Milano domani4

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ANNO II - n. 6

OTTOBRE 1976

Gli impianti sportivi della zona

Considerando la situazione sportiva della nostra zona, l'impressione che se ne trae, è, al di là della insufficienza degli impianti, di perplessità per quanto riguarda la reale possibilità di una loro utilizzazione sociale e di massa.

In questo numero abbiamo deciso di fare un quadro generale informativo della situazione sportiva della zona 13. proponendoci di riprendere il discorso col contributo di tutti coloro che vorranno intervenire con le loro considerazioni e proposte.

Nella nostra zona esistono sei centri sportivi di una certa rilevanza, di cui tre sono comunali: il centro polisportivo Saini di via Corelli. la piscina Samuele e il tennis Bonacossa di via Mecenate; i tre sono a gestione privata : le società calcistiche Macallesi e Sporting Milano di via Salomone e lo Junior Tennis di via Cavriana.

Il centro Saini di via Corelli, dietro il parco Forlanini, rappresenta senz'altro l'opera più completa della nostra zona e la sua importanza è a livello provinciale. È stato costruito interamente dal Coni su una estensione di migliaia di metri quadrati ed è gestito

da un comitato composto dal C. M. S.

R. (Centro Milanese per lo Sport e la ricreazione) e dal CONI. Le attività sportive e i corsi sono tenuti dal Centro Educazione e Sport che rappresenta un esperimento di gestione collettiva da parte di varie organizzazioni (AICS, CMSR, CSI. ENDAS, LIBERTAS, UISP, USACLI).

Gli sport praticati sono molteplici e vanno dal nuoto, ai tuffi, alla scherma, alla ginnastica, all'atletica, al baseball, al pattinaggio ecc., secondo un calendario e un orario che comprende i corsi per i ragazzi, per gli adulti, l'affitto dei campi e l'organizzazione di gare. Al centro Saini è anche situata una piscina aperta al pubblico durante la stagione estiva.

Il centro non è ancora stato ultimato ed è infatti in costruzione il secondo lotto che comprenderà fra l'altro, oltre ai campi da tennis, una nuova pista di pattinaggio su ghiaccio.

La partecipazione dei cittadini è notevole e interessa tutta la città, non resta quindi che augurarci una corretta gestione che sappia valorizzare e utilizzare le risorse offerte dal centro.

L.150

Esce il 15 del mese (luglio e agosto esclusi)

In via Mecenate sorgono due complessi interamente costruiti dal CONI e gestiti dal Comune. Essi comprendono un centro balneare composto da due piscine di cui una idonea alle competizioni, e di undici campi da tennis con tre palestre.

La piscina è nata per ospitare atleti e pare che le esigenze impongano questa scelta, sia in considerazione delle

sue ottime qualità agonistiche, sia per la mancanza di altre strutture in grado attualmente di supplire a questo compito, sia per le caratteristiche che non la rendono adatta ad accogliere il pubblico (es. la mancanza di spogliatoi a rotazione). Oltre alle gare. in essa si tengono corsi di nuoto e pallanuoto del CONI e del CMSR.

I campi da tennis oltre ad ospitare i

corsi del CONI, sono a disposizione dei cittadini durante la maggior parte della giornata per essere affittati. Dei tre sono i centri a gestione privata, le due società calcistiche sono gestite rispettivamente da un consiglio direttivo eletto dai soci. Il terreno è in ambedue i casi di proprietà comunale. La società Macallesi. che vanta segue in ultima

IL POTERE Al CITTADINI

Nostra intervista ad Antonio Taramelli (Assessore al Decentramento e al Personale).

I) I Consigli di Zona sono ormai da tutti riconosciuti indispensabili per una corretta e democratica Amministrazione. Perchè questo si verifica a suo parere?

Indubbiamente oggi unanime è il giudizio sulla necessità di un governo decentrato delle città, tanto è vero che tale esigenza è stata formalmente sancita dalla legge n. 278 sul decentramento e la partecipazione dei cittadi-

ni, approvata la scorsa primavera dal Parlamento. Vorremmo, però, al riguardo precisare - e non per mero gusto di polemica, ma, crediamo, per rispetto della verità - che tale legge, che ha raccolto una esigenza profonda ed obiettiva ed ha generalizzato una esperienza già acquisita e largamente positiva, è stata il frutto di una tendenza e di un movimento che in questi anni si è andato progressivamente af-

fermando nella coscienza del Paese ed è stata l'espressione della decisa volontà dei cittadini di partecipare alle scelte ed alle decisioni politiche ed amministrative per promuovere in tale modo un profondo rinnovamento nel modo di governare.

E quali forze si siano dovute vincere basti per tutti ricordare l'intervento del governo che lo scorso autunno ha impedito le elezioni dirette dei Consi-

SCUOLA E SOCIETÀ&

Che la situazione di profonda crisi della scuola abbia le sue radici proprio nello scollamento tra questa e la realtà ad essa circostante, è un dato di fatto; per parte mia ritengo che anche la profonda crisi della società affondi le sue radici nel medesimo terreno: stiamo pagando lo scotto di una scuola che, vantando di mantenersi estranea alla politica, si è invece asservita ad una precisa scelta politica mirante all'attuazione di un modello di sviluppo non rispondente alle esigenze della società, ma alle leggi di una economia basata sull'incremento del capitale, attraverso la superproduzione conseguente alla dilatazione dei consumi sulla spinta di bisogni fittizi, sapientemente indotti nell'individuo.

Funzionale a un siffatto modello di sviluppo è stata ed è ancora la scuola nel "produrre" un individuo medio, abile nell'usare più le mani che la testa, incapace di inserirsi con autonomia nella società, sufficientemente acritico, scarsamente acculturato, per lo più impreparato ad effettuare scelte che rispecchino la sua personalità, socialmente assente, religioso quel tanto che basta a salvare le ap-

parenze, pago di definirsi "buon padre di famiglia, "onesto lavoratore", "madre virtuosa", "cittadino esemplare", "figlio rispettoso".

Su un siffatto individuo è abbastanza facile far presa con i vari caroselli pubblicitari per indurlo a considerare di vitale importanza "annusare" la fragranza di una primavera scandinava, per convincerlo a non farsi più "fregare" due metri di carta igienica, per invogliarlo a provare l'esaltante esperienza di "vivere" il magico splendore della polvere che lava più bianco dell'ultimo bianco.

A chi giova simile individuo nel quale, per molti versi, io pure mi riconosco? Vero è che ho avuto la disavventura di frequentare non solo la scuola del "consumismo", ma anche quella del "libro e moschetto"!

Sia l'una che l'altra scuola (ma esiste poi una differenza?) non si sono mai poste - se non negli enunciati - finalità educative; non hanno mai nemmeno tentato di offrire a ciascun alunno le occasioni per approfondire personalmente quelle informazioni culturali che si limitavano a trasmettere. segue in ultima

gli di Zona a Milano ed in altre città ed il successivo tentativo governativo di far passare una legge non di principii, ma che dettasse per i poteri da attribuire agli Organi del decentramento una rigida e vincolante casistica.

A suo parere il contributo dato dai Consigli di Zona all'Amministrazione della città è possibile definirlo positivo e in che senso?

Indubbiamente. Riteniamo che uno dei maggiori meriti dei Consigli di Zona sia stato in questi anni, e lo sia tuttora, quello di aver svolto un ruolo determinante nella crescita del tessuto democratico della città, dando ad esso una capacità sempre più ampia di espellere dal proprio corpo quelle scorie che inquinano la nostra città e che creano momenti di tensione nella vita cittadina.

Inoltre un altro aspetto fortemente positivo della esperienza dei Consigli di Zona è stata, fin dal loro sorgere, la caratterizzazione di una forte cat ica unitaria che ha evitato la cristallizzazione in maggioranze precostituite ed ha permesso la gestione unitaria della soluzione dei problemi urgenti e reali delle popolazioni, avviando così un metodo nuovo nell'affrontare i problemi politico-amministrativi delle città e assicurando un intervento ed un controllo sulle scelte che si andavano compiendo.

Quali sono i criteri fondamentali a cui si ispira il nuovo Regolamento sulla partecipazione e il decentramento?

Nella predisposizione del nuovo Regolamento, invece di andare ad alcuni aggiustamenti del vecchio, abbiamo preferito seguire la via, certamente più difficile, di proporre un Regolamento costruito in modo nuovo.

Ci sembra che questa scelta abbia consentito di presentare una proposta

che tiene conto, in tutti i suoi aspetti. di quando di positivo è stato possibile cogliere nello spirito della legge. e ciò sia per quanto riguarda gli aspetti burocratico-formali, sia in particolare per i contenuti. Per quanto riguarda la attribuzione dei poteri ai Consigli di Zona abbiamo preferito non rimanere ancorati alla sola enunciazione dei titoli, ma abbiamo tentato di fare in modo che si affermassero, senza possibilità di equivoco e come linee e punti di non ritorno, i poteri stessi dei Consigli di Zona. Abbiamo, cioè, cercato di porre i problemi in termini tali che nella fase successiva, quando si dovranno predisporre le relative deliberequadro. non sia facile dare una interpretazione diversa da quella che invece anima il nuovo Regolamento e ne rappresenta lo spirito.

4) Decentramento amministrativo si. gnifica anche ristrutturazione dell'apparato comunale. Come intende l'Amministrazione effettuare questa ristrutturazione? E questo fatto comporterà particolari problemi di carattere sindacale?

Lo sviluppo del decentramento comporterà inevitabilmente la fine dell'attuale macchina comunale, con il trasferimento, in prospettiva, di parte nelle funzioni e del personale ai segue in ultima

MENSILE DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'
A

sul Consultorio familiare CONSULTORI : PARTIRE CON IL PIEDE GIUSTO

Nel dibattito che è in corso sulla questione dei consultori è importante sottolineare come nell'elaborazione della legge approvata recentemente dal Consiglio Regionale si è tenuto conto in larga misura delle istanze espresse dal movimento delle donne, che erano contenute nella proposta di legge di iniziativa popolare presentata alla Regione dall'UDI dopo una vasta consultazione capillare che ha coinvolto migliaia di donne.

Il consultorio prefigurato nella legge regionale è una struttura di tipo nuovo che risponde realmente alle esigenze delle donne non solo perchè è gestita democraticamente, ma anche per la vastità dei settori di intervento. È interessante mettere in evidenza alcuni punti della legge:

II titolo. Non è più quello di « consultorio familiare » come nella legge-quadro nazionale, ma è più completo e corrispondente alle funzioni del servizio stesso. Il testo parla infatti di «consultorio per l'educazione sessuale, per la procreazione libera e consapevole, per l'assistenza alla maternità, all'infanzia, alla famiglia ». Parlare di consultorio familiare sarebbe infatti limitativo, in quanto il servizio deve essere a disposizione di tutti i cittadini, a prescindere dalla loro condizione familiare.

La gestione sociale. Anche questo aspetto, come è già stato messo in evidenza in altre occasioni su questo giornale, è fondamentale. La gestione sociale infatti garantisce che il servizio del consultorio nasca non come una struttura determinata burocraticamente dall'alto, ma come un servizio progettato democraticamente, con la partecipazione delle forze politiche, sindacali e delle associazioni femminili.

In effetti l'esperienza indica che là dove si è potuta organizzare la gestione sociale, dove il consultorio è sorto perchè è stato volutodalla comunità, non solo funziona, ma anche diventa scuola di esperienza, di partecipazione democratica, di crescita civile. Nel consultorio si realizza quindi uno strumento politico nuovo per le dorme per portare a nuovi traguardi la loro battaglia di liberazione ed emancipazione proprio nella misura in cui diventa un'occasione e una sede per una presa di coscienza collettiva e per una crescita culturale intorno a temi così importanti.

La preparazione del personale. La legge stabilisce che la preparazione del personale deve essere organizzata dagli enti locali e che non è delegabile a privati. Cosa importantissima questa, se si pensa ai pericoli che tale ipotesi avrebbe comportato: è evidente che solo gli enti locali possono garantire il necessario pluralismo e la serietà di indirizzo nella formazione professionale. Inoltre l'équipe di tecnici che dovrà operare nel consultorio è completa nelle varie specializzazioni ed è in grado di fornire alla donna, alla coppia e alla comunità un servizio globale.

La gratuità del servizio. Questo è un elemento indispensabile perchè del consultorio possano godere il maggior numero di donne, soprattutto quelle dei ceti popolari, per cui la gratuità è la condizione base per una diffusione di massa della contraccezione.

A questo punto è lecito domandarsi, ma come verrà applicata questa legge, sarà destinata a finire nel cassetto, oppure il consultorio che andre-

mo a ottenere sarà un posto come la « mutua », un posto dove distribuiscono le pillole gratis? Per evitare tutto questo bisogna partire con il piede giusto e promuovere la partecipazione alla gestione di un gran numero di persone. Per cui, anche per quanto riguarda la nostra zona, è necessario. appena il consultorio sarà istituito, sensibilizzare l'opinione pubblica e fare una vasta opera di informazione, in modo che tutto il quartiere sia a conoscienza che questo nuovo servizio esiste e che funziona in modo gratuito e continuo. È importante far crescere il movimento democratico e in particolare delle donne su questa questione e spiegare a tutti i cittadini che loro stessi, prima come operatori del territorio, e poi come utenti, come gestori della salute, sono responsabili delle scelte e del funzionamento del servizio. Inoltre è indispensabile collegarsi con le strutture democratiche della zona e specialmente con i consigli scolastici per quanto riguarda l'impostazione del discorso sull'educazione sessuale, con i consigli di fabbrica e gli SMAL (Servizi di Medicina preventiva per l'ambiente di lavoro), oggi particolarmente impegnati sui temi della salute in fabbrica, per sviluppare con loro l'indagine sulle produzioni e gli ambienti nocivi che provocano sterilità, aborti bianchi e malformazioni embrionali. La recente tragica esperienza di Seveso indica l'urgenza di interventi immediati a questo riguardo sia nel campo della ricerca che in quello della prevenzione. Infine è necessario, promuovere incontri, dibattiti con i « tecnici della salute », i medici, per impostare assieme a loro un discorso nuovo e per battere certe connivènze che si verificano tra « caste » di medici e reazione.

Certo la situazione in cui ci troviamo oggi in Italia per quanto riguarda

(Un dramma per milioni di italiani

Disegno di Gino Fossali l'assistenza sanitaria in generale, ma specialmente il rapporto donna-medicina, è gravissima; basti pensare che nel nostro paese muoiono di parto 500 donne all'anno (si verificano cioè ogni 100.000 parti. 50 casi di morte) e che anche altissima è la mortalità perinatale, (in un anno muoiono 30.000 bambini al di sotto di un anno), senza entrare nel merito delle violenze compiute contro le donne relativamente ai problemi della sessualità e dell'aborto. Viene spontaneo quindi chiedersi: riuscirà il consultorio a operare una reale modificazione delle condizioni della donna nei confronti della sua fisiologia e della sua sessualità? Potrà la donna vivere serenamente il suo rap-

porto di coppia senza l'incubo di maternità non volute e affrontare la grande esperienza di mettere al mondo un figlio con fiducia e tranquillità per quanto riguarda la sua salute e quella di suo figlio? Si tratta di imporre alla classe medica scelte diverse e di ribaltare il concetto di medicina tradizionale attraverso questa struttura nuova - il consultorio - che le donne si sono conquistata. Ma questo potrà avvenire solo attraverso una sempre maggiore presa di coscienza delle donne e una vasta mobilitazione delle forze democratiche.

Beba Prosdocimi Fossali

PENSIONI:SI PUO' VIVERE CON IL MINIMO?

Quando è stata conquistata l'attuale cifra minima e quale sarà dal l° gennaio 1977. Come e perchè occorre cambiare l'odierno meccanismo di calcolo.

A Milano rappresentano il 42 per cento, in tutta Italia sono milioni. Si tratta dei pensionati INPS che, relega-

ti nel ghetto dei minimi, stentano a sbarcare il lunario grazie alla colpevole indifferenza dimostrata da trent'anni a questa parte dai governi a direzione democristiana. Tra le categorie maggiormente « beneficiate » dal dilagare dei minimi pensionistici vi sono i settori dei servizi e

del commercio, oltre ai tessili e agli ex lavoratori della terra. Per le donne poi il fatto di percepire la cifra minima è quasi una regola generale. Infine, gli invalidi meritano una menzione a parte, se così si può dire, giacchè vedono aggiungersi al danno la beffa. Eppure per arrivare alla conquista

di quelle 66.950 lire con le quali un pensionato dovrebbe vivere un intero mese sono occorse aspre e lunghe battaglie politiche e sociali sostenute dal lontano 1945, quando di minimi non si parlava ancora, fino ai giorni nostri. Forti scioperi delle categorie lavoratrici e degli stessi pensionati, costante mobilitazione dei partiti operai, combattive delegazioni in Parlamento e tante altre forme di lotta, hanno consentito di strappare ai governi fin qui succedutisi quelle conquiste parziali che hanno via via portato al minimo che oggigiorno, purtroppo, non può essere considerato vitale.

Per uscire dal ghetto dei minimi ci vorrebbe una rivalutazione delle pensioni, dal momento che la base di calcolo fissata nel 1975, quando cioè per la prima volta si è dato l'avvio ad un congegno pensionistico collegato in qualche modo alla scala mobile e alla dinamica dei salari, è ormai priva di qualsiasi validità. Per chi volesse togliersi questa curiosità, indichiamo qui di seguito il meccanismo che determina il minimo attuale: L. 52.550 di pensione minima vera e propria alla quale vanno aggiunte L. 10.775 per effetto della scala mobile più Lire 3.625 a titolo di aggancio salariale, ottenendosi così le odierne 66.950 lire equivalenti al 27,75% del salario medio

dell'industria. Secondo calcoli fatti dai sindacati, già dal 1976 si sarebbe dovuto portare il minimo della pensione ad una cifra pari al 30% del salario medio industriale, ma a tutt'oggi non se ne è fatto niente. Dal l° gennaio 1977 il minimo sarà invece portato a L. 79.650 soltanto per l'automatico effetto del meccanismo scala mobileaggancio salariale.

Appare dunque evidente come quello dei minimi resti più che mai un problema sociale aperto. A proposito, cosa dire delle liquidazioni da capogiro (e perciò delle pensioni ad esse collegate) di cui godono i nababbi ex superburocratici di enti pubblici o dirigenti di industria che per decenni hanno contribuito ad alimentare la vasta piaga del sottogoverno?

Ci sarà bisogno di riflettere attentamente anche su questo fenomeno se si vorrà attuare un reale cambiamento di politica economica per andare incontro ai bisogni di chi, pur mal retribuito, ha duramente lavorato tutta una vita senza dimenticare chi addirittura nella sua vita non ha neppure potuto godere del diritto di lavorare.

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lTA—'3 11 Dibattito
Merile Corrad2

LE «CASEBIANCHE»

Quattro grosse "casebianche" disposte a denti di pettine nelle due nuove vie Uccelli da Nemi e Giacinto Serrati. Gli appartamenti abitati in massima parte dai legittimi assegnatari; per altri, occupati illegalmente, si attende l'esito degli accertamenti sui redditi familiari. Il risanamento del quartiere Pontelambro reso possibile dall'assegnazione dell'alloggio popolare a decine di famiglie provenienti dalle stanze fatiscenti dei vecchi stabili.

Non si è ancora concluso un altro capitolo della conquista del "lotto 25" che già altri seri problemi emergono ora per l'accresciuto numero degli abitanti (moltissimi i bambini e i giovani) in rapporto alle strutture esistenti e per l'integrazione nel quartiere.

Scuola - La pressione maggiore si avverte nella scuola dell'obbligo per il nuovo cospicuo aumento delle iscrizioni che pone problemi di inserimento dei nuovi alunni nelle classi.

E' negli edifici scolastici che si realizza quotidianamente l'incontro tra i nuovi e i "vecchi" abitanti di Pontelambro: un'occasione irrinunciabile di dialogo e di confronto che dalla scuola può e deve allargarsi ai pro-

NELLA NOSTRA ZONA

blemi del quartiere e della zona. In questo settore è indispensabile una particolare attenzione degli insegnanti, del personale non

disoccupazione e sottoccupazione giovanile le periferie delle città industriali rischiano di diventare lo sfogo dello sviluppo distorto

sono in questa condizione anche se il pericolo della frattura esiste.

Termometro della situazione sono soprattutto i

problemi di attualità che siano utili, prima ancora che per una crescita politica, per un contatto fra i giovani. Anche nel settore del tempo libero si scontano però le carenze di attrezzature sportive nel quartiere e di una limitata agibilità degli impianti della zona.

Trasporti - Oltre agli abitanti di Linate e ai "passeggeri" tradizionali, altre centinaia di persone si recano al lavoro quotidianamente servendosi dei mezzi pubblici. Gli orari sono concentrati, le vetture affollatissime. Un particolare riguardo è richiesto quindi anche in questo settore per evitare tensioni.

Tre problemi questi (e ce ne sono altri) che le forze politiche debbono affrontare a tempo perché la frattura fra "casebianche" e Pontelambro non si verifichi con le gravi conseguenze che si vedono in altre periferie.

docente e dei genitori operanti negli organismi esistenti perchè le famiglie del lotto 25 vengano puntualmente coinvolte nelle iniziative di dibattito sui problemi scolastici.

Giovani - E' possibile dare un'alternativa ai bar e al vivere alla giornata? Nella situazione di abbondante

del paese.

Negli agglomerati cresciuti senza verde, servizi sociali e culturali si assiste alla vertiginosa crescita della delinquenza minorile, della violenza gratuita e dell'uso degli stupefacenti. Si creano cioè all'interno dei quartieri già emarginati, nuovi ghetti.

Le "casebianche" non

COME VIVREMO DOMANI?

Da alcuni mesi si è sviluppato nella nostra città un serrato dibattito interno ad un tema di grande rilievo: la variante generale al Piano Regolatore di Milano.

La consultazione ha coinvolto i 20 Consigli di Zona, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli inquilini ed inoltre l'Assimpredil, l'Assolombarda, l'Unione commercianti, l'Ordine degli architetti e degli ingegneri, l'Istituto nazionale di urbanistica e l'Istituto nazionale di architettura.

Le proposte ed i pareri raccolti sono stati oggetto di una attenta valutazione perchè l'orientamento dell'Amministrazione è di accogliere tutte le proposte migliorative, le precisazioni che una conoscenza diretta di chi opera sul territorio è in grado di produrre, molto meglio degli uffici, oltre, naturalmente, le correzioni degli errori materiali che sulle tavole possono essere stati fatti e che l'esame puntuale, soprattutto dei Consigli di Zona, ha consentito di individuare e annullare.

Si andrà ora alla discussione in Consiglio Comunale con un progetto di modifiche all'elaborato presentato a giugno che, non intaccando le scelte di fondo del piano, ne migliorano alcuni aspetti.

Quali sono queste scelte di fon d o e in che modo incideranno sulla Zona 13? Il concetto generale che ispira il nuovo piano è di dare alla città una espansione

equilibrata che deve conservare il carattere di città operaia, con grosse unità produttive, e che sia vivibile e umana. Uno dei punti fondamentali è dunque definire quale posto l'industria debba avere in città, tenendo fermo l'obiettivo di mantenere i posti di lavoro produttivi esistenti.

Per assicurare il mantenimento di questo obiettivo, essenziale, insieme all'edilizia popolare, per bloccare la terziarizzazione della città e ricostituire, per quel che è ancora possibile, un tessuto urbano ricco e articolato, occorre da un lato mantenere ad industria le aree ora occupate a questo scopo, ed allo stesso tempo prevedere nuovi insediamenti per le aziende da spostare dalle zone più centrali della città per risanamento e per consentire l'introduzione di nuove tecnologie (vincolando a servizi le aree che si rendono libere nelle zone centrali).

Le nuove aree industriali, dette "di espansione", ma in realtà indispensabili per non vedere diminuire i posti di lavoro produttivi esistenti, saranno acquisite in base alla legge 865 in modo da impedire speculazioni. Nella nostra zona il problema si è posto in termini di conferma e di consolidamento di tutte le aree industriali esistenti: piccole e medie fabbriche nell'area ex-Caproni, Richard Ginori, Montedison, ecc.

Il Consiglio di Zona ha sollevato un'unica eccezione, chie-

dendo una destinazione di piano diversa (a verde) per l'area dove sorge attualmente l'industria D.A.C., che peraltro occupa una non trascurabile quota di area che era parte del parco Forlanini.

Per quanto riguarda il terziario (servizi), che va distinto in terziario legato alle attività produttive, alle attività pubbliche (Regione, poste, ecc.), terziario superiore (ricerca scientifica, ecc.), il concetto ispiratore è che si debba andare ad un quadro di diffusione delle strutture del terziario nella città, evitando di muoversi in una logica che preveda in modo indiscriminato nuove costruzioni, utilizzando il più possibile strutture già esistenti.

In merito a questo problema il Consiglio di Zona ha espresso un parere sostanzialmente favorevole, accettando la destinazione assegnata dal piano, ma chiedendo che si imponga alle Società Immobiliari l'acquisto di aree esterne, vicine, pari al 100%della superficie utile di piano degli immobili e relativa cessione gratuita al Demanio Comunale.

In altri termini, e più in generale, il Consiglio di Zona ha espresso alcune osservazioni puntuali in merito al problema dei servizi di cui i lavoratori hanno il sacrosanto diritto di usufruire, come: mense, servizi di pronto soccorso, centri di medicina preventiva, ecc.

Gli standard per servizi di livello urbano e territoriale sono attualmente pari a 7.41 mq./ab.,

giovani che in misura maggiore soffrono lo sradicamento dai luoghi e dalle amicizie dell'infanzia.

La nuova realtà nella zona impone perciò l'iniziativa dei movimenti giovanili esistenti per l'organizzazione del tempo libero.

Quindi sport, gite, proiezioni di films e dibattiti sui

E' comunque un compito di tutti, nel lotto 25 come negli altri stabili di Pontelambro, per porre le basi di un dialogo che deve stabilirsi e consolidarsi nel tempo fino ad essere il cemento della realtà politica e sociale del quartiere nei prossimi anni.

gli standard richiesti dalla regge regionale sono di 23.5 mq./ab. (esclusi i parchi).

Per raggiungere lo standard regionale il piano prevede una serie di interventi: dall'individuazione e vincolo delle residue aree libere o di aree attualmente edificate con costruzioni scarsamente consistenti, fino al recupero all'uso pubblico delle aree esterne.

La nostra zona ha ancora vaste aree libere: esse vengono definitivamente vincolate e salvaguardate dal piano, dando così un concreto supporto alla giusta aspirazione di dotare la zona dei servizi sociali mancanti o insufficienti.

Per quanto riguarda il problema residenziale il criterio informativo del piano è la difesa della composizione sociale della popolazione della città, puntando sulla ristrutturazione dei vecchi quartieri e sulle espansioni finalizzate alla difesa ed al consolidamento della residenza dei ceti popolari.

In particolare nella nostra zo-

na è prevista l'applicazione della legge n. 167 anno 1962 a Ponte Lambro e a Morsenchio.

Infine per quanto riguarda la mobilità vi è da 'osservare che è la prima volta che viene affrontato il problema di una pianificazione seria dei trasporti.

Gli obiettivi che il piano si pone sono di ridurre le congestioni crescenti del traffico cittadino rendendo più efficiente il trasporto pubblico, su gomma e su ferro, e rendendolo accessibile anche ai flussi in entrata su auto private tramite la localizzazione di zone di interscambio. Nella nostra zona sono previsti due grandi parcheggi: all'inizio di viale Forlanini e lungo la strada statale Paullese a sud di Ponte Lambro.

Il potenziamento del trasporto pubblico prevede l'istituzione di una linea tranviaria veloce che colleghi la via Mecenate con S. Donato od una metropolitana in superficie che correrà lungo la cintura ferroviaria, e di cui è prevista una stazione in via Zama.

PONTE LAMBRO: UN GRAVE PROBLEMA 3

SCUOLA MATERNA ED EDUCAZIONE DEL BAMBINO

Giornata di studio per genitori ed educatrici

Sabato 23 Ottobre (ore 15-18) in Via Zante 36

Il dibattito intorno ai contenuti educativi dell'insegnamento nella scuola materna è tutt'altro che chiuso. Di scuola materna però, alla ripresa dell'anno scolastico, a Milano si è preferito parlare soprattutto in relazione alla pretestuosa agitazione che da qualche parte si è tentato di fare in relazione alla questione delle rette per la refezione.

In verità questi tentativi di mettere in difficoltà l'Amministrazione comunale sono, almeno per la nostra zona, caduti abbastanza nel vuoto: ecco quindi la necessità di riprendere ora a parlare di cose più qualificanti e che maggiormente occorrono a determinare il processo educativo del bambino.

Le questioni aperte infatti sono numerose e, alla luce dell'esperienza degli organi di gestione della scuola, partono dalla indispensabilità di far capire, soprattutto ai genitori, l'importanza di un corretto rapporto fra scuola e famiglia.

Tale rapporto deve essere caratterizzato dalla massima apertura - cosa questa che da parte dei Consigli di scuola non è nep-

pure posta in discussione - ma, nello stesso tempo bisogna che i genitori imparino ad occupare gli

cativo; scuola laica e pluralista o confessionalità dell'insegnamento; l'aggiornamento e la

delle nostre scuole a tutto vantaggio dei bambini.

E' per parlare di questo che,

logia dell'Università di Milano, una giornata di studio su: "Il ruolo della scuola materna nell'educazione del bambino".

La giornata è strutturata in modo da interessare sia i genitori che le educatrici: il Prof. Varin infatti parlerà del significato della scuola dell'infanzia in relazione alle nuove conoscenze sullo sviluppo psicologico del bambino, mentre l'intervento del Dr. Colombi sugli obiettivi e i metodi educativi sarà preceduto dalle comunicazioni di alcune educatrici sulla situazione delle scuole materne della nostra zona in modo da consentire un dibattito intorno alla loro realtà. La giornata di studio si terrà sabato 23 Ottobre presso la scuola materna di via Zante 36, dalle ore 15 alle ore 18.

spazi loro concessi attraverso una maggior partecipazione e presenza all'interno della scuola. Ma anche per quanto riguarda più specificatamente le questioni della didattica è necessario sciogliere, partendo dalla realtà delle scuole della nostra zona, alcuni nodi di fondamentale importanza. L'inserimento degli handicappati e le difficoltà che ciò comporta; la continuità dell'azione educativa (dal nido alla scuola materna e da questa alla scuola elementare) autoritarismo o permissività nell'atteggiamento edu-

qualificazione delle educatrici: sono questi solo alcuni temi dei quali sarà necessario discutere per trovare, tutti insieme, una risposta comune che consenta di migliorare il funzionamento

per iniziativa del Consiglio di scuola materna di Via Zante, allargata ai consigli di Via Decorati e Via Meleri, è stata organizzata, in collaborazione con alcuni docenti dell'Istituto di Psico-

Riteniamo che l'importanza dei temi trattati e la qualificazione di coloro che verranno a discuterli interesseranno numerosi genitori della zona oltre che naturalmente tutte le educatrici.

PROFESSIONE DISOCCUPATO

Affrontare i temi della formazione professionale significa porre contemporaneamente due questioni: quella della riforma della scuola e quella di una riflessione globale sul ranporto tra scuola e sviluppo economico.

za è un pauroso aumento della cosidetta "disoccupazione intellettuale", che è in realtà un termine inadeguato.

zione generale" e "formazione professionale"; con la sua "vocazione" verso il settore terziario ed il pubblico impiego; con la

Tutte le "storie", sia quelle belle che quelle brutte, iniziano con "c'era una volta": ebbene, anche ora potremmo dire, a proposito delle ultime vicende del Consiglio di circolo DecoratiMeleri-Zama: "c'era una volta un Consiglio di circolo".

All'interno di detto Consiglio operavano, e operano, "buoni" e "cattivi", gli uni intenti a sorvegliare che i Sacri Principi (Dio, Patria e Famiglia) non vengano in alcun modo schiacciati, gli altri al contrario del tutto protesi in una subdola, e pertanto ancor più pericolosa, opera di infiltrazione di principi rivoluzionari e immorali.

Che cosa è successo infatti nel giugno di quest'anno in quel noto covo di rivoltosi che è (o era?) la Direzione didattica di Via Decorati? E' successo, niente meno, che, dovendosi convocare una riunione del Consiglio di circolo ed essendo non reperibile perchè assente da Milano il Presidente di detto Consiglio, il Direttore didattico ha proceduto alla convocazione della riunione, con ciò commettendo un grave colpo di stato, sia pure senza spargimento

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di sangue, dimenticando in più - badate bene miei spaventati lettori! - di porre sulla lettera la data.

Per fortuna i Difensori della Legge e dell'ordine vegliano sulle sorti della nostra Scuola! Infatti, ignaro di altri problemi della scuola (dovrebbero pur essercene, o no?), un noto "GiornalistaPubblicista", genitore presente nel Consiglio di circolo, si è premurato di contestare la validità della convocazione, attraverso una lunga lettera (ma quando trova il tempo per scrivere cose così importanti e per le quali sono necessarie profonde riflessioni?).

E cosa ha scritto questo integerrimo Difensore della Legge e dell'Ordine? Nientemeno che la mancanza della data nella lettera di convocazione non era stata casuale, ma rappresentava una imprecisione volta al "ribasso di tutti i valori" al fine di raggiungere "anarchicamente" (è proprio scritto così!) la distruzione di uno stato di diritto per sostituirlo con un altro che,' viene specificato, può anche chiamarsi "dittatura del proletariato" (non stiamo scherzando: sta proprio scritto così, miei terrorrizzati lettori!).

Il seguito della storia non ha più molta importanza, anche perchè è a lieto fine (la riunione non è stata invalidata).

Quello che a noi preme sottolineare sono solo i meriti di questo CAV. UFF. (questi sono i titoli dei quali si fregia): Baluardo contro il bolscevismo, Difensore dei Sacri Principi, Insonne Operatore per il progresso e la crescita civile e sociale della scuola.

Tanti riconoscimenti dovevamo, miei esausti lettori, al Cav.

Uff Franco Emide, GiornalistaPubblicista.

Quale sia la situazione dalla quale partiamo è noto a tutti: la disoccupazione è salita ad oltre 1.200.000 unità; il livello di occupazione va costantemente riducendosi dal 1961; il paese sta attraversando un periodo di crisi economica senza precedenti.

Contemporaneamente la scuola ha approfondito la sua ormai cronica crisi ed è,oggi sull'orlo della paralisi.

La realtà è che il rapporto (che in Italia è stato sempre molto tenue) tra sistema economico e scolastico, si è interrotto del tutto e la professione più certa offerta dalla scuola è la disoccupazione.

Qual'è oggi, infatti, la domanda che proviene dall'economia?

Quella di un'industria degradata e subordinata nel quadro della divisione internazionale del lavoro (l'Italia deve produrre auto, ma importare bovini dal M.E.C.); di una agricoltura senza respiro commerciale e inadeguata nelle strutture aziendali; di un sistema di servizi spesso così mastodontico nelle dimensioni quanto insufficiente nei risultati (uffici statali).

Non vi sono dubbi che queste sono le caratteristiche della domanda attuale, la cui conseguen-

Il tipo di disoccupazione determinato dagli effetti più vistosi della crisi non è soltanto mancanza di posti di lavoro per i diplomati e i laureati, ma paralisi del processo di sviluppo tecnologico, arresto dell'ammodernamento del sistema produttivo. Non si tratta, quindi, solo o tanto di "disoccupazione intellettuale", ma di "mancato sviluppo" nell'impiego complessivo delle risorse umane. Il sistema scolastico dal canto suo, ha certamente contribuito a peggiorare questa situazione. La scuola così com'è, con la sua separazione di stampo classista tra "forma-

sua cultura "piccolo-borghese", non solo non è stata in grado di ostacolare i processi contradditori messi in atto dallo sviluppo capitalistico, ma anzi li ha favoriti. Eppure è evidente a tutti non solo che occorre intervenire con urgenza per modificare questa situazione ma anche che un diverso sistema scolastico che abbia al proprio centro la questione della professionalità e del lavoro potrebbe essere una delle leve per imporre ed avviare profonde trasformazioni del nostro sistema economico.

Gianfranco Rossetti

presso Circolo Culturale "C.Marchesi" Via Bonfadini 84 - Supp. a TICINIA Notiziario aut. Trib. di Milano n. 232 del 4.6.73Dir. Resp: LUCIANO CAPITINI STAMPA: Coop. "IL GUADO" Robecchetto con Induno -Tel. 0331/881475 - A cura del P.C.I. e della F.G.C.I. della ZONA 13 - Comitato di Redazione: Enrico Brega, Mario Caccia, Mimmo Casucci, Luigi Gilio, Marina Muzzani, Adriano Zagato, Paolo Zucca - Ammin.: Lorenzo Gandini - Disegni di Bisio, Cluet, Fossali. Foto Maiocchi - grafica Renato Magni.

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UNA STORIA ITALIANA: come si difende la legge e l'ordine

ILDIRETTORE SE NE VA

Col I° ottobre prossimo lascerò la direzione del circolo didattico Decorati - Meleri - Zama per trasferimento a domanda.

La mia permanenza è stata indubbiamente troppo breve per consentirmi di portare un contributo avvertibile all'organizzazione della scuola e all'opera degli Insegnanti. Si è trattato comunque di un'esperienza per me ricca di stimoli e, voglio sperare, non del tutto sterile di risultati ai fini della crescita educativa della comunità scolastica e della crescita democratica della comunità locale.

L'impegno dei docenti e la partecipazione dei genitori alla vita scolastica sono fra i dati positivi che ho potuto apprezzare, quelli più promettenti. Essi costituiscono una riserva di energie e di possibilità che potrebbe, con l'intelligente collaborazione di tutti. essere meglio utilizzata. Condizione imprescindibile perchè ciò si realizzi è che si aprano più ampi spazi alla libera espressione e circolazione delle idee per tutte le componenti della comunità scolastica e, in particolare, per gli operatori scolastici.

Non ci si può illudere che uomini liberi possano essere educati da uomini non liberi, esposti al rischio di non sopite velleità repressive; né si può chiedere agli educatori di « vivere pericolosamente » per servire gli interessi degli alunni.

Ci si deve in proposito domandare se la formazione morale e intellettuale dei figli stia veramente a cuore a tutti i genitori e se il rinnovamento della scuola venga considerato augurabile da tutti.

Per rispondere alla prima domanda

occorre riflettere che educazione morale non può essere definita quella che la scuola attualmente impartisce, efficace nel promuovere nei ragazzi appartenenti ai ceti sociali subalterni la sottomissione all'ordine costituito. ma totalmente impotente a frenare l'avidità e la spregiudicatezza di quelli destinati a costituire la futura classe dominante.

Neppure si può pensare a una seria formazione intellettuale in una scuola che i detentori del potere vogliono immune da ogni contagio delle idee e da cui cercano di scacciare l'intelligenza col pretesto di scacciarvene la politica.

L'individuo dotato di senso morale e di intelligenza critica può contestare i genitori dediti all'evasione fiscale e alle infinite forme di speculazione e di parassitismo sociale; può obiettare all'idea di imbracciare il fucile e sparare contro sconosciuti indicati come « nemici »; può ostinarsi a pretendere l'avvento del Regno deiCieli sulla Terra. Esso rappresenta una potenziale minaccia per le Istituzioni; può procurare dispiaceri alla Famiglia, alla Patria, alla Chiesa; non dà alcun affidamento ai fautori dell'immobilismo sociale e della conservazione.

Per rispondere alla seconda domanda occorre tenere presente che a una società tesa alla conservazione delle proprie strutture e dei privilegi di classe è più congeniale una scuola che formi individui moralmente conformisti spregiudicati e intellettualmente acritici e che privilegi la ripetizione rispetto all'innovazione, la trasmissione della cultura rispetto all'elaborazione della medesima.

Certo, non si vede come la conce-

zione immobilistica della società e della scuola, incompatibile con la visione democratica che pone a proprio ideale la trasformazione e il progresso sociale, possa sostenersi dal momento che né la società attuale può essere considerata perfetta né può essere negato ai figli il diritto di diventare migliori dei padri.

Se, comunque, è opinione prevalente fra i genitori che ogni tentativo innovatore nella scuola vada represso come pericoloso per l'attuale assetto sociale, è bene che essa venga espressa chiaramente. Si eviterà così di chiedere agli insegnanti di trascurare i propri impegni familiari per dedicare tempo ed energie all'aggiornamento e alla sperimentazione.

In questo caso non tornerebbero i conti con gli intenti innovatori dei decreti delegati, secondo i quali la scuola dovrebbe essere trasformata in una « comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica», in un luogo dove avviene « il confronto aperto di posizioni culturali» diverse, dove si « elabora» la cultura e si persegue la formazione critica della personalità dei ragazzi, dove si aggiorna e si sperimenta.

Ma non è un problema. Siamo notoriamente un popolo orgoglioso della propria furberia. In qualche secolo siamo riusciti a capovolgere la religione degli oppressi trasformandola in baluardo del privilegio. In un trentennio abbiamo perso di vista il compito della Repubblica democratica. Per neutralizzare la carica innovativa dei decreti delegati può bastare molto meno.

La propensione diffusa negli organi collegiali ad occuparsi di problemi

« pratici », come la riparazione delle veneziane, che i direttori didattici, per quanto dipendeva da loro, hanno sempre risolto con maggior rapidità ed efficienza; la tendenza a deviare il discorso dai problemi scottanti sui quali le opinioni di genitori e insegnanti sono destinate a dividersi; l'ossequio formale che viene tributato alle procedure democratiche mentre se ne tradisce la sostanza riformatrice: sono tutti sintomi ammonitori sulla possibile conclusione dell'operazione « democratizzazione della scuola ».

Malgrado ciò, per quanto mi riguarda, non sono del tutto scettico sulla possibilità che genitori e insegnanti di orientamento ideologico diverso possano intendersi sui principi essenziali che consentono di educare i ragazzi nell'ambiente pluralistico della scuola statale. Riesce difficile dare per scontato che vi sia in larga parte dei genitori e degli insegnanti una deliberata volontà di vanificare gli scopi dei decreti delegati. Né è ragionevole credere che tutti, insegnanti e genitori, non siano persuasi che ai ragazzi vada impartita una seria formazione morale e una formazione intellettuale libera, anche se ciò comporta rischi per l'attuale assetto sociale.

C'è urgente bisogno che le risorse morali e intellettuali, le capacità ricreative, il coraggio civile di tutti gli uomini siano mobilitati, oltre gli egoismi di classe, se si vuole che i fenomeni sociali negativi (la guerra, lo sfruttamento, la degradazione ambientale) siano resi controllabili e impediti di compromettere la qualità della vita. A tal fine è conforme all'interesse generale che la cultura delle classi sociali emergenti, portatrici di ideali nuovi e

più umani, non venga ulteriormente discriminata.

L'opinione che chi gestisce temporaneamente il potere abbia giurisdizione sulle coscienze e sia in diritto di imporre a tutti la propria cultura - una cultura nel nostro caso poco convinta di sé e da molti giudicata defunta - è inaccettabile e pericolosa (domani questa logica potrebbe ritorcersi contro coloro che oggi la sostengono).

D'altra parte non è pensabile che le classi sociali tradizionalmente subalterne, in passato assorbite dai problemi della sopravvivenza materiale e divenute ora protagoniste della storia, si rassegnino ulteriormente alla sudditanza culturale e rinuncino ad imporre il riconoscimento del diritto di cittadinanza nella scuola della loro cultura e del loro sistema di valori.

La sorte delle future generazioni dipenderà dalla capacità della società e della scuola di accogliere, anziché respingere, le spinte innovative e di utilizzarle per il raggiungimento di più elevate forme di convivenza umana e civile.

Dopo il cambiamento operato nella gestione della scuola dai decreti delegati, l'importanza delle persone dei singoli operatori scolastici risulta meno determinante. Nessuno può ritenersi insostituibile; tanto meno un direttore didattico. Ciò che importa è una presa di coscienza collettiva dei problemi che si pongono, delle soluzioni che si impongono, delle possibilità che si aprono.

Celso Mei ( Direttore didattico del circolo Decorati. Meleri. Zama)

NELLO SPAZIO BIANCO 9 COSTRUIRE LINA SCUOLA TENENDO CONTO:

A.CHE IL NUMERO DEI BAMBINI STIA DENTRO (ALMENO IN PIEDI ).

[3.NON VALE COSTRUIRE IN PIU PIANI PERCHÉ, IL PESO DEI BAMBINI RENDEREBBE PERICOLOSO LO STABILE

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UNA SOLUZIONE PER GLI ZINGARI (l'angolo della poesia) Lzona 13)

Sul problema degli zingari siamo andati a scambiare qualche parola con Damelio che abita in una casa di via Numidia, nelle vicinanze di un campo di Zingari.

D - Angelo, innanzi tutto chi sono gli zingari che abbiamo qui da noi?

R - Sono divisi in vari gruppi, ma la maggior parte è costituita da cittadini italiani, come tali hanno tutti i diritti e doveri di ogni cittadino italiano, ci sono però anche molti slavi.

D - I gruppi sono sempre gli stessi oppure continuano a cambiare?

R - In parte cambiano, in parte sono «fissi », fissi per modo di dire. Per esempio c'è un gruppo di italiani che si è accampato vicino alle scuole di via Zama. Questi tornano molto spesso qui, facendo della nostra zona un pò un punto di riferimento.

D - Evidentemente sono accampati in modo precario ...

R - Certo, sono privi di qualsiasi servizio igenico. manca l'acqua. praticamente non hanno calla. Per l'acqua alcuni vanno a prenderla alla fontanella vicina alle scuole. altri vengono qui nel nostro cortile; alcuni inquilini si lamentano perchè dicono che sono sporchi. certo, in alcuni casi hanno ragione, ma è anche vero che senza acqua non ci si può lavare.

D - In che modo si potrebbe risolvere il problema?

R - Creando dei campi dove possono sistemarsi, nei quali ci siano i servizi igenici. la luce ed una assistenza sanitaria, è evidente che non ne basterebbe uno solo. Infatti sono divisi in gruppi. spesso tra loro rivali. Capirai che se si trovano in un unico posto possono succedere guai.

D - In questo modo non avrebbero più il problema di dove sistemarsi

R - Certo, infatti se noi ora li mandas-

gioni per cui il furto è così diffuso tra loro. Detto questo è evidente che un ladro è sempre ladro e co-

Ho 19 anni. Scrivo da 5 anni. Racconto di me e di tutto ciò che mi sta a cuore. Se sia facile o difficile non so.

So solo cl,e tutti siamo un pò poeti o scrittori, solo vivendo un attimo della nostra vita, solo pensando al futuro o ai ricordi del passato la penna corre veloce e scrive e parole nascono, si collegano e da chi vuole sono lette, apprezzate o stracciate. Ma nel cuore di chi le ha scritte sono sempre vive, sono parte della sua esistenza.

VIVI

simo via di qui. dovrebbero andare da un'altra parte dove. come qui. sarebbero male accettati. Vi sono poi gli stranieri; per questi ci dovrebbe essere una più attenta sorveglianza alla frontiera.

D - Per finire, hai un'idea di cosa fanno per vivere?

me tale va trattato. E questo indipendentemente dal fatto che sia uno zingaro o meno.

(a cura di G. F. Ferrarli

UN

Vivi con te uomo nato e scomparso tra epoche sussultatrici. Vivi mercante incantatore solo di serpenti. Vedrai anche 2 albe gemendo una felicità irrealizzata per te e forse per tutto.

INVECE SI CONTINUA

Velocemente è già sera. Cala il buio sui minuti umani, è già domanda di luce. Se da un raggio di voce nascesse la verità di questi giorni saremmo padroni. Invece è una vertigine, un vortice praticamente senza fine. Ci trascina inesorabilmente nella quotidianità di ogni mossa immobile. Il tuo sguardo trascura questa pietà estrema. È già sera, invece del buio cade la stanchezza che blocca rincorse e pensieri. Invece di morire si continua.

E' LA MIA

VITA

Ritorna la nebulosa dei venti riporta sentimenti caldi di una estate. Di fronte all'inutilità generale, poche parole amiche. Ritrovarle è la mia vita.

ANCORA SUGLI ZINGARI

Abbiamo letto l'articolo « Zingari: che ne facciamo?» apparso sul numero 5 del vostro giornale e ci permettiamo di intervenire in merito in quanto. abitanti nella zona circostante gli insediamenti dei nomadi, siamo direttamente toccati dal problema.

Quanto detto nell'articolo ci trova, in linea generale. d'accordo anche se nell'articolo non si prospettano soluzioni.

Come detto, nella nostra zona si possono individuare tre insediamenti, due dei quali risalenti ad alcuni anni fa e sufficentemente integrati nella zona, pur con le loro caratteristiche; tanto è vero che i loro figli frequentano, pur con qualche difficoltà di inserimento. la locale e anche nostra Scuola elementare di Via Zama.

È però del terzo insediamento che vogliamo parlare: quello ubicato nell'area posta fra le Vie Zama, Regolo e Salomone.

Infatti mentre i nomadi dei primi due insediamenti hanno creato loro stessi delle strutture igieniche, anche se primordiali, il terzo insediamento. che è costituito da nomadi provenienti dalla Jugoslavia, è estremamente mobile e non ha alcuna attrezzatura igienica. Si tratta, attualmente, di circa 300 persone (molti bambini) che dormono sotto dei teli, sulla nuda terra appena riparati da qualche coperta e che utilizzano il verde adiacente, vicinissimo alle case circostanti, per tutte le loro necessità fisiologiche.

Fortunatamente l'estate appena trascorsa è stata molto piovosa, in caso contrario i miasmi ed il propagar-

R - Alcuni svolgono lavori occasionali, dove capita, altri costruiscono e riparano pentole, altri ancora si dedicano all'accattonaggio o vivono di furti. Il problema più grosso, secondo me. è rappresentato dai giovani. Se oggi è difficile trovare lavoro per un giovane dei « nostri », puoi facilmente immaginare le difficoltà che incontreranno loro. D'altra parte debbono pur vivere; con questo non li giustifico, cerco solo di trovare le rasi di mosche, insetti e topi infetti. sarebbero stati molto maggiori e con più grave pregiudizio per la salute pubblica.

Siamo a Milano e non siamo nel Sahara. Milano e la Zona 13 dovrebbero porvi rimedio. Come?

Ci risulta che a Milano esistono campi attrezzati dal Comune per i nomadi. Attualmente i nomadi di cui sopra non frequentano detti campi in quanto di stirpe diversa (con conseguente difficile coabitazione) da quella dei nomadi che già li abitano e pertanto preferiscono soluzioni diverse dai campi attrezzati.

Crediamo che gli operatori addetti (Comune e Consiglio di Zona) dovrebbero trovare, con i capi di questa tribù di nomadi, una soluzione che potrebbe essere quella di reperire un'area libera, anche in Zona 13, sufficentemente ampia per raccoglierli e non addossata a edifici abitativi. e dotarla delle più elementari attrezzature igieniche.

Questo, non con lo scopo di emarginarli, ma per aiutarli a migliorare le loro condizioni igieniche che attualmente sono disastrose e per eliminare i presupposti di eventuali complicazioni sanitarie in zona.

Così non si può andare avanti. Le scene che si presentano ai nostri occhi sono poco edificanti, in particolare per i bambini. Vorremmo vedere cosa succederebbe se questo accadesse davanti a Palazzo Marino! e perchè deve accadere qui, forse perchè qui il sindaco e gli assessori non vedono!!

A. Alberici, C. Giani, A. Bigatti

Nell'articolo precedente abbiamo esaminato come viene intesa la funzione delle biblioteche ai sensi della legge regionale. Si tratta in sostanza di un insieme di servizi culturali capace di giungere realmente ai fruitori offrendo una informazione dotata di valenze educative, sempre nel rispetto dell'imparzialità e del pluralismo.

Questa prospettiva non è per niente astratta, tanto è vero che già in altre parti d'Italia le biblioteche lavorano in questo senso. Con tutto ciò, se passiamo ad esaminare la situazione milanese, possiamo valutare ampiamente i guasti lasciati dalle amministrazioni di centro-sinistra anche in questo settore: le cento biblioteche promesse dall'assessore Montagna nel '60. oggi sono solo 13 e la nostra è una delle tante zone che ne sono sprovviste.

Infatti i 33.000 abitanti della zona 13 possono fruire solamente di due punti di prestito, aperti IO ore la settimana, con in totale circa 9.000 libri e 1.700 iscritti. Il più piccolo dei due misura 35 m2; i libri, più che 9.000 sono in realtà due volte 4.500. Gli iscritti non a caso sono in numero più o meno costante da anni.

Il patrimonio librario è più o meno lo stesso di tutte le biblioteche popolari milanesi. Superato in parte, scelto con la solita logica centralizzata. che tiene conto solo del libro in sé e per sé. senza alcun riferimento alle attività o comunque alle esigenze dei quartieri. I testi in buona parte sono di mediocre narrativa o di bassa divulgazione e servono ai « clienti » meno culturalizzati. Gli studenti possono trovare un certo numero di libri anche per loro. Ciò che non si trova è l'impronta della legge regionale. Vale a dire: nel migliore dei casi un lettore può anche trovare il libro che gli serve per soddisfare le sue esigenze immediate, ma non troverà mai nessun « mezzo di comunicazione per favorire la crescita culturale e civile della popolazione lombarda ».

La carenza del servizio è ancora più evidente se teniamo conto che non solo mancano strutture e strumenti, ma il personale addetto all'orario serale in linea di massima non ha alcuna particolare qualifica e nessuna motivazione per penetrare nelle complesse situazioni dei vari quartieri. Infatti per lo più si tratta di impiegati che provengono dalle più svariate ripartizioni (igiene.. dazio, anagrafe. biblioteca

centrale ...) e raggiungono questo secondo posto di lavoro dopo aver passato la giornata svolgendo mansioni completamente diverse.

L'amministrazione comunale ha in programma diverse innovazioni, che però in buona parte non sono a breve scadenza. Si tratta non solo di superare l'attuale contratto dei serali o di realizzare nuove biblioteche (di cui una nel centro civico di viale Ungheria). È in fase di studio tutta una ristrutturazione del servizio bibliotecario che permetta di realizzare la legge regionale anche a Milano.

Il problema che si pone a breve scadenza per la base non è tanto quello di sollecitare la realizzazione di nuove strutture. ma di iniziare un dibattito approfondito in tutto il quartiere sul significato della cultura decentrata e sulle possibili realizzazioni. Questo per evitare che le scelte dell'Amministrazione comunale abbiano a cadere dall'alto, senza trovare il terreno fertile, che garantisca ad un tempo l'efficienza e la partecipazione dei cittadini.

Gianni Trimarchi

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(un pittore al mese) La fortuna (MILANO ani DOMANO Lgiov)

Da questo numero iniziamo una nuova rubrica dedicata agli artisti che vivono e lavorano nella Zona 13.

Non mi proverei a parlare di un pittore se non fosse che Pietro Bisio mi permette di fare un discorso più ampio, che tocca da vicino una problematica sociale e culturale. Tutto il gruppo di artisti del quale egli fa parte ha infatti delle finalità precise perseguite con coerenza da venti anni.

"Abbiamo imparato ad accorgerci dei falsi miti culturali dell'idolatria tecnologica e del mercato mercificante, di consumo. Spesso ci sentiamo degli estranei nelle molte gallerie d'arte che riducono la loro funzione alla solita "routine" aridamente e ottusamente consumistica, dove si trattano gli artisti come anonimi robots, operatori di prodotti culturali. Forse c'è ancora spazio per un dialogo umano. Noi abbiamo scelto questa strada, al di là degli opportunismi e contro le costrizioni."

nato alle figurazioni romaniche. In questi quadri vediamo una lirica della vita quotidiana del mondo contadino, che tocca anche le persone più semplici.

Senza dubbio oltre all'istanza sociale, pesa in questa scelta il ricordo di Carpi, il vecchio maestro, che credeva nel realismo e lo insegnava, anche a costo di essere sottovalutato dai critici: ma, per quanto ci riguarda, possiamo notare che l'esperienza personale è diventata un valido strumento per un discorso molto più ampio.

Anche negli ultimi "collages", al di là delle variazioni tecniche, resta sempre il fatto che l'immagine non scompare mai del tutto e "il discorso resta legato alla terra e alle vicende stagionali... ci porta dentro alla crisi della società attuale, con le sue tragedie di incubo e di incomunicabilità".

"La prendo o non la prendo". Francesca è incerta.

E' mezzogiorno, all'uscita del liceo. Francesca ha in mano un pacco di libri e un tarlo nella testa. Perchè fuori della scuola c'è un ornino che vende la polverina bianca, quella che fa sognare.

Anche l'amica di Francesca, Paola, l'ha provata.

"Be' - ha confidato a Francescanon è niente di eccezionale ..." Ma a Francesca manca ancora l'esperienza diretta.

Perchè non provare? Però la mamma.... Le ha fatto un discorso molto serie l'altro giorno.

"Responsabile"

E alla fine ha concluso: bene adesso decidi tu: sei grande ormai. Poi ha aggiunto con un sospiro "so bene che non posso controllarti ogni istante e che quindi non ti posso impedire nulla. Ma ricorda: la droga è il principio della morte".

Francesca ha visto la mamma tremare. Eppure è aperta la mamma, non si spaventa di niente. Francesca non vuol vedere la mamma soffrire: ma è curiosa. Fin da piccola non si cacciava nei posti più pericolosi solo per il gusto del "pericolo"?

Ma la mamma non parla a vuoto, se è così qualche guaio grosso c'è, a prendere la polverina. Del resto lei, Francesca, ha visto circolare tante volte quella strana cosa durante le festicciole degli amici.

Francesca guarda: ecco adesso sono usciti quasi tutti i ragazzi e le ragazze. Qualcuno saluta Francesca.

Francesca che fai? Non vieni a casa?

Eh no aspetto.... ehm mio zio. Ma no che sarà il tuo sbarbino - ridacchia una compagna e si allontana divertita.

L'ornino intanto è sempre fermo, vicino al cancello. Si direbbe che è nervoso. Ha una borsa vicino alle gambe. Una borsa che sembrerebbe a momenti voler nascondere E' proprio lui non c'è dubbio; glielo ha descritto Paola. Non c'è problema: basta avvicinarsi e dargli un po' di denaro Eppure Francesca esita ancora. Ormai sono usciti quasi tutti dalla scuola.

Ecco l'ornino, ha un paio di occhiali neri, si guarda un po' in giro. Un ragazzino gli si avvicina con fare furtivo.

Francesca è sempre ferma.... pensa alla mamma, pensa alla sua curiosità.

Ci sono delle medicine e una spremuta vicino al letto.

Francesca è sveglia, ormai, ma si sente tutta rotta. Anche se il medico ha detto che il peggio è passato. Non c'è più pericolo adesso. La mamma é vicina al letto.

E' un po' pallida, tirata ma contenta.

- II dottore ha detto che tra una decina di giorni potrai scendere

dal letto. Farai una bella convalescenza al mare. E non penserai più a questa brutta storia.

- Si mamma - fa Francesca un po' stancamente. Adesso ricordo tutto sai,?

Ero appena uscita di scuola e mi ero attardata a parlare con una compagna quando un tizio è stato avvicinato da certe persone che non avevo visto...

- Erano agenti in borghesepreciswil babbo.

Allora - continua Francescal'ornino ha gettato la borsa che aveva e ... ha cominciato a sparare credo.... poi.... non ricordo più nulla.... finisce Francesca in un singhiozzo.

- Sei stata solo colpita da un colpo, e di striscio. Tra un mese avrai solo una piccola cicatrice e niente più.

Francesca ha smesso di piangere. Da uno sguardo della mamma ha capito che la mamma ha intuito cosa lei, Francesca avrebbe voluto fare....

Ma l'avrebbe fatto veramente? O non sarebbe prevalsa la prudenza? Francesca non Io saprà mai. Tu che leggi, invece potresti trovarti anche tu in una situazione del genere.

Magari anche tu avresti qualche dubbio....

E allora stai attenta....

Perchè potresti non avere la fortuna di aver qualcuno che ti spara addosso.

Nota di Medicina

Queste parole di Gigi Valsecchi sono un po' il manifesto di tutto il gruppo di questi artisti, che non sono mai stati ignorati dalle grandi città, ma soprattutto hanno scelto di dedicare la loro attività alla provincia, ad un pubblico normalmente dimenticato dai veri artisti.

Anima sociale e mente organizzativa di questa operazione, a quanto ho capito, è proprio Bisio, che vive in campagna e ne sente profondamente i problemi.

La prima scelta considerevole fu proprio questa: portare in provincia un tipo di arte che non avesse nulla di provinciale. Il problema era quello di rendersi bene accetto ad un pubblico non abituato alle novità.

Qui il particolare significato sociale del ritorno al realismo, anche in un periodo in cui imperavano altre mode, qui il senso delle figure "elementari e monumentali" del primo Bisio, che qualcuno ha felicemente parago-

Questo è quanto ho compreso di Bisio in alcuni brevi incontri con lui e con la sua opera. La sua scelta d'arte e di vita segna un'arcata molto limpida, che va dalla sua prima mostra tenuta nel '57 a Casei Gerola fino all'ultima recente collettiva, organizzata all'Idroscalo di Milano. In mezzo troviamo, fra le molte attività, la collettiva al Palazzo dell'Arte di Cremona del '60 e la collettiva al Palazzo dei Diamanti di Ferrara del '75. 11 suo fine, se ho ben capito, è quello di dare una voce al popolo, interpretandolo nei quadri; ma soprattutto riportare il messaggio a quel popolo da cui nasce, perchè venga inteso e posto in discussione.

Bisio è parso anche a me come a molti l'allegro compagnone che ha sempre il vino buono e ha sempre posto per gli amici, ma soprattutto ci ho visto l'artista di avanguardia, che riflette e crea al servizio della comunità.

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Sempre più pressante è la richiesta di centri sanitari poli-ambulatoriali in cui strutture e impianti moderni coesi- 2 - ) stano con un personale medico e paramedico solerte e preparato.

In una situazione sanitaria, ed in particolare ospedaliera, quale quella attuale, una domanda di questo tipo può sembrare perlomeno stonata.

Ma è proprio in una situazione di crisi acuta che si impongono delle scelte precise e ben programmate.

A tutti è noto come una parte rilevante dell'attuale cattivo funzionamento dei centri di terapia ospedaliera sia dovuto alla non esistenza, o quasi, di centri specialistici di filtro che selezionino i pazienti consentendo l'ingresso solo a coloro effettivamente bisognosi di un ricovero. Analogamente, da parte di larghi strati sociali, è sentita la necessità di poter usufruire di efficienti servizi di prevenzione delle malattie e di riabilitazione dei pazienti affetti da forme croniche.

Questa serie di problemi, di vario livello e momento di intervento sanitario, possono trovare una soluzione solo se esistono centri speciaboici efficienti ed oh,. distribuiti so«.. . profilo territoriale. Perchè un simile programma trovi pratica attuazione è necessario, a nostro giudizio, che siano considerati con la dovuta attenzione i seguenti punti:

1 ) Un accurato censimento delle necessità dei vari bacini di utenza per rendere possibile una concreta programmazione degli interventi,

sia a livello preventivo che curativo e riabilitativo.

Una distribuzione delle strutture edilizie, utilizzando al massimo quelle già esistenti, che consenta ai cittadini un agevole accesso. Perchè ciò sia possibile, è necessario che si possano utilizzare strutture di medie dimensioni, evitando eccessivi affollamenti o una troppo grande dispersione dei centri sanitari. Ci permettiamo di sottolineare questo aspetto del problema considerato l'elevato costo delle opere edilizie e delle apparecchiature necessarie ad una moderna funzionalità. Non va dimenticato che il rapido progresso tecnologico rende spesso sorpassate le dotazioni di ricerca e di analisi per l'adozione di nuove procedure e di più raffinate metodiche diagnostiche.

3") E' necessario e indispensabile poter disporre di un personale paramedico ben preparato che attivamente e responsabilmente cooperi al buon funzionamento del servizio. La mancanza di strutture scolastiche, programmi non sempre moderni e la non sempre sufficiente preparazione degli allievi rendono questo problema oggi quanto mai acuto. Occorrono scuole serie che sfornino personale preparato. L'avviare una

Domenico Colella riforma in questo senso, può servire sia a migliorare il servizio sanitario, sia a risolvere, almeno in parte, i problemi tanto gravi dell'occupazione soprattutto giovanile.

4 - ) Sotto il profilo della preparazione un analogo discorso si può fare per i medici. Bisogna inoltre considerare la notevole durata dei corsi di laurea, di specializzazione e di tirocinio necessari ad acquisire una completa capacità tecnica e professionale. E' necessario pertanto programmare con anticipo le effettive esigenze e comportarsi di conseguenza per quanto riguarda l'ammissione ai vari corsi di studio. Perchè sia assicurata la massima utilizzazione degli impianti, il medico deve poter intervenire sia nella cura che nella prevenzione. Con tale criterio si assicura, tra l'altro, un maggior contatto con il paziente e una maggiore continuità nell'assistenza.

Il medico deve inoltre valutare sempre con maggior cura il carattere squisitamente sociale della sua professione e progressivamente devono quindi cadere le paratie che dividono, ancora oggi, la prevenzione dalla cura e la cura dalla riabilitazione.

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dalla prima

INCHIESTA:

Gli impianti sportivi 'della zona fra l'altro una tradizione essendo nata nel 1927, gestisce un campo da calcio e comprende otto squadre giovanili di cui tre allenate dal NAGC (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori).

L'iscrizione è aperta ai ragazzi dai 7 ai 20 anni i quali vengono selezionati in base a un provino e quindi inseriti nelle squadre per partecipare ai campionati giovanili.

Lo Sporting Milano, società fondata nel 1969, ha tre campi di calcio di cui uno riservato alle prove tecniche del settore NAGC. Comprende sette squadre giovanili dove vengono inseriti i ragazzi sottoposti precedentemente a un breve periodo di prova.

In via Cavriana sorge lo Junior Tennis, nato su iniziativa di un gruppo di privati cittadini per accogliere i ragazzi esclusi dalle iniziative CONI. È composto di nove campi scoperti e tre coperti, un campo di basket e uno di pallavolo e resta aperto dieci mesi all'anno. I corsi riguardano esclusivamente il tennis per ragazzi da undici a 18 anni.

Il centro è gestito da un consiglio elettivo e sorge su terreno comunale. il cui contratto di affitto comprende fra l'altro l'impegno di costruire una nuova piscina pubblica.

I complessi sportivi vengono utilizzati sia per iniziative sportive e manifestazioni agonistiche, sia per essere affittati a chiunque lo desideri.

5) Quando si terranno e che significato avranno le prossime elezioni dirette dei Consigli di Zona?

Le prime elezioni dirette dei Consigli di Zona sono previste dal nuovo Regolamento entro sei mesi dall'approvazione del Regolamento stesso. Tenendo conto dei tempi che ci siamo dati per la discussione ai vari livelli che prima abbiamo ricordato, riteniamo di poter prevedere lo svolgimento di queste consultazioni elettorali per la prossima primavera e queste elezioni conferiranno e saranno la base della nuova autorità della quale saranno investiti i nuovi organismi del decentramento cittadino.

SCUOLA E SOCIETA'

A chi ha giovato, a chi giova ancora un simile tipo di scuola?

LO SPORT AL SERVIZIO DELLA COMUNITA

Il dibattito sull'importanza e sullo sviluppo delle attività sportive sta assumendo nel nostro Paese sempre maggior importanza, in relazione ai rapporti sempre più stretti che legano lo sport ai problemi della medicina preventiva. della scuola, del tempo libero, dell'assetto territoriale.

Superare le distorsioni dovute ad aver troppo spesso finalizzato lo sport a scopi puramente agonistici e professionistici significa rilanciarlo come servizio sociale, come diritto del cittadino, come momento culturale e ricreativo di massa.

chiesta di impianti sportivi, e di decentrare il potere dallo Stato alle Regioni fino ai Comuni. Ciò comporta naturalmente di superare l'ostacolo dovuto all'indebitamento degli Enti Locali, che si stanno trasformando in strumenti di partecipazione e di gestione democratica, al servizio delle crescenti esigenze delle masse popolari, senza disporre di una adeguata autonomia finanziaria.

Oggi a Milano disponiamo di 42 tra centri sportivi e balneari di cui la zona 19 (San Siro) è la più ricca.

bire a centri ricreativi e sportivi. ricercare gli strumenti per una utilizzazione sociale degli impianti scolastici, ricercare un rapporto di collaborazione con i privati per una più corretta utilizzazione degli impianti a fini sociali.

Consigli di Zona.

Certo non ci troviamo di fronte ad un compito facile ed i tempi saranno necessariamente non brevi e molte le difficoltà. Per vincere questa battaglia dovremo in primo luogo fare in modo che all'idea del decentramento sia conquistata e ne sia gradualmente coinvolta la macchina comunale nella sua tot4ilità.

A questo scopo è attualmente in corso un ampio dibattito sui contenuti del nuovo Regolamento. non solo con le forze politiche, sociali, economiche e culturali della città, con le Organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, ma anche con i sindacati di categoria dei dipendenti comunali e riteniamo che sia compito dell'Amministrazione portare la discussione su questo tema anche direttamente tra i propri lavoratori, perchè siano essi stessi convinti di questo obiettivo politico che l'Amministrazione vuole realizzare.

Non certo all'individuo, non certo alla società. Si viene così delineando espilicitamente l'esigenza di considerare il "fenomeno scuola" come un "fenomeno sociale", come una somma di situazioni strettamente connesse, rigidamente interdipendenti, che trovano un denominatore comune in un concetto squisitamente politico: l'educazione nella -società contemporanea. Nasce la necessità di trovare un comune linguaggio allorquando si parla di educazione (una volta definiti la sua natura e i suoi fini sarà più facile il dialogo, il confronto, la collaborazione); di analizzare l'influenza che l'educazione degli attuali cittadini - che altro non sono che gli scolari di ieri - ha avuto nella formazione della società contemporanea; di esaminare, infine, proprio la società contemporanea per chiarire quale debba essere il ruolo della scuola nei confronti dello sviluppo socio-economico del paese, ma in risposta al crescente bisogno di attuazione di un modello alternativo di sviluppo.

E' quindi difficile affontare un discorso sulla scuola appunto perchè la quantità e la valenza dei problemi che essa genera o che influiscono sulla stessa impongono di prendere in esame la situazione politica globale per

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È senz'altro superfluo ribadire l'importanza della diffusione dello sport in tutti i campi e in particolar modo della medicina preventiva. Del resto i dati che possediamo sulle percentuali delle malformazioni fisiche nei bambini parlano da soli, denunciando lo stato di arretratezza del nostro Paese in questo campo.

Basti un esempio a dimostrarlo e cioè, la scoliosi, una malformazione presente in Italia con percentuali ancora notevoli, mentre in altri paesi dove il nuoto è diffuso tra la popolazione, è stata debellata.

Da tutte queste considerazioni, nasce l'esigenza di superare la vecchia legislatura e di modificare quindi la legge tic 426 del 1942 ormai superata per la crescente ritentare di collocare ogni singolo problema in un contesto generale, analizzando contemporaneamente la fitta trama di relazioni tra essi esistente e gli squilibri che ne possono derivare.

Nascono poi incomprensioni, pregiudizi, pettegolezzi, rancori più o meno velati, intolleranza; la scuola assume connotazioni e funzioni diverse a seconda che la si intenda da posizioni partigiane; i suoi componenti (genitori e insegnanti) si frazionano in gruppi, che difendono "a denti stretti" i loro convincimenti pedagogici, all'interno dei quali avviene un ulteriore frazionamento in sottogruppi che, con altrettanta forza, difendono i loro convincimenti ideologici.

Ciò accade, ad esempio, quando si affrontano problemi che pure rivestono carattere di notevole importanza quali la validità del libro di testo, la fun-

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Non sono quindi necessari grossi calcoli per constatare che, in questa situazione, molte zone della nostra città restano scoperte e di conseguenza larghi strati di popolazione restano esclusi da qualsiasi attività sportiva.

Se è quindi necessaria una maggior educazione allo sport e una precisa scelta che favorisca i bisogni e le esigenze delle grandi masse popolari, dei lavoratori, dei giovani. prioritario resta comunque il problema della carenza di impianti che compromette qualsiasi seria iniziativa. In questo senso si sta muovendo l'Amministrazione comunale e provinciale di Milano, che oltre alla richiesta di un adeguato finanziamento dallo Stato, ha posto 3 punti come prioritari: inserire nel Piano Regolatore l'individuazione di nuove aree da adizione del voto, le attività parascolastiche, il tempo pieno, la disciplina, il recupero, la formazione professionale e l'aggiornamento dei docenti e molti altri.

Attorno a questi problemi si è discusso, si discute, ma difficilnente si arriva alla loro soluzioqe se tutti non ci chiariamo, fin dall'inizio, che le esigenze di crescita di ordine intellettuale, sociale, spirituale, culturale di ogni individuo non trovano soddisfazione in nessun libro di testo, bensì in una costante partecipazione, attiva e per ciò stesso critica, alla vita intellettuale, sociale, spirituale e culturale dell'ambiente nel quale esso vive, recependo stimoli e motivazioni per le sue azioni e intessendo una quantità di rapporti con persone e cose, attraverso i quali gli è possibile lo sviluppo di ogni sua capacità. E ancora chiaro deve essere che la valutazione del grado di sviluppo di "ogni capacità" non può limitarsi all'accertamento del possesso di alcuni strumenti, ma deve mirare soprattutto alla determinazione delle cause favorenti o inibenti il corretto sviluppo, esaminando, caso per caso, le variabili che entrano in campo e il rapporto che esse hanno con la realtà esistenziale di ogni scolaro.

Così si giustifica la presenza di un educatore, di colui che ha il compito non già di stabilire, attraverso un voto, il grado di adattamento alla scuola, bensì di rimuovere ogni ostacolo al processo di formazione della persona.

Analogamente devono essere considerati gli altri problemi: in stretta connessione con quelli appena esaminati e con se stessi.

La disciplina, intesa come espressione di un corretto rapporto con gli altri, è una conquista della persona gradualmente posta in situazioni di partecipazione responsabile alla vita della comunità (famiglia - scuola) in cui è inserita. Perchè ciò si realizzi è indispensabile che il bambino viva in un'atmosfera serena, nella quale possa confrontarsi con gli altri per accettarli e accettarsi, per acquisire quella fiducia in sè che è gratificazione, è stimolo al superamento di

Sono state inoltre denunciate come inadeguate alle esigenze presenti, le opere colossali, quali i nuovi Palazzetti dello Sport. che oltre a richiedere notevoli spese di gestione, si pongono in alternativa a centri quali piscine coperte. campi scuola. attrezzature di quartiere, che insieme ai centri polisportivi, sono senz'altro più utili a favorire una politica sportiva di massa. e a diventare dei centri di aggregazione sociale e di partecipazione attiva alla gestione delle iniziative. Da non sottovalutare sono anche gli impegni che ci giungono dalle scuole, che sono destinate. anche in previsione del tempo pieno, a diventare il principale strumento di educazione e diffusione dello sport. Da ciò si deduce quanto sia importante l'impegno di tutti: la preparazione dei dirigenti sportivi, e un diverso rapporto tra le Regioni, gli Enti Locali. la scuola, il CONI. i sindacati e le associazioni democratiche per poter rilanciare una seria politica per lo sport.

M.C.

compiti più gravosi attraverso la consapevolezza delle sue reali capacità.

Di fondamentale importanza è poi il tipo di rapporto che l'adulto (genitore - insegnante) ha col bambino: ho visto più di un • insegnante, anche tra quelli che si definiscono "democratici", far volare sberle da capogiro per ricondurre all'ordine una banda di ragazzini scatenati; ho visto anche insegnanti gestire la propria presenza in aula con la giusta autorità che derivava loro dall'aver instaurato con gli scolari un rapporto basato sulla reciproca comprensione, sulla stima, sull'accettazione del proprio ruolo nell'ambito di un progetto di lavoro, preventivamente concordato, al quale tutti partecipavano con impegno, responsabilmente.

Legati a questi problemi sono anche quelli dell'interesse e della motivazione (in assenza dei quali la disciplina si riduce all'imposizione di modelli comportamentali attraverso la repressione, le note, le punizioni), così come quelli relativi alla preparazione dei docenti, al loro necessario aggiornamento culturale e metodologico (da molti di essi 'sentito' come fondamentale esigenza), perchè siano sempre in grado di realizzare una scuola adatta ai ragazzi e a loro stessi, di svolgere il loro lavoro secondo un criterio di professionalità motivata da una chiara coscienza socio-politica.

Ciò non equivale, mi preme dirlo, a trasformare le aule scolastiche in sedi di partito: vuol dire qualcosa di più impegnativo come la riscoperta della funzione del docente nel processo di crescita della società, nei confronti di se stesso, degli scolari e dei genitori, affinchè gli uni non siano mossi verso gli altri dalla motivazione a vincere la propria battaglia, ma lo siano da quella a collaborare, a unire le proprie forze per procedere assieme lungo due linee direttrici che hanno come punto di incontro la realizzazione di una nuova società: la formazione integrale dell'uomo e la contemporanea modifica delle strutture.

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IL POTERE AI CITTADINI
a cura di Sergio Poggio -e Adriano Zagato

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