protesi acustiche oltre che con gli aspetti specifici di un’attività sportiva”. Secondo il medico, piuttosto che pensare a rinunciare al proprio sport preferito, “è necessario poter disporre di apparecchi acustici comodi, ben inseriti nel condotto uditivo, in modo da non perderli, e che possano fornire un valido aiuto nello svolgimento dell’attività sportiva e quindi disporre di programmi specifici (per esempio con protezione da rumori eccessivi o con soppressione di fischi dovuti a vento e correnti d’aria)”. Il dottor Ferrazzini porta ad esempio l’impegno delle aziende produttrici di apparecchi acustici che fanno progressi tecnologici evidenti: “Da anni esse studiano le applicazioni dei loro prodotti per migliorarli in ambito sportivo, come ad esempio l’uso degli apparecchi acustici durante le imprese di Alinghi all’America’s cup, che permettono una costante comunicazione tra skipper ed equipaggio”. Egli ammette comunque che “non tutte le difficoltà sono appianate: il costo sempre importante delle

protesi rende difficile l’acquisto di un secondo paio di apparecchi ad hoc per l’uso sportivo”. Difficoltà che, però, i nostri testimoni hanno davvero relativizzato, alcuni attraverso strategie di uso dei loro apparecchi, altri semplicemente togliendoseli durante la pratica sportiva. Come ad esempio Christian Siano che racconta sorridendo: “Nei miei anni di sportivo d’élite non indossavo mai le protesi acustiche: diciamo che nel nuoto era poco utile indossarle e gli start a quei tempi venivano dati con le pistole: in ogni caso era difficile mi sfuggissero”. E neppure negli anni in cui ha praticato calcio le ha indossate: “Allora erano troppo grandi, io avevo una perdita uditiva meno grave di oggi e non mi sono posto il problema, anche se per alcune cose era limitante in campo, durante le partite”. Oggi si definisce “sportivo attempato” e indossa le protesi nelle sue scampagnate, nel running e durante le piccole gare popolari a cui partecipa: “Non ne farei più a meno perché mi permette di “ascoltare” il mio corpo attraverso il respiro e, oltretutto, mi dà anche un maggior equilibrio che dovrebbe anche migliorare la mia postura”. Nel nuoto, ovviamente, egli si toglie le protesi “giusto un momento prima di entrare in acqua, dopo aver eseguito lo stretching”. I problemi legati all’impermeabilità delle protesi in caso di attività a contatto con l’acqua e dalla durata delle batterie citati dal medico Ferrazzini trovano dunque spesso soluzioni: “Come sempre, la volontà e l’ingegnosità di chi è confrontato con il problema, e pratica magari anche sport estremi, permettono di trovare soluzioni pratiche, in attesa che la tecnologia ci aiuti ancora meglio”, termina il medico ORL.

“Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla” (Pierre de Coubertin) L’audioprotesista Cosimo Serino non riserva dunque sorprese su ogni aspetto tecnico accennato dal medico e aggiunge: “Negli ultimi vent’anni, le nuove acquisizioni in tema di fisiologia cocleare, opportunamente sfruttata con importanti studi in tecnologia elettronica da bioingegneri, ingegneri acustici e audiologi, ha permesso di creare utili apparecchi acustici e realizzare il fantascientifico “impianto cocleare”.

Info ATiDU Periodico Associazione Ticinese Deboli d’Udito Estate/autunno 2015, Nr. 40

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