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Avevo già preparato un intervento sulla droga che poi, per mancanza di spazio, non è stato pubblicato. E ora me ne rallegro, perchè quando si è trattato di riproporlo per "La Sedicesima" di ottobre mi è parso insufficiente, quasi me ne vergognavo.
E un prezzo che si paga quando si parla di droga: prima di esprimerci ci pare di avere le idee abbastanza chiare, ci pare che quello che si ha da dire possa essere utile ... ma poi, una volta dette, scritte, ci si rende conto che si tratta pur sempre di parole, soltanto parole, mentre migliaia sono in questo momento gli spacciatori che si arrabattano per iniettare il loro veleno, migliaia le siringhe che "bucano" e milioni sono poi quelli che girano la testa dall'altra parte per non saperne nulla.
E anche se non sono tutti a chiudere occhi e orecchie, mi pare che la guerra alla droga non si possa nemmeno pensare di condurla se a vedere e a parlare a voce alta non saranno per primi coloro che dalla droga sono stati colpiti negli affetti più profondi, genitori, fratelli, sorelle di drogati, mariti, mogli, amici di drogati ... O forse mi sto già incamminando su di una strada sbagliata, faccio un'ipotesi assurda, perchè non è forse vero che chi si droga, i casi clamorosi di giovani trovati morti accanto ad una siringa, non è vero che chi di droga si suicida lo fa soprattutto perchè non ha più nessuno che lo ami?
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Non parte forse da qui la china che porta un giovane normale da un gesto infantile di ribellione, chi se ne frega! è roba leggera, che male c'è?, alla intossicazione, all'asservimento bestiale ai delinquenti che lo avvelenano? Non è forse il segno della solitudine più desolante e spaventosa in cui si può rischiare di trovarsi in piena società capitalistica e industriale, tra masse e ricchezze mai viste?
É guardando da qui che mi pare si possano intravvedere le radici di questo tumore sociale. Mai prima d'ora i giovani avevano goduto di una tale autonomia economica, né mai prima d'ora la società aveva posto a disposizione della criminalità mezzi finanziari di copertura, mezzi tecnici di attacco, così sofisticati ed abbondanti.
Da una criminalità così integrata nel sistema "di mercato" che cosa ci si poteva attendere se non lo sfruttamento metodico del mercato che oggi forse più di ogni altro "tira": quello dei sogni e delle avventure facili, del divertimento e della felicità preconfezionati. Un mercato tipico di una società "capitalistica avanzata": luci e colori che sono invece fuochi fatui, un inganno possibile solo in presenza di un gigantesco impianto per il lavaggio del cervello, per sostituire ad una immagine realistica della vita, quella di bellezza, gio-