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Teleriscaldamento: un modo per niparnilare petrolio

Basterebbe una sola centrale per riscaldare una zona come la nostra

Da queste premesse e da queste brevi memorie storiche occorre partire oggi per concrete realizzazioni. Se poi vogliamo entrare nel merito di come pensare e immaginare la città si deve tenere conto di quanto di nuovo si è formato nella domanda sociale; dei cambiamenti intervenuti nella suddivisione tradizionale dei gruppi sociali; dell'emergenza che alcuni di essi rappresentano, come per quelli dei giovani o degli anziani; da fenomeni determinati dalle mode o da problemi quali l'emarginazione, la disoccupazione, la droga, che nelle grandi metropoli trovano corpo, vita, a volte addirittura assumono aspetti di ideologia. La questione oggi si presenta problematicamente. B modo di vivere la città pone in crisi storica il modo capitalistico di pensarla e costruirla. Nè valogno surrogati consumistici e riqualificarla o a salvarla. La crisi della grande città, della metropoli, di quella del capitale in particolare non è solo urbanistica; è globale. Se pensiamo ad esempio alla mancata attuazione della RIFORMA SANITARIA in Lombardia o ai ritardi nella attuazione delle leggi contro l'inquinamento, non è possibile non porci la domanda se quando noi pensiamo, proponiamo, disegnamo, costruiamo la città o una sua parte, non sia possibile ad esempio prevenire il formarsi di morbilità tipiche della metropoli, o perlomeno concorrere alla loro prevenzione. Il capitale questo problema non se lo è mai posto.

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È questa l'operazione di cui ci siamo fatti carico —anche se osteggiata dai sostenitori del Metrocubo di cemento costruito ad oltranza —e che noi operammo quando fu proposto il piano delle salvaguardie per la nostra città (1976 - 77).

Venne introdotto allora il primo elemento della programmazione del territorio, e l'elemento che si saldava perfettamente con le questioni di igiene arn-

TABELLA "A"

Milioni di Kilocalorie /ora prodotti dalla combustione convertiti in 320.000 kWh di energia elettrica dissipati per perdite meccaniche e di caldaia (fumi e incombusti) del vapore esausto, dissipati nel condensatore

TABELLA "B"

Milioni di Kilocalorie/ ora prodotti dalla combustione convertiti in 303.200 kWh di energia elettrica dissipati per perdite meccaniche e di caldaia (fumi e incombusti) recuperato dal vapore per teleriscaldamento del vapore esausto, dissipati nel condensatore

TABELLA "C"

Milioni di Kilocalorie /ora prodotti dalla combustione convertiti in 220.000 kWh dissipati per perdite meccaniche e di caldaia del vapore esausto, dissipati nel condensatore recuperati per uso di teleriscaldamento bientale, ormai giunta in quegli anni ad una soglia limite.

Così va interpretata la lotta fatta dalle zone periferiche e recepita poi nella variante al PRG del 1976, contro una espansione inconsueta della città; per porre a verde ampi spazi di territorio cittadino, fino a formare quasi una cintura tra città e hinterland, un filtro "sanitario", ma non culturale; una occasione attorno la quale non era più la città edificata il raccordo tra comuni diversi, ma parchi e verde agricolo, con quanto essi rappresentano come luoghi di aggregazione, cultura, svago, riposo, sport, vivere insieme.

Si può perciò concludere che una moderna unità da 320 MW, elettrici, se destinata, come in Italia, esclusivamente a produrre energia elettrica, ha, nelle migliori condizioni di funzionamento, il seguente bilancio energetico (vedi tabella A).

A quanto ammonta il risparmio reale?

Se dalle turbine della centrale si spilla il vapore esausto a 1,3 anzichè 0,03 Atmosfere, con un contenuto residuo di calore di 565 anzichè 550 Kilocalorie per Kg, e si inserisce a monte del condensatore uno scambiatore, che riscalda da 50 a 90 gradi circa, l'acqua di ritorno di un impianto di riscaldamento centralizzato di un quartiere attiguo alla centrale, il bilancio energetico della centrale diventa (vedi tabella B)

La situazione suesposta è quella che ha caratterizzato i primi impianti di teleriscaldamento, nati in Germania negli anni 30 ed è tuttora congeniale a quelle cittadine industriali, che hanno una centrale termoelettrica nel territorio comunale, attiguo all'abitato. Non a caso per Chivasso si pensa di realizzare questo tipo di soluzione, che non richiede particolari modifiche per la centrale. La distribuzione dell'acqua calda è realizzata in primis con una condotta di mandata dalla centrale in cunicolo con diametro esterno da 508 a 660,4 mm e lungo al più 2 km. Nell'abit ato tale condotta si dirama in una rete stradale di condotte con diametro da 101,6 a 355,6 mm, interrate e coibentate. Le estremità di tali condotte raggiungono nei singoli fabbricati il locale caldaia, ove alla caldaia per riscaldamento è sostituito o affiancato uno scambiatore di calore, attraverso il quale viene trasmesso il calore all'acqua che circola nei radiatori dei singoli locali.

La rete di distribuzione suddetta è tutta a doppio tubo, cioè i tubi di ritorno affiancano i tubi di mandate e riportano in centrale l'acqua già sfruttata.

Poichè con una rete di distribuzione, costruita a regola d'arte, nel caso più sfavorevole si perde il 15% del calore, 85 dei 100 miwioni di Kilocalorie / ora prelevati sono utilizzati come calore erogato nei locali da scaldare.

In questa configurazione il rendimento della centrale è dato dal rapporto della somma delle calorie utilizzate (260 milioni convertite in energia elettrica più 85 milioni utilizzate per riscaldamento) rispetto a quelle globali prodotte nello stesso tempo (745 milioni / ora) e risulta del 46% circa, cioè di quasi 10 punti più elevato di quello che si registra quando la centrale è utilizzata esclusivamente per produrre energia elettrica.

Con 85 milioni di Kilocalorie / ora si possono riscaldare circa 15.000 appartamenti medi nei giorni più freddi dell'anno. Per quanto riguarda il consumo di olio combustibile, bisogna bruciarne in un altra centrale 4 tonnellate / ora, per sopperire alla riduzione di produzione di elet- tricità di 16.800 kW / h. Come contropartita però si risparmiano 12 tonn / ora che bruciate nelle caldaie degli impianti di riscaldamento dei condominii producono circa 115 milioni di Kilocalorie / ora, di cui 85 utilizzabili, data la resa leggermente inferiore al 75% di tali caldaie. Il risparmio netto di 8 tonn / ora (12 meno 4) di olio combustibile vale il 10% circa, se riferito alle 77 tonnellateora di consumo della centrale, e vale 4 milioni di lire all'ora per gli utenti del teleriscaldamento che, per prescrizioni antinquinamento, devono usare un combustibile più pregiato, il gasolio, che ha un prezzo superiore alle 500 L / Kg. fabbisogno

di una città come Milano

Per teleriscaldare una grande città come Milano, da cui le centrali termoelettriche distano di solito da 20 a 40 km, bisogna far fronte alle seguenti ulteriori esigenze:

- immettere, per compensare le maggiori perdite di trasporto, nella condotta principale di mandata, in cunicolo, acqua più calda, surriscaldata ad almeno 120° gradi, e pressata durante il trasporto ad almeno 15 atmosfere;

- recuperare dal vapore esausto di turbina quantità di calore più ingenti, adeguate alle esigenze di un'utenza più vasta. Tale scopo viene raggiunto inserendo tra lo stadio di media e bassa pressione di turbina, uno scambiatore, che utilizza per scaldare l'acqua del circuito di teleriscaldamento, la maggior parte del vapore a più di 7 Ate.

150°C e 650 Kilocalorie per Kg, che esce dallo stadio di media pressione. In tali condizioni il bilancio energetico della centrale da 320 MW diventa indicativamente (vedi tabella C).

Il rendimento della centrale è dato dal rapporto tra la somma d elle calorie utilizzate (220 milioni convertite in energia elettrica più 0,85 x 380 = 323 milioni utilizzate per teleriscaldamento) rispetto a quelle globali prodotte nello stesso tempo (745 milioni / ora) e risulta del 73% circa.

Il risparmio netto di combustibile è in base a considerazioni identiche a quelle già esposte per l'esempio precedente di 4442 = 20 tonn / ora.

Verifichiamo ora quante unità da 320 MW, bisogna utilizzare per riscaldare una città come Milano con 1.700.000 re- sidenti per ognuno dei quali occorre riscaldare 140 m' vuoto per pieno, pari a ca. 37 m' netti, per uso abitativo, più altri 60 m' ca. per locali pubblici e di lavoro.

Per riscaldare, nel giorno più freddo i 200 m3 per residente, occorrono circa 4000 Kilocalorie / ora (20 per m3). Pertanto le calorie per teleriscaldamento, recuperate da una centrale (323 milioni per ora) possono soddisfare in condizioni di punta le esigenze di un quartiere di 8 0.000 abitanti, cioè mediamente una delle 20 zone amministrative in cui è divisa Milano. Se però si tiene conto che nei 60 giorni più freddi, dal 10 dicembre al 10 febbraio si consuma in un condominio circa il 50% del combustibile utilizzato nell'intera stagione di riscaldamento di 180 giorni e che mediamente in quei giorni il fabbisogno di calore è di circa l'80% rispetto al giorno più freddo in assoluto, si può dedurre che, con modeste integrazioni nelle pochissime ore dell'anno più fredde, col calore recuperato da una centrale da 320 MW, si possono servire ca. 120.000 abitanti.

Accertata la convenienza del sistema di teleriscaldamento, gli ostacoli più rilevanti per applicarlo a Milano sono il costo dell'investimento da 2000 a 2500 miliardi, di cui il 25% circa relativo ai tubi e i tempi tecnici piuttosto lunghi, più di 5 anni.

Luigi Pizzocri

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