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2015 L’Expo a Milano
from LA REPUBBLICA 2002
by Il Globo
L’Esposizione universale ha messo al centro dell’agenda politica planetaria, con eleganza e creatività, la sostenibilità
Da maggio a ottobre Milano è stata al centro dell’attenzione mondiale
Un “clamoroso successo” per il quale bisogna “ringraziare le autorità italiane, i lavoratori, i funzionari, i volontari e i cittadini che lo hanno reso possibile”. con queste parole l’allora presidente del parlamento europeo, Martin
Schulz, tracciò dopo la sua chiusura un bilancio su Expo 2015, l’Esposizione universale di Milano.
Schulz ricordò che “all’inizio c’era scetticismo su Expo; si diceva che le cose non sarebbero andate bene e che nulla avrebbe funzionato”, ma non è stato certamente così. un successo, come aveva detto Schulz, “non solo dovuto agli oltre 20 milioni di visitatori” e “ai 600mila che hanno visitato il padiglione dell’unione Europea”, ma “soprattutto al fatto che i visitatori hanno lasciato i padiglioni ponendosi delle domande importanti e perché Expo ha messo al centro dell’agenda politica la sostenibilità”.
Il successo di un’avventura che sta continuando con la realizzazione della nuova città della scienza, chiamata
“Mind”, come Milano Innovation district, e con città Studi.
Quando è nata, l’1 giugno del 2011, Arexpo era una scatola vuota: una ‘Newco’ pubblica creata, alla fine di tre anni di liti politiche e scontri tra l’allora sindaco di Milano letizia
Moratti e l’ex presidente di Regione lombardia Roberto formigoni, per acquisire i terreni privati su cui si sarebbe dovuta svolgere l’Esposizione universale del 2015. Non c’era nulla, tantomeno un’idea di come trasformare quell’area benedetta dal grande evento - solo la necessità di correre per far partire i cantieri dei padiglioni. Oggi, la società è regista di un’operazione che, con 4 miliardi di investimenti (di cui 2,5 privati), punta a completare entro il 2030 un distretto dell’innovazione che, di fatto, è già nato e che, a regime, sarà frequentato da 60mila persone al giorno.
I simboli del 2015 ci sono ancora. c’è l’Albero della
Vita. c’è palazzo Italia, l’ex padiglione diventato quartier generale di Human technopole, che il centro di ricerche per le scienze della vita ha acquistato da Arexpo per 34,4 milioni. Ma il resto dell’area è tornato a essere un enorme cantiere che, su diversi lotti e con diversi gradi di avanzamento, sta realizzando i pezzi di quel distretto che ha l’ambizione di diventare, come la definisce l’amministratore delegato di Arexpo, Igor de biasio, la
“Silicon Valley d’Europa” e il prototipo della smart city del futuro. L’ultima notizia dal punto di vista finanziario riguarda il bilancio del 2020: “Il primo in utile (3,7 milioni dopo le tasse). Siamo il pubblico che guadagna. Non era scontato nell’anno del covid. Ma questo è solo l’inizio di un percorso in positivo”. un risultato, rivendica l’Ad che nel 2019 ha preso il testimone da Giuseppe bonomi, frutto di due fattori:
“Abbiamo razionalizzato le spese e incassato i proventi della vendita di palazzo Italia e il primo anno del canone di lendlease”. Quest’ultimo è il colosso immobiliare australiano che nel 2017 si è aggiudicato la gara internazionale per affiancare la società nello sviluppo del masterplan generale firmato dall’architetto Carlo Ratti e soprattutto nella costruzione e gestione della parte privata del progetto con un orizzonte di 99 anni. pagheranno un canone che per il 2020 era ancora di poco al di sotto del milione, ma che crescerà: in un secolo, ai valori attuali, sono 671 milioni che, considerando l’inflazione, diventeranno 2 miliardi.
Quando l’Expo ha chiuso i battenti, alla cerimonia conclusiva, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha posto l’accento sull’atmosfera di festa della manifestazione, dicendo che aveva lasciato in eredità speranze ed energie positive, e agli italiani un nuovo spirito civico: “L’Expo offre al mondo un ponte verso un futuro migliore”. “l’Esposizione - ha detto Mattarella - ci lascia una importante eredità, frutto del confronto che è riuscita a promuovere e delle speranze che ha messo in campo. la giornata di chiusura, insomma, non è un addio ma un passaggio, [e] l’inizio di un nuovo impegno civico”.
Il presidente aveva poi continuato, dipingendo un quadro chiaro e sintetico di quello che per di più è stato l’Expo 2015, dicendo: “La sfida [di Expo] non è stata vinta da qualcuno contro qualcun altro. È stata vinta da un’Italia che, quando si unisce in un impegno comune, evitando che le naturali diversità producano eccessi di antagonismo, sa esprimere grandi doti e mostrare al mondo le sue originali qualità”. Il capo dello Stato, esortando il paese a soddisfare la richiesta di Italia da parte del resto del mondo aveva poi continuato sottolineando che c’è sempre “una grande domanda di Italia”. “di bellezza italiana, di cultura italiana, di gusto italiano – ha aggiunto –; [e quindi] è bene impegnarsi per appagare questa attesa che si rinnova, affinando sempre più le nostre vocazioni, a partire da quella europea”.
2015 L’Expo di MiLano “Le cose che ci uniscono sono superiori a quelle che ci separano”
Mattarella ha poi insistito sul far tesoro del messaggio profondo che è possibile ricavare dal successo dell’Expo 2015. Ovvero, che “l’Italia vince se è consapevole del valore della sua unità, se è capace di sanare le fratture anziché approfondirle”. l’Esposizione, che ha attirato a Milano milioni di visitatori, “ha dato una prova ulteriore di quanto grandi siano le cose che ci uniscono, superiori a quelle che legittimamente ci separano”.
Il commissario straordinario dell’evento e attuale sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sulla linea del presidente della Repubblica aveva commentato così il successo della manifestazione: “da Michelle Obama alla maestra siciliana, tutti sono usciti di qui con la certezza che quando gli italiani si mettono a fare le cose le sanno fare bene”. Aveva poi ricordato un dato superiore alle aspettative, come gli oltre 21,5 milioni di visitatori che hanno permesso all’Italia di confrontarsi col mondo. “[E di] conquistarlo - ha detto Sala, rivendicando il successo della manifestazione - con la prova di civiltà che siamo stati capaci di esprimere”. diana bracco, commissaria generale del padiglione Italia e presidente dell’Expo, ha messo in risalto il successo dell’Albero della Vita, ideato dal creativo Marco balich e diventato la bandiera dell’Esposizione universale 2015. “con la mostra dell’Identità Italiana e l’Albero della Vita, l’Italia ha davvero fatto goal”, ha detto, evidenziando che l’Albero “è diventato un’icona mondiale”. “una grandiosa costruzione simbolo del ritrovato orgoglio italiano – ha proseguito -. con i suoi giochi di luci, acqua e con le sue straordinarie musiche italiane ha incantato ed emozionato capi di Stato, presidenti, prìncipi e regine di ogni continente”.