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"Nel labirinto della paranoia"

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Un grido di dolore che ha preso forma e corpo di libro scritto da Giovanna Redaelli Edizioni d'Arte Dominioni, Collana Hobos Poesia

Non è un libro. È un grido di dolore. O meglio, è un grido di dolore che ha preso corpo e forma di libro, e diventa parola scritta, poesia.

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I versi si susseguono sciolti, liberi, cadenzati nella naturale asimmetria, scorrevoli, a comporre un poema di accusa e denuncia che svela una situazione umana insostenibile.

L'autrice ha certamente vissuto questa esperienza tragica che pare aver scavato per sempre nella sua anima, anima di donna, lo si sente subito, anche se nella vita purtroppo una identica situazione è vissuta anche da uomini, e tra essi sovente i più sensibili e vulnerabili.

Le parole della Redaelli per illustrare l'attesa e la speranza hanno il tono del cantico: "Tu giungi a me dal deserto/carico di gemme..." (p. 13) oppure "Mi sveglio con la tua anima sulle labbra /sussurro di luce nel buio". (p. 15) per poi giungere a ben altre sponde di quelle attese.

Trovarsi giovani, ricchi di qualità e di bene da dare, innamorarsi e sapere di essere capaci di vivere una vita di amore totale, attendere il momento e aprirsi alle suggestioni di promesse che risultano false, e trovarsi poi davanti il muro invalicabile e artigliato di una graffiante e subdola malattia mentale fin lì ignorata. La paranoia. Che significa questa parola? Dapprincipio nemmeno si sa, ed intanto essa viene avanti e si installa dentro la nostra vita.

Si tenta, si prova a cambiare, ci si accusa con umiltà, siamo disponibili a riconoscere l'errore se è nostro. Si riparte si ricomincia, si cerca di comprendere. Crediamo che l'amore vinca tutto, invece no, la paranoia non è sconfitta dall'amore, ci vuole altro. Cosa ci vuole dunque perchè non sia invece l'amore ad esstere imprigionato e ucciso nei vicoli ciechi del labirinto? E mentre l'autrice se lo chiede, vive "Questo amore calvario (p. 46) - Da te ho imparato a leggere il libro di Caino: sei la personificazione del male. Mentre mi uccidevi l'anima meditavi dove nascondere il cadavere. Mentivi ... "alternando i momenti dello sconforto con nuovi momenti di speranza" (p. 46) "Amare un uomo ... e sentirsi usata come una merce per me, donna, morire sarebbe stato vivere. La mia anima uscì da quello stagno Leggera come una libellula e pianse. Bevve a una sorgente, accarezzò il filo d'erba e colse il girasole di Dio". Cosa rappresenta per questa sensibilità esacerbata un simbolo così astratto? E perchè il dramma prosegue, e non dimostra di aver fine? Le poesie della parte centrale del libro hanno titoli inequivocabili: Anche i cani hanno un'amica, l'uomo è l'essere più spregevole, la maschera dell'attore, non sono un prodotto da mercato. 11 parassita, mi ridesto selvaggiamente da un sogno, eccetera. Sono pagine strazianti che lasciano sconvolti perchè si intuisce che il triste nome della malatt)a è arrivato a

24 Ore su 24 la Croce Bianca al Gallaratese in Via Belli 62 (Chiesa SS. Martiri) Tel. 3088561 - 3088316 chiarire molto tardi la verità. Chi è afflitto da questa dissociazione psichica costruisce valori 'inesistenti e di contro attribuisce intenti negativi dove assolutamente non ve ne è traccia. La situazione è complessa e sovente si aggrava con istinti neocrofili, tendenti all'annientamento degli altri per illudersi di affermare il proprio io.

Eppure non sembra in queste pagine che il chiarimento abbia portato rimedio alla vastità del male, sebbene abbia illuminato come un lampo il nero delle funeste e funebri esperienze che hanno coinvolto la donna. Per un tempo lunghissimo, misurato sulla capacità di resistenza di un'anima, rimedi non ve ne sono stati. Non è stato rimedio la vendetta (p. 55) "Hai addentato la mia anima come fosse una mela e sei fuggito gettando via il torsolo.

—LE

I ladri non si rincorrono! Ti morderà il cane della mia poesia. E un mastino inesorabile coi denti taglienti della verità. Dovrai restituire a lui il furto dei miei occhi!", e non sarà rimedio il "Credere soltanto nella morte" (p. 87).

No, dopo aver lasciato trascorrere tutto il tempo necessario per ricostruire un valore offeso e compromesso, ma ancora vivente e capace di risollevarsi, ecco che proprio alla fine nell'ultimo verso si trova la soluzione dell'intero dramma. Giovanna Redaelli certamente ha trovato forza nuova, se ci dice: "Io costruirò ali più grandi per spiccare voli più alti". I suoi prossimi versi, lo speriamo per lei, saranno versi di liberazione.

RICETTE DI CATERINA — Filetti di pollo alla panna

Per quattro persone. Spianare quattro filetti di pollo, infarinarli e farli rosolare in burro caldo. A questo punto salare e pepare. Lasciar cuocere 5 minuti a fuoco medio poi annaffiare con marsala. Coprire e lasciare al fuoco altri 5 minuti, a fuoco basso. Versare un quintino di panna liquida e lasciare ancora sul fuoco al minimo rivoltando ogni tanto, fino a che la panna si sia addensata.

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