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Se ci sei, batti un colpo!
C'è una casetta piccina nascosta tra fiori ... dice una canzoncina di qualche secolo fa. Nel nostro caso ci sono pochi fiori, ma in compenso c'è una casona che potrebbe diventare uno dei punti più interessanti di tutto il quartiere, per lo svago di grandi e piccini, uomini e donne, belli e brutti (persino per i redattori de "La 16°").
disagi negli appartamenti per infiltrazioni d'acqua, ai balconi pericolanti, alle grondaie fuori uso, si verifica il continuo allagamento degli scantinati, provocando il moltiplicarsi di scarafaggi, pulci e topi che sembrano aver trovato, il loro habitat naturale".
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"Qualcosa si è fatto" racconta un cittadino del "Martinelli" "e qualcosa si sta muovendo anche se con molta fatica e lentezza. Hanno appena terminato la sistemazione delle facciate e ci si augura che lavori di manutenzione non si arenino".
Ci racconta anche che con gli abitanti del nuovo quartiere il "Lotto 6", (costruito qualche anno fa e che confina appunto con il "Martinelli"), si sono intraprese insieme diverse lotte come per servizi sociali che mancano in ambedue quartieri: per un centro commerciale che dovrebbe nascere al posto della fabbrica Rioda, di cui abbiamo accennato all'inizio e che finalmente dovrebbe trasferirsi a breve scadenza. Lotte che si sono concluse con successo per esempio per plessi scolastici ora costruiti e funzionanti che ospitano anche i ragazzi del Martinelli. Parliamo del Centro Sociale, conquistato dagli abitanti del Quartiere che ora trova la necessità di trasformarsi in un ufficio postale, e anche qui con una massiccia raccolta di firme, è stato sollecitato il Consiglio di Zona perchè faccia rimuovere rapidamente ogni eventuale ostacolo burocratico, visto che l'amministrazione postale ha dato il suo parere tecnico favorevole.
Un'altra questione aperta e non ancora ben definita è il trasporto: la "47" che per andare incontro agli abitanti del Lotto 6, che ovviamente si sono trovati nelle stesse precedenti condizioni del Martinelli, ha dovuto mutare il percorso, mantenendo si gli stessi orari, ma non adeguando il numero di vetture all'aumento dei passeggeri.
Restano comunque da affrontare grosse questioni come quello delle cave, annoso e difficile: tutta la zona "Ronchetto" si è battuta e si sta battendo per risolvere la questione della cava "Tre Castelli" che ormai abbandonata da anni crea una situazione difficile soprattutto igienico - sanitaria.
Non vogliamo dimenticare giovani di questo quartiere che non hanno nessuna struttura sportiva e culturale, cui come unica alternativa resta qualche fumoso bar della zona.
L'esperienza del "Lotto 6", quartiere conosciuto per le sue battaglie, dalle case occupate abusivamente, alla conquista di strutture sociali, non lascia indifferente il "Martinelli" anzi lo coinvol- ge tutti giorni con la lotta per la scuola, per l'ufficio postale, per il Centro Commerciale. rappresentanti dei due quartieri ce li ritroviamo ogni volta al Consiglio di zona disposti a non far si che il campetto giochi, o il mercatino del giovedì, rappresentino le sole conquiste di un vivere diverso, per un quartiere più umano.
Germana Borella
Per non lasciarvi molto sulle spine, vi dico subito che sto parlando della Cooperativa Barona
E. Satta, ma il discorso può essere esteso a un sacco di altri organismi, associazioni, gruppi, collettivi, etc...
E molto sentita, in generale, l'esigenza di dare un indirizzo serio all'utilizzo del tempo libero. Purtroppo, chi si cimenta con questa intenzione, si trova sovente di fronte a grosse difficoltà: innanzitutto il fatto inconfutabile che chi "tira il carro" è sempre una ristretta minoranza di matti ... volevo dire: volonterosi, che devono: sforzarsi di interpretare le esigenze, i gusti, gli interessi degli "altri"; elaborare dei programmi di attività coerenti con le esigenze riscontrate; trovare le fonti di finanziamento per tradurre le idee in realtà; organizzare e propagandare le iniziative; valutare risultati conseguiti e proseguire nell'attività. Tutte cose semplicissime, in teoria. In pratica, ci si riduce a:
1) stilare elenchi chilometrici di iniziative che sarebbero molto belle, utili, interessanti, e divertenti, a giudizio di chi le pensa, con conseguente esclusione di tutto ciò che non interessa, che non si sa o non si può fare;
2-3) stendere piani di lavoro degni di aziende con miliardi di capitale, migliaia di dipendenti e decine di dirigenti, col risultato di depennare il 99,9% delle iniziative per limiti economici e di "organico"; lavorare giorno e notte per preparare ogni cosa e far riuscire tutto alla perfezione, col risultato di ammazzarsi di fatica, e dimenticarsi delle cose più elementari, che nessuno ricorda; consumare decine di serate in riunioni, nella vana ricerca di dove, quando e come si è sbagliato, visto l'insuccesso delle iniziative, relativamente allo sforzo prodotto.
E un po' la storia del gatto che si morde la coda (e si fa un male boia): si è in pochi per portare avanti iniziative abbastanza importanti da ottenere il seguito desiderato, ma finchè si attuano iniziative sporadiche, a corto respiro, non si riesce a smuovere
Casa del rendaggio
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Tappezzerie murali in stoffa a richiesta la coltre di apatia che copre I cittadini. Lo sforzo maggiore è proprio quello di spezzare questo giro vizioso, ma la ricetta non è ancora stata trovata, e due schiere di persone continuano ad inghiottire bocconi amari: la più numerosa, nella speranza di riuscire prima o poi a passare in modo più interessante e divertente il proprio tempo libero; l'altra, nel tentativo di godersi un po' del proprio tempo libero senza impiegarlo tutto ad arrabattarsi per proporre un uso più interessante e divertente del tempo libero altrui.
Tutto questo ha un senso, se si arriva al punto di utilizzare appieno spazi ed occasioni per rendere concrete le idee di tutti, in modo che ciascuno impieghi le ore libere con soddisfazione e profitto, non solo per inseguire un obiettivo sempre troppo lontano.
In pratica: l'attività e l'organizzazione devono essere ad uso collettivo e reciproco, non a senso unico, Chi produce e chi consuma devono scambiarsi i ruoli o mischiare i momenti, altrimenti si scade nell'assistenzialismo, che non ha nulla a che vedere con cultura e ricreatività.
E però giusto anche domandarsi se i propositori di idee culturali e ricreative sanno sempre sollecitare nel modo idoneo l'attenzione degli "altri". Perchè alcune idee sfondano e altre abortiscono? Perchè alcune hanno un respiro esclusivamente "interno" e altre raccolgono invece nuova linfa e consensi? La bocciofila, il gioco del calcio, la ginnastica correttiva, i corsi di musica popolare, la mostra natalizia del giocattolo educativo, e poco altro. E cittadini, dove sono? Perchè non la "hppofila", il gruppo escursionistico himalayano, la società amici del pangolino?
Perchè non creare, assieme a nuovi centri di attività, anche non usuali, un collegamento fra tutte le associazioni culturali e ricreative del quartiere, sotto il patrocinio, che so, del Consiglio di Zona, con l'appoggio e la consulenza di tutti gli enti esistenti a livello cittadino? Si potrebbero aggregare più forze, si avrebbe un confronto più vasto di idee, e finalmente si abbatterebbe l'ipocrita (e soprattutto inutile e dannosa) mania di appioppare etichette qualificanti o squalificanti, a seconda dei punti di vista e degli integralismi vigenti. Basta con la logica della concorrenzialità; dietro e oltre gli orticelli cin- tati ci sono migliaia di cittadini, attivi e non, interessati o amorfi. da coinvolgere su temi interessanti per tutti. Non voglio proporre un calderone che annacqui e affoghi differenze culturali, ideologiche o quant'altro, anzi: un'occasione di confronto aperto in cui le idee e le proposte vengano vagliate, discusse, attuate, nella chiarezza, col contributo di tutti e nella certezza che più numerosi sono quelli che tirano il carro, meno pesante è la fatica. Questa è la strada da seguire.
Personalmente, avrei piacere che dalla Cooperativa, organizzazione di uomini liberi e aperti, unitaria e pluralista per definizione e vocazione, venisse la prima spinta in questa direzione. E vero: se son rose fioriranno, ma ... un po' di concime, ce lo vogliamo mettere? W. C.
La "Festa del Socio"
Una tradizione che vive nel tempo alla Cooperativa "Ferrera"
Anche quest'anno si è svolta nel giardino della Cooperativa Ferrera la tradizionale "Festa del Socio", una festa che ha trasformato una domenica qualunque, in una giornata ricca di "salamella e di musica".
Una festa ben organizzata che ha visto gli stessi soci giovani e anziani, che autogestiscono ormai da un anno questa Cooperativa, girare fra i tavoli distribuendo salamelle, peperoni e fiumi di vino, tra un sorriso e una vecchia storia d'amore.
Ha intrattenuto nostalgici del ballo, un'orchestrina campagnola che ha visto sfilare giovani e anziani in vorticosi valzer viennesi, in appassionati tanghi argentini e, mentre la mazzurca di Casadei faceva mancare il fiato alle coppie della verde età, 600 salamelle (questo è il bilancio) finivano sui vecchi tavoli di pietra.
Funzionavano nel contempo le sfide alle "bocce", mentre dai tavoli si sentiva di tanto in tanto "Tri-set" "scupa".
Verso sera, mentre pian piano la gente sfollava, alcuni anziani hanno ricordato momenti duri del dopo - guerra, dove in cooperativa si riunivano clandestinamente: chi estraeva la foto di partigiano, chi si asciugava una rapida lacrima.
E intanto con un ultimo bicchiere di vino si chiudeva una domenica che doveva sembrare una domenica come tante ma che invece sarebbe rimasta come tema di discussione e di nostalgia, per tutto questo nostro lungo inverno. .
Germana Borelle
Viale Famagosta 38 Milano