Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Maggio 2022

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RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2022


PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI MAGGIO: #VIVEREINRIFUGIO: I RIFUGISTI PER UNA FREQUENTAZIONE Più RESPONSABILE DALLA MONTAGNA ........ 3 CAMBIAMENTI CLIMATICI E PROBLEMA IDRICO ............................................................................................... 5 PASSI DOLOMITICI ............................................................................................................................................. 7 MOBILITA’: UN TRENO PER LA VAL GARDENA ............................................................................................... 15 TRE CIME DI LAVAREDO: ACCESSIBLITA’ ....................................................................................................... 15 GESTIONE DI FLUSSI TURISTICI....................................................................................................................... 16 DOLOMITI ACCESSIBILI ................................................................................................................................... 17 TRENTO FILM FESTIVAL: PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO.................................................................. 17 L’ALTRA MONTAGNA: L’EDIZIONE DI CLAUT E FORNI DI SOTTO .................................................................... 18 DOLOMITI MOUNTAIN SCHOOL........................................................................................................................ 19 MARMOLADA ................................................................................................................................................... 19 DOLOMITI FRAGILI ........................................................................................................................................... 25 OLIMPIADI: GLI AGGIORNAMENTI .................................................................................................................... 26 NUOVO BACINO ARTIFICIALE PORDOI ............................................................................................................ 28 VOLI TURISTICI SULLE DOLOMITI: L’APPELLO DI MOUNTAIN WILDERNESS .................................................. 29 NOTIZIE DAI RIFUGI.......................................................................................................................................... 30 NOTIZIE DAL CNSAS ........................................................................................................................................ 32 NOTIZIE DAL PARCHI ....................................................................................................................................... 33 NOTIZIE DA ALTRI PATRIMONI MONDIALI........................................................................................................ 34 LE DOLOMITI IN TV ........................................................................................................................................... 35


#VIVEREINRIFUGIO: I RIFUGISTI PER UNA FREQUENTAZIONE Più RESPONSABILE DALLA MONTAGNA L’Adige | 5 maggio 2022 p. 6 VIVERE IN RIFUGIO: PALAZZO ROCCABRUNA ORE 17.30 Appuntamento con #vivereinrifugio: sentinelle delle Dolomiti Unesco, un'iniziativa della Rete dei Rifugi del Patrimonio Mondiale. L'evento vedrà la partecipazione di Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti, Roberta Silva, presidente dell'Associazione Rifugi del Trentino, Marika Freschi, gestore del Rifugio Pordenone (PN), Raffaele Alimonta e Mario Fiorentini, presidente Associazione Gestori Rifugi Alpini del Veneto moderati da Giambattista Zampieri.

Corriere delle Alpi | 7 maggio 2022

p. 19 Raccontare la vita dentro i rifugi per educare l'escursionista Il progetto «Ci sono ospiti che chiedono non uno, ma due, tre gettoni d'acqua e fanno durare la doccia 10 minuti». Eccessi da rifugio, secondo Sonia Lorenzi, che gestisce il Rifugio Bianchet, secondo la cui filosofia «il rifugio va inteso come un letto, un pasto, non di più».Compare anche lei nella campagna di sensibilizzazione della Fondazione Dolomiti Unesco, che racconta l'esperienza della vita in rifugio attraverso brevi video diffusi sui social network e veicolati attraverso la condivisione di rifugisti, professionisti della montagna e appassionati. Piccoli spaccati di quotidianità che narrano il lavoro del gestore di rifugio: dall'approvvigionamento idrico ai rifornimenti, dalla manutenzione dei sentieri all'accoglienza di ospiti sempre più esigenti. Lo scopo di #vivereinrifugio è favorire la comprensione, da parte degli escursionisti, del delicato contesto ambientale in cui vive e lavora il rifugista, incentivando così - attraverso un'informazione senza filtri - l'adozione di comportamenti sempre più virtuosi da parte dei visitatori. Saliamo al rifugio Berti, in Comelico, ai piedi del Popera: «Ogni anno siamo costretti a rifare la passerella in legno, sul torrente, perché viene distrutta immancabilmente dalla neve e dalle valanghe», raccontano i gestori, Bruno Martini e Rita Zandonella, «mon mancano perfino le frane, da queste parti».Elena zamberlan gestisce il Rifugio Pian de Fontana. La spesa è un problema. «La faccio una volta la settimana, e non deve mancar niente, perché le provviste arrivano con la teleferica». Altrimenti? «A piedi con lo zaino».Tra i video compare anche la testimonianza di Mario Fiorentini, presidente di Agrav - Associazione Gestori Rifugi Alpini del Veneto e gestore del Rifugio Città di


Fiume. Numerosi i gestori di rifugio presenti da tutto l'arco dolomitico. Del 'Vivere i rifugi" si è parlato al festival di Trento e fra i temi toccati, quello della scarsità idrica che - ha detto Fiorentini - deve indurre a comportamenti virtuosi (quindi non 10 minuti a doccia). «Ogni rifugio è unico e ha una sua specificità anche nei servizi che è può e vuole offrire. Tale offerta condiziona anche il comportamento dell'escursionista. Mostrare il "dietro le quinte" del percorso che fa il cibo per arrivare sulla tavola e del tragitto fatto dell'acqua per sgorgare dal rubinetto della doccia», sottolinea Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, «sono solo alcuni esempi tangibili che possono indurre l'escursionista ad un approccio più responsabile alla montagna. #vivereinrifugio è quindi un percorso di avvicinamento lento alle Dolomiti, passo dopo passo guidati dalla testimonianza dei rifugisti, vere e proprie sentinelle delle Dolomiti». --fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Dolomiti | 7 maggio 2022 https://www.ildolomiti.it/montagna/2022/vivere-in-rifugio-la-campagna-per-mostrare-il-dietro-le-quinte-della-vita-in-quota-videonemela-per-un-approccio-piu-responsabile-alla-montagna

Telebelluno | 7 maggio 2022 https://www.telebelluno.it/wp/trento-film-festival-vivere-in-rifugio/

Mountain blog | 7 maggio 2022 http://www.mountainblog.it/video-post/video-mara-nemela-dolomiti-unesco-le-trasformazioni-devono-essere-compatibili-con-il-futurodi-questo-territorio-70-tff/

TGR Trentino | 7 maggio 2022 https://www.rainews.it/tgr/trento/video/2022/05/tnt-rifugi-montagna-dolomit-unesco-trento-film-festival-186f1c80-84c4-4eb8-8b5107d881fafd1e.html

TGR Veneto | 8 maggio 2022 https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2022/05/ven-vivereinrifugio-la-nuova-iniziativa-della-fondazione-Dolomiti-Unesco-a177e7587b39-4ca5-a07a-68ef33f95429.html

Montagna.tv | 16 maggio 2022 https://www.montagna.tv/201047/cosa-vuol-dire-gestire-un-rifugio-di-montagna-lo-spiegano-i-rifugisti-delledolomiti/?fbclid=IwAR32hohBimA7gqjOWy3vjLeP1R10S9XB7t4xxhkhrIjUHHV_MPOnsjEyvGg

Tgr Veneto | 25 maggio 2022 #VIVEREINRIFUGIO a Buongiorno Regione Veneto Presentazione di #vivereinrifugio a Buongiorno Regione. Intervista in studio a Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO e a Mario Fiorentini, presidente di AGRAV – Associazione Gestori Rifugi Alpini Regione Veneto e gestore del Rifugio Città di Fiume. https://www.rainews.it/tgr/veneto//notiziari/video/2022/05/ContentItem-6d1217ec-4eab-412c-a4a6-8ff9f7348d30.html [al minuto 14.20]


CAMBIAMENTI CLIMATICI E PROBLEMA IDRICO Corriere del Veneto | 3 maggio 2022 p. 10 La conferma dai dati ArpavHa nevicato meno della metà della media degli ultimi 13 anni Belluno Un inverno particolarmente secco, quello 2020-2021 . I dati di Arpav (Agenzia regionale per l’ambiente) sulle precipitazioni nevose confermano ciò che in verità è apparso chiaro a tutti. Dal 1 ottobre al 30 aprile è nevicato pochissimo sulle Dolomiti e nei fondovalle: meno della metà rispetto alla media del periodo dal 2009 ad oggi. Alcuni esempi chiariscono la situazione. Ai 1.960 metri di quota a Casera Coltrondo, dove mediamente cadevano quasi 5 metri di neve, il manto nevoso si è fermato quest’inverno a 341 centimetri. Stessa cosa a Col dei Baldi: con una media di precipitazioni di 665 centimetri di neve all’anno, quest’anno ci si è dovuti «accontentare” di 4 metri e 40 centimetri. Scendendo di quota, ai 1.600 metri di Arabba quest’anno sono caduti appena 224 centimetri di neve, quasi la metà rispetto ai 434 tipici del periodo. Stessa cosa a Falcade: dove mediamente cadono 310 centimetri di neve, quest’anno il manto nevoso ha solamente toccato il metro e mezzo.

Corriere del Trentino | 4 maggio 2022 p. 5 Siccità, Zaia insiste: «Gestione sovraregionale» Il governatore veneto chiede un tavolo tecnico di coordinamento con Trentino e Alto Adige An. Pra. TRENTO Nonostante la pioggia di questi ultimi giorni — che comunque rimane insufficiente per colmare la siccità dell’inverno — non si placa la «guerra dell’acqua» tra Veneto, Trentino e Alto Adige. Ieri a riprendere la questione è stato il governatore veneto Luca Zaia, che ha firmato una nuova ordinanza per gestire la crisi idrica. E ha ribadito la sua posizione rispetto ai rapporti con i territori vicini. «Il territorio veneto — ha detto Zaia — presenta ancora una condizione di deficit idrico generalizzato rispetto ai valori medi stagionali. Piogge praticamente assenti nell’ultimo semestre, depositi di neve sempre più ridotti e portate delle maggiori aste fluviali con trend negativo. È evidente la necessità di iniziare a utilizzare l’acqua in maniera parsimoniosa, limitandone il consumo al minimo indispensabile. Per fronteggiare le sempre più frequenti crisi idriche, auspico che quanto prima si convochi un tavolo tecnico di coordinamento tra l’Autorità distrettuale, la Regione Veneto e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per definire una gestione sovraregionale della crisi in atto, per affrontare in ogni suo aspetto e in maniera organizzata, congiunta e coordinata le problematiche connesse ai rilasci di risorsa idrica». Il braccio di ferro tra Veneto, Trentino e Alto Adige sulla gestione della crisi idrica di questi mesi è iniziato ad aprile, quando il Veneto ha chiesto l’apertura dei bacini durante una riunione dell’Autorità di bacino, organismo di emanazione ministeriale nato proprio per dirimere dispute di questo tipo. Da parte delle due Province di Trento e Bolzano, però, la reazione è stata tiepida. «In Trentino — aveva affermato il vicepresidente della Provincia Mario Tonina — abbiamo sempre fatto investimenti per migliorare l’irrigazione e costruire i bacini di accumulo,invece le altre Regioni, purtroppo, sperano sempre in noi». Intanto, in attesa che il tavolo tecnico di coordinamento venga convocato, la pioggia continua a essere invocata da tutti. E il meteo offre qualche speranza, seppur ancora debole. Per oggi e domani Meteotrentino prevede probabilità di rovesci diffusi, specie nella giornata di domani, anche se non interesseranno tutto il territorio.

Corriere delle Alpi | 6 maggio 2022 p. 15 Quote degli invasi in ripresa Ma a monte c'è troppa poca neve


la situazione Piove troppo poco ma il problema idrico è aggravato dal fatto che in montagna c'è poca neve di riserva.E la poca esistente si sta tutta sciogliendo. A fine aprile ne era presente il 40% in meno della media del periodo, il 50% in meno nelle Prealpi. Addirittura 246 cm in meno degli ultimi 12 anni, secondo il report dell'agenzia Arpav. A metà aprile il deficit si attestava a -45% sulle Dolomiti e -51% sulle Prealpi. L'indice di spessore di neve al suolo a fine mese era leggermente inferiore alla norma: 35 cm nelle Dolomiti. La riserva idrica nivale stimata a fine mese è di 60-70 milioni di metri cubi di risorsa nivale nel bacino montano del Piave, 45-65 Mm3 nel Cordevole e 25-30 Mm3 nel bacino montano del Brenta. Ma vediamo qual è oggi la situazione dei bacini. L'invaso di Pieve di Cadore ha ripreso un andamento crescente nell'ultima settimana del mese, fino a raggiungere il 63% del volume massimo invasabile. Il tasso di incremento volumetrico di Santa Croce è aumentato e si presenta al 65% del volume massimo.Il Mis, dopo un sensibile calo nella seconda decade di aprile, ha recuperato arrivando all'87% del volume (addirittura +22% sulla media storica). Leggero sospiro di sollievo, dunque, del mondo dell'irrigazione.Il volume del serbatoio del Corlo (Brenta), dopo un costante ripido aumento del volume invasato, si è mantenuto più o meno costante a fine mese, con un valore a fine aprile di 35.1 Mm3, pari al 92% del volume. La riserva idrica nivale del bacino del Piave, stimata dall'Arpav era, ancora un mese fa, di 65 milioni di m3, vale a dire meno di un quarto rispetto ad una media di 260 milioni di m3, uno tra i valori più bassi insieme al 2007 (57) e al 2017 (56). Fortunatamente però il volume complessivamente invasato ha mostrato un andamento in continua crescita, durante il mese scorso, per cui il volume è risultato alla fine di 116.1 milioni di m3 , pari al 69% del massimo invasabile.Quanto alle falde freatiche a ridosso della linea delle risorgive l'Arpav avverte che «continua a permanere, a fine aprile una situazione di scarsità della risorsa idrica, più marcata nei settori dell'alta pianura ed in alcune zone di quella media e bassa». Diciamolo pure: il livello è prossimo al minimo storico e addirittura per Castelfranco inferiore di 15 cm al precedente valore di minimo storico (2017). Certifica infatti l'Arpav: le stazioni di Castelfranco e Mareno «proseguono il trend di calo anche se a ritmo inferiore rispetto a quello dei mesi scorsi; a Castagnole, invece. Si registra una lieve ripresa nella seconda metà del mese e Varago una ripresa più solida lungo tutto il mese di aprile. Le portate del Piave a Fener e a Nervesa sono attualmente di poco superiori al deflusso minimo vitale, e comunque risultano in riduzione». Per quanto riguarda la portata dei corsi d'acqua del bacino del Piave, i valori appaiono neanche la metà dei valori storici: il confronto con la media mensile storica è pari a -56%, mentre il confronto della portata al 30 aprile è di -53%. --F.D.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 31 maggio 2022 p. 10 Crisi idrica, il Veneto è all'angolo «Aiuti bloccati dell'idroelettrico» Enrico Ferro Venezia Crisi idrica e braccio di ferro tra Veneto e Trentino per l'acqua degli invasi: ora tirano in ballo anche Terna Spa. Le parole dell'assessore all'Ambiente della Provincia di Trento rivelano quello che è il vero punto nodale in questa situazione della siccità e delle risorse per irrigare: la situazione non si sblocca per via delle centrali idroelettriche. «Ancora una volta si va a cercare il soggetto per pagare gli eventuali danni di mancata produzione elettrica, quando invece la norma nazionale dice che vanno garantiti in modo prioritario uso potabile e irriguo», sottolinea Andrea Crestani, direttore dell'Anbi, ente che coordina tutti i consorzi di bonifica del Veneto. La domanda chiave, dunque, è sempre la stessa: chi paga? Trovare la risposta, significa sbloccare lo stallo che si è creato tra Veneto e Trentino.Sono giorni intensi per il tavolo di concertazione coordinato dall'Autorità di distretto delle Alpi orientali, per affrontare lo stato di carenza idrica che interessa tutto il bacino del fiume Adige, e in generale l'arco alpino. L'assessore all'Ambiente della Provincia di Trento, Mario Tonina, rispondendo ad un'interrogazione presentata dalla consigliera Lucia Coppola sulla situazione idrica in Trentino alla luce delle richieste avanzata dalla Regione Veneto, ha risposto: «La risorsa idrica immagazzinata nei nostri serbatoi è oltremodo scarsa e quindi ancor più preziosa, dato il ridotto apporto che prevedibilmente potrà provenire dal disgelo che quest'anno sarà ridotto al minimo data la scarsa copertura nivale invernale (circa il 13% della media)». Una premessa da cui traspare l'atteggiamento "in difesa" di Trento, rispetto alle richieste del Veneto.«Pertanto, si ritiene previdente mantenere negli invasi il massimo delle risorsa consentita per fronteggiare un'eventuale crisi idropotabile che nei prossimi mesi si potrebbe verificare alla foce del fiume Adige», ha spiegato ancora Tonina, precisando che le Provincie di Trento e Bolzano sono disponibili a valutare di mettere in gioco le riserve idriche immagazzinate nei serbatoi idroelettrici. Ma ad una condizione: sui concessionari idroelettrici, Tonina ha parlato della necessità di un coinvolgimento nel tavolo anche di Terna Spa, mentre sull'agricoltura in Trentino ha evidenziato la possibilità di un pompaggio emergenziale dei bacini idroelettrici. Per quanto concerne il confronto con il Veneto, Tonina ha parlato dei recenti accordi con la Regione Lombardia per la gestione degli stati di carenza idrica relativa al bacino del lago di Idro e del fiume Chiese, come modello di riferimento. Andrea Crestani traduce, in parole povere, il discorso in politichese dell'assessore trentino: «Non hanno detto un "no" definitivo. Dicono che non è sufficiente per le esigenze e vogliono al tavolo Terna Spa. Significa che sono disponibili a rilasciare acqua in favore del Veneto se si trova chi ripiana le perdite della mancata produzione di energia elettrica. Se produco meno, incasso meno.


Siccome Terna è titolare dei contratti, vogliono capire chi paga l'eventuale calo di energia prodotta rispetto a quella prevista nei contratti».Ecco, dunque, qual è la natura dello stallo. Tutto questo nonostante la legge sul tema sia chiara. «Prima l'uso potabile, poi quello irriguo e poi tutto il resto» ricorda Crestani. «L'autorità di bacino ha messo i soggetti intorno a un tavolo ma non emana norme. La situazione continua a essere critica. Urge una soluzione quanto prima». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

PASSI DOLOMITICI L’Adige | 3 maggio 2022 p. 21 Flussi sui passi dolomitici, si punta ai fondi del Pnrr Si è discusso ieri del vasto tema della moblità sui passi dolomitici: la volontà è quella di trovare una linea comune tra diversi territori, ma nessuna decisione definitiva è stata presa. Insomma, almeno per ora niente limiti al traffico. All seduta straordinaria del consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti UNESCO ha partecipato naturalmente anche il presidente della Fondazione e vicepresidente della Provincia Mario Tonina, oltre ai rappresentanti di Alto Adige, Veneto, provincia di Belluno, della Regione Friuli e della Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane e della Comunità di Montagna della Carnia. Presenti tra gli altri anche l'Assessore ai trasporti della Provincia autonoma di Trento Mattia Gottardi, l'Assessore alla mobilità della Provincia autonoma di Bolzano Daniel Alfreider e la vicepresidente e assessore alle infrastrutture e trasporti della Regione Veneto, nonché l'assessore al turismo della Regione Veneto.«Il CdA - fa sapere la Provincia in una nota - ha discusso delle strategie comuni sul tema, posto che poi saranno le singole Province e Regioni ad attuare le misure concrete».Durante la riunione è stato posto l'accento sulla volontà di trovare una linea comune sulla mobilità sui passi dolomitici, sottolineando come il punto di partenza sia il protocollo nell'aprile 2021 approvato da Veneto, Trentino e Alto Adige.L'assessore Alfreider, ha presentato alcuni dati del monitoraggio in corso: la composizione dei flussi è molto variegata, e non è composta solamente da turisti giornalieri. È stato dunque sottolineato come prima di attivare limitazioni alla mobilità, occorra fornire una alternativa al mezzo privato.L'obiettivo concordato dai partecipanti alla riunione di ieri è stato alla fine di puntare a una regolamentazione dei flussi di traffico sui passi dolomitici le cui misure saranno all'interno di un piano complessivo della mobilità cui si sta lavorando e che sarà presentato a Roma sui fondi del PNRR e illustrato in una conferenza stampa a giugno che sarà organizzata dagli Assessori delle due province autonome e della regione Veneto con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco.Il piano potrebbe beneficiare dei fondi del PNRR e prevederebbe di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune.Fra le ipotesi in discussione, presentate dall'Assessore Alfreider, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente in modo da informare preventivamente chi si mette in viaggio in merito all'affollamento del sito. Questa misura, oltre ad evitare l'eccessivo affollamento sui passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre facenti parte delle Dolomiti, ma appunto meno frequentate dai turisti.Per l'estate 2022 - prosegue la Provincia nella propria comunicazione sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l'introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti "parcheggi selvaggi". Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette.«La riunione è stata molto utile per avviare una discussione sul tema dei passi dolomitici con lo scopo di arrivare a una serie di misure concrete comuni ai territori che fanno riferimento alla Fondazione Dolomiti UNESCO e che consentano il massimo rispetto dell'ambiente dei passi dolomitici e allo stesso tempo di renderli accessibili a residenti e turisti. Sul tema della mobilità ai passi dolomitici c'è la consapevolezza che si tratta di un aspetto da affrontare con responsabilità assieme alle Province e alla Regione», ha chiarito il Presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina.

Alto Adige | 3 maggio 2022 p. 25 Più controlli sui passi e parcheggi prenotabili Bolzano L'Unesco preme per una regolamentazione del traffico sui passi. Il consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco si è riunito a Trento per discutere sulle strategie da mettere in campo nel settore della mobilità sui passi dolomitici. L'incontro, presieduto dal presidente Mario Tonina, ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle Province autonome di Trento e Bolzano, della Regione


Veneto, della Provincia di Belluno, della Regione Friuli e della Magnifica comunità di montagna Dolomiti Friulane e della Comunità di montagna della Carnia. L'obiettivo concordato dai partecipanti, informa una nota, è di puntare a una regolamentazione dei flussi di traffico sui passi dolomitici, all'interno di un piano complessivo della mobilità cui si sta lavorando e che sarà presentato a Roma sui fondi del Pnrr. Il piano prevede di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune. Fra le ipotesi in discussione, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente. Il piano sarà illustrato in una conferenza stampa organizzata dagli assessori delle due Province autonome e della Regione Veneto, con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco, il prossimo a giugno. Per l'estate 2022 sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l'introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti "parcheggi selvaggi". Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette.

Corriere delle Alpi | 3 maggio 2022 p. 17 Velocità più basse e multe per la sosta: il piano per ridurre le auto sui passi Francesco Dal Mas BELLUNO No, i passi dolomitici non saranno chiusi. Ma dall'estate arriveranno misure di probabile contenimento dei flussi d'auto. Dalla prenotazione dei parcheggi a valle alla disponibilità di navette per salire in quota, oppure di funivie, cabinovie e seggiovie. Dalla vigilanza sull'inquinamento acustico dei motori, specie quelli delle moto, a sanzioni severe per chi supererà i limiti di velocità e sui valichi parcheggerà all'esterno delle aree di sosta. La rivoluzione soft è stata decisa in una seduta straordinaria, ieri a Trento, del consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco. Con il presidente Mario Tonina erano presenti, tra gli altri, anche Elisa De Berti, vicepresidente del Veneto, Federico Caner, assessore regionale al turismo, Roberto Padrin, presidente della provincia di Belluno.Durante la riunione è stato posto l'accento sulla volontà di trovare una linea comune sulla mobilità sui passi dolomitici, sottolineando come il punto di partenza sia il protocollo dell'aprile 2021 approvato da Veneto, Trentino e Alto Adige. MONITORAGGIO DEL TRAFFICOL'assessore provinciale di Bolzano Daniel Alfreider ha presentato alcuni dati del monitoraggio in corso nei comuni intorno al Sella, fra cui anche Livinallongo. La composizione dei flussi è molto variegata. Non ci sono solo turisti giornalieri. È stato dunque sottolineato come prima di attivare limitazioni alla mobilità occorra fornire un'alternativa al mezzo privato. le misure in programmaFra le ipotesi in discussione, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente in modo da informare preventivamente chi si mette in viaggio in merito all'affollamento del sito.«Questa misura, oltre ad evitare l'eccessivo affollamento sui passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre facenti parte delle Dolomiti», hanno condiviso Tonina ed Alfreider. Per la prossima estate sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l'introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti "parcheggi selvaggi". Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette.UN PIANO PER LA MOBILITà A questi primi provvedimenti seguirà un piano complessivo della mobilità, al quale si sta già lavorando e che sarà presentato a Roma per puntare sui fondi del Pnrr e che verrà illustrato in una conferenza a giugno. Il piano prevederebbe, come ha riferito il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune. I COMMENTISoddisfatto il presidente Tonina. «La riunione è stata molto utile per avviare una discussione sul tema dei passi dolomitici con lo scopo di arrivare a una serie di misure concrete comuni ai territori che fanno riferimento alla Fondazione Dolomiti Unesco e che consentano il massimo rispetto dell'ambiente dei passi dolomitici e allo stesso tempo di renderli accessibili a residenti e turisti. Sul tema della mobilità sui passi c'è la consapevolezza che si tratta di un aspetto da affrontare con responsabilità assieme alle Province e alla Regione». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere del Trentino | 3 maggio 2022 p. 3 Casanova: «Bisogna agire con coraggio inaccettabile continuare a rinviare» TRENTO


«Potevano decidere ma non hanno voluto farlo, nemmeno questa volta». L’ambientalista Luigi Casanova non è sorpreso che il cda della Fondazione Dolomiti Unesco non abbia preso provvedimenti sulla chiusura dei passi dolomitici: «Fanno nuovi monitoraggi. Ma cosa c’è da studiare? Sappiamo tutto. Bisogna agire, ma non si muovono». Dicono che Province e Regioni faranno una proposta. «Ma allora a cosa serve la Fondazione se non è capace di assumere la regia unitaria dei tre territori? È inconcepibile che su un tema strategico si decida per ambiti territoriali. Cosa aspettano?». Di avere un progetto condiviso sulla mobilità alternativa, per andare a Roma e presentarlo sui fondi del Pnrr. Non è la strada giusta? «E ripeto, cosa aspettano? Possono andare anche domani a Roma, e i soldi sono sempre riusciti a ottenerli. La volontà di procrastinare le decisioni è tutta politica». Ma sarebbe giusto usare gli impianti a fune? E i bus navetta? «Va benissimo, ma è urgente agire, mentre invece tutto è fermo. Bene l’uso degli impianti a fune, e non occorre aspettare chissà cosa per attivarli, basta un accordo con gli impiantisti. Ma nell’attesa di questi progetti perché non si ripropone la sperimentazione della chiusura perlomeno settimanale dei passi? Si fece nel 2017, il mercoledì, e fu un successo: i pullman che arrivavano ai passi erano pieni». Diceva che c’è urgenza di intervenire, perché? «Perché se abbiamo a cuore le Dolomiti c’è da agire subito, con coraggio. Non possiamo aspettare ancora. Si chiuda almeno per fasce orarie, permettendo ai ciclisti di salire senza le auto che sfrecciano a pochi centimetri, senza sentire per tutto il giorno i rombi delle moto. Siamo in emergenza, forse non è chiaro che per salvare le Dolomiti bisogna chiudere i passi al traffico privato». Se si chiude, gli operatori turistici si arrabbiano. «Non capiscono che potrebbero guadagnarci addirittura di più dalle Dolomiti senz’auto. Sarebbe uno spot formidabile, un marketing facile ed efficace. Pensano forse che chi arriva in macchina per il mordi e fuggi non abbia i panini? Quelli che si fermano a mangiare sono quelli che arrivano in bici, a piedi, o con autobus organizzati». Se ne parlerà nel 2023, per l’estate 2022 è deciso che non si chiude. «Era scontato, ma è inaccettabile. Per l’ennesima volta contano le macchine che passano, ma i numeri li conosciamo, così come sappiamo quantificare l’inquinamento acustico. Lo si dica chiaro e tondo, non c’è alcuna volontà politica di limitare il traffico sulle Dolomiti».

Corriere del Trentino | 3 maggio 2022 p. 3 Passi dolomitici, un’altra estate soft: previsti limiti di velocità e controlli Fondazione Unesco, ieri confronto tra cda e assessori: per ora niente numero chiuso Donatello Baldo TRENTO «Conciliare tutela ambientale e accesso di turisti e residenti»: questa la sintesi fatta dal vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina a proposito della riunione del cda della Fondazione Dolomiti Unesco — di cui è presidente — che si è svolta ieri a Trento. Chi si aspettava una decisione sulla chiusura al traffico dei passi dolomitici è rimasto insoddisfatto: le aspettative della vigilia — suffragate anche da un’intervista dello stesso Tonina al Corriere del Trentino in cui diceva «basta chiacchere, si decida» — si sono infrante contro la linea degli assessori ai trasporti di Trentino, Alto Adige e Veneto che hanno ottenuto, anche per l’estate del 2022, la linea soft. Al massimo — hanno deciso ieri durante la riunione del cda — si mette il limite di velocità. La seduta di ieri del consiglio di amministrazione della Fondazione Unesco era straordinaria, e unico punto all’ordine del giorno la questione della mobilità sui passi dolomitici. Erano presenti, oltre al presidente della Fondazione Mario Tonina, anche i rappresentanti delle Province di Trento e Bolzano, di quella di Belluno, delle Regioni Veneto e Friuli e delle Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane e Carnia. Per trattare l’annoso tema sono stati invitati anche l’assessore trentino ai Trasporti di Trento Mattia Gottardi, l’omologo bolzanino Daniel Alfreider, la vicepresidente e assessora alle Infrastrutture Elisa De Berti e il suo collega al Turismo Federico Caner. «Durante l’incontro si è discusso delle strategie comuni sul tema — è la sintesi emersa dagli uffici della Provincia di Trento — posto che poi saranno le singole Province e Regioni ad attuare le misure concrete». E questo è forse il punto, perché la Fondazione non è riuscita a imporre una decisione, o comunque un percorso condiviso che porti a limitare l’afflusso turistico sui passi. Decideranno Regioni e Province: «Durante la riunione è stato posto l’accento sulla volontà di trovare una linea comune sulla mobilità sui passi dolomitici, sottolineando come il punto di partenza sia il protocollo nell’aprile 2021 approvato da Veneto, Trentino e Alto Adige». Ma per il 2022 tutto rimane così com’è, e ritorna il tema dei monitoraggi, quelli che Tonina solo pochi giorni fa definiva come «solite chiacchiere»: «L’assessore Alfreider —– scrive infatti Piazza Dante — ha presentato alcuni dati del monitoraggio in corso», da cui emergerebbe che «la composizione dei flussi è molto variegata, e non è composta solamente da turisti giornalieri». Da qui l’osservazione per la quale «prima di attivare limitazioni alla mobilità occorre fornire un’alternativa al mezzo privato». Come?


«Attraverso un piano complessivo della mobilità che sarà presentato a Roma sui fondi del Pnrr e illustrato in una conferenza stampa a giugno organizzata dalle due Province autonome e dalla Regione Veneto con il patrocinio della stessa Fondazione Unesco». Il piano prevederebbe di fornire un’alternativa al mezzo privato, «da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni», come l’introduzione di un servizio di navette o il potenziamento dell’intermodalità gli impianti a fune. Fra le ipotesi in discussione, presentate dall’assessore Alfreider, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente: «Questa misura — si legge nel comunicato — oltre ad evitare l’eccessivo affollamento sui passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre facenti parte delle Dolomiti». Ma per l’estate 2022, nessuna novità, se non quelle definite di «immediata attuabilità» che prevedono esclusivamente «l’introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai passi», oltre a «maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore, e sui cosiddetti parcheggi selvaggi». E inoltre, «possibili», ma non certi, «incrementi alle corsie dedicate alle biciclette». Nonostante gli auspici «traditi» dei giorni scorsi, il presidente della Fondazione Unesco è soddisfatto: «La riunione è stata molto utile per avviare una discussione sul tema. C’è la consapevolezza che si tratta di un aspetto da affrontare con responsabilità». Ma non subito.

Alto Adige | 4 maggio 2022 p. 33 Passi, montati i guardrail contro la sosta selvaggia ezio danieli PASSO SELLA Sono iniziati ieri mattina sulla strada del Passo Sella, versante altoatesino, i lavori di sistemazione del guardrail nei punti dove la barriera non era presente: sono complessivamente 700 metri per un costo intorno ai 35 mila euro. L'obiettivo prioritario è di impedire il parcheggio selvaggio che tanti problemi aveva causato nel corso dei passati mesi estivi. Ora, con il guardrail nuovo, le auto non causeranno più i problemi e questo dovrebbe contribuire - questa è la speranza - anche a ridurre il numero dei mezzi diretti verso i passi dolomitici e in particolare sul Sella. È uno degli obiettivi che lo stesso assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider si é posto per l'estate prossima che sarà la prima dopo la pandemia e destinata dunque ad essere, per la zona dei passi dolomitici, una stagione ancora una volta di assalto per migliaia di autoveicoli. «Un passo alla volta è necessario. La sistemazione del guardrail nei punti più frequentati di Passo Sella impedirà, di fatto, la ricerca spesso affannosa di un posto dove lasciare in sosta l'auto. La polizia urbana dei vari Comuni era spesso impegnata a liberare parte della strada da un numero molto elevato di automezzi e questo non era né è un compito specifico degli agenti. Speriamo di poterlo risolvere con la sistemazione del guardrail che contribuirà anche a rendere più scorrevole la circolazione».Lo stesso Alfreider ha presentato, nel corso di una recente riunione a Trento della Fondazione Dolomiti Unesco, alcuni dati del monitoraggio che è in corso: la composizione dei flussi è molto variegata, e non è composta solamente da turisti giornalieri. È stato dunque sottolineato come prima di attivare limitazioni alla mobilità, occorre fornire una alternativa al mezzo privato. L'obiettivo prioritario di Alfreider e degli altri esponenti di Trentino e Bellunese, è quello di puntare a una regolamentazione dei flussi di traffico sui passi dolomitici le cui misure saranno all'interno di un piano complessivo della mobilità cui si sta lavorando e che sarà presentato a Roma sui fondi del Pnrr. Il piano potrebbe beneficiare dei fondi disponibili con il Pnrr e prevede di fornire un'alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l'introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell'intermodalità con il sistema degli impianti a fune. Fra le ipotesi presentate dall'assessore Alfreider, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente in modo da informare preventivamente chi si mette in viaggio in merito all'affollamento del sito. Questa misura, oltre ad evitare l'eccessivo affollamento sui Passi, potrebbe indirizzare i flussi verso altre località meno congestionate, sempre delle Dolomiti.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere del Veneto | 4 maggio 2022 p. 10, edizione Belluno – Treviso Più controlli sulle auto ai Passi dolomitici I sindaci: «Ok ma personale insufficiente» Proposta di regolamentazione, le reazioni a Rocca Pietore e Livinallongo Belluno Maggiori controlli su velocità, emissioni sonore e sui cosiddetti «parcheggi selvaggi». Queste, in sintesi, alcune delle misure immediate richieste dalla Fondazione «Dolomiti Unesco» per ridurre l’impatto del traffico veicolare sui Passi dolomitici. Il piano — spiega una nota


— prevede di fornire un’alternativa al mezzo privato, da attivare prima di introdurre eventuali limitazioni, come l’introduzione di un servizio di navette dedicato o il potenziamento dell’intermodalità col sistema degli impianti a fune. Fra le ipotesi in discussione, anche la realizzazione di parcheggi prenotabili digitalmente. Per l’estate 2022 sono state poi discusse alcune misure di immediata attuabilità, tra cui l’introduzione di limiti alla velocità massima su alcune strade di accesso ai Passi, maggiori controlli sulla velocità, sulle emissioni sonore e sui cosiddetti «parcheggi selvaggi». Possibili incrementi anche alle corsie dedicate alle biciclette L’idea non entusiasma i sindaci del Bellunese. «Ben vengano i controlli contro i comportamenti sbagliati — commenta il primo cittadino di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin — ma ricordo che, ad esempio, nel mio Comune c’è solo un vigile urbano e così possiamo fare ben poco». Altra cosa, per De Bernardin, sono altre misure allo studio, come pedaggi o chiusure dei Passi in determinate occasioni. «Ci si deve pensare bene — spiega — Se chiudiamo un valico dobbiamo avere in fondovalle adeguate aree di parcheggio, altrimenti si sposterebbe solo il problema». Concorda col collega anche Leandro Grones, sindaco di Livinallongo del Col di Lana. «Facile parlare, ma poi bisogna fare i conti con la realtà — spiega — ovvero con Comuni con personale limitatissimo». Grones però è d’accordo con la necessità di mitigare i problemi del turismo di massa. E dà la sua ricetta: «Dobbiamo cercare di evitare gli assalti che si vedono in determinati momenti dell’anno. Su questo stiamo ragionando assieme agli altri 80 Comuni dell’area Dolomiti Unesco, attraverso lo specifico bando del ministero che mette a disposizione 4 milioni di euro per la valorizzazione turistico culturale».

Corriere del Trentino | 5 maggio 2022 p. 3, segue dalla prima Cai e Sat uniti «Stop al traffico in quota» Giovannini Sat e Cai Alto Adige chiedono più coraggio per limitare il traffico sui passi dolomitici. Dopo l’incontro di lunedì della Fondazione Unesco con gli assessori di Trentino, Alto Adige e Veneto, l’invito è a ragionare sulla chiusura a fasce orarie. E a ripetere la sperimentazione Dolomites vives attuata nel 2017. Lunedì, a poche ore dalla riunione del cda della Fondazione Unesco sul nodo del traffico sui passi dolomitici, a inviare un messaggio preciso a politici e tecnici era stato Luigi Casanova, voce storica dell’ambientalismo: «Bisogna agire, continuare a rinviare è inaccettabile». E a qualche giorno di distanza, a condividere quella linea sono anche Cai Alto Adige e Sat. Che di fronte alle misure «soft» annunciate per la prossima estate sulle strade del Sella — dai controlli di velocità all’utilizzo degli impianti a fune — invocano una marcia in più. «Serve — dicono all’unisono i presidenti Carlo Alberto Zanella e Anna Facchini — un ragionamento sulla chiusura delle strade a fasce orarie e la previsione di un sistema integrato dei trasporti». Alla vigilia dell’incontro di lunedì, al quale hanno partecipato anche gli assessori di Trentino, Alto Adige e Veneto, la prospettiva era sembrata portare verso una valutazione del numero chiuso sui passi: una ipotesi che il caso Braies — con 14 turisti finiti nelle acque gelide del lago nel weekend di Pasqua — sembrava aver reso più concreta. Ma la linea dura, alla fine, è stata accantonata, almeno per ora: per l’estate 2022 le misure rimarranno invariate, in attesa dell’elaborazione di un piano complessivo della mobilità «che sarà presentato a Roma sui fondi Pnrr». Un piano che, però, desta qualche inquietudine nel mondo dell’associazionismo di montagna. «A me pare — è la lettura del presidente del Cai Alto Adige — che si dilazionino le scelte e si punti ai fondi del Pnrr per uno scopo preciso». Che non è la chiusura dei passi alle auto, bensì — prosegue Zanella — «la costruzione di nuovi impianti a fune». «In ballo — osserva il presidente — ci sono diversi progetti. Se su San Martino di Castrozza hanno già deciso, potrebbe tornare in campo il collegamento Moena-Carezza». Ma anche gli impianti tra Arabba, il Falzarego e il Civetta. «Teniamo presente — ricorda Zanella — che quest’estate i biglietti delle funivie costeranno di più: come farà una famiglia a sostenere le spese delle risalite?». La risposta è semplice: «Andrà in macchina e continuerà a girare da un passo all’altro alla ricerca di un parcheggio». L’alternativa, secondo il Cai, è semplice: «Prevedere una chiusura a fasce orarie, calmierando i biglietti delle funivie». E, magari, riprendendo in mano il progetto Dolomites Vives che, nel 2017, aveva sperimentato la chiusura in alcune giornate dei passi dolomitici. «Ho partecipato a tutti i mercoledì di chiusura e non ho sentito alcuna voce critica». Cita a modello quell’esperienza anche Facchini: «Una sperimentazione — dice la presidente Sat — alla quale avevamo guardato con favore». «Siamo felici — aggiunge — che il tema del traffico sui passi sia tornato di attualità. E speriamo che si voglia trovare una linea condivisa per attivare azioni concrete che riducano l’impatto del traffico e dell’inquinamento acustico in quota». I dati del resto, ricorda Facchini, «ci sono ed è emerso che i turisti guardano con favore a queste politiche». Si intervenga dunque, dice la Sat, «con fasce orarie che distinguano il transito per motivi di lavoro» e con «un sistema integrato dei trasporti» che strizzi l’occhio anche all’elettrico.


A sostenere Dolomites vives , nel 2017, era stato l’allora assessore trentino Mauro Gilmozzi, insieme ai colleghi altoatesini Florian Mussner e Richard Theiner. «Allora — ricorda Gilmozzi — c’era la volontà politica di Trento e Bolzano di sperimentare». Una collaborazione forte tra le due Province che, nonostante le riserve del Veneto («Fieramente contrario» rileva l’ex assessore), aveva portato a dare vita al progetto. «Nel 2017 avevamo chiuso i passi il mercoledì, il secondo anno eravamo intervenuti con un gestione del traffico». Una strategia che dopo le elezioni del 2018 è stata rimessa nel cassetto. «Avevamo lanciato dei tasselli, che non sono stati raccolti». Tasselli elaborati «sulla base di studi: avevamo commissionato, tramite la Fondazione Unesco, uno studio all’Eurac. Era emerso che i turisti stranieri non apprezzavano il caos sui passi e si mostravano sensibili a limitazioni». Ma non era tutto rose e fiori: «C’era chi protestava, chi capiva, non era facile trovare un equilibrio. La questione del consenso va affrontata con coraggio». Lo stesso coraggio che anche Gilmozzi chiede alla politica: «Capisco le difficoltà, ma non si può continuare con questo atteggiamento dilatorio. Credo si debba tornare allo spirito del 2017, ripartire da lì e fare un passo in avanti».

Corriere del Trentino | 5 maggio 2022 p. 2 «Turismo, più strategie. E i passi restino aperti» Il coordinamento Coordinamento imprenditori, Bort nuovo presidente «Ci sono decine di alberghi in difficoltà economica» Tommaso Di Giannantonio TRENTO Chiudere al traffico i passi dolomitici? Neanche per sogno, «non abbiamo bisogno di estremismi». Nel settore turistico l’emergenza è un’altra: «Ci sono decine di attività alberghiere in difficoltà, ma in Trentino manca una strategia comune tra Provincia, banche e privati». Il nodo del personale, invece, si risolve migliorando «la qualità della vita nelle località turistiche». Giovanni Bort, alla guida di Confcommercio e della Camera di commercio di Trento, ha appena raccolto da Roberto Simoni (Federcoop) il testimone della presidenza del Coordinamento provinciale degli imprenditori ed affronta senza peli sulla lingua alcune delle questioni più spinose per il Trentino. Tra queste non poteva non esserci il Not, Nuovo ospedale Trentino: «Non mi ha mai convinto l’area di via al Desert». Presidente, le tocca rappresentare le categorie in un momento particolarmente delicato per l’economia. «La guerra in Ucraina ha generato e genererà problemi non di poco conto. Il primo è lo scatto nei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici, ma anche di tanti prodotti alimentari. Aumenti che stanno mettendo in subbuglio lavoratori ed imprese. Ci auguriamo che la guerra finisca al più presto, ma purtroppo ci sono solo segnali di continuità». In vista della manovra di assestamento del bilancio provinciale quali richieste farete alla giunta per sostenere il tessuto imprenditoriale? «La prima richiesta è quella di alleviare le pene che affliggono cittadini e imprese, che sono quelle derivanti dalla burocrazia. Se non si fa un grande sforzo per semplificare tutti i procedimenti, credo che anche gli eventuali supporti economici non avranno peso. Anche sul fronte energetico si può fare di più». A cosa si riferisce? «Bisogna aprire il ragionamento all’utilizzo delle mini-centrali idroelettriche, che potrebbero aiutare a rendere il Trentino autosufficiente, pur continuando a mantenere la vendita del nostro prodotto al mercato nazionale. Credo che sia un dovere morale per il nostro territorio produrre più energia possibile, ma da parte degli apparati della Provincia non c’è la volontà di sbloccare le mini-centrali». Il partenariato pubblico-privato è ormai all’ordine del giorno, almeno nelle intenzioni: sui grandi progetti il project financing non sembra decollare, si veda il Not. Come mai? «Il project financing vuol dire trovare l’impresa, la banca e i cittadini che lo finanziano. Le risorse per realizzare un nuovo ospedale sono ingenti, forse adesso con tutte le nuove attrezzature le cifre potrebbero anche aumentare. La comunità trentina deve fare uno sforzo sul project financing, lasciando così alla Provincia la possibilità di fare investimenti più produttivi». Come definirebbe la vicenda del Not in due parole? «Credo che non ci siano modi per definirlo, se non parlare di follia. Devo dire che già vent’anni fa, quando si cominciò a parlare di nuovo ospedale, l’area di via al Desert mi sembrava sbagliata: una posizione più ingarbugliata di quella sarebbe difficile trovarla». Quindi il nuovo ospedale lo immagina a San Vincenzo, al posto della futura Trentino Music Arena? «Mi pare di ricordare che una volta si parlò addirittura di fare l’ospedale a Salorno per Trento e Bolzano: non ho mai visto le carte, ma non possiamo pensare di tenere tutto sotto casa. Al Trentino serve un ospedale di eccellenza, e quindi di grandi dimensioni. Non è da escludere neanche un ospedale che si apra a Rovereto, anche se nell’area di San Vincenzo ci sono progetti che dovranno essere affrontati, come lo stadio». Rimanendo in tema di collaborazioni pubblico-privato, ma orientando lo sguardo sul turismo, lei è tra i sostenitori della creazione di un «fondo alberghi» per le strutture in difficoltà. La proposta è stata rilanciata anche dall’assessore provinciale Roberto Failoni: ci si sta lavorando? «Voglio precisare, innanzitutto, che non si tratta di buttare soldi pubblici per salvare gli alberghi. C’è un problema però, o meglio, un’emergenza: ci sono decine di alberghi in difficoltà economica che non riescono a far fronte ai mutui contratti. Purtroppo, le banche


mettono in vendita gli Npl (ossia mutui che difficilmente saranno ripagati, ndr ) con la conseguenza che gli alberghi andranno all’asta. Lo sforzo — e in questo abbiamo colpa anche noi come associazione albergatori — dev’essere quello di vedere se è possibile sostenere l’imprenditore con un saldo e stralcio (cioè una riduzione dei debiti contratti, ndr ) per cercare di mantenere la proprietà degli alberghi nelle mani dei gestori. Banche, imprenditori e Provincia, se costituissero un fondo per rilevare questi debiti, potrebbero salvare gli alberghi in difficoltà. A Bolzano le banche hanno cercato in tutti i modi di fare operazioni di saldo e stralcio con l’albergatore e laddove non ci sono riusciti hanno cercato di mettere insieme un gruppo di imprenditori della zona, che rilevassero l’albergo e poi lo riaffittassero al precedente gestore. In Trentino non c’è invece una strategia». State avviando questo percorso con la Provincia? «Con la Provincia ci stiamo ragionando, la volontà c’è ma non riusciamo a tradurre la proposta in capitale sociale, cioè mancano gli investimenti». Il settore del turismo è gravato anche da un altro problema: la difficoltà a reperire manodopera. Non crede che ci sia anche un fattore di salari bassi? «L’incentivo economico è sempre una bellissima medicina. Va detto però che il lavoro nel turismo è molto impegnativo e i nostri rifuggono un po’ da questa attività, tant’è che moltissimi alberghi ricorrono a personale straniero. La voce salario è una voce importante, da non sottovalutare, anche se molte qualifiche sono adeguatamente retribuite a mio avviso. Una soluzione è quella di defiscalizzare gli aumenti salariali. Un’altra voce importante è quella della qualità della vita: lavorare in un paese sperduto non è così gradevole come lavorare in città. Su questo dovrebbero essere fatti degli sforzi». L’Apt Garda Dolomiti si è già mossa in tale direzione, ma anche in questo caso sembra mancare una strategia di sistema. «Certamente, bisogna trovare anche soluzioni abitative adeguate per i lavoratori. Su Riva del Garda abbiamo già trovato una location adeguata. Le località turistiche devono crescere in qualità sia per il turista che per chi ci lavora». Nei giorni scorsi la Fondazione Unesco è tornata a parlare della chiusura al traffico dei passi dolomitici, senza però dare un indirizzo netto, in virtù anche delle pressioni delle categorie economiche, che non vogliono rinunciare alla folla di turisti. Si parla tanto di turismo e sostenibilità ma poi… «Ok i bassi numeri, ma l’offerta deve essere qualificata. Se vado in val di Fassa vorrei andare anche a Passo Sella in auto. La chiusura dei passi è da prendere con molta attenzione: comprensibile l’aspetto ambientale, ma anche le imprese che vivono lassù devono essere tutelate». E la sostenibilità? «Sono affascinato dai discorsi sulla sostenibilità, ma ci vogliono scelte razionali, magari si può pensare ad una tassa sui veicoli o a chiusure in fasce orarie, ma i passi devono rimanere aperti. Non abbiamo bisogno di estremismi». Una domanda sull’occupazione, visto che ci siamo appena lasciati alle spalle la Festa dei Lavoratori: aumentano le assunzioni, ma anche e soprattutto i contratti a tempo determinato. Le imprese devono fare uno sforzo in più? «Da noi c’è questo modo di pensare che il lavoro a tempo determinato non sia un lavoro. Oggi la mobilità nel lavoro è una cosa intrinseca alla cultura della nostra società. Facciamo del contratto a tempo indeterminato una garanzia per i lavoratori, ed è giusto, però non demonizzerei il contratto a tempo determinato».

Alto Adige | 14 maggio 2022 p. 23 Motori rumorosi Via ai fonometri Bolzano La bella stagione è ormai cominciata e migliaia di motociclisti sono pronti a percorrere le strade che si inerpicano sulle nostre montagne per godersi i paesaggi e, purtroppo, non di rado, per lanciarsi a tutta velocità su curve e tornanti. E anche quest'anno, le forze dell'ordine - in particolare la Polizia stradale - si preparano ad alzare l'attenzione per garantire la sicurezza di tutti, sulle strade. Stop al baccanoMa in questa estate ormai alle porte c'è una novità: gli agenti non si limiteranno a rilevare la velocità dei motociclisti, sanzionandoli se necessario, e a controllare l'omologazione di eventuali modifiche apportate alle motociclette. No, gli agenti misureranno anche il rumore dei bolidi da strada, utilizzando fonometri che nei mesi scorsi sono stati installati in punti dove di solito i biker aprono il gas "a manetta", liberando tutta la potenza dei motori. Si tratta di quattro sofisticate apparecchiatura di proprietà della Provincia di Bolzano che saranno utilizzate dalla Polstrada, ma sono a disposizione anche delle polizie locali, per testare i decibel liberati dai potentissimi propulsori dei bolidi a due ruote (ma ovviamente saranno controllati anche da quelli a quattro). Propulsori il cui baccano infernale, amplificato dalle caratteristiche dei luoghi, reca disturbo non solo alle orecchie degli umani, ma anche a quelli assai più sensibili della fauna e crea danni all'ambiente in generale. Il nuovo programma di controlli è stato fissato ieri, nel corso di una videoconferenza cui hanno partecipato i commissari del governo di Bolzano e Trento, i prefetti delle province di Sondrio e Belluno e i vertici delle varie forze dell'ordine. L'obiettivo comune, si legge nel comunicato, «è quello di garantire la regolarità del traffico veicolare, di prevenire gli


incidenti, di tutelare la sicurezza dei conducenti e dei passeggeri, nonché di contrastare e reprimere ogni comportamento pregiudizievole posto in essere in violazione delle norme del Codice della Strada, con specifico riguardo all'inosservanza dei limiti di velocità, alla guida in stato di ebbrezza alcolica e alla condotta di guida pericolosa».Le strade sotto la lenteIn Alto Adige, sotto la lente b finiranno soprattutto la SS 12 del Brennero, la SS 49 della Val Pusteria, la SS 38 dello Stelvio, alla SS 42 della Mendola, la SS 48 delle Dolomiti e altre arterie di raccordo fra le principali valli dolomitiche e alle strade che conducono ai passi alpini (Mendola, Stelvio, Giovo, Rombo, Palade ed Erbe).©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere dell’Alto Adige | 14 maggio 2022 p. 4 Passi, in arrivo controlli estivi «interforze» sulle strade Videoconferenza ieri tra i commissariati di governo di Bolzano e Trento per mettere a punto il sistema di controllo di alcune delle strade più trafficate per raggiungere i passi di montagna durante l’estate. Nel dettaglio sono previsti servizi interforze aggiuntivi lungo le seguenti strade: statale 12 del Brennero, statale 49 della Val Pusteria, statale 38 dello Stelvio, statale 42 della Mendola, statale 48 delle Dolomiti oltre ai raccordi fra le valli, e verso i Passi Mendola, Stelvio, Giovo, Palade, Erbe e Rombo. La Provincia di Bolzano ha anche presentato un progetto di monitoraggio statistico sui flussi di traffico lungo le arterie altoatesine utilizzando un sistema da videosorveglianza da estendere su tutto il territorio. L’amministrazione, inoltre, metterà a disposizione delle forze dell’ordine appositi fonometri per prevenire o reprimere l’inquinamento acustico causato dal traffico motociclistico. Queste iniziative hanno lo scopo di rendere più sicure le strade e limitare i disagi causati dal traffico.

Corriere delle Alpi | 18 maggio 2022 p. 29 Supercar che sgommano sul Pordoi «Ora basta: metto i vigili a fermarli» LIVINALLONGO Ferrari, Maserati, Lamborghini, Porsche: il passo Pordoi trasformato nell'autodromo del lago di Garda?«Adesso basta», si spazientisce Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, che il prossimo fine settimana schiererà la polizia locale. Il lungo, interminabile saliscendi di auto di grossa cilindrata che schizzano via, ma soprattutto che fanno un rumore infernale, inizia a volte dal venerdì pomeriggio e prosegue fino a domenica inoltrata.«Sia di giorno, ma anche di notte», conferma, allarmato, Osvaldo Finazzer, due alberghi sul Pordoi, «di giorno, a tutte le ore, sfrecciano soprattutto tedeschi, croati, inglesi. Di notte gli italiani, ma con altre auto, magari un poco più modeste. È curioso che, negli ultimi fine settimana, ci siano state molte fuoriserie con targa croata, piuttosto che della Slovenia».«C'è chi sempre più spesso», ammette il sindaco, «trasforma di fatto le strade e i passi Dolomiti in un autodromo dove tutto è permesso, emulando Valentino Rossi o Lewis Hamilton».Ormai le supercar superano di gran lunga le moto; Porsche, Ferrari, Lamborghini, spesso in gruppo, sfrecciano a velocità folli - sottolinea ancora Grones -ovviamente creando pericoli per pedoni o altri utenti della strada.«È una piaga che sta degenerando e alla quale occorre porre rimedio; ma i Comuni hanno armi spuntate e personale di polizia locale all'osso, peraltro con molte altre attività d'ufficio da svolgere».Gli alberghi del Pordoi hanno già aperto e la stagione promette bene: sempre più numerosi i pullman organizzati dal lago di Garda che si fermano a pranzare. Ma l'atmosfera "acustica" (e non solo) creata dai bolidi, spesso in folle corsa, non è proprio una cornice desiderata.«Il divertimento principe di questi ragazzotti pare quello di sgommare, con rumoracci che fanno sobbalzare», protesta Finazzer, «qui ci vogliono controlli. Basterebbe un vigile di giorno, e magari anche di notte, per rimpinguare un po' le casse di Livinallongo».Il sindaco Grones fa sapere che la situazione è ancora peggiore giù, in valle.«I vigili? Dobbiamo recuperarli altrove, e lo faremo, perché davvero l'inizio stagione è esasperante. Ma», afferma il sindaco, «proveremo anche ad installare nuovi autovelox. Quelli esistenti sono segnalati e chi arriva sa già dov'è il pericolo».E i limiti di velocità?«Immaginarsi chi li rispetta...». Per Grones non ci sono dubbi: questa è una piaga che sta degenerando e alla quale occorre porre rimedio. Ma i Comuni, come già detto, non hanno più le armi.«Limiti di spesa del personale imposti agli enti locali non ci permettono di assumere un numero congruo di agenti necessario per effettuare i controlli finalizzati al rispetto del codice della strada. In buona sostanza», conclude il sindaco, «o ci è consentito di assumere agenti o per noi è impossibile fronteggiare e contrastare efficacemente con posti di blocco e controlli mirati l'alta velocità di auto e moto, che stanno dando anche un gran da fare al servizio sanitario e a volte anche alle pompe funebri».I velox fissi hanno una efficacia apprezzabile per un tratto limitato, spiega Grones; una soluzione potrebbe essere l'installazione del sistema Tutor, ovvero quel sistema che calcola la media della velocità su un tratto definito


di strada, molto utilizzato sulle autostrade. Sistemi sicuramente efficaci, per carità; ma con costi importanti e iter autorizzativi non certo brevi. --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

MOBILITA’: UN TRENO PER LA VAL GARDENA Alto Adige | 1 maggio 2022 p. 18 Un nuovo treno per la Gardena Sì dei Comuni, si cercano fondi Ezio danieli Val Gardena Il progetto di fattibilità, commissionato da Strutture trasporto Alto Adige - Sta, per il collegamento ferroviario fra la Val d'Isarco e Plan de Gralba a Selva Gardena è già sul tavolo dei sindaci gardenesi, che sono convinti dell'utilità di riavere in valle la linea ferroviaria. Sono però perplessi su chi pagherà l'eventuale costo, elevato, intorno al miliardo di euro.Il progetto di fattibilità è stato voluto dall'assessore provinciale Daniel Alfreider su richiesta dei Comuni gardenesi, che non possono più sopportare gli attuali flussi di traffico su strada. Tra l'altro, il ripristino del treno è inserito nel Masterplan della Val Gardena e nei piani urbanistici dei tre Comuni. Ora sono a disposizione i fondi previsti in prospettiva delle Olimpiadi di Cortina e Milano 2026: una buona notizia, anche se non basteranno a coprire le spese preventivate dallo studio. La linea ferroviaria dovrebbe partire da Chiusa tenendo conto della nuova linea del Brennero e risalirebbe la valle fino a Plan de Gralba toccando tutte le località gardenesi. Si pensa a una linea elettrificata e con lunghi tratti in galleria, cosa che fa indubbiamente lievitare i costi. Alfreider è convinto che la Gardena abbia bisogno di questo collegamento ferroviario: "La valle - dice - è la porta di accesso alle Dolomiti ed è oberata dal traffico di transito. I vari provvedimenti presi o che abbiamo intenzione di riproporre sono per forza di cose parziali. Con il treno abbiamo l'opportunità di liberare la valle dal traffico e di ridarle una vivibilità da tempo compromessa. Certo, c'è il problema dei costi molto elevati, ma abbiamo l'opportunità di attingere ai contributi concessi per le Olimpiadi di Milano e Cortina. Intanto, abbiamo inviato lo studio di fattibilità ai Comuni".Comuni che hanno modificato da anni i relativi piani urbanistici per far posto al tracciato ferroviario. Secondo Christoph Senoner, sindaco di Santa Cristina, "il treno sarebbe la soluzione ideale per i nostri problemi di traffico. Non penso solo ai turisti, ma anche ai molti pendolari costretti a spostarsi in auto fino a Chiusa o Ponte Gardena per arrivare a Bolzano. Per loro il treno sarebbe una soluzione ottimale. Ciò che mi rende perplesso è chi pagherà il nuovo collegamento, che, previsto per buona parte in galleria, sarà molto costoso. Senza contare che i tratti in galleria richiederebbero tempi lunghi per essere completati. Per ora guardiamo con interesse a questo nuovo collegamento ferroviario, che è fondamentale per la Gardena, e faremo conoscere alla Provincia il nostro parere, che sarà favorevole, e le varie considerazioni in merito allo studio di fattibilità".

TRE CIME DI LAVAREDO: ACCESSIBLITA’ Corriere del Veneto | 8 maggio 2022 p. 15, edizione Treviso – Belluno Tre Cime, il park si paga anche di notte La sindaca: «Così più posti per tutti» L’anno scorso la stessa misura scatenò l’ira del web: «E’ un’ingiustizia» Davide Orsato AURONZO DI CADORE Due milioni e mezzo di euro. Un dato che, da solo, è pari alle entrate di tanti piccoli comuni. Ogni amministrazione si sognerebbe di recuperare tanti soldi… dai parcheggi. Per Auronzo di Cadore questa cifra è realtà. Tutto grazie all’unico parcheggio disponibile, accessibile su strada a pedaggio, su cui lasciare la propria auto, moto o camper, prima di godere la vista delle Tre Cime di Lavaredo,


il paesaggio più iconico di tutte le Dolomiti. Un servizio che vale 2 milioni e 562 mila euro, persino durante estati, come quella appena trascorsa, in cui il turismo non è stato ai massimi. E che per quella che sta per iniziare (la strada aprirà entro un mese) potrebbe arrivare a quasi tre milioni di euro, per la precisione 2.950.000, grazie al nuovo sistema parzialmente implementato l’anno scorso, utilizzando i fondi dei comuni di confine. Cosa è cambiato? A partire da giugno 2021 si paga anche la notte con una tariffa che, benché invariata (30 euro per le automobili) scatta ogni 24 ore alla mezzanotte. In questo modo, il comune di Auronzo ha cominciato a recuperare i soldi anche da parte di chi - e non erano pochi, soprattutto camperisti - arrivava di notte (dalle 20 alle 6 di mattina), eludendo qualsiasi tariffa e occupando un preziosissimo stallo che avrebbe potuto andare ad altri escursionisti paganti. Ora, un casello di accesso tiene il conteggio di tutti i mezzi che transitano, a tutte le ore del giorno. Ecco spiegato l’aumento dell’introito previsto, tenendo conto che il sistema si applica al resto del tariffario: 20 euro per le moto, 45 per i camper, 60 per gli autobus fino a 30 posti, 120 per quelli oltre i 30 posti.E non è tutto: anche il parcheggio, sottostante, di Misurina, benché molto meno esoso, rappresenta un piccolo tesoretto: 305 mila euro. Da solo vale più dei 251 mila dei trasferimenti in arrivo dallo Stato. «Non è l’unico intervento che abbiamo fatto — spiega il sindaco Tatiana Pais Becher — abbiamo realizzato anche una rotonda allo scopo di agevolare il traffico all’ingresso e all’uscita della frazione di Misurina. L’informatizzazione del casello e l’implementazione della segnaletica sono inoltre stati accompagnati dalla posa di pannelli informativi che avvisano della disponibilità di posti liberi fin dal fondo valle. Quanto alla scelta di estendere il pagamento alla fascia notturna, ricordo che il mancato incasso era doppio: spesso accadeva, infatti, che fosse necessario chiudere i parcheggi per raggiunto numero di posti disponibili, precludendo a tanti la possibilità di accedere alle Tre Cime». Tutti contenti? Pare proprio di no: già l’anno scorso i turisti avevano mostrato di non apprezzare il sistema. e come spesso accade, le critiche arrivano copiose soprattutto sui social. Le recensioni negative su TripAdvisor (pochissime sul totale complessivo) riportano tutte la stessa lamentala: quella dei prezzi esosi. C’è chi definisce i trenta euro necessari per la sosta una «trappola per turisti», mentre un escursionista da Urbana (Padova) sottolinea il fatto di aver pagato il doppio proprio per essersi fermato a fare la foto dell’alba. Arrivato in tarda serata, se n’è andato alle prime luci, dopo essersi fermato in zona una decina di ore: totale 60 euro. Un utente di Milano rincara la dose: «Parcheggi cari come il fuoco che potrete pagare solo se siete in possesso di sufficiente moneta che nessuno dei negozianti vicini sarà disposto a cambiare. Ma la vergogna assoluta è data dai 30 euro a macchina che pagherete anche se probabilmente i parcheggi in cima saranno pieni».

GESTIONE DI FLUSSI TURISTICI Corriere della Sera | 25 maggio 2022 p. 27 Estate a numero chiuso I paradisi da proteggere Da Lampedusa alla Sardegna fino alle Dolomiti «La bellezza si merita un turismo di qualità» Estate 2022: il post pandemia riporta in Italia il turismo di massa italiano e internazionale. E così i nostri tesori storico-artistici e paesaggistici si proteggono con il numero chiuso. Il modello più famoso è Venezia dove, dal primo luglio 2023, scatterà l’obbligo di un ticket da pagare: nel 2022 — lo ha annunciato il sindaco Luigi Brugnaro — si sperimenterà, primo caso di grande città turistica al mondo, la piattaforma di prenotazione. Idea che piace a Ernesto Abbona, alla guida dell’azienda Marchesi di Barolo, ne ha parlato pochi giorni fa riferendosi alle Langhe: «Venezia ha avuto il coraggio di dire basta. La bellezza merita un turismo di qualità. Anche il Piemonte, nei luoghi più significativi, dovrebbe seguire l’esempio della Laguna». Il numero chiuso evita le resse del turismo mordi e fuggi e tutela il paesaggio. In Sardegna grande stretta per le spiagge: nel 2022, per la prima volta, drastici numeri chiusi sull’Isola di Caprera a Cala Coticcio e Cala Brigantina: un nuovo regolamento prevede un massimo di 60 persone al giorno in quattro turni. Sul litorale di San Teodoro nuove regole per le spiagge di Brandinchi (1.447 bagnanti al giorno) e Lu Impostu (3.300). Si aggiungono a un elenco già consolidato: La Pelosa a Stintino (1.550), Tuerredda a Teulada (1.100), Cala Birìala (300), Cala dei Gabbiani (350) e si potrebbe continuare a lungo, sulle coste sarde. Molti altri paradisi sono già contingentati. Il magico Lago di Braies, rilanciato nella fantasia collettiva dalla fiction Rai A un passo dal cielo, dal 10 luglio al 10 settembre sarà raggiungibile solo con una prenotazione sul sito prags.bz/it per il parcheggio (quando è pieno la strada di accesso viene direttamente chiusa) o per una navetta, nessuna limitazione a chi va a piedi o in bicicletta. Altra icona ambientale, la spiaggia dei Conigli nella riserva naturale dell’Isola di Lampedusa (isoladeiconigli.it). Dal 15 luglio si potrà entrare solo su prenotazione in due fasce orarie 8.30-13.30 e 14.30-19.30 con un tetto di 300 persone a turno su un arenile unico al mondo, senza


bar né ristori. Numero chiuso anche per la Tre Cime del Lavaredo (prenotazione obbligatoria già dal 4 giugno su drei-zinnen.bz), per la Val Vertova in Val Seriana, per l’area marina protetta di Gaiola nel Golfo di Napoli, per Cala Violina in Maremma, da agosto numero controllato nel Parco nazionale di Abruzzo sui sentieri delicati per la presenza del Camoscio e dell’Orso marsicano

DOLOMITI ACCESSIBILI Corriere delle Alpi | 15 maggio 2022 p. 27 "Percorsi accessibili": c'è la via al Talamini Zoppè di Cadore "Percorsi accessibili" nella mappatura realizzata dalla Fondazione Dolomiti Unesco. «Poco prima dell'inverno scorso», dice il sindaco Paolo Simonetti, «è stato completato il percorso che da Zoppè porta al rifugio Talamini, in posizione strategica verso la Val Boite. Sono stati effettuati lavori per il rifacimento delle opere di drenaggio e sottofondo stradale con asfaltatura dell'intero percorso verso il rifugio Talamini. Strada panoramica di grande suggestione e bellezza e uno dei percorsi già inserito nella mappatura del progetto "Dolomiti accessibili" dalla Fondazione, nell'ambito del tema generale che riguarda accessibilità e inclusione. Questa sistemazione permette una completa fruibilità e inclusione, dando la possibilità anche a persone diversamente abili di accedere ai siti in questione e di usufruire di esperienze ed immersioni nel nostro patrimonio naturale, peraltro Patrimonio dell'Umanità». --ma.a.

TRENTO FILM FESTIVAL: PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO L’Adige | 4 maggio 2022 p. 6


Corriere del Trentino | 4 maggio 2022 p. 11 «Trento Film Festival» Tutti i premi e gli eventi La guida ai prossimi giorni, tra proiezioni, protagonisti, incontri Chiara Marsilli La 70esima edizione del Trento Film Festival è a metà percorso e ora si prepara alla salita finale. Cinque giorni densi di programmazione si sono già conclusi, altrettanti ne mancano fino all’8 maggio, quando il sipario si abbasserà. Questa sera al Teatro Sociale lo spettacolo …anche i sogni impossibili. Il quindicesimo ottomila di Fausto De Stefani , a cura di Montura Editing, che racconta la vita del grande alpinista e la nascita della Rarahil Memorial School in Nepal. Nel pomeriggio il convegno di Itas «Montagna, femminile singolare» con tante ospiti per fare emergere il punto di vista femminile sul tema della montagna. E ancora di donne oltre i limiti si parlerà giovedì al Muse (ore 18.30) con l’incontro «Donne oltre l’orizzonte», con l’ingegnera spaziale Marcella Salussolia e la dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di Astrofisica Patrizia Caraveo, mentre la serata evento al Teatro Sociale di giovedì (ore 21) racconterà la nascita del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino, con la presentazione di Hervé Barmasse. Il tema dello spazio ritorna nella sezione «Destinazione…futuro». Venerdì al Teatro Sociale (ore 21) sarà ospite del Tff Paolo Nespoli, ex astronauta Esa, protagonista di tre missioni a bordo della Stazione spaziale internazionale. Venerdì verrà dato spazio anche ai libri con la tradizionale assegnazione del 26esimo Premio Sat, alla sede della Società Alpinisti Tridentini in via Manci. Sabato iniziano i grandi eventi conclusivi: il Gala di Premiazione avrà inizio alle 19.30 al Muse, mentre l’incontro «I vagabondi della montagna» con Marco Albino Ferrari racconterà la storia di Hans Ertl, alpinista e regista, con filmati rari, immagini e testimonianze (Teatro Sociale, ore 21). Domenica sarà il giorno degli omaggi alla trentinità. Nel quartiere San Giuseppe (via Giusti 35, ore 17) verrà inaugurato un murales omaggio a Cesare Maestri, la guida alpina, partigiano e scrittore scomparso un anno fa. Il concerto Cime musicali (Teatro Sociale, ore 21) celebrerà i 150 anni della Sat con uno straordinario programma sinfonico e di canti di montagna interpretati dall’orchestra del Conservatorio di Trento e il Coro della Sat. Continua la programmazione cinema nelle sale di Trento. Già numerosi i premi Leogra, eredità di un paesaggio di Andrea Colbacchini ha ricevuto Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco e il Premio Solidarietà Cassa di Trento. I ribelli del cibo. Storie di piccoli produttori dell’Alto Adige di Paolo Casalis riceve il nuovo Premio Eusalp. Quello che mi tiene qui .Burning Flower della coreana Ho-yeon Won riceve il Premio Museo Usi e Costumi Gente Trentina. A Water Has No Borders di Maradia Tsaava il Premio per i Diritti Umani. Il Premio Antropocene Muse a Liebe Grüsse Aus Dem Anthropozän di Lucas Ackerman. Il Premio Lizard Viaggio e avventura a Fire of Love di Sara Dosa. Il Premio T4Future a The Teacher and the Mountain di Anthony Soto e Robert Castano. Il Premio Green Film a Animal di Cyril Dion. Il Premio Mario Bello del Cai è a S’Avanzada di Francesco Palomba.

L’ALTRA MONTAGNA: L’EDIZIONE DI CLAUT E FORNI DI SOTTO Messaggero Veneto | 4 maggio 2022 p. 49, edizione Pordenone Le cartoline parlanti promuovono le vacanze silenziose sulle Dolomiti l'iniziativa giulia sacchi Dieci cartoline sonore e un'installazione in legno, a forma di spirale, con i bordi frastagliati che ricordano i profili di una catena montuosa, sono i risultati di una campagna promozionale turistica presentati a Claut nell'ambito di L'altra montagna, le Dolomiti nel silenzio. L'altra montagna nasce nei contenuti dell'accordo tra università di Udine e Regione all'interno delle attività della Fondazione Dolomiti Unesco ed è un progetto ideato e realizzato dall'associazione Isoipse, fondata e formata da un gruppo di giovani che lavorano assieme per promuovere l'ambiente, il paesaggio, l'identità,la società e la cultura del territorio montano dolomitico. «In collaborazione con i creativi di Pan abbiamo realizzato una cartolina che parla - ha raccontato Valentina De Marchi, presidente di Isoipse -, con un QR code sul retro che, una volta inquadrato, ci permette di ascoltare la cartolina: a parlare sono gli abitanti della montagna, in un montaggio audio creativo e emotivo».Le cartoline verranno veicolate anche attraverso i canali del Club alpino italiano. «È importante concentrarsi sul concetto di silenzio di questo contesto dolomitico, contrapposto alle montagne più chiassose - ha commentato Andrea Guaran, professore dell'ateneo di Udine -. L'altra montagna è un tentativo di comunicazione della montagna meno conosciuta attraverso il coinvolgimento della cittadinanza e delle sue narrazioni, per costruire una nuova modalità per richiamare qui il turismo». «L'idea è di


cambiare l'approccio alla promozione turistica: invece di offrire ciò che il turista si aspetta, partire da ciò che la gente del posto vuole mostrare del proprio territorio, della propria storia e della propria cultura - ha aggiunto Pierpaolo Zanchetta, coordinatore del Servizio biodiversità regionale -. E quindi cercare un turista curioso e aperto a scoprire le differenze tra i territori». La direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Mara Nemela ha auspicato che «questo progetto possa venire esportato anche in tante altre aree delle Dolomiti perché racconta una montagna autentica, fatta di persone, d'identità, di storie». «Il contributo di Comune e cittadini - ha commentato l'assessore alla cultura del Comune di Claut, Elena Leschiutta - è stato di condividere le nostre tradizioni e ciò che più ci appartiene e ci rappresenta, facendo da guida nel territorio e nella nostra cultura alle persone dell'associazione che hanno strutturato il ppogetto».© RIPRODUZIONE RISERVATA

DOLOMITI MOUNTAIN SCHOOL Messaggero Veneto | 25 maggio 2022 p. 26, Nazionale Dolomiti mountain school alla Ciasa dai Fornés "Rigenerare paesaggi e architetture di montagna": è il tema della prima giornata della "Dolomiti mountain school", venerdì alla Ciasa dai Fornés di Forni di Sopra, 9.30-12.30 e 14-18. La scuola, già "Summer School Dolomiti Unesco". Il tema prende spunto da una ricerca sulle strutture e sugli edifici delle Dolomiti che sono stati abbandonati. Interverranno tra gli altri Pierpaolo Zanchetta del Servizio biodiversità della Regione, il coordinatore della scuola Gianpaolo Carbonetto e la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Mara Nemela.

MARMOLADA Corriere delle Alpi | 13 maggio 2022 p. 27 Accordo in vista sulla Marmolada: stazioni funiviarie a Rocca Pietore Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Vuoi vedere che questa volta ce la facciamo? A riportare i confini della Marmolada lassù, a quota 3 mila, dove avevano deciso di far passare la nuova frontiera - con un accordo politico, ancora nel 2002 - il presidente del Veneto Giancarlo Galan e il presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai? Il 29 maggio 1982 l'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, fissava i confini della Marmolada sulle creste, sostanzialmente là dove passavano tra l'Impero Austro-ungarico e il Regno d'Italia. Due mesi dopo festeggiava la vittoria ai Mondiali di calcio. Vuoi vedere che 40 anni dopo riusciamo finalmente a chiudere il contenzioso, restituendo le stazioni funiviarie di Punta Rocca e di Serauta a Rocca Pietore, quindi alla provincia di Belluno e al Veneto? Stazioni, manufatti, alcuni piloni e qualche decina di metri di adiacenze (di ghiacciaio, naturalmente). Con la pista di 12 km che in buona parte continuerà a scendere in territorio trentino. Le trattative sono in corso, per evitare che i ricorsi giudiziario-amministrativi blocchino ancora lo sviluppo della "regina delle Dolomiti".Nel 2018, infatti, l'Agenzia del territorio di Roma decise, su ricorso del Comune di Canazei, di confermare il decreto presidenziale di Pertini e di bocciare l'intesa Galan-Dellai. Il Veneto ricorse e da quattro anni tutto è fermo. Federico Caner, assessore regionale al turismo, sta "lavorando" con la Provincia di Trento per mettere appunto fine alle controversie legali sul confine e accordarsi su un progetto di rilancio del ghiacciaio. Il 28 maggio il Giro d'Italia salirà sul passo Fedaia, ma - si precisa - entro i confini del Veneto. La trattativa in atto punta non ad una tregua, neppure all'armistizio, ma a stoppare definitivamente la "guerra".L'atto, in sostanza, avrebbe due significati precisi. Il primo: consentire al Comune di Rocca Pietore di avere la titolarità, anche dal punto di vista fiscale, sulla funivia della Marmolada che sale da Malga Ciapela. Il secondo: la rinuncia da parte trentina al collegamento funiviario tra passo Fedaia e Punta Rocca, con un pilone in mezzo al ghiacciaio. Investimento, questo, sempre temuto da Rocca Pietore, perché la concorrenza all'attuale funivia sarebbe letale. Invece la Provincia di Trento potrebbe dare il via libera al nuovo impianto, investitrice


una società di Ortisei, tra passo Fedaia e poco sopra Pian dei Fiacconi.Il vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina e l'assessore Caner sono componenti autorevoli della Fondazione Dolomiti Unesco; anzi, Tonina ne ha le redini. Sanno bene, i due amministratori, che le associazioni ambientaliste sono pronte a chiedere il disconoscimento della protezione Unesco per la Marmolada se dovesse implementarsi l'impiantistica. E sia Tonina che Caner non vogliono correre rischi. Ecco, dunque, che si metteranno d'accordo sul "compatibile", cioè su quanto fare insieme, a partire dal Progetto Marmolada condiviso a suo tempo anche con gli ambientalisti. E che prevedeva la valorizzazione del ghiacciaio dal punto di vista storico (percorsi e musei), scientifico (per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici) e turistico, dalla messa in sicurezza della strada di accesso al giro del lago. I risultati della mediazione fra Trento, il Veneto e Bolzano già si intravvedono: no alla chiusura dei passi dolomitici, sì comunque a misure di contenimento del traffico. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 15 maggio 2022 p. 27 Marmolada Zaia conferma «La trattativa è in corso» ROCCA PIETORE Avanti, dunque, con la trattativa sui confini del ghiaccio della Marmolada? Le bocche cucite dei protagonisti più coinvolti lasciano intendere che il confronto fra Veneto e Trento prosegue. E che l'intento è proprio quello di ritornare almeno sul confine deciso nel 2002 dagli allora presidenti Giancarlo Galan (Veneto) e Lorenzo Dellai (Trento). «Sì, stiamo trattando», conferma il presidente Luca Zaia, «la materia è delicata. Noi cerchiamo di preservare non solo i confini a cui abbiamo diritto, ma anche gli interessi dei nostri operatori, che poi sono quelli vitali della Val Pettorina". Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, alla richiesta di fare il punto sulla vicenda, molto cortesemente dice di no. Ma lascia intendere che la trattativa è ancora in equilibrio. Si sa comunque che la Provincia di Trento è ormai pronta all'intesa. Ci sono invece alcuni ambienti di Canazei che punterebbero ancora all'arroccamento di una eventuale funivia con la stazione di Punta Rocca attraverso il ghiacciaio. --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 16 maggio 2022 p. 14 Investimenti sulla linea Staunies E nuova seggiovia al Palafavera PROSPETTIVE «Già in estate, ma soprattutto per l'inverno disporremo di nuovi impianti», dice Marco Grigoletto, presidente dell'Anef, il raggruppamento veneto delle società impiantistiche. Sono previsti nuove strutture e alcune sostituzioni: una cabinovia permetterà di collegare finalmente e definitivamente la funivia della Marmolada con il Superski in rientro e lo farà la Società Padon Marmolda. A Cortina un nuovo impianto collegherà il centro abitato con l'area Tofana e sul Cristallo verrà ripristinata la linea Staunies con un funifor di nuova generazione. E' previsto un impianto anche in Comelico e uno che è in grande attesa da anni: Palafavera dovrebbe poter sostituire la vetusta seggiovia biposto con un moderno impianto a 6 posti. «Nelle ultime due stagioni nonostante il Covid le presenze sull'area dolomitica sono aumentate e il turista cerca molto la montagna forse proprio perché dà il senso di libertà e offre spazi aperti e relax senza pari. Per quanto riguarda la stagione estiva alle porte, dunque, le aspettative sono buone e un incentivo positivo verrà sicuramente dal Giro, con la tappa bellunese che avrà il clou ai piedi della Marmolada con l'arrivo nel comune di Rocca Pietore il 28». Da giugno poi in tutta la provincia apriranno gli impianti e in quel di Arabba si potrà avere accesso al giro dei quattro passi on bike. In linea generale tutti gli impianti saranno attivi dal 18 giugno al 18 settembre. La funivia di Porta Vescovo e il rifugio Gorza di Arabba rimarranno invece aperti fino al 3 ottobre per le richieste pervenute già lo scorso anno di un prolungamento della stagione. «Stiamo tutti preparando gli impianti per l'estate già da un paio di settimane. Pur con tutte le problematiche mondiali che conosciamo siamo piuttosto fiduciosi sui bilanci del prossimo settembre perché molti turisti di prossimità negli ultimi due anni hanno riscoperto la montagna. Chiaramente - puntualizza Grigoletto - al momento l'estate non è paragonabile all'inverno per il 90% dei nostri impianti ma teniamo molto a fornire un servizio turistico al territorio. Stiamo comunque lavorando molto per incrementare i flussi turistici sui nostri impianti nella stagione estiva con adeguate politiche di Marketing anche, ma non solo, in collaborazione con il Superski Dolomiti». Le aree impiantistiche aperte in provincia di Belluno per l'estate sono Arabba - Marmolada, Cortina, Falcade San Pellegrino e Civetta. Naturalmente si spera possa aprire anche il Nevegal. Tutte queste zone hanno a disposizione molte piste bike da percorrere dopo essere risaliti con l'impianto appositamente attrezzate, poi vi sono moltissimi sentieri da percorrere a piedi per poter fare del trekking,


dal più facile per famiglie al più difficile per lo sportivo esperto. Le tessere giornaliere avranno un costo di 51 euro (prezzo per gli adulti), incluso il trasporto della bici. Ci sarà inoltre la possibilità di acquistare tessere plurigiornaliere: tre giorni a scelta su quattro a 115 euro, cinque giorni su sette a 150 euro, stagionale a 370 euro. --fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Adige | 18 maggio 2022 p. 32 Marmolada, sui confini torna il dialogo andrea orsolin CANAZEI Si aggiunge un nuovo capitolo allo storico contenzioso tra Trentino e Veneto per i confini della Marmolada. Tra Canazei e Rocca Pietore (Belluno), i due Comuni tra i quali passa la linea di confine, è tornato il dialogo. Nei giorni scorsi c'è stato un incontro tra Provincia di Trento, Regione Veneto e le due amministrazioni comunali limitrofe, dal quale è emersa l'ipotesi di tornare a ragionare sull'intesa raggiunta nel 2002 dagli allora governatori Lorenzo Dellai e Giancarlo Galan. Trentino e Veneto vogliono mettere un punto fermo, concludendo il contenzioso che frena i piani di sviluppo e rallenta i possibili interventi di revisione degli impianti risalita. Secondo il sindaco di Rocca Pietore Andrea De Bernardin, l'intesa darebbe il ghiacciaio interamente al Trentino, lasciando al Veneto due piccole enclave a Rocca Pietore e Serauta, che consentirebbero di avere le stazioni funiviarie in territorio Veneto, evitando così la difficile gestione di partenza e arrivo in giurisdizioni differenti con normative diverse. In fase di valutazione c'è anche il collegamento fino a Serauta.Accordo in vista? Meglio andarci cauti. Per risolvere la secolare battaglia si preferisce usare i guanti di velluto. «È stato un incontro tecnico per capire con la Provincia nel complesso la questione Marmolada, ma nulla è stato deciso», spiega il sindaco di Canazei Giovanni Bernard. «Le direttive Unesco - ha detto Andrea De Bernardin - permettono di intervenire per ammodernare gli impianti esistenti, quindi crediamo sia possibile ripristinare quanto attivo una ventina di anni fa. Si potrebbe pensare di ricostruire anche la seggiovia di Pian dei Fiacconi, seppure con una linea leggermente diversa e rettificata per una migliore razionalizzazione. Siamo invece contrari a nuovi impianti: arrivare a Punta Rocca non ha più senso, la morfologia è cambiata, il ghiacciaio è in forte sofferenza e il pericolo valanghe è aumentato per la fragilità del sistema. Inoltre creare nuove costruzioni significherebbe rimettere in discussione il riconoscimento di Patrimonio dell'umanità Unesco, valore aggiunto che non possiamo permetterci di perdere». Nel 1982 un decreto del presidente della Repubblica Sandro Pertini assegnò la Marmolada al Trentino-Alto Adige. La decisione, confermata nel 1998 dal Consiglio di Stato, fu superata nel 2002 dall'accordo Dellai-Galan. All'inizio del 2018 il Comune di Canazei aveva chiesto una revisione dei confini e, nel luglio dello stesso anno, l'Agenzia del Territorio ha fatto passare l'intero ghiacciaio del gruppo montuoso della Marmolada dal Veneto al Trentino Alto Adige. I nuovi limiti coincidono con l'ex confine di Stato tra l'Impero austroungarico e il Regno d'Italia. Rocca Pietore ha mantenuto solamente il perimetro della stazione di arrivo della funivia in Punta Rocca, ma ora un nuovo accordo potrebbe spostare nuovamente il confine.

L’Adige | 19 maggio 2022 p. 39 «Marmolada, no a vantaggi solo veneti» CANAZEI Sui confini della Marmolada torna il dialogo, tra Trentino e Veneto. Lo abbiamo scritto ieri, dando notizia dell'incontro di lunedì a Trento cui hanno partecipato i sindaci di Canazei Giovanni Bernard, quello di Rocca Pietore Andrea De Bernardin, l'assessore al turismo della Provincia di Trento Roberto Failoni coi suoi dirigenti, politici e dirigenti della Regione Veneto dall'altra. Ma cui prodest? Ossia: a chi giova un nuovo accordo, posto che nel 2019 l'Agenzia del Territorio ha di fatto messo una pietra tombale sulle rivendicazioni in materia confinaria, stabilendo che il ghiacciaio è trentino?La domanda è centrale, perché da quel poco che è emerso (soprattutto per quanto detto dal sindaco di Rocca Pietore) a questo Comune sarebbe affidata Punta Serauta, dove potrebbe arrivare un nuovo impianto delle Funivie Tofana-Marmolada, ricadente in comune di Canazei, finora non autorizzato dalla Pat. Insomma, la convenienza di un accordo sarebbe tutta veneta. Vero? Falso? Alla richiesta di fornire dettagli sull'incontro e i punti in discussione, l'assessore al Turismo trentino Roberto Failoni, impegnato in consiglio provinciale, ha risposto ieri solo via whatsapp: «Per il momento non rilascio dichiarazioni, se non che stiamo lavorando e ragionando assieme sulle diverse questioni in campo».La stessa domanda di chiarimenti posta al vicepresidente, assessore all'urbanistica e ambiente Mario Tonina, che è anche presidente della Fondazione Dolomiti-Unesco, ha ottenuto invece questa sbalorditiva risposta: «Non so nulla, non sono stato invitato all'incontro e quindi non vi ho partecipato». E nulla di più di quanto riportato ieri dall'Adige sa Giuseppe Detomas, alla guida del Comun General de Fascia ma pure lui fuori dalla lista dei


convocati. Due o tre considerazioni però il Procurador le fa. La prima: «Il confine corre lungo la linea del displuvio e su questo non ci sono più possibilità di ricorsi». La seconda: «Mi domando se Provincia di Trento e Regione Veneto stiano facendo bene i conti. La Costituzione infatti stabilisce chi sono i soggetti che possono davvero decidere qualcosa sulla Marmolada, che è sì della Provincia di Trento ma è soprattutto della Regione Trentino-Alto Adige. Ricordo che il Comun General è un ente di rango costituzionale come la Regione. Da queste due istituzioni deve quindi passare qualunque accordo. A meno che non si tratti solo di un'intesa politica. Ma se è così, mi chiedo chi si piglierà la responsabilità di rinunciare a un pezzo di ghiacciaio senza pagarne un prezzo alto». Ultima considerazione: «Se i confini della Marmolada sono stati salvati, è perché a difenderli è stato soprattutto il Comune di Canazei, avvalendosi anche di una perizia storica e culturale molto importante fatta da padre Frumenzio Ghetta». Non sorprende quindi Detomas la posizione del sindaco Bernard, molto cauta rispetto al tavolo avviato. E molto cauto si mantiene anche il consigliere ladino che vota con la maggioranza di Maurizio Fugatti, ossia Luca Guglielmi: «Ero stato invitato all'incontro di lunedì - premette - ma non ho potuto essere presente. Ma sono d'accordo col sindaco di Canazei: ci siamo solo seduti a un tavolo». Guglielmi non nasconde infatti l'irritazione per l'uscita del sindaco di Rocca Pietore: «Di sicuro al centro di un dialogo tra gli enti interessati deve esserci un piano di rilancio complessivo della Marmolada e non una mera questione di sviluppo impiantistico favorevole al Veneto». Detto questo, il consigliere ricorda che «il Piano Marmolada del 2015 vale come variante al Pup e impone l'obbligo di una intesa col Veneto per qualunque sua modifica». E ciò riguarderebbe anche la ricostruzione dell'impianto che partiva da Fedaia, prevista dall'ultima variante al Prg di Canazei solo adottata, che ha spostato l'arrivo della nuova cabinovia promossa dai Mahlknecht. Su questo però proprio Giuseppe Detomas puntualizza: «La previsione nel 2015 di un'intesa "necessaria" è stata una cessione volontaria di sovranità, che può essere revocata in ogni momento».G.Car.

Gazzettino | 20 maggio 2022 p. XIII, edizione di Belluno Nuova cabinovia sulla Marmolada Partenza dalla stazione della funivia della Marmolada con arrivo alla seggiovia di Ciamp D'arei ROCCA PIETORE La riqualificazione dell'area sciistica di Malga Ciapela ed il miglioramento del collegamento da e verso il circuito Sellaronda, il più frequentato dell'intera zona dolomitica, è ormai vicino. Tra i quattro punti inseriti all'ordine del giorno della prossima seduta del consiglio comunale di Rocca Pietore indetta dal sindaco Andrea De Bernardin per mercoledì 25 maggio alle ore 19,30 spicca infatti il primo punto che riguarda il progetto di realizzazione della cabinovia ad ammorsamento automatico denominata Malga Ciapela- Capanna Bill della nuova pista da discesa denominata Raccordo funivia e modifiche alle piste esistenti denominate A2.2 Arei II, A2.3 Arei I e A2.4 Delle Baite, con valutazione del piano operativo e chiusura temporanea con presa d'atto ed espressione dei pareri e compatibilità. L'INTERVENTO Dunque approda in consiglio comunale uno degli interventi più importanti sotto il profilo del rinnovo e ammodernamento degli impianti che intende realizzare la nuova società Padon- Marmolada del patron Diego De Battista che acquisendo anni fa questa società impianti aveva prospettato un suo interessamento nell'ammodernamento e potenziamento dell'impiantistica nell'area Padon Marmolada riuscendo così ad improntare un rapporto di collaborazione importantissimo sia con l'amministrazione del sindaco Andrea De Barnardin che con la società Marmolada. I COSTI Un impianto quello che intende realizzare La Padon- Marmolada che avrà un costo che va dai cinque ai sei milioni di euro e che andrà a sostituire e ad ampliare il percorso che veniva coperto dai due skilift ormai obsoleti Arei I e Arei II. I due impianti che negli scorsi anni erano rimasti chiusi per rischio valanghivo e che avevano causato non pochi problemi al comprensorio sciistico della Marmolada in quanto con la loro chiusura veniva a mancare il campo scuola di sci. In questo caso il nuovo impianto sarebbe prolungato e avrebbe la partenza nei pressi della stazione di partenza della funivia della Marmolada mentre l'arrivo sarebbe in prossimità della partenza della seggiovia di Ciamp d'Arei che porta su al Padon. Un impianto dunque moderno, ad agganciamento automatico che ridurrà di molto i tempi di trasporto degli sciatori e anche amplierà il numero di questi della portata oraria, rispetto a quelli trasportati dai due skilift obsoleti, inoltre permetterà un collegamento più serio con la funivia perché andrà ad evitare agli sciatori di dover percorrere circa trecento metri con gli sci in spalla per portarsi alla partenza degli skilift ed inoltre si eviterebbe lo spostamento con lo skibus avanti e indietro. Quindi quello che dovrebbe fare il consiglio comunale di Rocca sarebbe una presa d'atto del progetto di questo impianto che una volta realizzato andrebbe a potenziare in maniera corposa l'impiantistica sciistica del comprensorio sciistico della Marmolada-Padon. Dario Fontanive © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Adige | 21 maggio 2022 p. 40


«Marmolada, basta speculazioni» MARMOLADA I confini della Marmolada? Irremovibili.Ma anche se qualcuno ne volesse parlare, non possono essere ignorate le sedi in cui ciò deve essere fatto. Mentre sono davvero tante le istituzioni ignorate"dimenticate" fino a questo momento, almeno stando alle notizie emerse in questi giorni su un nuovo possibile accordo tra Provincia di Trento e Regione Veneto che lascerebbe due "enclave" in cima al ghiacciaio ai veneti (Serauta e la piazzola di arrivo dell'eliski) e sull'incontro avvenuto lunedì a Trento. Il dialogo, per parte trentina, ha visto per ora in campo solo l'assessore al turismo Roberto Failoni con alcuni dirigenti e il sindaco Canazei: ignorati la Fondazione Dolomiti Unesco e il suo presidente Mario Tonina (pure vicepresidente della giunta provinciale nonché assessore all'ambiente e urbanistica), il Comun General de Fascia (ente di rango costituzionale), la Regione Trentino Alto Adige, il mondo dell'ambientalismo e gli operatori del lato trentino, mentre la Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai, prevista da una legge provinciale, da quasi otto mesi non viene convocata dall'assessore competente, ossia Tonina. Lo scrive Luigi Casanova, membro di spicco di di Mountain Wilderness, associazione che da anni si batte per evitare che in Marmolada fioriscano gli impianti da sci, ma anche membro della Cabina di regia dei ghiacciai a nome delle associazioni ambientaliste trentine.L'esponente ambientalista ricorda innanzitutto che «un tema tanto strategico andrebbe discusso, prima che su tavoli politici» e proprio all'interno della Cabina di regia delle Aree protette e dei Ghiacciai, che però appunto non viene convocato da mesi.E ha ragioni da vendere il Procurador del Comun General de Fascia Giuseppe Detomas (l'Adige di giovedì) quando rivendica il ruolo da protagonista dell'ente che governa, laddove ricorda che le competenze nel merito della gestione e modifica dei confini, spetta alle due Regioni, Veneto e Trentino Alto Adige» con la conseguenza che «il patto Galan - Dellai del 2002 è nullo per vizio di forma"» e che quindi «ogni modifica "amichevole" fra buoni fratelli di partito (Lega) non ha valore quando si parla di confini». «Riguardo eventuali condivisioni del Piano Marmolada 2015, variante al Pup, non solo corre l'obbligo dell'intesa con il Veneto - ricorda ancora Casanova -, ma anche un chiaro, trasparente coinvolgimento nel confronto dell'associazionismo ambientalista e alpinistico, come era accaduto fin dal Patto 2003 e nel successivo piano 2005 - 2007. Tutti piani falliti in quanto le istituzioni hanno pensato bene di ridurre il ruolo dell'ambientalismo a titolo puramente di ascolto».Mentr, «proprio perché all'ambientalismo e all'alpinismo italiano la Marmolada è particolarmente cara, è bene che i protagonisti delle diverse istituzioni riprendano i percorsi di confronto in modo serio, pubblico e trasparente». Ma non per "svendere" il ghiacciaio: «La componente che rappresento all'interno della Cabina di regia ha obiettivi chiari: il rispetto dell'inserimento della Marmolada nel patrimonio Dolomiti Unesco, il sostegno solo a pianificazioni di alta qualità che non portino nessun consumo di territorio e del paesaggio, se non in senso migliorativo, il rilancio della Marmolada come località turistica di eccellenza. Cancellando, fin da subito, ogni obiettivo di nuove infrastrutture in tempi di cambiamenti climatici insostenibili». G.Car.

L’Adige | 22 maggio 2022 p. 38 Sulla Marmolada ambientalisti ignorati Torna il dialogo, come si è letto nei giorni scorsi in cronaca Fiemme Fassa, sull'annosa questione dei confini sulla Marmolada fra Veneto e Trentino. Potrebbe sembrare una cosa positiva, ma la storia è molto più complessa e chi se ne è occupato nel tempo ne è ben cosciente, che intorno a tutta la questione gravitano interessi economici e politici fra Regione Veneto e Provincia di Trento. Questioni che come associazione crediamo purtroppo hanno poco a che vedere con la reale tutela ambientale del gruppo montuoso patrimonio Unesco. Dall'intervista letta su l'Adige del 18 maggio, fra i sindaci Andrea De Bernardin di Rocca Pietore e Giovanni Bernard di Canazei, sembrerebbe che il sindaco di Rocca Pietore sia più vicino alle posizioni dell'associazione ambientalista Mountain Wilderness per quanto riguarda i progetti della parte trentina relativi alla posa e rifacimento dell'ex impianto. Progetto che oltre al rinnovamento dello storico tratto da Passo Fedaia a Pian Fiacconi mira al proseguimento fino a Punta Rocca. Sembra però non emergano al momento significativi passi avanti in quella direzione ed è ancora lontana la progettualità sull'intera area di Passo Fedaia che dovrebbe favorire una fruizione turistica sostenibile, condivisa fra Regione Veneto e Provincia di Trento. Una fruizione alternativa alla precedente, più sostenibile e che amplifichi il grande valore assunto dalla Marmolada con il riconoscimento Unesco. Il riconoscimento arrivato nel 2009, che ha coinvolto tre regioni e 5 province, purtroppo non sta aiutando concretamente il percorso più idoneo per la tutela della "Regina delle Dolomiti" e fra "confinanti" è ancora in alto mare una reale occasione di confronto, volta alla tutela di tale patrimonio. Anche la Fondazione Dolomiti Unesco, creata per rendere concreto questo riconoscimento e tutto ciò che ne consegue, non riesce ad essere incisiva sulle questioni ambientali, come in Marmolada, spesso nascondendosi dietro alla scusa di non poter agire sulla politica locale e sulla conseguente pianificazione territoriale. Per la parte Trentina rimane sempre abbastanza chiaro il desiderio di arrivare a Punta Rocca con un impianto, in sostituzione di quello prima dismesso che portava da Fedaia al rifugio pian Fiacconi. Rifugio poi distrutto dalla grande valanga di inizio inverno 2020. Da ciò che si legge tra le righe dell'intervista emerge ancora un aspetto prettamente competitivo fra amministrazioni locali venete e trentine, a cavallo di un confine storico, che potrà forse


prima o poi favorire una soluzione di comodo del noto contenzioso sui confini; ma abbiamo il sospetto che non sarà un passaggio utile alla salvaguardia del più grande e agonizzante ghiacciaio dolomitico. La storia e l'impegno di MW è nota nel tempo, ed è partita dagli anni '90 con la grande pulizia della parete sud dagli oli esausti e dalle decine di tonnellate di scarti derivati dalla lavorazione della posa, negli anni '70, della funivia che da Malga Ciapela portava in tre tronchi a Punta Rocca. Da quel momento in poi l'azione di Mountain Wilderness, talvolta anche in solitaria, è stata continua e severa. Non sono mancati momenti di forte confronto e scontro, ma sempre accompagnati da proposte sostenibili e non secchi no sia alle amministrazioni che agli esercenti locali. Purtroppo però è ancora mancante la fase di un reale ascolto delle nostre proposte. Allo stato attuale non siamo ancora a conoscenza di quale potrà essere il futuro della Marmolada e di Passo Fedaia, ma rimaniamo sempre speranzosi di un coinvolgimento delle associazioni ambientaliste e dei gruppi di interesse: perché dopo tanti anni e tentativi di proposte ben documentate, serie e possibili da realizzare, l'associazione Mountain Wilderness manterrà la sua azione attiva e propositiva.Marco Tessadri, responsabile Mountain Wilderness Trentino

L’Adige | 25 maggio 2022 p. 21 «Trattativa sulla Marmolada? Una proposta spregiudicata» GIORGIA CARDINI PASSO FEDAIA Sconcertati, per non dire scandalizzati. A Passo Fedaia la ripresa di un dialogo sul tracciato del confine tra Veneto e Trentino non è stata accolta per nulla bene: troppi anni di promesse, di piani irrealizzati, di difficoltà nei collegamenti invernali, di fondi promessi e mai trovati.«Il giudizio di noi rifugisti sui colloqui tra amministratori trentini e veneti? Totalmente negativo», è il lapidario commento dell'architetto ed esercente Aurelio Soraruf: «La proposta veneta è impercorribile giuridicamente. Di più, è spregiudicata».Per Soraruf gli incontri tra le parti non condurranno a nulla, perché gli amministratori fassani (ma anche i politici fassani di di schieramenti diversi) sono contrari a una revisione dei confini per quella che pare essere, tra l'altro, una operazione che può giovare solo alle Funivie Tofana Marmolada srl, ossia all'impiantista Mario Vascellari.«Inutile parlare di accordi o ipotesi di sviluppo se ciò riguarda solo il potenziamento degli impianti di Serauta - continua Soraruf - . Se la Pat dovesse confermare la volontà di proseguire con una trattativa di questo genere, darebbe prova di inconsistenza politica totale, perché dimostrerebbe di non avere autorevolezza di far valere la propria potestà amministrativa, sancita da sentenze e pronunce incontrovertibili».Perdi più, dice Soraruf, «sono oltre 20 anni che sentiamo parlare di prospettive di sviluppo, di musei e opere naturalistiche ma non è mai stato stanziato un euro». Invece, quello che è ben noto in Val di Fassa è che ci sono 3 milioni di fondi provenienti dall'Unione europea a disposizione della Regione Veneto e che da anni e anni si parla di un "do ut des" dal veneto al Trentino della consistenza di 5 milioni per la sistemazione della strada che costeggia Fedaia. Scambi economici e politici (un impianto a me e uno a te) si intravvedono sullo sfondo: «Qui siamo tutti incavolati neri - prosegue Soraruf - per un accordo che potrebbe avere un barlume di senso solo se ci fosse un piano complessivo di rilancio della Marmolada e di Fedaia. Che non si vede. C'è invece un accanimento "terapeutico" nel tenere i piedi un documento che non vale più nulla dopo le sentenze sui confini, il patto Dellai-Galan. Se la Provincia di Trento non si preoccupa prima di tutto del fatto che le attività trentine, per quanto riguarda la stagione invernale, sono destinate a chiudere, su questa parte del passo Fedaia, il resto è ben poco».Guido Trevisan, proprietario del distrutto rifugio Pian dei Fiacconi, è ancora più netto: «Non c'è niente per i cittadini e per il bene della comunità. Vedo solo interessi impiantistici, dietro alla maschera della riappacificazione sui confini. Qualcuno ha detto "è un dialogo tra compagni di partito", ma io non ci vedo nulla di politico: vedo solo un interesse economico, di pochi, sulla pelle delle generazioni future. Penso che la Val di Fassa abbia dimostrato invece l'estate scorsa che si è superato ogni limite di sostenibilità, ecologica e infrastrutturale: dalle strade agli impianti ai sentieri. Basta prese in giro e basta impianti: teniamo in efficienza quelli che ci sono e fine».

Corriere delle Alpi | 25 maggio 2022 p. 26 Canazei vuole alzare l'asticella sui confini della Marmolada Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Accordo in discesa fra Trento e Veneto sui confini della Marmolada? Pare di sì. E pare anche che ci sia fretta di raggiungerlo per accedere ai fondi europei per lo sviluppo turistico - leggi impiantistico - della montagna. Però il Comune di Canazei, che ha la titolarità


su gran parte del ghiacciaio, fa pressing sulla Provincia di Trento perché l'accordo non sia un cedimento. Luca Guglielmi, consigliere provinciale fassano, pur essendo della Lega, tiene alta l'asticella col presidente veneto Luca Zaia, con l'assessore Federico Caner, con lo stesso sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin. «Siamo pronti all'accordo», afferma, «purché la Regione Veneto rinunci a qualsiasi azione legale, riconosca la delibera della Giunta provinciale di Trento, ancora del 2015, sullo sviluppo del ghiacciaio e rinunci pure ai confini del "trattato" Galan Dellai, ma accetti il confine sul displuvio, quindi sulle creste, così come ha sentenziato l'Agenzia del territorio»."Troppa roba", verrebbe da dire. La frontiera concessa nel 2002 dal veneto Galan e dal trentino Dellai prevedeva un arretramento di 70 metri dalla linea del displuvio, in modo da concedere le stazioni della funivia della Marmolada al territorio comunale di Rocca. Rocca Pietore, si sa, teme che a Punta Rocca, la seconda cima della Marmolada, possa arrivare una seconda funivia, dal passo Fedaia, anzi da Pian dei Fiacconi, attraversando il ghiacciaio. «Si tranquillizzino gli amici di Rocca Pietore, nessuno dei noi vuole arrivare fin lassù con un nostro impianto. Ci basta collegare passo Fedaia con Pian dei Fiacconi, o poco più su, sostituendo la vecchia cestovia», dice Guglielmi. Arriverà il Giro d'Italia al Fedaia. Salirà anche il presidente Zaia. Ci saranno i trentini. Se ne discuterà? Il braccio di ferro, checché si faccia intendere, è solo apparente. Proprio perché ci sono in ballo le prossime risorse di Bruxelles.«Attenzione, però: il baratto non verrebbe accettato se significasse la cessione sul confine», avverte Aurelio Soraruf, albergatore sul Fedaia. Sull'incontro della scorsa settimana, promosso dal Comune di Canazei, il sindaco fassano Giovanni Bernard è molto cauto. Si limita a dire che si voleva capire dalla Provincia come stava di fatto la questione. Il suo vicesindaco, Dimitri Demarchi è ancora più cauto. «Parla solo il sindaco», dice, «se decide di parlare». Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, con i media trentini ha ricordato una cosa importante. E cioè che le direttive Unesco permettono di intervenire per ammodernare gli impianti esistenti. In questa prospettiva potrebbe essere ricostruita anche la cestovia di Pian dei Fiacconi, seppure con una linea leggermente diversa e rettificata per una migliore razionalizzazione.Netta, invece, la sua contrarietà a nuovi impianti. E in particolare alla salita dal Fedaia a Punta Rocca. Anche perché, a suo avviso, creare nuove costruzioni significherebbe rimettere in discussione il riconoscimento di Patrimonio dell'umanità Unesco, «valore aggiunto che non possiamo permetterci di perdere». E dello stesso avviso sono gli ambientalisti di Mountain Wilderness. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

DOLOMITI FRAGILI L’Adige | 28 maggio 2022 p. 16 Si è staccato un pezzo di Brenta frana di 20 mila metri cubi Un distacco di 15- 20 mila metri cubi, con una nicchia alta 60-70 metri, larga 25-30 metri e profonda 10-15 metri, è avvenuto ieri verso mezzogiorno sul versante est del Monte Daino, nel gruppo del Brenta, nel comune di Molveno.Fortunatamente - scrive in una nota la Provincia - non ci sono segni di persone coinvolte ma il distacco è stato davvero impressionante. Si parla di un fronte di 250 metri in lunghezza e altrettanti in larghezza. Interrotto il sentiero Sat 332, tra il rifugio Selvata e malga Andalo che rimarrà momentaneamente chiuso per evitare pericoli agli escursionisti. Sia il rifugio Selvata che la malga Andalo (la cui apertura, dopo la ristrutturazione, è prevista probabilmente solo per l'estate 2023), possono essere comunque raggiunti tramite altre vie di accesso. L'ipotesi è che la frana sia stata causata dalle forti piogge dei giorni scorsi. Piogge che probabilmente hanno destabilizzato la roccia.Tra i massi precipitati verso valle c'è anche un grosso blocco di roccia, di circa 120 metri cubi, arrivato vicino al sentiero. Sul posto, con l'elicottero , è salito per verifiche il geologo del servizio geologico provinciale. «É stato effettuato il sopralluogo sia con l'elicottero che con i droni - conferma il sindaco di Molveno, Matteo Sartori - e sembra che la situazione sia abbastanza stabile e che non ci sia pericolo di ulteriori smottamenti. L'indicazione è di tenere chiuso il sentiero per qualche giorno. Poi la prossima settimana verrà effettuato un ulteriore sopralluogo».L'allerta è scattata intorno a mezzogiorno di ieri, quando - soprattutto dal rifugio Montanara, che si trova proprio di fronte - è stato avvertito un forte boato. Poi in molti hanno assistito e anche ripreso con i telefoni cellulari il crollo di una ampia sezione della montagna. Mobilitati i vigili del fuoco di Molveno per posizionare la segnaletica di avviso e di informazione sui sentieri dell'area dove appunto è al momento non è possibile transitare. Allertati anche i custodi forestali. P.T.

L’Adige | 29 maggio 2022 p. 27 I timori dopo la frana di venerdì Anomala la quantità di detriti


I distacchi di roccia dalle pareti dolomitiche è un evento piuttosto frequente. A testimoniarlo è Franco Nicolini, nota guida alpina e istruttore di soccorso in montagna, quando gli si chiede se la frana caduta venerdì era un evento prevedibile.«Che succedano dei distacchi di roccia è piuttosto frequente - osserva - perché, da sempre, quando arriva la primavera con le prime giornate calde è normale che si verifichino questi smottamenti. Oddio: quella di venerdì è stata una frana di grandi proporzioni, ma se non fosse caduta in un punto ben visibile dal rifugio «La montanara», nessuno se ne sarebbe accorto. Infatti, le centinaia di telefonate arrivate ai vari enti preposti per il soccorso sono arrivate solo a turisti ed escursionisti che si trovavano sul punto panoramico del rifugio».Fortunatamente, in quel momento, non passava alcun escursionista, ma la zona del sentiero che sale verso la malga di Andalo è molto frequentato? «La frana è caduta nella valle del Casinati, una delle rare valli trentine dove non ci sono sentieri e non passa mai nessuno. Si è staccato parecchio materiale e questa è l'unica anomalia rispetto ai tanti smottamenti che si verificano soprattutto nei canaloni». In inverno il freddo e, soprattutto, il ghiaccio sono un collante dei sassi e detriti rocciosi; quando arriva il caldo, con il disgelo questi blocchi di roccia si staccano ovunque. «Se fate caso, visto che la nicchia è ben visibile, salendo verso il rifugio Croz dell'Altissimo - aggiunge Nicolini - si è staccato di recente un grande pezzo di roccia, ma nessuno se n'è accorto». Tuttavia, Nicolini il Brenta lo conosce come le sue tasche e non ricorda, nella sua lunga esperienza di alpinista, una frana di così grandi dimensioni. M.M.

OLIMPIADI: GLI AGGIORNAMENTI Corriere del Trentino | 13 maggio 2022 p. 4 Di corsa verso i Giochi invernali «Ma c’è il nodo infrastrutture» Novari: «Milano-Cortina, progettazione partita con due anni di ritardo Monica Malfatti Trento Un’atmosfera di generale ottimismo e fiducia in merito al percorso finora intrapreso coniugata al desiderio di far crescere — anche e soprattutto economicamente — tutti i territori che ospiteranno i Giochi olimpici invenali: è quanto emerso durante il roadshow promosso dalla Fondazione Milano-Cortina 2026, che ieri ha fatto tappa a Trento per incontrare i rappresentanti del territorio. Un evento che ha riunito, negli spazi del teatro Sanbàpolis, quasi 300 partecipanti: non soltanto autorità locali — fra cui il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, gli assessori Roberto Failoni (sport e turismo) e Mirko Bisesti (istruzione, università e cultura) e svariati sindaci — ma anche atleti, rappresentanti di associazioni sportive, categorie economiche e volontariato locale. Presente la delegazione della Fondazione Milano-Cortina: il ceo Vincenzo Novari, Diana Bianchedi (games project director), Andrea Monti (communications director), Pietro Fea (head of rights protection) e il coordinatore provinciale Tito Giovannini. «Per quanto riguarda la previsione in merito all’indotto economico per il Trentino è davvero prematuro e difficile fare delle stime serie — ha dichiarato proprio Tito Giovannini — La guerra in Ucraina insegna come le cose possano cambiare repentinamente e proprio per questo dobbiamo farci trovare pronti a qualsiasi cambiamento. Nella costruzione degli impianti in Provincia (l’icerink a Baselga di Piné, il fondo a Tesero e il trampolino a Predazzo, ndr) siamo tecnicamente in linea con i tempi previsti, nonostante alcuni ritardi accumulati su Piné, dove si sta ancora decidendo se implementare la struttura con una copertura fissa o mobile. Occorre tener conto che la mole d’investimento è notevole, pertanto maturare e condividere scelte importanti, dilatandole anche nel tempo, è fisiologico e per nulla preoccupante». «Dal punto di vista organizzativo stiamo andando estremamente rapidi — ha aggiunto in merito Vincenzo Novari — anche se permane il problema delle infrastrutture, deboli nel tenere il passo perché partite, nella progettazione, due anni più tardi. Una vasta area di lavoro è quella commerciale, vale a dire il reperimento delle risorse, e su questo mi sento di dire che siamo davvero a buon punto. Bisogna in seconda battuta definire tecnicamente le competizioni in essere e in questo la Direzione sport sta operando molto bene, in sinergia con le federazioni internazionali. Per quanto riguarda le zone che andranno a costituire le venue olimpiche e paralimpiche, il Comitato olimpico internazionale sta vagliando un paio di nostri progetti, finora apprezzati». «Il Trentino è terra d’eccellenza per lo sport — ha concluso il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti — e abbiamo subito incentivato la realizzazione di questi Giochi olimpici e paralimpici 2026, in pieno accordo con le altre regioni e province autonome coinvolte. È fondamentale dunque continuare a mantenerci uniti, per un’occasione di sviluppo che riguarda tutto il nostro territorio».


Alto Adige | 14 maggio 2022 p. 34 «Poca trasparenza sui progetti per le Olimpiadi» Dolomiti Sono "forti" le "preoccupazioni dei cittadini per la mancata trasparenza e per l'approssimazione con la quale vengono portate avanti le attività di organizzazione dei Giochi Olimpici invernali 2026". Lo sottolineano in una lettera a Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale - Cio a Losanna le associazioni Italia Nostra - Consiglio Regionale Veneto, Peraltrestrade Dolomiti, Comitato Civico Cortina e Gruppo Parco del Cadore ricordando che "già il sondaggio effettuato in vista dell'assegnazione dei Giochi era parso inadeguato, avendo coinvolto 2.515 italiani, di cui solo 607 veneti, e nessuno di Cortina".Il recente incontro con una rappresentanza della Regione Veneto, evidenziano gli ambientalisti, "ha confermato le nostre più pessimistiche previsioni: sono stati confermati sia i gravissimi ritardi, sia le vistose difformità da quanto indicato nel Dossier di candidatura olimpico, con le conseguenze sociali, economiche e ambientali che ne derivano. In concreto, la progettazione preliminare del rifacimento della pista da bob (in quanto di rifacimento si tratta e non di "riqualificazione" come scritto nel citato Dossier, dal momento che l'attuale struttura andrà completamente demolita) è già stata portata a termine, ma nulla è stato reso pubblico su costi, tracciato, opere connesse, disboscamento, volumi di scavo e movimenti di terra"."La valutazione delle alternative progettuali - continuano le associazioni - risulta carente in quanto non è stata sufficientemente approfondita l'utilizzazione della pista di Innsbruck. Anche la prevista realizzazione del villaggio olimpico, in una zona compresa fra un corso d'acqua a rischio idraulico e un pendio con rischio geologico in località Fiames, non risponde ai criteri di sicurezza. Analogo discorso vale per il centro stampa, soggetto a rischio geologico in modo ancora più marcato". "Ma le perplessità maggiori - si legge nella lettera a Bach - si incentrano sugli aspetti ambientali: le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) nazionale di tutto il piano delle opere e degli interventi essenziali, previste dalle norme e inserite nel Dossier fra le disposizioni da attuarsi, sono in forse o saranno parcellizzate così da depotenziare la loro efficacia; in forse è anche l'attuazione di uno strumento ancor più importante, lo Strain, il bilancio del valore ecologico. Di sicuro vi sono solo le determinazioni, anche governative, che prevedono un lungo elenco di opere, dall'alta velocità alle autostrade agli aeroporti, che interesseranno un vasto territorio già ampiamente compromesso".

Corriere delle Alpi | 14 maggio 2022 p. 29 «Scarsa trasparenza sulle opere olimpiche» Ambientalisti dal Cio CORTINA Un milione di metri cubi di scavi, nella sola Cortina e dintorni. Tanto hanno calcolato gli ambientalisti; che tornano alla carica, addirittura appellandosi a Thomas Bach, presidente Cio, «per la mancata trasparenza e per l'approssimazione con la quale vengono portate avanti le attività di organizzazione dei Giochi olimpici invernali 2026».Italia Nostra, Peraltrestrade Dolomiti, Comitato Civico Cortina, Gruppo Parco del Cadore lamentano infatti di non venire consultati nelle diverse ricognizioni che gli organizzatori compiono sul territorio. E gli interessati lo fanno sapere anche alle grandi organizzazioni, dal Cai a Legambiente, a Mountain Wilderness. In concreto, la progettazione preliminare del rifacimento della pista da bob («in quanto di rifacimento si tratta», dicono, «e non di "riqualificazione" come sta scritto nel citato dossier, dal momento che l'attuale struttura andrà completamente demolita»), è già stata portata a termine dallo studio Planingsburo Deyle di Stoccarda, ma - è la prima osservazione critica - nulla è stato reso pubblico su costi, tracciato, opere connesse, disboscamento, volumi di scavo e movimenti di terra. A loro avviso, l'alternativa di Innsbruck, per risparmiare se non 60 milioni, pochi di meno, non è stata neppure presa in considerazione. Anche la prevista realizzazione del villaggio olimpico, in una zona compresa fra un corso d'acqua a rischio idraulico e un pendio con rischio geologico in località Fiames, «non risponde ai criteri di sicurezza e tradisce la natura speculativa del progetto».Analogo discorso vale per il contiguo centro stampa, soggetto a rischio geologico in modo ancora più marcato. La medal plaza, prevista alla base del vecchio trampolino olimpico di Zuel, ove nel 1956 si svolsero le gare di salto, risulta poco funzionale in quanto ubicata in zona fuori Cortina, in località priva di parcheggi e di ogni servizio.«Ma le perplessità maggiori si incentrano sugli aspetti ambientali», annotano le associazioni, «la Valutazione di impatto ambientale (VIA) e la Valutazione ambientale strategica (VAS) nazionale (di tutto il piano delle opere e degli interventi essenziali, connessi e di contesto, funzionali alla realizzazione dei Giochi, ndr), previste dalle norme e inserite nel dossier fra le disposizioni da attuarsi, sono in forse o saranno parcellizzate così da depotenziare la loro efficacia». --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA


Corriere delle Alpi | 17 maggio 2022 p. 28 Mercalli vota no alla pista da bob «Venite a vedere quella di Torino» L'intervista Luca Mercalli - uno dei più blasonati studiosi di meteorologia - non solo ha firmato la petizione contra la pista di bob di Cortina, ma a margine della lettera inviata dall'associazionismo ambientalista al presidente del Cio, Bach ha invitato gli ampezzani a vedere cosa resta di Torino 2006.«Cari amici, apprezzo la vostra lotta contro gli scempi delle Olimpiadi a Cortina», scrive Mercalli agli amici di Cortina e del Cadore. «Vivendo in Val di Susa, al cospetto dei residuati del 2006, vi consiglio di utilizzare come esempio negativo il caso degli impianti di Cesana San Sicario - pista da bob costata oltre un centinaio di milioni di euro e poi smantellata per rischio ambientale - e dei trampolini di salto di Pragelato, ridotti a ruderi inutili».Quindi la pista di bob non s'ha proprio da fare perché sarà uno spreco.«Esattamente. Ma io non voglio fare proclami. Invito semplicemente a verificare i fatti. Partiamo da Cortina. Il trampolino olimpico del 1956 è o no un rudere abbandonato?». Sì, ma verrà rigenerato?«Per ospitare le premiazioni? E dopo? Invito però gli amministratori a venire a Cesana per rendersi conto di persona di ciò che è rimasto degli oltre 100 milioni spesi per la pista. Non un secolo fa».E che cosa è rimasto? «Praticamente niente, perché hanno dovuto abbattere l'impianto in quanto, dopo le gare, rischiava di trasformarsi in una bomba ecologica, a causa dei flussi di ammoniaca". Una gestione successiva, come si vuol fare a Cortina? «Impossibile. I costi saranno così alti che non si potranno mai coprire con attività quali il bob e lo skeleton».Ma il bob e la pista sono irrinunciabili per Cortina e le sue olimpiadi? «Irrinunciabili? Si, ho capito, si predica ancora una volta nel deserto». I giochi saranno all'insegna della sostenibilità? «Quale? Io non giudico. Invito a riscontrare i fatti. E magari a leggersi il libro nero su Torino 2006 scritto prima che si svolgessero quei Giochi. Tutto quanto era stato previsto si è verificato. Invito gli amici delle associazioni a convincere gli amministratori ampezzani e veneti ad andare non a Sochi, ma in Piemonte. A quattro ore di macchina. Sono sicuro che torneranno a Cortina con ben altre idee». Basta Olimpiadi?«Ripeto quanto vado ormai dicendo da tempo. O si ripensano i Giochi in forma "leggera", utilizzando strutture già presenti senza bisogno di nuove colate di cemento, oppure visto il trend climatico attuale si rischia di danneggiare ulteriormente l'ambiente creando nuove cattedrali nel deserto».Gli stessi cambiamenti climatici potrebbero mettere a rischio le Olimpiadi? «Le tendenze in climatologia sono come un sega: hanno un'inclinazione, in questo caso verso l'alto, ma poi i denti a loro volta vanno su e giù. Diciamo che per quanto riguarda Cortina rischiamo se siamo sfortunati di ritrovarci, all'interno di un trend in crescita, in un anno molto caldo e con poche precipitazioni. Questo nessuno lo può sapere con certezza ad anni di distanza». -Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

NUOVO BACINO ARTIFICIALE PORDOI L’Adige | 15 maggio 2022 p. 31 Via il bosco, arriva il bacino GIORGIA CARDINI CANAZEI E' un vuoto che colpisce l'occhio, quello che riprende l'elicottero a circa 2.060 metri di quota, alle pendici del Picol Pordoi, con la telecamera che inquadra prima Canazei, poi la strada che sale al Passo e le piste da sci, e quindi si sofferma per una decina di secondi su quanto resta del bosco.Là dove c'erano pini cembri, larici e abeti rossi oggi c'è infatti una spianata ovoidale marrone e grigiastra. I tronchi che la riempivano sono già stati in gran parte asportati e al lavoro ci sono i mezzi meccanici diventati presenze abituali - nella nostra provincia - sui versanti denudati dalla tempesta di fine ottobre 2018: imponenti "mietitrici forestali", frese in grado di estrarre le ceppaie dal terreno. Dopo queste arriveranno anche gli escavatori che dovranno realizzare il grande buco ideato per assicurare tutta le neve necessaria, fin dall'inizio di dicembre di ogni anno, alla Skiarea Belvedere e Col Rodella, gestita dalla Società Incremento Turistico Canazei, in sigla Sitc spa.Saranno 119.570 i metri cubi di capienza dell'invaso, secondo il progetto firmato dall'ingegnere Alessandro Rizzi per conto dell'impresa che ha circa 300 soci ed è probabilmente la più grande azienda fassana. Il progetto sta dunque per essere realizzato, a quasi 5 anni dalla sua previsione nella variante al Prg di Canazei e a 3 precisi dalla valutazione d'impatto ambientale favorevole ottenuta il 17 maggio 2019.Daniele Dezulian, presidente della società, conferma che l'80% dell'area interessata dall'opera è stata disboscata in tre settimane e che, nel giro di un'altra settimana, questa fase preliminare sarà conclusa. Poi la ditta


appaltatrice - la Mayer Joseph di Prato allo Stelvio - inizierà le operazioni di sbancamento per la costruzione del muro di tenuta principale alto 13 metri, occupandosi poi di tutto il resto: scavi, impermeabilizzazione, edificazioni, ripristini, magari con l'aiuto di qualche ditta locale.«Siamo in ritardo di due anni sui tempi previsti - spiega Dezulian - ovviamente per via dell'incertezza legata al Covid, ma adesso contiamo di terminare il bacino entro il prossimo mese di novembre, così da iniziare a riempirlo. Difficile utilizzarlo per l'inverno 2022-2023, ma ci proveremo». «Sempre più, in questi ultimi anni - scriveva all'epoca della presentazione del progetto alla Via l'autore dello Studio d'impatto ambientale, ingegnere Matteo Giuliani - si assiste a un difficile avvio di stagione, con temperature "calde" per alcune settimane di novembre e dicembre (ultimo caso emblematico proprio la stagione 2015-2016). Poter, quindi, innevare buona parte della propria area sciistica ad inizio stagione con tempistiche ristrette pone le stazioni sciistiche in evidente vantaggio competitivo e, nel caso particolare del Belvedere e Col Rodella, evita notevoli ripercussioni sulle skiaree limitrofe, visto il loro inserimento in un contesto sciistico molto ampio quale quello del Dolomiti Superski ed in particolare del Sellaronda. Attualmente, però, la rete di innevamento è alimentata tramite pompaggio da pozzi di Canazei, da corsi d'acqua della zona e da superi dell'acquedotto locale, con quantitativi autorizzati che spesso non soddisfano istantaneamente la richiesta e con costi molto elevati».Un costo molto elevato comunque lo avrà anche quest'opera, per cui appena due anni fa si prevedeva una spesa di circa 5,6 milioni di euro al netto di Iva, ora saliti a 7: «Siamo comunque riusciti a contenere abbastanza i forti aumenti dei materiali», commenta Dezulian.Il bacino, in costruzione lungo la statale 73, un paio di km a valle del Passo Pordoi, rafforzerà la rete d'innevamento programmato che ora dispone in tutto di circa 70mila metri cubi di acqua (tramite 4 stazioni di pompaggio): troppo pochi, ha calcolato la società impiantistica, rispetto a un fabbisogno complessivo di 196.698 mc per innevare con uno strato di 50 cm le piste interessate. Ecco il perché dell'invaso, che prevede un sacrificio di 49.600 mq di superficie boscata, pari a 818,4 metri cubi, mentre altri 82,5 mc di bosco cadranno per realizzare lo scarico di fondo. Solo in piccola parte gli alberi abbattuti saranno rimpiazzati alla fine dei lavori, che prevedono il riutilizzo di gran parte del materiale scavato. Invece, conferma Dezulian, la Sitc spa ha rinunciato alla parte del progetto complessivo che prevedeva la riduzione del laghetto nell'area "Gonzaga" racchiusa tra l'albergo Pordoi e il garnì Gonzaga: il piccolo invaso artificiale, svuotato durante la stagione della neve per permettere il passaggio degli sciatori che si recano alla sciovia "Gonzaga" dalla pista 7-Pordoi e 8Gonzaga, resterà com'è. Non ci sarà alcun riempimento della conca e il materiale che si prevedeva di riutilizzare qui sarà usato invece per la riprofilazione di un'altra pista della stessa skiarea.

VOLI TURISTICI SULLE DOLOMITI: L’APPELLO DI MOUNTAIN WILDERNESS Corriere delle Alpi | 15 maggio 2022 p. 27 Voli turistici sulle Dolomiti: Mw chiede subito regole certe CORTINA Mountain Wilderness mette di nuovo al bando i voli turistici e minaccia per l'estate «contestazioni clamorose». Nel mirino degli ambientalisti finisce una delle attrazioni di nicchia più richieste ed apprezzate, che almeno sul territorio veneto non hanno una regolamentazione di riferimento. «Chiediamo alla Regione Veneto di colmare un pericoloso vuoto», tuona Luigi Casanova, alla vigilia della stagione estiva, «le Province autonome di Trento e Bolzano hanno da tempo introdotto una regolamentazione di riferimento per la fruibilità di voli turistici ed eliski. Che poi nella Provincia di Trento venga fatta rispettare molto più di quanto succede in quella di Bolzano è un altro discorso. Stati come la Svizzera o la Slovenia hanno da tempo messo al bando i voli turistici, limitandoli in determinate aree. Per quanto riguarda le Dolomiti bellunesi siamo molto indietro, nonostante la vicenda rappresenti uno dei temi messi nero su bianco dalla Fondazione Dolomiti Unesco all'atto della sua costituzione. Sono passati ormai tanti anni, ma dalle parole non si è mai passati ai fatti».Casanova, a proposito, va anche oltre, annunciando manifestazioni di protesta a breve termine.«Torniamo a chiedere alle istituzioni di fare finalmente qualcosa. Se questo non succederà, siamo pronti a manifestazioni di protesta, anche clamorose».Cos'é, nello specifico che gli ambientalisti non accettano dei voli turistici?«Il disturbo alla fauna è fin troppo evidente, ma al tempo stesso è limitata come risposta», sottolinea Casanova, «il silenzio ad esempio è una prerogativa della montagna che la pratica del volo turistico rovina. C'è, però, di fondo una fruibilità contorta della montagna, sinonimo di fatica nel pieno rispetto della natura. Arrivare ai duemila metri con l'elicottero oppure scendere dai duemila metri in elicottero sono dinamiche lontane anni luce dal nostro modo di vedere e vivere la montagna».Nessuna contestazione, da parte di Mountain Wilderness, ai voli d'emergenza.«Non ci piace solo che qualcuno possa pensare di atterrare o partire da dove meglio crede solo perché ha la possibilità di sborsare soldi».Tanti, perché un volo turistico presenta costi importanti. I pacchetti previsti dai principali tour operator specializzati in vacanze "adventure"


oscillano tra i 1.000 ed i 1.500 euro. Abbinati ai trasferimenti in elicottero, pranzi e cene in rifugi di prima fascia oltre a tour esperienziali ad alta quota che d'inverno si concentrano in discese sci ai piedi anche in versione "extreme" . Un volo turistico sulle principali attrazioni dolomitiche parte da una cifra intorno ai 150 euro a persona per un minimo di un quarto d'ora. Nello speciale listino prezzi figura anche la possibilità di noleggio di un elicottero intero, ad una cifra che parte dai 650/700 euro.«Non c'è allo stato attuale delle cose una meta maggiormente preferita rispetto all'altra», prosegue Casanova, «chi paga intende godersi a pieno le bellezze dolomitiche. Tre Cime, Tofane o Marmolada o altro: non fa differenza; in barba al rispetto delle Dolomiti Unesco».A proposito di Tre Cime, il no ai voli turistici per una volta mette d'accordo bellunesi ed altoatesini. È di pochi giorni fa la lamentela, formale, firmata dai protezionisti del Dachverband che hanno chiesto regole certe con tanto di sanzioni e limitazioni per i voli turistici.«Disturbano uomini ed animali», ha detto il presidente Klauspeter Dissinger, «l'utilità dei siti di atterraggio sopra i 1.500 metri d'altezza deve essere chiarita e possibilmente limitata ai servizi di salvataggio ed approvvigionamento». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 1 maggio 2022 p. 25 Rubato un fossile davanti al rifugio ERTO E CASSO Stupore e indignazione nei confronti dell'ignoto escursionista che a colpi di martello ha staccato una splendida ammonite da una parete rocciosa di Erto. La famiglia Corona, che gestisce il rifugio di cava Buscada, si è accorta del furto del fossile. Si tratta di un esemplare di conchiglia preistorica a faccia vista, incastonata nella pietra lungo il sentiero che porta al ricovero alpino. «Complimenti all'incivile che ha voluto rubare un patrimonio che appartiene a tutti e che avevamo ripulito e messo in evidenza a beneficio delle future generazioni», hanno scritto sui social i titolari dell'alpeggio. Sino agli anni Settanta la cava di Buscada è stata un sito di coltivazione di una pregiatissima e rara venatura di marmo rosso. Da qualche anno i Corona l'hanno recuperata, salvando anche le attrezzature che testimoniano come si operasse nel Novecento in una miniera a cielo aperto. --f.f.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 20 maggio 2022 p. 19 Rifugi, la commissione paritetica verrà istituzionalizzata Bolzano L'assessore provinciale al patrimonio, Massimo Bessone, nella cui competenza rientra anche la gestione di ventisei rifugi alpini di proprietà provinciale, ha presentato alla giunta provinciale una proposta di legge, atta ad istituzionalizzare la commissione paritetica sui rifugi, nella quale collaborano le organizzazioni alpinistiche locali Club Alpino Italiano Cai Alto Adige e Alpenverein Südtirol Avs.Nell'ambito della gestione ordinaria e straordinaria dei rifugi provinciali e per gli interventi di ristrutturazione e ampliamento degli stessi la Ripartizione patrimonio e la Ripartizione edilizia della Provincia si confrontano con regolarità assieme al Cai Alto Adige ed all'Avs."Ci avvaliamo già da anni dell'esperienza e della competenza delle due associazioni alpinistiche più rappresentative del nostro territorio per tutti gli interventi che andiamo ad eseguire sui nostri rifugi. Il supporto da parte delle associazioni altoatesine è fondamentale per poter operare. Con la proposta presentata andiamo ad istituzionalizzare la commissione paritetica, valorizzando l'ottima collaborazione con il Cai e l'Alpenverein", dichiara l'assessore Massimo Bessone.La commissione ha il compito di fornire consulenza alla Provincia e coadiuvare gli uffici provinciali competenti, dando valutazioni sui lavori di manutenzione e/o ricostruzione dei rifugi, sulle priorità degli stessi e sulle scelte tecniche da adottare.Della commissione paritetica fanno attualmente parte il direttore della Ripartizione patrimonio, Daniel Bedin, il direttore dell'Ufficio geologia e prove materiali, Volkmar Mair, il vicepresidente del Cai, Claudio Sartori, e il presidente dell'Alpenverein, Georg Simeoni. La commissione, ricorda ancora l'assessore Bessone, resta in carica per quattro anni e i componenti non percepiscono indennità.


Corriere delle Alpi | 22 maggio 2022 p. 31 Ezio, anima del "Bianchet" da undici anni «La passione alla base del nostro successo» Il personaggio Fabrizio Ruffini Undici anni di lavoro per far rinascere un importante presidio sulla Schiara. Il rifugio Bianchet è posto in alta Val Vescovà, nella radura del Pian de i Gat, alle pendici del massiccio del Coro, cinto da una magnifica foresta di abeti. È una tappa lungo l'Alta Via delle Dolomiti n. 1 e buona base di partenza per escursioni e ascensioni alpinistiche di ogni grado di difficoltà. La stagione partirà ufficialmente il 26 maggio e il rifugio rimarrà aperto ininterrottamente fino all'ultimo weekend di settembre, ma c'è di più: «Tempo permettendo, saremo anche aperti tutti i weekend di maggio e ottobre», fa sapere l'ormai storico gestore Ezio Fedeli. Fedeli, originario di Torrebelvicino, vicino a Schio, è infatti a capo del rifugio assieme alla compagna originaria di Claut da ben 11 anni: «Penso di essere vicino al record di resistenza tra i gestori di questo rifugio», ironizza, «in 11 anni ne ho viste di cotte e di crude. Quando siamo arrivati la prima volta abbiamo trovato un disastro, il rifugio era quasi inutilizzabile e c'è stato bisogno di tanto lavoro per rimetterlo in sesto». Secondo quanto riportato dagli abitanti dei paesi vicini, infatti, le due precedenti gestioni non si erano occupate molto della cura dell'immobile e dell'accoglienza; così, poco a poco, la gente aveva smesso di frequentare il Bianchet: «Quando lo abbiamo preso in mano ci siamo occupati di disinfettare, pulire e abbellire gli ambienti interni ed esterni con fiori e anche di curare il prato e il bosco vicini», continua Fedeli, «non sarebbe compito mio lo sfalcio del prato, però trovo che sia bello dare la possibilità ai passanti di potersi sdraiare al sole e godere della bellezza del posto». La mossa di Fedeli è risultata vincente fin da subito, dato che anche i clienti dei paesi limitrofi hanno ripreso a frequentare il rifugio: «Hanno riconosciuto l'impegno e apprezzato le novità portate dalla nostra gestione, tanto che in questi anni il numero di passaggi è cresciuto», sottolinea il gestore, «ora offriamo un servizio di cucina a mezzogiorno e anche alla sera per i turisti che decidono di fermarsi a dormire. Offriamo piatti semplici, quello che riusciamo a fare, ma cerchiamo di essere genuini e di venire sempre incontro alle esigenze della gente».A differenza degli altri rifugi in zona, il Bianchet vanta una comoda strada sterrata che i gestori possono utilizzare per trasportare i materiali e rifornire il rifugio con jeep e quad. «Ogni tanto qualcuno mi chiede se può arrivare in corriera o se posso chiamare un taxi», dice sorridendo il simpatico gestore, «ovviamente è una strada che possiamo utilizzare solo noi, ma è comoda anche per le manutenzioni. Per esempio è stata molto utile dopo Vaia, quando c'è stato bisogno di portare a termine importanti lavori di sgombero prima di poter riaprire le porte del rifugio ai turisti». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 22 maggio 2022 p. 31 I clienti? Soprattutto stranieri «Ma per dormire vanno in città» Curiosità La struttura è dedicata a Furio Bianchet (1911-1969), carismatico presidente del Cai di Belluno nei periodi 1952-1958 e 1963-1968 che, oltre ad essere stato un ottimo alpinista, si spese molto nella valorizzazione delle Dolomiti bellunesi e dell'area Nevegal-Col Visentín. A Bianchet, inoltre, si deve l'ideazione, nel 1938, della Trans-Civetta.La particolarità del rifugio è che la quasi totalità dei suoi clienti sono stranieri: «Di italiani ne vediamo pochissimi», conferma Fedeli, «il grosso infatti sono turisti austriaci o tedeschi che partono dal lago di Braies, mentre gli italiani normalmente fanno un'uscita in giornata e su un tratto limitato del percorso».Questo implica la necessità di padroneggiare le lingue: «Fortunatamente la mia compagna parla un po' di inglese e perfettamente in tedesco», racconta Fedeli, «io invece mi sono auto relegato in cucina e sono felice di occuparmi del cibo prima che del rapporto con i clienti». Il rifugio è una delle mete classiche lungo l'Alta Via numero 1 e del gruppo della Schiara, anche se non gode dei flussi di altri rifugi vicini, questo perché non si è mai riusciti a pubblicizzare l'Alta Via in senso inverso, ovvero da Belluno vero il lago di Braies. «Quando i turisti non intendono fare le ferrate, normalmente passano dal nostro rifugio», spiega Fedeli, «però non è così frequente che si fermino per la notte, perché ci troviamo nell'ultimo tratto dell'Alta Via per chi va verso Belluno, normalmente chi ci arriva è stanco morto, non ha più soldi e spesso ha sottovalutato i 180 km totali del percorso e fatto male i conti sui tempi. Quindi quasi tutti preferiscono fare un ultimo sforzo e arrivare a Belluno, dove trovano un bed and breakfast e il treno per il ritorno. Purtroppo non siamo mai stati capaci di far capire alla gente che è possibile anche partire da Belluno; abbiamo provato a coinvolgere le agenzie turistiche, ma per il momento non c'è nessuno che procede nel senso opposto a quello classico. È anche vero che a Braies non c'è quasi nessun servizio e anche i trasporti diventano difficili per rientrare». Va detto che anche chi dovesse scegliere di puntare direttamente al Bianchet come meta


per la propria escursione non rimarrebbe certo deluso dall'offerta nel circondario: «Ci sono splendide escursioni e ferrate che possono essere fatte», dice il gestore, «oltre a quelle che portano al Settimo Alpini, si può andare sulla Gusela, sulla Schiara, sul Coro, sul Vescovà... c'è solo l'imbarazzo della scelta». Tra gli ospiti illustri del rifugio si è recentemente presentato Gianni Gianeselli, noto alpinista vincitore del Pelmo d'oro nel 2009: «La scorsa estate è stato da noi per un'intervista che avevano organizzato per un film partecipante al Trento Film Festival», racconta Fedeli, «è stato un bel incontro e mi ha assicurato che sarebbe tornato anche quest'anno per un saluto. Lo aspettiamo a braccia aperte!». --F.R.© RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DAL CNSAS Corriere delle Alpi | 11 maggio 2022 p. 19 Primavera insidiosa per chi va in quota Il Cnsas: «Valutate la neve e il ghiaccio» Francesco Dal Mas Belluno Una montagna di pericoli primaverili. È allerta fra i volontari del soccorso alpino e nel servizio Suem. Decisamente troppi gli incidenti in quota, causati spesso da scarsa preparazione, imperizia, imprudenza. Ciò che si riscontra solitamente nel cuore dell'estate, non fra aprile e maggio. Già 490 i volontari del Soccorso alpino della provincia in allerta, distribuiti in 19 stazioni. Quelli del Veneto sono 740, 28 le stazioni. l'allarme e-bikeAi problemi di chi sale a piedi dove non dovrebbe in questo periodo, si aggiungo quelli di chi va in bicicletta, specie in e-bike. «Nelle scorse settimane si sono già registrati numerosi incidenti, che hanno coinvolto ciclisti, sia su tracciati semplici che su impegnative piste da downhill», è l'allarme del Cnsas. «Le bici elettriche ci conducono in luoghi nuovi e prima inaccessibili, ma bisogna anche sapersi muovere e gestirle bene lungo i sentieri di montagna. Ricordate che in qualsiasi terreno è meglio indossare sempre il casco, perché in caso di caduta fa la differenza».mai da soliE a piedi, invece? Peggio ancora. «In diverse situazioni è stata la scelta di avventurarsi in camminate solitarie a originare condizioni di difficoltà. Consigliamo pertanto», è il primo suggerimenti di Alex Barattin, delegato di Belluno, «di muoversi in compagnia, perché è preferibile avere con noi qualcuno pronto ad aiutarci e rassicurarci». Barattin lo consiglia perché i primi soccorsi hanno intercettato proprio questo tema. «Notiamo inoltre», prosegue, ulteriormente esemplificando, «che molto spesso incontrare inaspettati tratti esposti, traversi nella neve non previsti o semplicemente muoversi senza la sufficiente preparazione può far insorgere paure e timori che bloccano il cammino. Suggeriamo sempre di informarsi sulle condizioni reali e attuali della nostra destinazione, scegliendola in base alle nostre effettive capacità».Ma nel concreto? I versanti a sud sono spogli, quindi invitano a fiondarsi in quota, specie se c'è bel tempo e la temperatura è alta. attenzione a neve e ghiaccioMa a nord ci sono le sorprese. «La neve è ancora molto alta, specie nei canali. E quella che si soglie di notte ghiaccia, perché le temperature a volte s'inabissano, quindi chi sale al mattino non immagina che il pendio verde sia scivoloso. Può diventare una trappola mortale», mette le mani avanti Barattin. Le pendenze oltre il 40% a nord è meglio comunque non farle. In ogni caso si devono avere calzature adatte, pedule piuttosto che semplici scarpe da treking. «Le pedule, ancor meglio gli scarponi, preservano le caviglie. Basta un niente perché cedano. E se ci si trova ad attraversare percorsi innevati, magari anche con solo un metro imbiancato, si calzino i ramponi e ci si aiuti con la picozza». Tutto materiale leggero che non costa niente portare nello zaino.Evitare le cresteIl consiglio di Barattin è fermo. Le creste sono ghiacciate, anche quando non sembrano innevate. «Quando poi si è di fronte ad una difficoltà, anche se si è a metà salita, e comunque c'è la stanchezza in arrivo, è assolutamente saggio fare dietrofront, non procedere», è un'altra sollecitazione del capo delegazione. discese insidioseSi guadagna la meta e si brinda alla conquista? Attenzione alla discesa, è il momento più pericoloso. «Quando ci si rilassa, un piede in fallo finisce con troppa facilità. Quindi vanno scelti itinerari non impegnativi. E la prudenza dev'essere doppia, anche rispetto alla caviglia». A proposito, allacciatevi le scarpe. Gli spaghi al vento sono pericolosissimi: ci s'inciampa, specie in discesa. Basta un ramo o una piccola roccia per trattenere lo spago e far schiantare la persona. I bastoncini? Nello zaino vanno portati chiusi. Quando se ne fa uso, bisogna usare la testa, per evitare che s'intralcino con le gambe. Una caduta in sentiero ha esiti più gravi di quella su una strada di città o di campagna. Lo zaino conterrà necessariamente anche il kit per il soccorso. cellulare sempre carico«Il cellulare», raccomanda ancora Barattin, «dev'essere carico, perché potrebbe servire anche per periodi lunghi di emergenza». Il delegato consiglia di compiere il percorso scelto solo se si ha il piano di sicurezza in tasca, cioè la conoscenza alternativa delle vie di fuga, cioè dei percorsi più brevi per deviare da sentieri impraticabili o per raggiungere siti da cui chiamare i soccorsi, se si attraversano territori scoperti. «La prudenza non è mai massima, specie in periodi di scarsa frequentazione come questi». Ovviamente, prima di partire bisogna dire dove ci si reca e quale itinerario si fa. Resta, infine, la sorpresa dei temporali. Arrivano nel pomeriggio e non tutti rientrano nelle previsioni. --© RIPRODUZIONE RISERVATA


NOTIZIE DAL PARCHI Alto Adige | 5 maggio 2022 p. 28 Bletterbach, cinque milioni per l'ampliamento ALDINO Via libera della giunta alla ristrutturazione e all'ampliamento del centro visitatori Geoparc Bletterbach nel Comune di Aldino. Per aumentare lo spazio per l'accoglienza del pubblico, che è di 60 mila visitatori all'anno, e per prevedere anche lo spazio per allestimento della mostra sulle Dolomiti patrimonio mondiale dell'Unesco, è stato predisposto l'adeguamento dell'attuale Centro visitatori. La giunta provinciale, su proposta dell'assessore all'edilizia e servizio tecnico, Massimo Bessone, ha approvato la modifica del programma planivolumetrico per l'ampliamento dell'edificio e la sua ristrutturazione. «Il Geoparch Bletterbach è un importante sito Unesco, unico nel suo genere, dove scienziati, escursionisti appassionati di geologia e famiglie con bambini possono studiare la storia della Dolomiti. È giusto valorizzare al meglio questo importante patrimonio altoatesino», ha sottolineato l'assessore. Nell'operazione sono coinvolti il Comune di Aldino, proprietario dell'edificio attuale e delle superfici adiacenti libere che ospitano la struttura e la Provincia di Bolzano. La Ripartizione edilizia e servizio tecnico seguirà le fasi di esecuzione compresa la direzione lavori.Il progetto.Le misure di sistemazione comprendono l'ampliamento della zona per le mostre permanenti e temporanee, della zona di accoglienza dei visitatori e per le conferenze introduttive nonché aree accessorie, di deposito e servizi igienici. La progettazione preliminare dei lavori, degli arredi e del concetto museale è in fase avanzata. Il progetto adatta e prosegue l'approccio del padiglione esistente al fine di creare un'architettura percepita come parte del territorio e che formi un paesaggio artificiale. L'allestimento richiamerà la struttura e i colori delle pareti del canyon per far percepire al visitatore quello che andrà a visitare. Infatti, la gola del Bletterbach, diversamente da altri siti Unesco, è sostanzialmente non visibile dall'esterno. I costi di realizzazione, stimati in poco più di 4,7 milioni di euro, saranno sostenuti da Provincia e Comune di Aldino secondo una convenzione appositamente approvata.©RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 14 maggio 2022 p. 24 Confini del Parco da ampliare Ipotesi bocciata dal Comune Laura Milano Sovramonte «I confini del Parco sarebbero da ridurre e non certamente da ampliare se un Comune si deve far carico della sentieristica per non lasciare i percorsi in condizioni di incuria, trascuratezza e degrado». Il vicesindaco di Sovramonte, Maurizio Campigotto, parla a titolo personale ma non le manda a dire né al Parco né al Cai «perché il Parco non è solo il sentiero che da Croce d'Aune porta al rifugio Dal Piaz», evidenzia perentoriamente, ma un reticolo di stradette di montagna con pari dignità per il turista che ama le escursioni.Al "no" categorico su ogni ipotesi di allargamento dei confini del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi «che pone un'infinità di vincoli ai residenti», il vicesindaco Campigotto dimostra con i fatti che per la salvaguardia del territorio il Comune impegna somme significative. «La nostra amministrazione ha fatto uno sforzo finanziario impegnativo, spero che anche il Parco e il Cai facciano altrettanto sulla sentieristica del Sovramontino che non è solo la strada per il Dal Piaz».Così da alcuni giorni, riferisce il vicesindaco, il Comune ha dato in appalto a una cooperativa la cura di alcuni sentieri, uno per frazione quindi 5, per un importo di 10 mila euro. «Cifra non di poco conto considerato il bilancio». L'esordio della cooperativa impegnata nello sfalcio e nella ripulitura complessiva dei tracciati è già prevista per la fine di questo mese. I diecimila euro che il Comune eroga per questa operazione, in tre fasi, sono soldi di spesa corrente. E non è stato facile tirarli fuori, già si era detto in giunta, considerati gli aumenti considerevoli di ogni bene e servizio che impongono agli enti locali la massima oculatezza anche negli investimenti di manutenzione ordinaria.Fra i sentieri che necessitano di manutenzione e sono ricompresi nel piano, ci sono il sentiero di Faller che parte da Cima Loreto per raggiungere la cima del Monte Avena, il sentiero della Resistenza di Croce d'Aune che parte dal centro per Tabioma e ritorno per la strada della Cavalera, quello di Zorzoi che parte dal ristorante Antica Torre e si collega a Val Rosna e al sito archeologico, e l'ultimo che parte da Servo, transita per San Rocco per poi proseguire a Fontana di Lina, alla frazione di Senta, approdare sulle sponde del torrente Ausor che si costeggiano per risalire a Servo, punto di partenza.«I sentieri saranno ripassati tre volte nel corso dell'estate in modo da trovarli sempre percorribili», conclude il vicesindaco Campigotto. zQuesta per l'amministrazione che rappresento è una scommessa che ci auguriamo sia gradita


ai fruitori dei vari sentieri, sia esterni che locali. È anche l'occasione per ricordare agli amanti della montagna e delle escursioni che non tutti i sentieri sono percorribili in mountain bike». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DA ALTRI PATRIMONI MONDIALI L’Adige | 4 maggio 2022 p. 27 La biosfera e il turismo tra Ledro e Judicaria LEDRO Incastonato tra Garda e Brenta, il territorio delle Alpi Ledrensi e Judicaria nel 2015 è stato riconosciuto Riserva di Biosfera dall'Unesco non solo in virtù della straordinaria biodiversità e della ricchezza storico-culturale che caratterizzano questa zona, ma anche per l'equilibrio instaurato tra uomo e natura nel corso dei secoli.La straordinaria unicità di questo territorio sarà al centro delle iniziative della prima edizione di #proudtoshare week, promossa dalla Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria. Da lunedì a sabato 14 maggio, un calendario di iniziative culturali sarà sviluppato sulle tematiche delle discipline outdoor e del turismo connessi allo sviluppo sostenibile dei territori, in collaborazione con «Garda Dolomiti», con il contributo di Montura ed il supporto di Parco Naturale Adamello Brenta, Fondazione Dolomiti Unesco, Aree Protette del Trentino e Muse con il patrocinio di Provincia, Commissione Uneco e del Comitato tecnico nazionale Mab Unesco.La presentazione si è svolta ieri mattina all'hotel «Astoria» di Riva con l'assessore rivano Silvio Salizzoni, la consigliera di «Garda Dolomiti» Susanna Serafini, il presidente Bim Sarca-Mincio-Garda Giorgio Marchetti, il responsabile comunicazione Montura Roberto Bombarda e il coordinatore Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria Stefano Zanoni.«È un vero piacere accogliere una nuova iniziativa diretta alla valorizzazione territoriale e che rappresenta una ventata di rinnovamento e di voglia di vivere la natura e il nostro meraviglioso territorio» sono le parole di Silvio Salizzoni.Il programma alternerà esperienze sul territorio delle Alpi Ledrensi e Judicaria ad eventi on-line e coinvolgerà soggetti gestori di altre Riserve della Biosfera italiane ed internazionali, operatori del settore outdoor, ricercatori ed accademici, amministratori locali, imprenditori del settore turistico, associazioni ambientaliste, affrontando tematiche come l'impatto del cambiamento climatico sulle attività outdoor, l'accessibilità e inclusività, le capacità di carico turistico.«L'outdoor e la sua ricaduta sul territorio è uno dei temi sensibili sui quali la nostra Apt sta ponendo particolare attenzione» ha commentato Susanna Serafini. Il convegno d'avvio si terrà lunedì alle 15 presso l'«Astoria Resort» di Riva (posti limitati, per partecipare necessario iscriversi su eventbrite.it). «L'auspicio è quello di espandersi ulteriormente e diventare sempre più significativi - ha spiegato Giorgio Marchetti - la #proudtoshare week coinvolge grandi personalità di livello internazionale, e sta ricevendo attenzione anche da parte di molti studenti stranieri: le nostre riflessioni su come coniugare turismo e fruibilità dell'ambiente, outdoor e sviluppo green, avranno una rilevanza e una visione a livello internazionale».Nel corso della settimana si terranno tavole rotonde, webinar e visite sul territorio insieme ad esperti della materia per analizzare meglio il cuore dell'iniziativa. Si concluderà sabato 14 maggio con una conferenza stampa e la firma del protocollo di intesa tra le Riserva della Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, Appennino Tosco-Emiliano e Champlain-Adirondack (USA), presso la sede Bim a Tione alle 12.«L'ambiente è la base dello sport outdoor ed è interesse prioritario per chi vive di questo tutelarlo e garantirne la qualità» ha concluso, per Montura, Roberto Bombarda.Per il vasto e ricco territorio che si astende tra Riva, Ledro e le Giudicarie, sarà un'occasione di promozione turistica e ambientale, tra le prime firmate anche dalla nuova Apt d'ambito.

Corriere delle Alpi | 31 maggio 2022 p. 10 Venezia su prenotazione anche per i veneti Portale online per sconti su battelli e musei VENEZIA Comune al lavoro per il sistema sperimentale di prenotazioni alla città. Si sa poco o nulla, al momento. Se non che entrerà in vigore in estate, che il tempo stringe, che tutti i visitatori giornalieri (anche quelli regionali) potranno accedere ad un portale multilingua e multipiattaforma per ottenere gli incentivi previsti (ma tutti ancora da definire nel dettaglio) per trasporto pubblico e musei. Per il resto, nessun incontro pubblico o commissione, per il momento. Un «cambio di mentalità», ripetono da Ca' Farsetti, che ieri è stato ribadito anche dal sindaco Brugnaro in diretta radiofonica a Rtl. «Chi prenota potrà beneficiare di un risparmio evidente, chi invece non prenota


sarà soggetto a una tassazione più alta», le parole del primo cittadino. Un sistema sperimentale che anticipa, di fatto, l'obbligatorietà del ticket d'ingresso a partire da gennaio 2023. «Quindi chi viene a Venezia quest'estate, anche in giornata, non avrà l'obbligo di acquistare alcun ticket», ha aggiunto ieri il sindaco durante la trasmissione radiofonica, «a preoccupare sono i vacanzieri giornalieri, quelli che arrivano in maniera improvvisa la mattina e se ne vanno la sera. I flussi in giornata creano spesso intasamento». Già, ma come funzionerà in concreto questo sistema sperimentale? E da quando entrerà in vigore? Domande a cui per il momento non esistono risposte precise, in attesa che da Ca' Farsetti vengano svelati ulteriori dettagli. Quel che per ora si sa è che in ogni caso non ci sarà un numero chiuso. Per il momento, le novità previste vanno nella direzione di prevedere sconti o accessi prioritari per chi si prenota (ecco gli incentivi, validi anche per i veneti) in base agli slot disponibili (e cioè quella capacità di carico che deve ancora essere definita ma che dovrebbe aggirarsi intorno ai 40 mila visitatori giornalieri). In caso di giornate da tutto esaurito non sarà possibile accedere agli incentivi e quindi chi vorrà potrà venire comunque in città, pagando però il prezzo intero per biglietti di musei e trasporti. La vera rivoluzione scatterà però a gennaio. La prenotazione sarà obbligatoria, il ticket d'ingresso dovrebbe variare tra i 2-3 euro e i 10 euro. Sarà alzato a 10 euro per cercare di disincentivare le persone a raggiungere la città in giornata. L'accesso dovrebbe essere sempre garantito per i residenti nei 44 comuni della Città metropolitana, mentre i veneti avranno comunque l'obbligo della prenotazione ma non pagheranno il ticket d'ingresso. Non ci sarà quindi un vero e proprio numero chiuso, anche perché un provvedimento che vada in questa direzione si scontrerebbe, con ogni probabilità, con le norme europee sulla mobilità delle persone. È ancora da definire se la prenotazione sarà obbligatoria sempre o solo nei giorni storicamente a maggior rischio intasamento (i giorni di Pasqua, 25 aprile e primo maggio, buona parte dei fine settimana estivi). Già nell'agosto del 2021 il Comune aveva individuato giornate da bollino verde (con scarso afflusso: 3 euro), giornate con bollino rosso (criticità di afflusso: 8 euro) e giornate da bollino nero (eccezionale criticità di afflusso: 10 euro).La prenotazione quindi avverrà attraverso un portale, i turisti riceveranno un codice e quel codice sarà il loro biglietto d'accesso a Venezia. Ma chi farà i controlli? Il Comune sta preparando un bando per l'assunzione di alcuni controllori. La svolta, in questo senso, è arrivata grazie a una modifica della Finanziaria di dicembre che ha permesso di applicare il ticket d'ingresso non solo a chi arriva con i mezzi pubblici - collegare il contributo d'accesso ai biglietti ferroviari era complicatissimo - ma anche a chi arriva con mezzi propri. --eugenio pendolini© RIPRODUZIONE RISERVATA

LE DOLOMITI IN TV Gazzettino | 27 maggio 2022 p. 11, edizione Belluno Produzione Netflix sulle Dolomiti: chiuso passo Giau Passo Giau, Cortina, Cadore, Val Fiorentina e Val di Zoldo sempre più sede di riprese televisive e cinematografiche. Tra marzo e giugno è e sarà un continuo susseguirsi di ciak, si gira. Tra spot pubblicitari, trasmissioni divulgative, fiction e cinepanettoni ora spunta una serie Netflix che vedrebbe scendere in campo attori di fama internazionale e che dovrebbe diventare una delle punte di diamante della programmazione autunnale 2022 del colosso statunitense. Il condizionale è d'obbligo in quanto gli addetti ai lavori della 360 Degrees, azienda veneziana incaricata di seguire la produzione italiana, si trincerano dietro il classico no comment. LA NOVITÀ Se in questi giorni il passo Giau è chiuso a fasce orarie per il confezionamento di uno spot automobilistico, nei prossimi lo sarà per consentire il lavoro a una significativa opera internazionale. A gestire il cantiere operativo è la 360 Degrees Film Srl, che ha sede alla Giudecca di Venezia. La 360 Degrees è una società di servizi di produzione specializzata nella realizzazione di film, pubblicità e serie tv girate a Venezia e in Italia e nell'organizzazione di servizi fotografici ed eventi di vario genere. Questa realtà ha curato il servizio di produzione per le riprese in Italia di numerosi lungometraggi italiani e stranieri, alcuni dei quali con registi e attori molto noti. Il quartier generale per l'intero gruppo di lavoro è a Cortina e le scene saranno girate nella stessa conca ampezzana sino al passo Giau e dintorni. Nella vicina Val Fiorentina risale a qualche settimana fa la chiusura dell'omonima strada provinciale 20 dietro richiesta della Mestiere Cinema, sempre di Venezia, produttore esecutivo della serie televisiva Snow che tra marzo e aprile aveva già operato in Val di Zoldo. Dalle immagini raccolte attorno al monte Pelmo nasceranno 6 episodi, diretti dalla regista Barbara Albert, che andranno in onda su Orf, la radiotelevisione nazionale austriaca. IN CADORE San Vito, intanto, si conferma anch'essa location tra le preferite per girare film. È il caso di Un passo dal cielo, le cui riprese della seconda edizione bellunese dopo il trasloco dal lago di Braies a quello di Mosigo, inizieranno a fine giugno. Ai piedi del monte Antelao sono invece state avviate negli scorsi giorni i lavori per il cinepanettone dal titolo provvisorio Improvvisamente Natale che avrà come protagonista principale l'attore Diego Abatantuono. Accanto a lui, diretti da Francesco Patierno, ci saranno nomi di spicco del cinema


italiano come quelli di Violante Placido, Nino Frassica, Anna Galiena, Gloria Guida e Antonio Catania. La troupe è già in zona da tempo e assicura che durante le prossime festività natalizie le risate saranno assicurate. Raffaella Gabrieli

Corriere delle Alpi | 31 maggio 2022 p. 29 Ciak, si gira il cinepanettone troupe già in azione al lago Alessandra Segafreddo SAN VITO Iniziate le riprese del cinepanettone "Improvvisamente Natale". Lo "Chalet al lago" di Mosigo è stato addobbato a tema natalizio. Ci sono abeti, stelle di Natale e tutti gli addobbi tipici del periodo per ambientare il film diretto da Francesco Patierno e prodotto da Notorious Pictures. San Vito è stata scelta per girare la commedia family natalizia che avrà per protagonista Diego Abatantuono nei panni di nonno Lorenzo, ed al suo fianco volti noti del cinema italiano come Violante Placido, Lodo Guenzi (il cantante de Lo Stato sociale), Nino Frassica, Mago Forest (Michele Foresta), Antonio Catania, Anna Galiena, Gloria Guida e Luca Vecchi. Cast, regista, tecnici, costumisti, truccatori e tutti coloro che sono coinvolti nella produzioni sono arrivati a San Visto e ieri hanno iniziato a girare le prime scene. Numerosi i camion parcheggiati in zona lago per trasportare le attrezzature della tropue e le persone coinvolte nel lavoro; si sono visti in zona Diego Abatantuono e Violante Placido. Le riprese andranno avanti per tutto il mese di giugno, sino al 2 luglio. In primo piano, ma questa volta nel grande schermo, torna lo "Chalet al lago" di Mosigo, che è una delle sedi della sceneggiatura. Lo chalet è già noto agli utenti del piccolo schermo in quanto è stato trasformato in sede del Commissariato di Polizia per la fiction Rai "Un passo dal cielo". Oltre che allo chalet, messo a disposizione della produzione dal commendatore Santino Galbiati che lo gestisce con la sua società Mythos Group, alcune riprese verranno effettuate, sempre a San Vito, nel comprensorio sciistico ai piedi dell'Antelao. Ci saranno immagini ambientate in una stalla, ma verranno effettuate riprese anche nella sede dell'Unione montana della valle del Boite, a Borca, dove si utilizzerà l'ampia sala riunioni. «Sono tutti entusiasti delle location, dell'accoglienza e della collaborazione», dichiara soddisfatto il sindaco Emanuele Caruzzo che domenica sera ha accolto la troupe, «l'organizzazione ha creato un gruppo di lavoro che è già molto affiatato. A tutti è stata regalata una giacca antipioggia con il logo del film e ognuno ha il suo compito. Vedo che lavorano in armonia e che si stanno anche divertendo». Le scorse settimane, in vista delle riprese, il lago è stato pulito e oggi lo specchio d'acqua di Mosigo si presenta al meglio. «Con il consigliere delegato ai Lavori pubblici Alberto Lucia e gli operai comunali», prosegue il sindaco, «abbiamo ripulito dalle alghe lo specchio d'acqua che è davvero bellissimo. Abbiamo poi sostituito la pompa che serve ad ossigenare l'acqua e serve anche a ridurre la creazione di alghe. Un intervento tampone in attesa di eseguire un'operazione definitiva al lago che stiamo approntando per i prossimi mesi. Ora garantiamo il meglio per il film di Natale. Siamo davvero orgogliosi che il nostro paese possa avere questa visibilità e siamo grati alla Notorius, al regista e a tutti coloro che ci hanno scelto e che stanno collaborando affinché sia un successo per tutti». --© RIPRODUZIONE RISERVATA


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