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2018 Genova stordita

Una drammatica immagine di una impensabile tragedia

2018 IL CROLLO DEL PONTE MORANDI

Un boato squarcia improvvisamente la città e cancella ogni cosa

Alle 11:36 del mattino un fulmine schiocca per un attimo in cielo. In quel preciso istante cede un pilone del viadotto A10: 43 vite in viaggio spezzate in pochi secondi

Diluvia su Genova, una pioggia pesante e compatta che da queste parti non porta mai bene. Alle 11:36 del mattino un fulmine schiocca per un attimo in cielo. In quell’istante crolla il viadotto sulla A10 che qui tutti chiamano “ponte di brooklyn”. Quarantatré vite in viaggio spezzate in pochi secondi, accartocciate sotto tonnellate di cemento armato. Il boato che alle 11:36 ha squarciato la città ha cancellato tutto: il cedimento del ponte Morandi ha sommerso il rumore dei tuoni, i clacson delle auto incolonnate nel traffico di Ferragosto, le mille voci di una città che ora guarda senza parole quello squarcio che si è aperto nel ventre di

Sampierdarena.

Il ponte Morandi era lungo oltre un chilometro, con tre piloni di cemento armato a sostenerlo: son venuti giù più di 200, trascinandosi appresso anche il pilone centrale. Sul lato destro, quello che passa sopra la ferrovia, un intero pezzo di ponte lungo 20 metri si è abbattuto tra i binari e una palazzina. A 50 metri di distanza, dall’altra parte della ferrovia, le case popolari di Sampierdarena sono state miracolosamente risparmiate, condomini di cinque piani dove abitano centinaia di persone, italiani e immigrati.

Quando il ponte ha ceduto, il cemento ha risparmiato per pochi metri una delle più importanti aziende italiane, l’Ansaldo

Energia, abbattendosi sui capannoni della

‘fabbrica del riciclo’ e, soprattutto, del deposito dell’Amiu.

Sopra quei capannoni stavano passando

Eugenio e Natasha. “pioveva tantissimo, non si vedeva niente - ha raccontato la ragazza ai vigili del fuoco -. A un certo punto siamo scivolati giù. Non ho capito più nulla”. Glielo hanno spiegato i pompieri: l’auto si è cappottata ed è rimasta schiacciata sotto un pezzo di cemento.

Sono vivi per miracolo.

“una macchina è rimasta appesa ai cavi d’acciaio - racconta bruno Guida, altro vigile del fuoco -. ci siamo calati dall’alto e abbiamo tirato fuori un uomo ancora vivo; non so neanche io come sia stato possibile”.

La coordinata serie di esplosioni per far crollare il resto del ponte e iniziare la ricostruzione del nuovo viadotto Con giustificato orgoglio nazionale Genova celebra la ricostruzione in tempi record del suo ponte

Il governatore della Regione liguria, Giovanni toti, è arrivato su un’auto della protezione civile: “Mi sono passate davanti agli occhi le immagini della distruzione di pristina, di Mitrovica, l’orrore della guerra in Iraq, che ho vissuto come giornalista. Ricordo l’odore delle macerie, del fumo. ci siamo guardati col Sindaco e abbiamo capito che oltre al dolore dovevamo reagire... subito”. come accade per ogni tragedia, ci sono storie di miracoli accanto a quelle di chi ha perso la vita. È il caso di davide capello, pompiere che si trovava sul ponte al momento del crollo. Viaggiava da solo nella propria vettura, quando è stato risucchiato nel vuoto per 30 metri ed è uscito miracolosamente illeso dall’impatto.

“prima ho sentito un rumore, poi è crollato tutto. Stavo andando a Genova; ero sul ponte quando la strada davanti a me ha iniziato a crollare. Ho visto le macchine che mi precedevano precipitare nel vuoto e immediatamente dopo sono precipitato anch’io. Ho fatto 30 metri di volo e poi l’auto si è incastrata in un’intercapedine tra l’asfalto e i supporti di cemento attutendo il colpo. È incredibile; ne sono uscito praticamente illeso”.

Intanto, le operazioni di ricerca e recupero delle vittime del crollo si concludono: è il 18 agosto, giorno dei funerali di Stato, ospitati nel padiglione blu della fiera di Genova. Si tratta delle esequie di 19 delle 42 vittime. Molti dei familiari, chi in polemica con lo Stato, chi per desiderio di tutelare la propria privacy, scelgono infatti una cerimonia privata. Al termine delle esequie, celebrate dall’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo bagnasco, la conta delle vittime sale a 43 con il recupero, da parte dei vigili del fuoco, dell’ultimo disperso. due giorni dopo, il 20 agosto, lo stesso Giovanni Toti viene nominato - con una specifica ordinanza di protezione civile – ‘commissario per l’emergenza’, in carica per 12 mesi; la stessa ordinanza contiene l’assegnazione dei fondi stanziati dal consiglio dei ministri, pari a 33,4 milioni. Il viadotto polcevera dell’autostrada A10, chiamato “ponte Morandi”, poiché intitolato a Riccardo Morandi, attraversava il torrente polcevera, a Genova, tra i quartieri di Sampierdarena e cornigliano.

progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, fu costruito tra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per condotte d’Acqua. Era noto come “ponte delle condotte” dalla società che lo costruì, ma anche “ponte di brooklyn” per una forma che richiamava molto vagamente il celebre ponte americano. Aveva una lunghezza di 1.182 metri, un’altezza al piano stradale di 45 metri e tre piloni in cemento armato che raggiungevano i 90 metri di altezza; la luce massima era di 210 metri. Venne edificato con una struttura mista: cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile. Il ponte venne inaugurato il 4 settembre 1967 alla presenza del presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. dalla sua costruzione, il ponte ha sempre fatto discutere. “Il problema del ponte Morandi è che i tiranti sono stati costruiti in calcestruzzo e non in metallo, e che negli anni Sessanta non si metteva in conto che il calcestruzzo si degrada e poi collassa. Cinquant’anni fa c’era una fiducia illimitata nel cemento armato. Si credeva fosse eterno. Invece, si è capito che dura solo qualche decennio”. A spiegarlo è l’architetto genovese diego zoppi, ex presidente dell’Ordine genovese, oggi membro del consiglio nazionale degli architetti. “l’ingegner Riccardo Morandi era un grandissimo strutturista, ma col ponte sul polcevera ha voluto forzare la mano staticamente - spiega zoppi -. un ponte strallato è sostenuto da tiranti di metallo. Morandi, con la sua grande competenza in fatto di statica, volle farli in calcestruzzo. È una soluzione ardita, perché il cemento lavora in compressione, mentre in trazione si usa il metallo. Il suo ponte era finito sulle riviste specializzate per questo”. “Quello di cui non si teneva in conto all’epoca - continua zoppi - è che, con le continue vibrazioni del traffico, il cemento si microfessura e lascia passare l’aria, che raggiunge la struttura interna di metallo e la fa ossidare. Viene quindi meno la funzione originaria del cemento, che dovrebbe proteggere l’acciaio. Il ponte, per questa ragione, ha sempre richiesto grossi lavori di manutenzione. Era molto costoso da gestire”.

Il viadotto, infatti, fu interessato da imponenti lavori di manutenzione straordinaria, tra cui la sostituzione dei cavi di sospensione a cavallo della fine anni ‘80-primi anni ‘90, con nuovi cavi affiancati agli stralli originari. Poi, il passaggio in mano ai privati.

Nel 1999 Autostrade, di cui il tratto comprendente il ponte Morandi faceva parte, venne privatizzata, con il 30% assegnato a un nucleo di azionisti riuniti nella società Schemaventotto, controllata dalla famiglia benetton. Nel 2002 Schemaventotto annunciò la volontà di consolidare la sua posizione in Autostrade lanciando un’offerta pubblica di acquisto che raccolse il 54,1% del totale delle azioni di Autostrade che andò ad aggiungersi al 30% già posseduto. Nel 2003 nacque così Autostrade per l’Italia, alla quale vennero conferite le attività di concessione autostradale in capo ad Autostrade, che nel 2007 divenne Atlantia.

Nel frattempo, il 3 agosto 2020, è stato inaugurato in grande stile il nuovo ponte sul polcevera, battezzato “Viadotto San Giorgio”, progettato dal famoso architetto Renzo piano. Genova sembra avere superato il trauma del crollo, ma non dimentica. per le responsabilità emerse in relazione alla mancata manutenzione del ponte che ha causato il crollo sono state rinviate a giudizio in totale 59 persone per reati come omicidio colposo multiplo, omicidio stradale, omicidio colposo, occultamento di documenti, attacco alla sicurezza dei trasporti, falsità o omissione intenzionale di dispositivi di sicurezza sul posto di lavoro, tra gli altri. la giudice del processo preliminare, paola faggioni, ha invece concordato con la società Autostrade per l’Italia e la sua controllata di ingegneria SpEA, che doveva occuparsi della manutenzione dell’infrastruttura, il pagamento di circa 30 milioni di euro a titolo di risarcimento per evitare il processo. tra gli imputati nel processo che comincerà nel luglio 2022 ci sarà l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni castellucci, che è stato sollevato dall’incarico nel gennaio 2019 ed è rimasto amministratore delegato di Atlantia - controllata dalla famiglia Benetton -, fino alle sue dimissioni nel settembre 2019.

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