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Incontro Nord Sud su occupazione ed investimenti
from I Duecentomila1
Signor Presidente, il grave problema occupazionale, motivo insieme di produzione e di reddito, in grande misura legato alla realirzdziotre degli impegni governativi, per la creazione di circa 120 mila posti di lavoro nel Mezzogiorno, è di alto e diretto interesse delle Regioni meridionali.
Ma non lo è di meno per la Regione Piemonte, come in più occasioni si è avuta l'opportunità di rilevare; e come viene ora sottolineato, se pur ve ne fosse bisoggno, dall'aggravarsi al Nord, con inevitabili riflessi indotti, della situazione, quale emerge dalle trattative in corso tra i Sindacati e la FIAT: Queste, pur avviate con molta responsabile reciproca comprensione, in un clima teso a raggiungere conclusioni positive, lasciano chiaramente intendere, prima ancora di essere chiuse,
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L'iniziativa della Regione Piemonte, 'propdsta dal Gruppo Comunista sin dal1'11 novembre 1974, di arrivare quanto Prima ad una verifica sulla attuazione di quegli impegni di politica economica che hanno per oggetto il Mezzogiorno va valutata in tutta la sua portata politica na,zionale da tutte le forze democratiche in'teressate a combattere la linea dello sviluppi ' zero, ad ottenere nel concreto il rispetto degli impegni assunti dai gruppi industriali privati e pubblici, e del governo.
Nessuno ignora la gravità e la drammaticità della crisi e il suo carattere internazionale ed' i limiti di una azione solo nazionale. E' perfettamente presente l'inutilità (e la pratica- impossibilità) di, una iniziativa di politica economica che abbia carattere autarchico a livello locale, nazionale e persino europeo. Si conoscono i pericoli dei meccanismi che possono incrementare la spinta inflazionistica. •
Ma contro il catastrofismo imbelle di chi disserta e spinge sulle sorti del mondo e si consola della situazione italiana rilevando che anche in America ci 'sono sette milioni di disoccittpati, contro chi vuole la riapertura del Credito per appropriarsene a fini settoriali, contro la linea dei rinvii nella attuazione degli impegni solennemente presi, contro una pratica concreta che produce recessioni senza salvare dall'inflazione, di fronte al fatto che la crisi nel Sud è arrivata con un anno di anticipo, le Regioni non devono e non sono state a guardare.
Ora occorre far sentire il peso politico delle loro decisioni concrete, con i bilanci 1975, e delle loro volontà politiche anche con l'incontro Nord/Sud per imporre una svolta nella politica economica.
Si tratta allora di fare il punto, chiedere i conti precisi, verificare i calendari, e passare dalle parole ai fatti avendo certo presente tutte le conseguenze anche internazionali delle decisioni locali in termini di investimenti e insediamenti ma senza alibi e rinvii per nessuno.
Intanto da due anni non si crea un posto, di lavoro nel Sud. Ma questo non è altra cosa dalla minaccia per il calo dell'occupazione al Nord che infatti non è solo una minaccia, è un fatto in Piemonte come in Lombardia.
Se -la Basilicata vuole sapere la fine che hanno fatto gli impegni degli investimenti Pirelli, ANIC, Ferrosud e altri nelle sue terre, il Piemonte vuole sapere tra che resteranno ancora aperti pesanti e preoccupanti aspetti della politica occupazionale. l'altro come si risolveranno gli accordi del 7 aprile 1973 fra Montedison e Sindacati in Piemonte per gli impiegati di Mergozzo per i quali Sindacati, Comuni e Regioni hanno fatto quanto dovevano. Se i lavoratori della FIAT non si accontentano di conoscere la quantità di macchine invendute e calendario della riduzione di orari e di giorni di lavoro ma interrogano e chiedono conto di cosa si vuol fare da parte della FIAT e del governo per « attuare » in concreto una riconversione produttiva, le forze democratiche della Sicilia e della Calabria vogliono sapere che cosa sia successo dei due pacchetti per la Sicilia e la Calabria che prevedono investimenti per oltre 2.000 miliardi di lire e la creazione di 40.000 nuovi posti di lavoro. A Pozzuoli e a Marcianise in Campania si tratta di fare una verifica con l'Olivetti, nel Casertano con la Indesit si tratta dii vedere se va avanti l'incremento dell'occupazione che doveva portare entro il 1976 ad un increinento dell'occupazione di circa 4.000 unità.
Ciò costituisce motivo di attenta responsabile valutazione da parte di tutti, ma, in questo momento, soprattutto da parte delle Regioni direttamente interessate.
La Giunta Piemontese, conscia della gravità della situazione e dell'urgenza di affrontarla realisticamente e lucidamente, denunciata anche da Gruppi Consiliari, si propone di convocare una riunione a Torino, entro la seconda decade di Febbraio, con tutte lei Regioni del Sud.
Una commissione di Assessori sta - predisponendo quanto necessario perchè l'incontro riesca in termini concreti e, per quanto possibile, positivi,. dando modo di fare i passi necessari a livello di Governo centrale.
In tutto il Mezzogiorno a Priolo, a Crotone-Girò, a Brindisi, Busci, Asco i Piceno, Casoria, e Acerra sono stati sottoscritti impegni della Montedison per incrementi occupazionali di 8.050 unità e altri 2.000 posti di lavoro erano previsti per investimenti in Sardegna, ancora a Ascoli Piceno, e Licata.
In complesso le lotte dei lavoratori e delle forze politiche democratiche di cui le Regioni! si sono fatte sovente coerentemente interpreti a livello politico avevano ottenuto impegni per 125.000 posti di lavoro.
In ootnicreto cosa sta succedendo invece? La FIAT dice niente stabilimenti a Grottaminarda, rinvio delle assunzioni all'OMECA e alla Ferrosud, la Montedison parla di una esuberanza di personale valutabile attorno alle 7.700 unità e denuncia l'impossibilità di tenere fede agli impegni sottoscritti con i sindacati mentre 30.000, lavoratori del settore chimico e tessile sono armai in cassa integrazione. E il governo non si trova agli appuntamenti.
Nell'intreccio a volte inestricabile di manovre, di scarico di responsabilità, di arrembaggio al credito disponibile, di ipoteche su quello da strappare nell'immediato futuro (che rischiano tra l'altro dl emarginare tutto il complesso delle piccole e medie industrie al Nord come al Sud) accorre fare chiarezza, chiamare a f.to (avv. Gianni Oberto) rispondere il governo nel suo complesso il Ministro del Tesoro in particolare, e soprattutto spingere a decidere e « attuare » passando dalle troppe parole ad alcuni fatti che siano indirizzo di una diversa linea rispetto alla accettazione complice e passiva della recessione.
Sarei grato, prima di scendere nei dettagli dell'organizzazione concettuale e operativa dell'incontro se Lei volesse farmi conoscere il Suo pensiero sull'opportunità dell'iniziativa, sulla data che potrebbe stare, per la durata di un giorno e mezzo, tra il 17 e 21 Febbraio, (indicando eventualmente la preferenza), sulla possibilità della Sua partecipazione personale oltre a quella di Assessori e Consiglieri, fornendo tutti i suggerimenti e proposte che ritenesse utili.
Non sottolineo l'urgenza della questione, tanto essa è evidente.
La ringrazio del rapido cortese riscontro, e mi auguro di poter avere il piacere d'incontrarLa di persona, anche per ringraziarLa della collaborazione che sono certo non mancherà.
Con i migliori, cordiali saluti.
Si è fatta una crisi di governo apparentemente motivata dalla divergenza sul tetto invalicabile dell'indebitamento fissato in 7.400 miliardi. Ora qualunque sia l'interpretazione dei dati, è un fatto che il 1974 si chiude con una cifra assolutamente al di sotto di tale tetto.
Potremmo considerarlo tutti un fatto positivo se il « dettaglio » non fosse che nel frattempo non si è affatto operato per evitare altre centinaia dii migliaia di disoccupati all'interno da aggiungersi a quelli che ritornano dall'estero.
Lincontro delle Regioni non deve essere però un polverone o un rito. Va preparato seriamente. Non è una conferenza di studi, è una riunione politica di lavoro.
L'incontro dovrà avvenire fra le Regioni dove è auspicabile e possibile arrivate ad una piattaforma comune. Il confronto dovrà essere fra Regione e grandi imprese pubbliche e private e fra Regione e governo, in sedi distinte, con ritmi serrati con una intesa con i sindacati come la situazione richiede.
I comunisti piemontesi quando hanno proposto l'iniziativa, hanno cercato di interpretare la sintesi politica delle conquiste e delle lotte della classe operaia che nelle piattaforme rivendicative e nelle sue manifestazioni indica la necessità che Nord e Sud siano uniti nella lotta e su questa parola d'ordine hanno lavorato, lottato ed ottenuto impegni precisi. E poichè quello che sta scritto negli Statuti regionali non deve solo esprimere approdi culturali ma linee dii' azione concreta, si sono ricordati che l'articolo 73 della Regione Piemonte dice che: « La Regione, nella politica di piano, opera per superare gli squilibri territoriali, ecoritmici, sociali e culturali esistenti nel rio ambito e fra le grandi aree ckl Paese, con particolare riferimento allo sviluppo del Mezzogiorno ».
Una politirn di piano non c'è ancora ma nessuno deve sfuggire a una verifica che tende a ricrearne i presupposti, anche perchè ad una politica di programmazione non c'è alternativa se si vuole uscire dalla crisi.