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(un pittore al mese) La fortuna (MILANO ani DOMANO Lgiov)

Pietro Bisio

Da questo numero iniziamo una nuova rubrica dedicata agli artisti che vivono e lavorano nella Zona 13.

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Non mi proverei a parlare di un pittore se non fosse che Pietro Bisio mi permette di fare un discorso più ampio, che tocca da vicino una problematica sociale e culturale. Tutto il gruppo di artisti del quale egli fa parte ha infatti delle finalità precise perseguite con coerenza da venti anni.

"Abbiamo imparato ad accorgerci dei falsi miti culturali dell'idolatria tecnologica e del mercato mercificante, di consumo. Spesso ci sentiamo degli estranei nelle molte gallerie d'arte che riducono la loro funzione alla solita "routine" aridamente e ottusamente consumistica, dove si trattano gli artisti come anonimi robots, operatori di prodotti culturali. Forse c'è ancora spazio per un dialogo umano. Noi abbiamo scelto questa strada, al di là degli opportunismi e contro le costrizioni."

nato alle figurazioni romaniche. In questi quadri vediamo una lirica della vita quotidiana del mondo contadino, che tocca anche le persone più semplici.

Senza dubbio oltre all'istanza sociale, pesa in questa scelta il ricordo di Carpi, il vecchio maestro, che credeva nel realismo e lo insegnava, anche a costo di essere sottovalutato dai critici: ma, per quanto ci riguarda, possiamo notare che l'esperienza personale è diventata un valido strumento per un discorso molto più ampio.

Anche negli ultimi "collages", al di là delle variazioni tecniche, resta sempre il fatto che l'immagine non scompare mai del tutto e "il discorso resta legato alla terra e alle vicende stagionali... ci porta dentro alla crisi della società attuale, con le sue tragedie di incubo e di incomunicabilità".

"La prendo o non la prendo". Francesca è incerta.

E' mezzogiorno, all'uscita del liceo. Francesca ha in mano un pacco di libri e un tarlo nella testa. Perchè fuori della scuola c'è un ornino che vende la polverina bianca, quella che fa sognare.

Anche l'amica di Francesca, Paola, l'ha provata.

"Be' - ha confidato a Francescanon è niente di eccezionale ..." Ma a Francesca manca ancora l'esperienza diretta.

Perchè non provare? Però la mamma.... Le ha fatto un discorso molto serie l'altro giorno.

"Responsabile"

E alla fine ha concluso: bene adesso decidi tu: sei grande ormai. Poi ha aggiunto con un sospiro "so bene che non posso controllarti ogni istante e che quindi non ti posso impedire nulla. Ma ricorda: la droga è il principio della morte".

Francesca ha visto la mamma tremare. Eppure è aperta la mamma, non si spaventa di niente. Francesca non vuol vedere la mamma soffrire: ma è curiosa. Fin da piccola non si cacciava nei posti più pericolosi solo per il gusto del "pericolo"?

Ma la mamma non parla a vuoto, se è così qualche guaio grosso c'è, a prendere la polverina. Del resto lei, Francesca, ha visto circolare tante volte quella strana cosa durante le festicciole degli amici.

Francesca guarda: ecco adesso sono usciti quasi tutti i ragazzi e le ragazze. Qualcuno saluta Francesca.

Francesca che fai? Non vieni a casa?

Eh no aspetto.... ehm mio zio. Ma no che sarà il tuo sbarbino - ridacchia una compagna e si allontana divertita.

L'ornino intanto è sempre fermo, vicino al cancello. Si direbbe che è nervoso. Ha una borsa vicino alle gambe. Una borsa che sembrerebbe a momenti voler nascondere E' proprio lui non c'è dubbio; glielo ha descritto Paola. Non c'è problema: basta avvicinarsi e dargli un po' di denaro Eppure Francesca esita ancora. Ormai sono usciti quasi tutti dalla scuola.

Ecco l'ornino, ha un paio di occhiali neri, si guarda un po' in giro. Un ragazzino gli si avvicina con fare furtivo.

Francesca è sempre ferma.... pensa alla mamma, pensa alla sua curiosità.

Ci sono delle medicine e una spremuta vicino al letto.

Francesca è sveglia, ormai, ma si sente tutta rotta. Anche se il medico ha detto che il peggio è passato. Non c'è più pericolo adesso. La mamma é vicina al letto.

E' un po' pallida, tirata ma contenta.

- II dottore ha detto che tra una decina di giorni potrai scendere dal letto. Farai una bella convalescenza al mare. E non penserai più a questa brutta storia.

- Si mamma - fa Francesca un po' stancamente. Adesso ricordo tutto sai,?

Ero appena uscita di scuola e mi ero attardata a parlare con una compagna quando un tizio è stato avvicinato da certe persone che non avevo visto...

- Erano agenti in borghesepreciswil babbo.

Allora - continua Francescal'ornino ha gettato la borsa che aveva e ... ha cominciato a sparare credo.... poi.... non ricordo più nulla.... finisce Francesca in un singhiozzo.

- Sei stata solo colpita da un colpo, e di striscio. Tra un mese avrai solo una piccola cicatrice e niente più.

Francesca ha smesso di piangere. Da uno sguardo della mamma ha capito che la mamma ha intuito cosa lei, Francesca avrebbe voluto fare....

Ma l'avrebbe fatto veramente? O non sarebbe prevalsa la prudenza? Francesca non Io saprà mai. Tu che leggi, invece potresti trovarti anche tu in una situazione del genere.

Magari anche tu avresti qualche dubbio....

E allora stai attenta....

Perchè potresti non avere la fortuna di aver qualcuno che ti spara addosso.

Nota di Medicina

Queste parole di Gigi Valsecchi sono un po' il manifesto di tutto il gruppo di questi artisti, che non sono mai stati ignorati dalle grandi città, ma soprattutto hanno scelto di dedicare la loro attività alla provincia, ad un pubblico normalmente dimenticato dai veri artisti.

Anima sociale e mente organizzativa di questa operazione, a quanto ho capito, è proprio Bisio, che vive in campagna e ne sente profondamente i problemi.

La prima scelta considerevole fu proprio questa: portare in provincia un tipo di arte che non avesse nulla di provinciale. Il problema era quello di rendersi bene accetto ad un pubblico non abituato alle novità.

Qui il particolare significato sociale del ritorno al realismo, anche in un periodo in cui imperavano altre mode, qui il senso delle figure "elementari e monumentali" del primo Bisio, che qualcuno ha felicemente parago-

Questo è quanto ho compreso di Bisio in alcuni brevi incontri con lui e con la sua opera. La sua scelta d'arte e di vita segna un'arcata molto limpida, che va dalla sua prima mostra tenuta nel '57 a Casei Gerola fino all'ultima recente collettiva, organizzata all'Idroscalo di Milano. In mezzo troviamo, fra le molte attività, la collettiva al Palazzo dell'Arte di Cremona del '60 e la collettiva al Palazzo dei Diamanti di Ferrara del '75. 11 suo fine, se ho ben capito, è quello di dare una voce al popolo, interpretandolo nei quadri; ma soprattutto riportare il messaggio a quel popolo da cui nasce, perchè venga inteso e posto in discussione.

Bisio è parso anche a me come a molti l'allegro compagnone che ha sempre il vino buono e ha sempre posto per gli amici, ma soprattutto ci ho visto l'artista di avanguardia, che riflette e crea al servizio della comunità.

Gianni Trimarchi

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Sempre più pressante è la richiesta di centri sanitari poli-ambulatoriali in cui strutture e impianti moderni coesi- 2 - ) stano con un personale medico e paramedico solerte e preparato.

In una situazione sanitaria, ed in particolare ospedaliera, quale quella attuale, una domanda di questo tipo può sembrare perlomeno stonata.

Ma è proprio in una situazione di crisi acuta che si impongono delle scelte precise e ben programmate.

A tutti è noto come una parte rilevante dell'attuale cattivo funzionamento dei centri di terapia ospedaliera sia dovuto alla non esistenza, o quasi, di centri specialistici di filtro che selezionino i pazienti consentendo l'ingresso solo a coloro effettivamente bisognosi di un ricovero. Analogamente, da parte di larghi strati sociali, è sentita la necessità di poter usufruire di efficienti servizi di prevenzione delle malattie e di riabilitazione dei pazienti affetti da forme croniche.

Questa serie di problemi, di vario livello e momento di intervento sanitario, possono trovare una soluzione solo se esistono centri speciaboici efficienti ed oh,. distribuiti so«.. . profilo territoriale. Perchè un simile programma trovi pratica attuazione è necessario, a nostro giudizio, che siano considerati con la dovuta attenzione i seguenti punti:

1 ) Un accurato censimento delle necessità dei vari bacini di utenza per rendere possibile una concreta programmazione degli interventi, sia a livello preventivo che curativo e riabilitativo.

Una distribuzione delle strutture edilizie, utilizzando al massimo quelle già esistenti, che consenta ai cittadini un agevole accesso. Perchè ciò sia possibile, è necessario che si possano utilizzare strutture di medie dimensioni, evitando eccessivi affollamenti o una troppo grande dispersione dei centri sanitari. Ci permettiamo di sottolineare questo aspetto del problema considerato l'elevato costo delle opere edilizie e delle apparecchiature necessarie ad una moderna funzionalità. Non va dimenticato che il rapido progresso tecnologico rende spesso sorpassate le dotazioni di ricerca e di analisi per l'adozione di nuove procedure e di più raffinate metodiche diagnostiche.

3") E' necessario e indispensabile poter disporre di un personale paramedico ben preparato che attivamente e responsabilmente cooperi al buon funzionamento del servizio. La mancanza di strutture scolastiche, programmi non sempre moderni e la non sempre sufficiente preparazione degli allievi rendono questo problema oggi quanto mai acuto. Occorrono scuole serie che sfornino personale preparato. L'avviare una

Domenico Colella riforma in questo senso, può servire sia a migliorare il servizio sanitario, sia a risolvere, almeno in parte, i problemi tanto gravi dell'occupazione soprattutto giovanile.

4 - ) Sotto il profilo della preparazione un analogo discorso si può fare per i medici. Bisogna inoltre considerare la notevole durata dei corsi di laurea, di specializzazione e di tirocinio necessari ad acquisire una completa capacità tecnica e professionale. E' necessario pertanto programmare con anticipo le effettive esigenze e comportarsi di conseguenza per quanto riguarda l'ammissione ai vari corsi di studio. Perchè sia assicurata la massima utilizzazione degli impianti, il medico deve poter intervenire sia nella cura che nella prevenzione. Con tale criterio si assicura, tra l'altro, un maggior contatto con il paziente e una maggiore continuità nell'assistenza.

Il medico deve inoltre valutare sempre con maggior cura il carattere squisitamente sociale della sua professione e progressivamente devono quindi cadere le paratie che dividono, ancora oggi, la prevenzione dalla cura e la cura dalla riabilitazione.

Luciana Lobbia Prof. Franco Saibene,f

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