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2012 Una notte interminabile
from LA REPUBBLICA 2002
by Il Globo
2012 La CoSta ConCordia urta gLi SCogLi deLL’iSoLa deL gigLio
erano le 21:45 del 13 gennaio 2012 quando la nave da crociera Costa Concordia ha urtato gli scogli de Le Scole davanti l’isola del giglio provocando uno squarcio allo scafo di circa 70 metri, tutta colpa di una manovra azzardata del capitano Francesco Schettino
Una delle tante foto che hanno fatto il giro del mondo della Costa Concordia inclinata e appoggiata sul fianco al largo dell’isola del Giglio
Sono passati 10 anni da quella notte interminabile che ha fatto registrare il più grave incidente in mare nella storia della navigazione italiana dallo storico speronamento e affondamento dell’Andrea doria in luglio del 1956. una sera di cene, musica e intrattenimento come si addice a una crociera in cui tutto il personale si è impegnato nel regalare agli ospiti una vacanza indimenticabile. un’esperienza che ancora oggi, a distanza di 10 anni, è impossibile cancellare dalla memoria come ha fatto osservare proprio in occasione del tragico anniversario Mario pellegrini, vicesindaco del Giglio ai tempi del naufragio della concordia, che quella notte salì su una scialuppa per fare la rotta inversa dei naufraghi e per raggiungere la nave e prestare soccorso. fu il primo a salire a bordo. “Ricordo tutti i naufraghi - racconta -, soprattutto i bambini: piangevano ma non riuscivano a proferire parola, erano muti con quegli occhi pieni di lacrime e terrore quando la barca si è ribaltata. tutti piangevano ma nessuno riusciva a gridare; sentivano la tragedia”. pellegrini ricorda di essere salito a bordo poco dopo le 23: “Ho cercato qualche ufficiale ma non l’ho trovato. C’era molta confusione e mi sono messo subito al
Una notte interminabile
lavoro sul ponte 3 del lato destro della nave per caricare sulle scialuppe le persone che arrivavano dal lato sinistro. finito questo lavoro perché non c’era più nessuno, mi sono spostato sul lato sinistro ed è stato in quel momento, poco dopo la mezzanotte, che la nave ha iniziato a inclinarsi velocemente. lì, alla confusione si è sostituito il terrore: l’acqua che arrivava, l’ansia di dover uscire dai corridoi, e una volta all’esterno è venuta fuori la luce della luna piena a illuminare i visi terrorizzati dei naufraghi rimasti a bordo. da qui abbiamo fatto scendere centinaia e centinaia di persone; li abbiamo aiutati affinché non cadessero in mare e ci fosse un’affluenza controllata sulla biscaggina. una volta fatta scendere, anche una ragazza con la gamba fratturata, sono arrivati i vigili del fuoco e sono sceso io. Erano quasi le 6 del mattino”. una notte di autentico terrore che traspare nel racconto di alcuni superstiti, con il capitano francesco Schettino che, con lo staff di bordo, all’inizio aveva cercato di sdrammatizzare, e subito dopo la collisione con gli scogli avevano parlato soltanto di un blackout passeggero.
Si era capito solo più tardi la vera entità del danno e solo più tardi si avrà la consapevolezza di quello che di lì a poco sarebbe accaduto: la costa concordia scivolava sempre di più dentro le acque gelide del mar tirreno capovolgendo in un attimo il mondo delle vacanze invernali. la spensieratezza è presto diventata terrore accompagnato dal rumore incredibile di stoviglie in frantumi: piatti, bicchieri, posate - tutto cade, tutto si infrange, tutto colpisce. Il buio arriva intermittente e l’ansia di ritrovarsi bloccati dentro quel gigante accasciato non abbandona nessuno dei 4.229 passeggeri a bordo. uno dei protagonisti di quella notte è Gregorio de falco, ex capo della sezione operativa della capitaneria di porto di livorno che, a 10 anni di distanza, ai microfoni di Sky ha dichiarato: “Se ci fosse stata la collaborazione del comando di bordo e la necessaria integrazione dei soccorsi da terra, da mare, avremmo salvato tutti sicuramente”.


I soccorritori di terra hanno confermato che dal comando di bordo quella sera arrivavano, in un primo momento, solo segnalazioni di un blackout del sistema elettrico. E molti testimoni hanno riferito che dagli altoparlanti arrivavano informazioni su un problema elettrico a bordo. Sono i testimoni che raccontano attraverso i ricordi e le sensazioni provate quella notte cosa è realmente accaduto. Antonella bologna, che era sulla Concordia insieme al marito e ai due figli piccoli, ricorda come solo dopo un’ora e un quarto i passeggeri sono stati fatti arrivare sul ponte 4, quello da cui si poteva salire sulle lance di salvataggio. Quello, nei suoi ricordi, è stato il momento in cui ognuno ha pensato alla propria sopravvivenza. la maggior parte dell’equipaggio, Comandante e ufficiali di bordo, infatti, erano già scesi dalla nave lasciando i passeggeri in balìa della buona volontà di molti ma senza un vero e proprio coordinamento. È famosa la telefonata tra de falco e Schettino di quella notte in cui il primo intima al secondo di risalire a bordo. la mancanza di un coordinamento a bordo ha prodotto confusione, panico, terrore e la morte delle 32 persone che sono rimaste bloccate dentro quel mostro che s’inabissava. l’accusa infamante per il comandante Schettino è proprio quella di aver abbandonato la nave per primo. uno squarcio di 70 metri causato dall’impatto con gli scogli de le Scole ha ferito mortalmente la costa concordia. uno squarcio che ha subito rappresentato la gravità della situazione che si era venuta a creare tanto da far dire ai soccorritori prima, e alle carte giudiziarie poi, di come tutto il comando della costa non era presente a bordo lasciando gli stessi soccorritori senza un’idea precisa di come operare su un terreno impervio come può essere una nave capovolta. particolarmente toccante è il racconto del salvataggio di una coppia coreana in viaggio di nozze. Marito e moglie che erano rimasti bloccati nel corridoio davanti alla propria cabina e che sono stati salvati solo grazie alla testardaggine dei vigili del fuoco che sono saliti sulla nave, l’hanno ispezionata e sono rimasti a bordo fino a quando l’ultimo dei passeggeri è stato portato in salvo. Maurizio falciani, capo reparto dei vigili del fuoco di firenze, ricorda come, nell’ispezionare la nave, cercassero possibili superstiti: per lunghissimo tempo nel silenzio degli abissi, calati con le corde, hanno cercato di captare anche un minimo segno di vita. proprio grazie a questi interventi sono riusciti a identificare la coppia di sposi coreani e portarli in salvo.
Inoltre, sommozzatori con l’attrezzatura da Alpini si fanno strada nel ventre di un gigante di 300 metri adagiato su un fianco. Ma non tutte le operazioni di quella notte hanno prodotto gli esiti sperati: il bilancio complessivo conterà, alla fine, 32 morti.
All’alba del 14 gennaio migliaia di persone furono soccorse e fatte alloggiare presso la chiesa dell’Isola e nelle abitazioni private. I gigliesi hanno aperto le porte delle loro case, hanno offerto viveri e bevande calde, si sono procurati coperte, giacconi, sciarpe per riscaldare le persone che sbarcavano sull’isola, salvi ma attoniti, dopo aver vissuto un’esperienza che ha segnato per sempre la vita di tutti. Ogni abitante del Giglio quella notte ha contribuito a soccorrere le 4.229 persone presenti a bordo. da subito, dopo la cronaca di quella indimenticabile notte, non solo l’Italia ma il mondo intero, che ha seguito l’evolversi della tragedia, ha puntato il dito contro il comandante francesco Schettino. lui e il suo equipaggio hanno abbandonato la nave prima dei passeggeri; il comandante non si è fatto carico di coordinare le operazioni di salvataggio, ha temporeggiato nel dare l’allarme e il comando di abbandono nave e, quindi, ha rallentato le operazioni di sbarco. come ricorda l’ex procuratore capo di Grosseto, francesco Verusio, tutti questi motivi, oltre che per la manovra azzardata che ha causato l’incidente, hanno portato alla condanna di Schettino a 16 anni e un mese di reclusione per omicidio colposo plurimo, a fronte di una richiesta della procura di 27 anni. condanna che il comandante sta scontando nel carcere romano di Rebibbia. una tragedia, una macchia indelebile nella storia della navigazione italiana, ma anche una nota di merito sia per quanto riguarda la straordinaria reazione degli abitanti dell’isola del Giglio e di coloro che hanno coordinato le operazioni di salvataggio da terra sia per ciò che riguarda la complessa rimozione della nave da crociera davanti alle coste dell’isola del Giglio e la sua navigazione verso il porto di Genova per lo smaltimento. un’operazione senza precedenti, specie quella del raddrizzamento della nave coordinata da Nick Sloane, il comandante del team di esperti che, il 16 settembre del 2013, alle 9:06 del mattino, ha cominciato i lavori di disincaglio della costa concordia e quindi la rotazione per portarla in posizione di galleggiamento. l’operazione di parbuckling, quella più delicata, per la quale erano inizialmente previste circa 12 ore di tempo, si è conclusa dopo 19 ore, alle 4:00 circa del 17 settembre. In quel momento la costa concordia è stata riportata nuovamente in asse, pronta per il suo ultimo viaggio verso Genova. per tutto il tempo gli uomini che hanno lavorato per rimettere in asse il relitto hanno continuato, secondo le testimonianze raccolte per documentare la straordinaria fase di recupero, a ‘parlare’ con la nave, a incitarla, pregarla di seguirli come si fa con un essere vivente, perché, secondo Sloane, “una nave può essere riabilitata”. le procedure per il rigalleggiamento del relitto sono iniziate il 14 luglio 2014, per completare la rimozione dall’isola del Giglio il 23 luglio 2014 e il trasferimento a Genova, nell’area portuale di pra’-Voltri, il 27 luglio 2014. la costa concordia è stata demolita in un anno circa con un’ultima macabra svolta. proprio durante le operazioni di demolizione è stato, infatti, rinvenuto il corpo di Russel Rebello, l’ultima vittima dell’incidente del Giglio.
Nelle foto in alto, il relitto della Costa Concordia dopo il raddrizzamento. A fianco, il capitano Schettino durante il processo










