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L'Italtel parla di rilancio (ma con 8.000 in

meno)

Già da quest'anno la direzione propone di mettere tremila lavoratori in mobilità e di invogliare le dimissioni ed i prepensionamenti

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L'Italtel (ex Sit-Siemens), gruppo STET a partecipazione statale, industria manufatturiera per la produzione delle apparecchiature per la commutazione telefonica con sede nella nostra zona, in piazza Zavattari a San Siro, si prefigge di arrivare nel 1982-84 al pareggio economico e finanziario; vuole invertire la tendenza che fino ad oggi ha caratterizzato la politica aziendale, politica che puntava solo sul mercato interno fatto dalle sicure commesse della SIP. Punto centrale della politica di rilancio dell'Italtel sono le alleanze con aziende italiane e multinazionali. La Telettra è già un partner della società di telecomunicazioni. Sono in corso trattative con la GTE e con la Ericson. Marisa Bellisario, amministratore delegato dell'Italtel, giovane, niente affatto manager nel modo di gestire e di vestire, ma sicuramente con la grinta e la determinazione dell'uomo d'affari, è un po' la "madrina" di questo piano strategico. Sostiene in tutte le occasioni, pubbliche e non, la fattibilità del programma di sviluppo, che definisce ambizioso, ma realistico. Contemporaneamente ricorda il prezzo che sul piano dell'occupazione occorre pagare, sia per riportare l'azienda a livelli compatibili di efficienza, sia per affrontare le rivoluzionarie trasformazioni tecnologiche che si preannunciano a metà degli an- ni Ottanta nella telefonia, con l'introduzione dell'elettronica. Si tratta di un prezzo pesante. Nelle fabbriche e negli uffici del gruppo gli organici dovrebbero essere ridotti di almeno 8 mila unità entro 1'85. Attualmente i dipendenti dell'Italtel sono 28 mila. si dovrebbe trattare, secondo l'azienda, di un processo indolore, fatto di incentivazioni alle dimissioni, di prepensionamenti e di trasferimenti all'interno del gruppo STET. Già nel corso dell'ultimo anno il ridimensionamento è stato abbastanza sensibile: le dimissioni volontarie sono calcolate attorno al migliaio di unità, cinquecento circa sono stati i prepensionamenti, qualche centinaio di operai e di tecnici sono passati o stanno per passare alla SIP attraverso importanti e significative misure di mobilità contrattata.

Il grosso dello sfoltimento del personale dovrebbe essere concentrato nei primi mesi di quest'anno. A giorni insomma l'Italtel butterà sul tavolo della trattativa aperta con il sindacato questo scottante problema: tremila lavoratori da mettere in mobilità, invogliati a dare le dimissioni od a prepensionarsi. Anche il piano di risanamento dell'Italtel, dunque, finisce nella strettoia della pura e semplice riduzione degli organici?

Se la vertenza dell'Italtel ponesse soltanto problemi di occu-

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Chirurgia generale Ginecologia pazione e di difesa dei posti di lavoro che oggi esistono nelle fabbriche del Mezzogiorno come in quelle del Nord forse la partita sarebbe, tutto sommato, "semplice" per le organizzazioni sindacali e per i Consigli di fabbrica. Certo, l'Italtel risente nella composizione degli organici, nell'organizzazione della produzione e del lavoro a tutti i livelli di un passato non certo caratterizzato da scelte di rigore e di efficienza. Marisa Bellisario, che incontriamo nella sede milanese dell'Italtel nell'intervallo tra un aereo e l'altro fra Milano e Roma, usa tutta la sua diplomazia per dipingere l'azienda che ha "ereditato". Parla di una costruzione (anzi di un "building") "che aveva tutte le finestre rivolte all'interno, nel cortile; di un'azienda nata e cresciuta per produrre su licenza e su commesse".

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È con questo passato che si spiegano in parte apparati pletorici in punti non strategici dell'azienda, lentezza nelle iniziative, passività, assuefazione proprio nel momento in cui, invece, le novità che si stavano affacciando nel settore delle telecomunicazioni richiedevano tempestività, efficienza, produttività.

Ma, pesanti eredità del passato a parte, l'Italtel oggi deve fare i conti con il suo bilancio in rosso (nel 1981 ha perso più di 200 miliardi di lire, quasi il 50 per cento del fatturato) e, contemporaneamente, con le novità che avanzano. Il piano decennale delle telecomunicazioni predisposto dal Ministero delle Poste diventa, per ammissione esplicita della direzione, il punto di forza per il rilancio dell'azienda. Contemporaneamente l'introduzione dell'elettronica nel nostro come in altri Paesi può costituire un'occasione unica per consolidare e rilanciare l'Italtel anche sui mercati esteri. Questa la filosofia aziendale. Marisa Bellisario parla di "momento favorevole", di mercato "accessibile perchè presenta alcune aperture". L'amministratore delegato mette a disposizione le realizzazioni e i progetti che sono il frutto della ricerca Italtel ("in azienda — dice — c'è un patrimonio tecnico importante, 1.800 progettisti, una forza analoga a quella della Olivetti") per ricercare accordi con aziende estere che le consentano di allargare all'interno la quota di mercato e di "sfondare" anche all'estero. "L'autonomia è possibile — dice ancora la Bellisario — l'autarchia impensabile". È lo stesso amministratore delegato dell'Italtel ad ammettere che "la scommessa oggi è quella di essere presenti in un settore strategico o no". La premessa fondamentale per vincere questa scommessa è il programma accellerato delle telecomunicazioni.

Già qui c'è un primo punto debole del piano strategico Italtel. Il piano predisposto dal Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni, infatti, "promette" dieci milioni di nuove linee in 8/9 anni. Dalle 700 mila linee all'anno installate si dovrebbe passare a 900 mila nel 1982. Queste cifre non sono sufficienti a rispondere al fabbisogno e sono lontanissime dall'impegno nel settore di Paesi a noi vicini,

El canton del barbee Din, don, dan

Ciao. Allora hai sentito Tassan Din?

Se tassen el din num faremm don!

Cosa c'entra il don?

Va ben. Allora faremm dan, se te preferisset.

Ma qui non c'entrano ne din, ne don, ne dan!

Allora Coss'è che t'ee dit?

Ho detto Tassan Din con la Ti e la Di maiuscole.

Sarann di tass pussee fort.

come la Francia. Sono almeno utili a "sostenere" lo sforzo di risanamento dell'Italtel? Saranno effettivamente realizzate e che ruolo avranno nella gestione e nella realizzazione del piano la STET e la SIP? Una cosa è certa: mentre il sindacato chiede che si crei una effettiva barriera tra l'attività finanziaria (STET) e le aziende manifatturiere, sarà ancora l'ineffabile piduista Principe, presidente della STET, a dire l'ultima parola proposito degli accordi internazionali che l'Italtel sta per concludere, nonchè sull'assetto definitivo del settore.

Il secondo terreno di intervento del sindacato riguarda le ripercussioni nelle fabbriche dell'introduzione dei nuovi processi tecnologici. Il passaggio dall'elettromeccanica all'elettronica nella commutazione telefonica significa una "rivoluzione" nel modo di produrre, nei carichi di lavoro, nell'inquadramento professionale. Le ore di produzione diretta calano in media del 60 per cento, mentre aumentano, ma non certo proporzionalmente, le attività di collaudo e di controllo. C'è dunque un processo profondo di trasformazione che deve essere controllato e governato.

Ecco allora che siamo di nuovo davanti ad un intreccio di problemi aziendali ed extraaziendali. Il risanamento dell'Italtel non è possibile se non ci sono scelte coerenti di politica industriale (con la conseguente "riforma" istituzionale delle strutture che questa politica industriale deve poi tradurre in atti pratici); ma anche una questione apparentemente aziendale come la trasformazione dell'organizzazione del lavoro per l'introduzione di avanzate tecnologie richiede strumenti moderni per il controllo del mercato del lavoro. Certo, in fabbrica il sindacato avrà il suo da fare, dovrà preparare il consiglio dei delegati e gestire operazioni complesse. All'Italtel si sono già stipulati accordi interessanti sulla mobilità con la SIP, per l'introduzione contrattata del part - time, si và verso una riduzione dell'orario; occorrerà getire anche in modo diverso la cassa integrazione, utilizzandola, ad esempio, per la formazione professionale. Ma occorrerà battersi perchè anche "fuori" dalla fabbrica cambino le regole del gioco. Come gestire, infatti, la mobilità se ancora oggi esistono barriere fra l'impiego privato e quello pubblico, dove (per esempio nelle poste) gli operai Italtel potrebbero essere utilmente impiegati? Come avviare processi così massicci di riqualificazione professionale e di mobilità sul territorio con le vecchie leggi sul collocamento e le poche risorse per riconvertire anche la professionalità della mano d'opera?

Bianca Mazzoni

No! È il direttore della Rizzoli.

Hoo capii! L'è on perucchee de donna!

Cosa c'entra adesso il parrucchiere da donna?

T'ee dit che l'è el direttor di rizzolitt.

Non ho detto riccioli! Ho detto Rizzoli, l'editore del Corriere.

Ah! ... Quell della pi duu...

Beh! ... Diciamo quello che figura negli elenchi della P 2.

Va ben ... Disemegh inscì se te voeut ... E allora?

Allora sai che sulla P 2 c'è una commissione parlamentare di inchiesta ...

Sì ... Me par d'avell sentii dì...

Bene, questa commissione ha interrogato anche Tassan Din.

Ma no!

Ma sì!

E lù coss'è che l'ha dit?

Che non sapeva di essere iscritto alla P 2.

Ma ... Te set sicur che l'eva iscritt?

Beh! Il suo nome figura negli elenchi!

Magara ghe l'avarann mettuu denter de sfros, senza che lù le savess...

Ma se risulta che ha anche pagato!

Magara el gh'ha daa i danee al Gelli inscì ... per fagh on piasè ... o per fagh la caritaa...

In effetti ha detto che credeva di averli dati all'Opera di San Vincenzo.

Te vedet?

Ma qui l'Opera di San Vincenzo non c'entra per niente.

Va ben... EI se sarà sconfonduu cont ('alter San Vincenz.

Quale altro?

Quell dove i sciori vann a giogà.

Saint Vincent, vuoi dire?

Appunto. Te vedet, magara lù el conoss domà quell lì e pocch alter sant, San Remo, San Maurizi...

Vorrai dire Saint Moritz?

Fà l'istess. Insomma se dovarev fagh conoss on guai alter sant!

Ad esempio?

San Vittor, tanta per comincià!

Intendi il carcere?

Si, quell. Inscì I'impararev a toeu minga per el cuu la gent.

In che senso?

Cont la storia de San Vincenz!sTe vedet...

Cosa?

Se quella storia invece che on scior come lù l'avess contada sù on pover crist come mi te set cossa ghe fasevenn?

Cosa?

EI sbattevenn denter dritt drittent!

Dici?

Certo! E te disi anca che se cominciassenn a fà I'istess anca conti sciori sarev el dì che podarevem fà sul seri din, don, dan.

E perchè dovremmo fare din, don, dan?...

Perchè el sarev el dì che tucc sarevenn verament uguai davanti alla giustizia. Te par minga ona bona occasion per sonà i campann a festa? Ciao, te saludi! el barbee

Il ruolo delle zone nello sviluppo della città Verso la Milano degli anni '90

Nell'aprire i lavori del 1982 il presidente del Consiglio di Zona 19 ha illustrato le difficoltà che il decentramento deve superare ed indicato alcune prospettive per il futuro

Nel riaprire i lavori, dopo la pausa di fine d'anno, del Consiglio di Zona 19 il suo presidente Danilo Pasquini ha letto una relazione con cui ha tracciato un consuntivo dell'attività del consiglio stesso nello scorso anno ed indicato le prospettive per il futuro.

Il 1981, come tutti ben sanno, è stato caratterizzato da una difficile situazione politica sia nazionale, sia internazionale, dall'aggravarsi della crisi economica, non solo in Italia, da guerre, sia pure in aree circoscritte, invasioni, violenze, da una nuova divisione internazionale delle risorse e del lavoro che si sta determinando e che ha contribuito a determinare la caduta della capacità produttiva di un paese come il nostro, dipendente dall'estero per tutte le materie prime.

Sul piano interno è mancata la volontà di fare pulizia di sovrastrutture e di parassitismi e, almeno fino ad ora, una risposta alla pressante domanda di libertà, pulizia e giustizia sociale.

In tale quadro hanno dovuto operare gli Enti locali e tra essi i Consigli di circoscrizione. È stato un anno, ha detto Pasquini, pieno di difficoltà, che si sono fatte sempre più pesanti dopo l'approvazione nell'aprile 1981 della legge finanziaria dello Stato. Infatti, ha aggiunto, "ancora una volta il governo non ha saputo, nè voluto varare quella- riforma importante per il nostro ordinamento istituzionale che è rappresentata dall'ordinamento e dalla finanza degli Enti locali". Con la legge finanziaria del 1981 "il governo ha operato in particolare tagli alle possibilità di spesa dei comuni, delle province, delle regioni individuando implicitamente in essi le cause del disastro economico nazionale e solo nei tagli delle loro spese il drastico rimedio".

Questo fatto ha comportato la necessità di revisione dei programmi di investimento dei Comuni, e di conseguenza anche nelle Zone, la cui possibilità di erogare servizi ai cittadini è stata di fatto ridotta.

Se si tiene conto dei mutamenti intervenuti negli ultimi anni nella popolazione (aumento della popolazione anziana, calo delle nascite, nuova strut- tura della famiglia, fabbisogno di case a prezzo equo e con tipologia diversa, aumento degli studenti nelle scuole superiori e nelle università e calo nella scuola dell'obbligo, calo complessivo della popolazione) ci si rende conto come spetti agli enti locali, in particolare Comuni e Circoscrizioni, dare risposta ai nuovi problemi della società.

L'alto numero di alloggi vuoti, —ha proseguito Pasquini —e l'alto numero di sfratti sono dati apparentemente contrastanti che hanno origine proprio dalla mutazione della cultura della famiglia e del mercato della casa, bloccato attorno alla compravendita e non più basato sull'affitto. Questi fatti determinano lo sforzo di ulteriori massicci interventi pubblici nel settore della casa, senza però ottenere, a causa di procedure lunghe ed anacronistiche, la soluzione del problema. Il bisogno sempre più esteso di servizi socio - sanitari, la questione della tossicodipendenza, la lotta agli spacciatori di droga, il ricupero ed il reinserimento di chi ne è vittima sono gli odierni problemi della società, di Milano, della Zona 19. Non poter rispondere adeguatamente a questa domanda, ha detto Pasquini, è conseguenza soprattutto dei tagli ai bilanci dei Comuni.

Quello che è stato fatto

Ne hanno avuto discapito i rapporti con la gente, anche se, ha ricordato Pasquini, ogni sforzo possibile è stato fatto per dare spazio alla realizzazione di nuovi servizi: la biblioteca a Trenno, l'asilo nido di via Cechov, i progetti del Centro Sociale di via S. Giusto e per il Centro Scolastico di Figino, il collegamento automobilistico con la Zona 20, il raccordo stradale fra piazza Kennedy e via Sant'Elia, le iniziative culturali promosse autonomamente dal Consiglio di Zona, la programmazione di una serie di servizi socio - sanitari attraverso il riuso di strutture pubbliche, una serie di progetti riguardanti la casa con fmanziamenti del primo e secondo biennio della legge 457 a Figino, a Trenno ed al Gallaratese, il terziario in via Sant'Elia ed il Centro Com-

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Tel 4986440 aperto tutti i giorni dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19,30 merciale del Gallaratese, la cui costruzione è di prossimo inizio. Inoltre si sono fatti passi per la soluzione della questione del ricovero degli autoveicoli al Gallaratese, sono stati avviati i lavori di chiusura dei portici al S. Leonardo ed è prossima la firma della convenzione per la Casa Albergo, che sarà destinata parte a studenti universitari e parte a borsisti ed a frequentatori di corsi di perfezionamento negli atenei milanesi. Malgrado i tagli ai bilanci, ha aggiunto Pasquini, la manutenzione scolastica è tutta in appalto sulla base di scelte prioritarie concordate tra Amministrazione Comunale e Consiglio di Zona. Non solo, ma è stato possibile intervenire tempestivamente alla scuola di via Lovere oggi già per metà recuperata. A breve riprenderanno i lavori del Centro Civico di Zona al Gallaratese. Un prezioso ed interessante lavoro è stato svolto dai Comitati di Gestione del Consultorio di via Albenga, del Centro Comunitario di via Lampugnano e del Centro Sociale di San Siro, mentre non è stato possibile far avanzare la questione dei campi sportivi a causa di una necessaria verifica complessiva della domanda e della ipotesi di progetto già approvata fin dal 1979 dal Consiglio di Zona.

L'esperimento del Bilancio Azzonato

Negli ultimi tre anni — ha continuato Pasquini —i Consigli di Zona hanno sperimentato la programmazione di una parte degli investimenti. L'esperimento, che nelle premesse aveva tutte le caratteristiche di una rivoluzione culturale nell'ambito della finanza pubblica degli enti locali, non ha avuto pieno successo perchè da una parte non è ancora consolidata nè generalizzata negli amministratori pubblici — quindi anche ed in particolare fra i consiglieri di circoscrizione —una cultura di governo e di amministrazione pubblica, dall'altra perchè rimuovere remore, freni, prevenzioni, abitudini, incrostazioni e soprattutto posizioni di potere consolidate nell'apparato burocratico e tecnico dell'amministrazione pubblica è di estrema difficoltà: implica non solo volontà politiche, ma disponibilità a superare schematismi.

Occorre rivedere la struttura della organizzazione comunale, rivedere "in modernità e attualità le procedure", ricomporre il quadro legislativo nazionale in materia di enti locali.

Le prospettive per il futuro

Nell'affrontare la questione delle prospettive di lavoro Pasquini ha detto che è necessario tener presente quello che dovrà essere Milano negli anni '90 "vale a dire cogliere il senso profondo del ruolo che le zone avranno, e già hanno, nella strategia di sviluppo della città".

La Zona 19, ha proseguito, per la sua collocazione geografica, per il suo 20 per cento del verde cittadino, per i servizi di quartiere, cittadini ed interregionali (impianti sportivi di S. Siro) che la caratterizzano può partecipare "non solo con una disponibilità di territorio, ma soprattutto con intelligenza politica alla costruzione della grande Milano europea".

Ci sono due problemi da affrontare, la riqualificazione del territorio e le risorse. Per queste ultime, ricordato che quelle pubbliche sono ormai ridotte ai minimi termini, Pasquini ha sottolineato la necessità, per realizzare i servizi di quartiere e per completare la riqualificazione del territorio, di arrivare all'uso di risorse ricuperabili dagli interventi privati, programmati e programmabili, ossia degli oneri derivanti dalle concessioni edilizie e degli oneri di urbanizzazione che per la legge 10/1977 (legge Bucalossi) gli operatori che intendono realizzare opere devono versare alle Casse Comunali.

Questo però significa che il Consiglio di Zona deve predisporre l'elenco delle opere necessarie secondo due ordini di priorità: l'urgenza ed i progetti già predisposti; mentre la Giunta Municipale ed il Consiglio Comunale devono trasformare in deliberazione la politica di utilizzo da parte delle Zone di tali oneri, per ora annunciata soltanto attraverso determinazioni di massima.

Avviandosi alla conclusione della sua relazione Pasquini ha precisato di ritenere giusto aprire i lavori del Consiglio di Zona per il 1982 dando un respiro poliennale all'attività che il Consiglio stesso andrà ad affrontare, sottolineando come per rendere più efficace la sua azione e le sue decisioni sarà necessario rivedere alcune norme interne di funzionamento ed alcuni aspetti organizzativi.

UN CORSO Dl LEZIONI PER I BAMBINI DELLE ELEMENTARI

Scuola e ambiente

Un programma di educazione ecologica attuato in collaborazione tra il Comune di Milano, il Gruppo Giovani del WWF Lombardia ed il Gruppo didattico "Un bosco per Milano" di Italia Nostra

Come già è avvenuto nell'anno scolastico 80 - 81, anche nel corrente 81 - 82 il Comune di Milano ha richiesto la collaborazione degli esperti del Gruppo Giovani del W W F Lombardia e del Gruppo Didattico "Un bosco per Milano" di Italia Nostra, per lo svolgimento del Programma di Educazione ecologica chiamato "SCUOLA E AMBIENTE" di cui si è occupata anche la stampa quotidiana.

Nel corso delle lezioni vengono esposti ai bambini delle scuole elementari i fondamentali principi dell'ecologia, della conoscenza e del rispetto dell'ambiente naturale o urbano in cui si vive. Durante questi interventi, oltre alle proiezioni di diapositive inerenti ai temi trattati, vengono suggeriti esperimenti ed attività creative affinchè i bambini possano venir coinvolti nella scoperta delle leggi naturali e ne comprendano l'importanza.

In seguito gli scolari vengono accompagnati in visita nelle zone particolarmente interessanti sotto al profilo naturalistico o dove si può cogliere meglio l'effetto dell'intervenuto umano sull'ambiente naturale e fare raffronti.

Le gite si svolgono nel Parco del Ticino, in quello delle Groane a Nord di Milano, in Valpredino vicino a Bergamo, nelle Oasi W W F di Vanzago e delle Torbiere del Bassone di Albate in provincia di Como. Altre visite sono riservate ai parchi della città, ai musei di storia natu- rale, agli ambienti che si prestano allo studio del verde, degli animali nei loro rapporti con l'uomo, del cielo, dell'acqua e della sua importanza.

Anche nella nostra Zona alcune Elementari seguono il Programma "SCUOLA AMBIENTE". Nei mesi di novembre e dicembre si sono tenute lezioni nelle Scuole delle Vie Uruguay, Cilea, Alex Visconti, S. Maria Nascente, Paravia, Quarenghi e altre.

Insegnanti ed educatori seguono con sempre maggiore interesse queste iniziative ed il W W F milanese è a disposizione per programmi futuri: informazioni al numero telefonico 66 68 10.

Chiara

Nd 1980 p« far fronte al 90% circa della richiesta nazionale di combustibili fossili e a poco più ddr8096 dei fabbisogni energetici globali ai sono dovute importare circa 120 milioni di tonnellate di petrolio grezzo, gas naturale e carbone.

Per questi prodotti i settori di maggior consumo, con circa 22 milioni di tonnellate / anno ciascuno sono:

- autotrazione

- riscaldamento

- generazione del vapore per l'azionamento delle turbine nelle centrali ENEL - generazione di vapore tecnologico e riscaldo di forni nelle industrie con processi a temperature molto elevate.

Tra i paesi industriali l'Italia ha la situazione energetica più critica in quanto:

- con le risorse interne copre solo il 18% del proprio bilancio energetico (1'8,5% con le risorse idroelettriche, il 7,5% col gas naturale, il 2% con le risorse nucleari, geotermiche, carbonifere, etc.)

- non ha sviluppato infrastrutture adeguate all'utilizzo generalizzato del carbone, nei grandi impianti fissi, in particolare nei generatori di vapore per centrali e industrie. Ad esempio le caldaie delle centrali ENEL sono alimentate per l'80% con prodotti petroliferi, mentre quelle degli enti elettrici pubblici e privati russi, americani, tedeschi, inglesi e polacchi, sono alimentate per più del 60% con carbone e lignite - non ha sviluppato i sistemi di Teleriscaldamento (recupero ad usi civili, del calore disperso dall'industria nell'atmosfera e nelle acque superficiali) sistemi in crescente espansione e che già consentono in sinergia con un isolamento adeguato di vecchi e nuovi edifici, in molti paesi a Nord delle Alpi, una riduzione dei consumi di combustibili per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, compresa tra un quarto e un terzo del fabbisogno globale.

Mentre per la riconversione a carbone dei grandi impianti termici fissi sono a tutti chiari gli scopi (risparmiare i combustibili petroliferi, i più costosi, e riservarne la disponibilità ad usi di autotrazione) e le tecniche (le stesse in uso fino agli anni 50, prima del boom del petrolio), pochi conoscono adeguatamente il teleriscaldamento e tanti ne vorrebbero sapere di più, avendo recentemente appreso dai quotidiani che in Germania Occidentale 472 reti di teleriscaldamento servono, tra l'altro, le 85 città.

Il vice sindaco Quercioli ha ottenuto dalla CEE i finanziamenti per Milano

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