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2021 Il fenomeno Måneskin
from LA REPUBBLICA 2002
by Il Globo
2021 Il fenomeno måneskIn Più di trent’anni dopo… un ‘chiaro di luna’
sanremo e l’eurofestival hanno catapultato la band italiana nel mondo con oltre due miliardi e mezzo di streaming totali su tutte le piattaforme digitali internazionali
I Maneskin: Ethan Torchio, Victoria De Angelis, Damiano David e Thomas Raggi
Gran finale dall’Ahoy Arena di Rotterdam dell’edizione 2021 dell’Eurovision Song Contest. I Måneskin si aggiudicano la competizione europea con la loro Zitti e buoni. È la terza volta che un rappresentante italiano vince la gara canora continentale dopo Gigliola Cinquetti nel 1964 con Non ho l’età (per amarti) e Toto Cutugno nel 1990 con Insieme: 1992.
Un paio di mesi prima i Måneskin avevano già vinto il Festival di Sanremo con la stessa canzone, un brano rock, impresa riuscita in precedenza solo a Enrico Ruggeri nel 1993 con Mistero. Il 2021 per i Måneskin è un anno indimenticabile. Festival di Sanremo ed Eurovision sono il trampolino di lancio verso un’inaspettata popolarità internazionale: tra i 15 artisti più ascoltati al mondo su Spotify, con quasi 50 milioni di ascoltatori mensili, e oltre due miliardi e mezzo di streaming totali su tutte le piattaforme digitali, nelle zone alte di classifica in Paesi come Stati Uniti, Inghilterra e Germania.
I Måneskin, una parola danese, traducibile in italiano come “chiaro di luna”, sono Damiano David (voce), Victoria De Angelis (basso), Thomas Raggi (chitarra) ed Ethan Torchio (batteria). Formatisi a Roma nel 2016, in precedenza, alcuni anni dopo una prima collaborazione tra Damiano e Victoria, a fine 2015 la bassista ricontatta il cantante con lo scopo di formare un gruppo; alla formazione si aggiungono Thomas, amico di Victoria dalle scuole medie, ed Ethan, trovato tramite un annuncio pubblicato su Facebook dalla stessa Victoria. Nel 2016 il gruppo prende parte al PulseHigh School Band Contest, vincendolo, e per la prima volta utilizza il nome Måneskin. L’anno successivo prendono parte all’11ª edizione del talent show X Factor e, dopo aver superato le fasi iniziali del programma con grande successo, si classificano al secondo posto, sotto la guida del mentore, Manuel Agnelli.
Da lì in avanti la cavalcata della band romana è inarrestabile, fino appunto alla storica doppietta Sanremo-Eurovision di questo 2021.
Sono in molti a cercare di dare una spiegazione al successo della band romana: perché vanno così forte? I Måneskin, oltre a essere performer eccezionali, avvolti da quell’aura magnetica in dote solo ai predestinati, sono stati capaci (o sono capitati al posto giusto al momento giusto, poco cambia) di individuare quel buco nella storia contemporanea del rock che nemmeno le superstar alle quali si ispirano (quelle rimaste ancora in vita ovviamente), riescono, fisiologicamente, per raggiunti limiti di età, a colmare. Nella loro trasgressione si può leggere quella di un’intera generazione di coetanei: la loro musica ne è traduzione praticamente letterale; la loro comunicazione è efficace e immediata; sono belli e accattivanti. Si vivono il loro sogno con un’energia contagiosa, un sogno dalla trama appassionante, dalle strade del centro di Roma alle luci stroboscopiche dell’America dei grandi, il tetto del mondo, sempre con gli strumenti in mano, a duettare con Iggy Pop, tenuti sotto controllo da Steven Van Zandt - meglio conosciuto come ‘Little Steven’, il chitarrista di Bruce Springsteen - ad aprire i concerti dei leggendari Rolling Stones proprio là, in casa di coloro che il rock lo esportano a grandi manciate verso il resto del mondo, alimentando senza sosta quell’intramontabile sogno a stelle e strisce. Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan sono giovani e preparati, appartengono a una generazione che non conosce confini temporali, linguistici e, men che meno, geografici. Da fenomeno italiano, sono diventati rockstar acclamate in tutto il mondo. “Non ci saremmo mai immaginati un’esplosione simile - dicono - ma noi andiamo avanti come sempre, anche se un po’ di pressione in più è inevitabile sentirla”.
I quattro ragazzi romani, che se per un verso cercano la trasgressione - nel trucco, nell’abbigliamento, tutto volutamente molto gender fluid, un invito ad affermare la propria identità - dall’altro rivendicano il loro essere “bravi ragazzi”. “Sul palco siamo rockstar, ma quando scendiamo da lì, nella vita di tutti i giorni, siamo normali ventenni”.
Vero o no che possa essere, i Måneskin tirano dritto per la loro strada, decisi a non farsi influenzare dalle critiche. “Impossibile piacere a tutti, quindi ci focalizziamo su ciò che piace a noi”.
A chi sostiene che la loro appartenenza al rock è tutta da dimostrare, rispondono con un’alzata di spalle. “Non è nostro interesse incasellarci in una categoria, stabilire cosa è rock e cosa no. Ma in Italia non ci sono ventenni che suonano come noi. Scriviamo quello che ci piace, e se ci vogliono dire che non siamo rock, che facciano pure”.