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PENSIONI:SI PUO' VIVERE CON IL MINIMO?

Quando è stata conquistata l'attuale cifra minima e quale sarà dal l° gennaio 1977. Come e perchè occorre cambiare l'odierno meccanismo di calcolo.

A Milano rappresentano il 42 per cento, in tutta Italia sono milioni. Si tratta dei pensionati INPS che, relega- ti nel ghetto dei minimi, stentano a sbarcare il lunario grazie alla colpevole indifferenza dimostrata da trent'anni a questa parte dai governi a direzione democristiana. Tra le categorie maggiormente « beneficiate » dal dilagare dei minimi pensionistici vi sono i settori dei servizi e del commercio, oltre ai tessili e agli ex lavoratori della terra. Per le donne poi il fatto di percepire la cifra minima è quasi una regola generale. Infine, gli invalidi meritano una menzione a parte, se così si può dire, giacchè vedono aggiungersi al danno la beffa. Eppure per arrivare alla conquista di quelle 66.950 lire con le quali un pensionato dovrebbe vivere un intero mese sono occorse aspre e lunghe battaglie politiche e sociali sostenute dal lontano 1945, quando di minimi non si parlava ancora, fino ai giorni nostri. Forti scioperi delle categorie lavoratrici e degli stessi pensionati, costante mobilitazione dei partiti operai, combattive delegazioni in Parlamento e tante altre forme di lotta, hanno consentito di strappare ai governi fin qui succedutisi quelle conquiste parziali che hanno via via portato al minimo che oggigiorno, purtroppo, non può essere considerato vitale.

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Per uscire dal ghetto dei minimi ci vorrebbe una rivalutazione delle pensioni, dal momento che la base di calcolo fissata nel 1975, quando cioè per la prima volta si è dato l'avvio ad un congegno pensionistico collegato in qualche modo alla scala mobile e alla dinamica dei salari, è ormai priva di qualsiasi validità. Per chi volesse togliersi questa curiosità, indichiamo qui di seguito il meccanismo che determina il minimo attuale: L. 52.550 di pensione minima vera e propria alla quale vanno aggiunte L. 10.775 per effetto della scala mobile più Lire 3.625 a titolo di aggancio salariale, ottenendosi così le odierne 66.950 lire equivalenti al 27,75% del salario medio dell'industria. Secondo calcoli fatti dai sindacati, già dal 1976 si sarebbe dovuto portare il minimo della pensione ad una cifra pari al 30% del salario medio industriale, ma a tutt'oggi non se ne è fatto niente. Dal l° gennaio 1977 il minimo sarà invece portato a L. 79.650 soltanto per l'automatico effetto del meccanismo scala mobileaggancio salariale.

Appare dunque evidente come quello dei minimi resti più che mai un problema sociale aperto. A proposito, cosa dire delle liquidazioni da capogiro (e perciò delle pensioni ad esse collegate) di cui godono i nababbi ex superburocratici di enti pubblici o dirigenti di industria che per decenni hanno contribuito ad alimentare la vasta piaga del sottogoverno?

Ci sarà bisogno di riflettere attentamente anche su questo fenomeno se si vorrà attuare un reale cambiamento di politica economica per andare incontro ai bisogni di chi, pur mal retribuito, ha duramente lavorato tutta una vita senza dimenticare chi addirittura nella sua vita non ha neppure potuto godere del diritto di lavorare.

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