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ILDIRETTORE SE NE VA

Col I° ottobre prossimo lascerò la direzione del circolo didattico Decorati - Meleri - Zama per trasferimento a domanda.

La mia permanenza è stata indubbiamente troppo breve per consentirmi di portare un contributo avvertibile all'organizzazione della scuola e all'opera degli Insegnanti. Si è trattato comunque di un'esperienza per me ricca di stimoli e, voglio sperare, non del tutto sterile di risultati ai fini della crescita educativa della comunità scolastica e della crescita democratica della comunità locale.

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L'impegno dei docenti e la partecipazione dei genitori alla vita scolastica sono fra i dati positivi che ho potuto apprezzare, quelli più promettenti. Essi costituiscono una riserva di energie e di possibilità che potrebbe, con l'intelligente collaborazione di tutti. essere meglio utilizzata. Condizione imprescindibile perchè ciò si realizzi è che si aprano più ampi spazi alla libera espressione e circolazione delle idee per tutte le componenti della comunità scolastica e, in particolare, per gli operatori scolastici.

Non ci si può illudere che uomini liberi possano essere educati da uomini non liberi, esposti al rischio di non sopite velleità repressive; né si può chiedere agli educatori di « vivere pericolosamente » per servire gli interessi degli alunni.

Ci si deve in proposito domandare se la formazione morale e intellettuale dei figli stia veramente a cuore a tutti i genitori e se il rinnovamento della scuola venga considerato augurabile da tutti.

Per rispondere alla prima domanda occorre riflettere che educazione morale non può essere definita quella che la scuola attualmente impartisce, efficace nel promuovere nei ragazzi appartenenti ai ceti sociali subalterni la sottomissione all'ordine costituito. ma totalmente impotente a frenare l'avidità e la spregiudicatezza di quelli destinati a costituire la futura classe dominante.

Neppure si può pensare a una seria formazione intellettuale in una scuola che i detentori del potere vogliono immune da ogni contagio delle idee e da cui cercano di scacciare l'intelligenza col pretesto di scacciarvene la politica.

L'individuo dotato di senso morale e di intelligenza critica può contestare i genitori dediti all'evasione fiscale e alle infinite forme di speculazione e di parassitismo sociale; può obiettare all'idea di imbracciare il fucile e sparare contro sconosciuti indicati come « nemici »; può ostinarsi a pretendere l'avvento del Regno deiCieli sulla Terra. Esso rappresenta una potenziale minaccia per le Istituzioni; può procurare dispiaceri alla Famiglia, alla Patria, alla Chiesa; non dà alcun affidamento ai fautori dell'immobilismo sociale e della conservazione.

Per rispondere alla seconda domanda occorre tenere presente che a una società tesa alla conservazione delle proprie strutture e dei privilegi di classe è più congeniale una scuola che formi individui moralmente conformisti spregiudicati e intellettualmente acritici e che privilegi la ripetizione rispetto all'innovazione, la trasmissione della cultura rispetto all'elaborazione della medesima.

Certo, non si vede come la conce- zione immobilistica della società e della scuola, incompatibile con la visione democratica che pone a proprio ideale la trasformazione e il progresso sociale, possa sostenersi dal momento che né la società attuale può essere considerata perfetta né può essere negato ai figli il diritto di diventare migliori dei padri.

Se, comunque, è opinione prevalente fra i genitori che ogni tentativo innovatore nella scuola vada represso come pericoloso per l'attuale assetto sociale, è bene che essa venga espressa chiaramente. Si eviterà così di chiedere agli insegnanti di trascurare i propri impegni familiari per dedicare tempo ed energie all'aggiornamento e alla sperimentazione.

In questo caso non tornerebbero i conti con gli intenti innovatori dei decreti delegati, secondo i quali la scuola dovrebbe essere trasformata in una « comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica», in un luogo dove avviene « il confronto aperto di posizioni culturali» diverse, dove si « elabora» la cultura e si persegue la formazione critica della personalità dei ragazzi, dove si aggiorna e si sperimenta.

Ma non è un problema. Siamo notoriamente un popolo orgoglioso della propria furberia. In qualche secolo siamo riusciti a capovolgere la religione degli oppressi trasformandola in baluardo del privilegio. In un trentennio abbiamo perso di vista il compito della Repubblica democratica. Per neutralizzare la carica innovativa dei decreti delegati può bastare molto meno.

La propensione diffusa negli organi collegiali ad occuparsi di problemi

« pratici », come la riparazione delle veneziane, che i direttori didattici, per quanto dipendeva da loro, hanno sempre risolto con maggior rapidità ed efficienza; la tendenza a deviare il discorso dai problemi scottanti sui quali le opinioni di genitori e insegnanti sono destinate a dividersi; l'ossequio formale che viene tributato alle procedure democratiche mentre se ne tradisce la sostanza riformatrice: sono tutti sintomi ammonitori sulla possibile conclusione dell'operazione « democratizzazione della scuola ».

Malgrado ciò, per quanto mi riguarda, non sono del tutto scettico sulla possibilità che genitori e insegnanti di orientamento ideologico diverso possano intendersi sui principi essenziali che consentono di educare i ragazzi nell'ambiente pluralistico della scuola statale. Riesce difficile dare per scontato che vi sia in larga parte dei genitori e degli insegnanti una deliberata volontà di vanificare gli scopi dei decreti delegati. Né è ragionevole credere che tutti, insegnanti e genitori, non siano persuasi che ai ragazzi vada impartita una seria formazione morale e una formazione intellettuale libera, anche se ciò comporta rischi per l'attuale assetto sociale.

C'è urgente bisogno che le risorse morali e intellettuali, le capacità ricreative, il coraggio civile di tutti gli uomini siano mobilitati, oltre gli egoismi di classe, se si vuole che i fenomeni sociali negativi (la guerra, lo sfruttamento, la degradazione ambientale) siano resi controllabili e impediti di compromettere la qualità della vita. A tal fine è conforme all'interesse generale che la cultura delle classi sociali emergenti, portatrici di ideali nuovi e più umani, non venga ulteriormente discriminata.

L'opinione che chi gestisce temporaneamente il potere abbia giurisdizione sulle coscienze e sia in diritto di imporre a tutti la propria cultura - una cultura nel nostro caso poco convinta di sé e da molti giudicata defunta - è inaccettabile e pericolosa (domani questa logica potrebbe ritorcersi contro coloro che oggi la sostengono).

D'altra parte non è pensabile che le classi sociali tradizionalmente subalterne, in passato assorbite dai problemi della sopravvivenza materiale e divenute ora protagoniste della storia, si rassegnino ulteriormente alla sudditanza culturale e rinuncino ad imporre il riconoscimento del diritto di cittadinanza nella scuola della loro cultura e del loro sistema di valori.

La sorte delle future generazioni dipenderà dalla capacità della società e della scuola di accogliere, anziché respingere, le spinte innovative e di utilizzarle per il raggiungimento di più elevate forme di convivenza umana e civile.

Dopo il cambiamento operato nella gestione della scuola dai decreti delegati, l'importanza delle persone dei singoli operatori scolastici risulta meno determinante. Nessuno può ritenersi insostituibile; tanto meno un direttore didattico. Ciò che importa è una presa di coscienza collettiva dei problemi che si pongono, delle soluzioni che si impongono, delle possibilità che si aprono.

Celso Mei ( Direttore didattico del circolo Decorati. Meleri. Zama)

NELLO SPAZIO BIANCO 9 COSTRUIRE LINA SCUOLA TENENDO CONTO:

A.CHE IL NUMERO DEI BAMBINI STIA DENTRO (ALMENO IN PIEDI ).

[3.NON VALE COSTRUIRE IN PIU PIANI PERCHÉ, IL PESO DEI BAMBINI RENDEREBBE PERICOLOSO LO STABILE

C=TENER CONTO DI

LASCIARE SPAZI VERDI,E SPAZI PER LA RICREAZIONE. D=NON

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