

IGhiacciaidelleDolomiti
Testo realizzato dal prof. Alberto Carton, geomorfologo dell’UniversitàdiPadovaemembrodellaRetedelPatrimonio Geologico della Fondazione Dolomiti UNESCO, in occasione dellaprimaGiornataMondialedeiGhiacciai,21marzo2025.
Brevestoriadelglacialismodolomitico
Sesipensaairapportitrapaesaggiodolomiticoeghiacciai,ènecessario, comeminimo,fareunsaltoaritrosoneltempodicirca20.000anniquando i ghiacciai occupavano tutte le valli alpine, e quindi anche quelle dolomitiche,conspessorispessosuperioria1500m(nellazonadiBolzano anche 2000 m). Ci si trova cronologicamente nel cosiddetto ‘Ultimo MassimoGlaciale’periododuranteilqualesiebbelamassimaespansione dei ghiacciai. In questo contesto, solo le vette più elevate potevano emergere da questo "mare" di ghiaccio sotto forma di picchi isolati (nunatak).Ighiacciaiprovenientidaigrandigruppidolomiticisiunivanoe creavanounaretediramichesiintersecavanotraunavalleel'altra.Alcuni scorrevano al di sopra degli attuali passi dolomitici, che all'epoca fungevano da selle di transfluenza. La peculiare diversità e distribuzione delle rocce nelle Dolomiti ha portato anche all'identificazione della direzionedeimovimentiglacialimedianteanalisispecificheeffettuatenon solo sulla morfologia del rilievo, ma anche sulla distribuzione dei detriti trasportatilungolevalli odaunavalleall'altra.Inquestomodosonostati riconosciutialcunicasiditransfluenza:adesempio,dalbacinodell'Adigea quellodelPiaveattraversoipassiGardenaeSanPellegrino.
Letracceancoroggipiùevidentilegateallamorfogenesiglacialevengono comunque attribuite alle successive fasi di retrocessione (fusione) ed avanzata dei ghiacci, avvenute in modo intermittente e discontinuo durantelafasetardoglaciale(lateglacial)iniziataintornoa17.000anniB.P. Le forme più frequenti che documentanola presenzadelle lingue glaciali che via via si ritiravano sempre di più all’interno dei rilievi dolomitici sono argini morenici, gradini, valli glaciali, valli pensili, rocce montonate, creste roccioseaffilateecirchiglaciali.Questiultimisonoestremamentefrequenti inprossimitàdelletestatedellevallidiottodeinoveSistemidolomiticiche compongono il Patrimonio Mondiale ed è lì che si è rifugiata la maggior parte dei piccoli ghiacciai, oggi presenti in territorio dolomitico, ultimi

testimoni di quel grande mare di ghiaccio che 20.000 fa nascondeva le splendideformedeiMontiPallidi.IlpiccoloSistema8delBletterbach,valle profondamente incisa che si immetteva nella valle dell’Adige, per la sua genesi e distribuzione altimetrica non presenta tracce o testimoni della morfogenesi glaciale. Dei restanti otto Sistemi solo il Sistema 1 ‘Pelmo –Croda da Lago’, il Sistema 2 ‘Marmolada’, il 3 ‘Pale di San Martino – San Lucano–DolomitiBellunesi–VetteFeltrine’,il5‘Dolomitisettentrionali’,eil 9‘DolomitidiBrenta’,accolgonoancoroggighiacciaioglacionevati.
Vale la pena ricordare cosa scriveva esattamente cento anni fa un grandissimostudiosodelleDolomiti,BrunoCastiglioni,inunsuopregevole lavoro scientifico su alcuni ghiacciai delle Dolomiti (Castiglioni, 1925): «Le Dolomiti sono conosciute per le proprietà di forma, di struttura, di colore che presentano le rocce calcaree e dolomitiche, […] chi cerca il fascino delle bianche distese nevose, la bellezza dei ghiacciai che danno vita all’ambiente montano, cercherà altrove, nei maggiori aggruppamenti alpini […]. Tuttavia, è ben noto, anche le Dolomiti sono ingemmate di candidi lembi di neve; anche fra di esse si contano, in numero relativamente notevole, i ghiacciai. Questi però sono spesso rifugiati nei senipiùriposti,edhannoancheperquestomotivounalimitataimportanza nel paesaggio; unica eccezione la Marmolada. Essi hanno in generale anche piccole dimensioni, ma non dimeno offrono notevole interesse scientifico,com’èattestatodaglistudichesudiessivennerogiàcompiuti».
Lostudiodeighiacciaidolomitici
IghiacciaidelleDolomiti,sonospessorimastialmarginedell’esplorazione scientifica perché hanno dimensioni limitate e non caratterizzano le montagnecomeneglialtrisettoridelleAlpi.L'esiguosviluppoarealedaloro assunto, è imputabile alla diminuzione da ovest verso est dell'altitudine media delle Alpi con conseguente riduzione delle superfici che ricadono nelle fasce altimetriche climaticamente favorevoli alla formazione ed al mantenimentodeighiacciai.Inoltre,la forte energiadelrilievodolomitico, puravendovettesuperioriai3000m,rappresentaunelementosfavorevole alglacialismoperchéla verticalitàdelleparetirendemodestelesuperfici diversanteinseribilinellefascealtimetrichediaccumulonivalesullequali potrebberoessereospitatighiacciai.Purtuttavia,laproduzionescientifica esistente, soprattutto quella storica, risulta di estremo interesse perché, anchesediscontinua,permettediavereundiscretoquadroevolutivo del glacialismo dolomitico già dalla fine del XIX secolo. Uno dei primi studi in cui sono menzionati i ghiacciai delle Dolomiti risale al 1888 ed è stato effettuato dal Richter, docente all’Università di Graz, presidente del

Deutscher und Österreichischer Alpenverein e della Commissione InternazionaleGhiacciai.Daquestolavoro(Richter,1888)sievincechegià allora, in ambito dolomitico, il gruppo di Brenta (Sistema 9) era quello maggiormente glacializzato, con 12 vedrette e quattro nevati per una superficie complessiva di 464 ettari, superficie che superava quella dei ghiacciaidelgruppodellePalediS.Martino(Sistema3)stimatain351hae dipocoinferioreaquelladelgruppodellaMarmolada(Sistema2)con526 ha.

IghiacciaineidintornidiCimaTosanelGruppodiBrenta(Sistema9),daundisegnodel1888 diEduardRichter(daCartonA.,MartinS.,MasèV.PatuzziL.,StucchiM.,TomasoniR.,ViganòA., VisintainerM.,ZambottoM.(2021)-DolomitesWorldHeritageGeotrailI-Giudicarie–Valledi Non (Trentino) Un trekking alla scoperta dell'arcipelago fossile del Patrimonio Mondiale. 144 pp.
All’opera delRichter seguirono,verso la fine delXIX secolo periniziativa di autori italiani, una serie di lavori geografico fisici, corredati da rilievi topograficieinformazioniquantitativesuighiacciai;vennerofatteleprime considerazioni glaciologiche e collocati i primi segnali per misurare le variazioni delle fronti. Grazie appunto all'opera di Marinelli (1910) e dei collaboratori Feruglio e Toniolo, nel periodo 1894-1910 furono effettuate accurate descrizioni, scattate fotografie e collocati capisaldi che serviranno in seguito come punti di partenza o di prosecuzione per successive indagini glaciologiche. Furono meticolosamente analizzati 39 ghiacciai, molti dei quali precedentemente sconosciuti; fu così possibile

delineare un primo quadro del glacialismo dolomitico all'inizio del XX secolo.Questeosservazioniriguardavanoperòprevalentementeilsettore orientale dolomitico, lasciando ancora carente di dati quello occidentale chevennetrattatopiùneldettaglionel1925daBrunoCastiglioni.
È appunto questo autore che, nella seconda metà degli anni venti, interromperàl'assenzadidaticheseguìl'ultimolavorodel1910diMarinelli, con alcuni studi sulle condizioni di un vasto numero di ghiacciai delle Dolomiti sia orientali (Castiglioni 1930) che occidentali (Castiglioni 1925). I lavorisuccessivivenneroperlopiùdedicatiasingolighiacciai(Nangeroni, 1938;DelLongoetal.,2001;Cibienetal.,2007).Unavisionepiùcompletadi tutti i ghiacciai presenti nei Sistemi delle Dolomiti Patrimonio Mondiale si può avere dalla consultazione dei catasti glaciologici, documenti che censisconoicorpiglaciali.Ilconfrontotraidatiraccoltitralafinedeglianni 50el’iniziodeglianni60delXXsecolo(CGI-CNR,1962)equellidell’inventario piùrecente(Smiragliaetalii,2015)permettediavereunquadrodellaloro evoluzione:riduzioniareali,frazionamenti,estinzioni.
La panoramica sugli studi dei ghiacciai dolomiti non si esaurisce ancora, ma è doveroso menzionare i recentissimi lavori effettuati con le più modernetecnologiediindagine,chefornisconoprecisidatiquantitativisu superfici,spessori,volumieperditedimassa(Crepazetalii,2013;Santinet alii, 2019; Bondesan et alii, 2023; Securo et alii, 2024a; 2024b). Alcuni parametri di questi piccoli ghiacciai possono essere telerilevati, cioè acquisiti da remoto, per cui è possibile monitorare, se le loro dimensioni sono compatibili con la risoluzione spaziale dei satelliti, anche ghiacciai postiinzonedifficilmenteaccessibiliereiterareilmonitoraggioconelevata frequenza.
Altrettanto interessante risulta seguire le vicende del glacialismo dolomitico con l’ausilio della cartografia. Numerose sono le carte topograficheprodotteneltempocheraffiguranoilterritorioinoggetto,via via sempre più precise ed accurate, in funzione dei mezzi e strumenti di rilevamento a disposizione. Il nome di un ghiacciaio o un simbolo che ne rappresentilapresenza,collocatisuunacartaantica,èdiscarsautilitàper la ricerca glaciologica perché spesso mancano oggettivi elementi di riferimentodautilizzareperconfrontisuccessivi,macomunquenesegnala la presenza. Un esempio di questo tipo è dato dalla prima rappresentazione del ghiacciaio della Marmolada (Marmolata Vedretta) nell’AtlasTyrolensis(Anich,Hueber,1774).


Rappresentazione (zona puntinata) del ghiacciaio della Marmolada (Sistema 2) nell’Atlas Tyrolensis del 1774 Il ghiacciaio appare disegnato unito alla Vedretta del Vernale mediante una fascia glacializzata che occupa l’intera testata della val Contrin passando per il passo Ombretta. Il collegamento risulta estremamente improbabile per la particolare orografia. Nella stessa rappresentazione il Sasso delle Undici, uno dei due dossi in roccia, utilissimi riferimenti impiegati per monitorare la posizione della fronte del ghiacciaio, non è ben rappresentato(daAnichP.,HueberB.,1774–AtlasTyrolensis.Tyrolia-Verlag,Innsbruck–Wien).
Decisamente più utilizzabile a fini glaciologici è la carta topografica con curve di livello e punti quotati, come quelle per esempio prodotte dall’Istituto Geografico Militare (tavolette IGM alla scala 1:25.000) o carte tecniche regionali/provinciali (CTR-CTP). A tale proposito va senz’altro segnalata una serie di carte riferite alle Alpi centro orientali, alla scala 1:50.000 e 1:25.000 prodotta tra il 1898 ed il 1931 dal Deutschen und Österreichischen Alpen Verein, che cartografarono quindi lo stato dei ghiacciai più o meno un secolo fa. Cinque di queste riguardano gruppi dolomitici del Patrimonio Mondiale; sono ancor oggi insuperate opere di precisione sia per quanto riguardalarappresentazione dell’altimetria, sia

per la gradevolezza della grafica e dei coloriimpiegati. Dal punto di vista glaciologico,sonounainesauribilefontediinformazioni,inquantoilrilievo èdisegnatoconlacuriositàdell’alpinistaelapassioneecompetenzadel naturalista.

Stralcio dellacartaallascala1:25.000 prodotta nel1931 dal Deutschen und Österreichischen Alpen Verein che rappresenta alcuni ghiacciai delle Pale di San Martino nella situazione di quasi 100 anni fa. Alcuni oggi sono estinti, altri sono di ridottissime dimensioni. Queste carte hanno il pregio di riportare con estrema precisione l’altimetria su tutti i ghiacciai (isoipse di colore azzurro), anche se coperti da detrito sopraglaciale (da Deutschen und ÖsterreichischenAlpenVerein,1931-KartederPalagruppe.Scala1:25.000).
Il fascino e la notorietà delle Dolomiti, richiamarono già alla fine del XIX secolo anche illustri e illuminati personaggi, molti dei quali hanno pubblicato accurate descrizioni dei loro viaggi corredate da descrizioni dettagliate, rilievi speditivi, disegni, pitture, che spesso rappresentano paesaggid’altaquotaconghiacciai.Nonèquestalasedepermenzionarli tutti;asolotitolodiesempiosiricordanogliacquerelliedidisegnidiEdward Theodore Compton alpinista, pittore e artista tedesco, di origine inglese, bennotoperisuoidipintieimmaginidipaesaggialpini.


LanevosaCimaTosaeilCrozzondiBrenta,alloraindicatocomeCastellodiBrenta,nelgruppo di Brenta (Sistema 9), da un disegno del 1883 di Edward Theodore Compton (da Carton A., MartinS.,MasèV.PatuzziL.,StucchiM.,TomasoniR.,ViganòA.,VisintainerM.,ZambottoM.(2021) - Dolomites World Heritage Geotrail I - Giudicarie – Valle di Non (Trentino) Un trekking alla scopertadell'arcipelagofossiledelPatrimonioMondiale.144pp
Caratteristichedeighiacciaidolomitici
I ghiacciai delle Dolomiti Patrimonio Mondiale, nonostante abbiano oggi una superficie estremamente limitata, rappresentano una peculiare caratteristicadiquestideigruppimontuosi,cheliconservanogelosamente nelle pieghe del rilievo quasi volessero nasconderli e preservarli. Presto infatti il Patrimonio Mondiale Dolomiti non potrà più vantare la loro presenza. Questi piccoli ghiacciai sono i relitti di quel grande mare ghiacciatoche,trai15.000ei20.000annifa,avvolgevatuttigliottoSistemi. Fino a qualche decennio fa, i ghiacciai nella regione dolomitica erano numerosi (CGI-CNR, 1962), ma in tempi recenti hanno tutti subito una vistosacontrazione,interminisiadiestensionearealesiadivolume.Sisono parzialmentepreservatisoloquellicollocatialle quotepiùelevate,esposti a settentrione od occidente e protetti dalle cime più alte, alimentati non solo dalle precipitazioni nevose ma anche dalle valanghe. Questi fattori hanno permesso la loro conservazione, anche se i rispettivi bacini di accumulo erano (e a volte lo sono ancora) situati al di sotto della quota del limite delle nevi che normalmente segna il confine per la loro sopravvivenza.SoloiduepiùgrandighiacciaidelleDolomiti,laMarmolada

e il ghiacciaio della Fradusta avevano il privilegio di avere i loro bacini di accumulo al di sopra del limite delle nevi, ed essendo alimentati esclusivamente dalle precipitazioni nevose e non dalle valanghe, indicavano correttamente il limite climatico delle nevi e non quello orografico.Ipiccolighiacciaidolomitici,avendodimensioniridotte,hanno tempi di risposta rapidi alle variazioni climatiche, anche di breve durata, con conseguenti modificazioni di forma e dimensione anche in seguitoa effimeri cambiamenti ambientali, come inverni particolarmente nevosi o estati moltocalde. Recentemente l’individuazione deiloro marginio della fronte è diventata assai difficoltosa, perché spesso mascherate da abbondante detrito che in alcuni casi ricopre anche completamente il ghiacciaiotrasformandoloda“glacier”a“debriscoveredglacier”(Seppiet alii,2015).Lacoperturadetritica,chesottraeallavistalamassadighiaccio, sottraendo all’immagine di un ambito dolomitico, un elemento paesaggisticounico,proteggeperòilghiaccio,rallentandonelafusione.A luoghiinvece,l’ulterioreriduzionedispessoredegliormai“sottili”ghiacciai porta all’emersione di spuntoni rocciosi che, irraggiando calore, acceleranolafusioneoprocuranolaframmentazioneincorpiglacialipiù piccoli.
NonesistonostudidisintesicheconsiderinotuttiighiacciaidelleDolomiti PatrimonioMondialeperchénelconcettoorograficodi“Dolomiti”,sianella tradizionalepartizionedelleAlpidel1926(Bertoglioetalii,1979)chenellapiù recente ‘SOIUSA - Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino’ (Marazzi, 2005), il gruppo di Brenta non viene mai considerato.Un’idea generale di massima sulla loroevoluzione,anche se nonaggiornataaquestiultimianni,sipuòavereconfrontandoidatiforniti dai due catasti glaciologici (CGI-CNR, 1962; Smiraglia et al., 2015) che copronounintervallotemporalepiùomenodi50anni.Allafinedeglianni 50 le Dolomiti Patrimonio Mondiale ospitavano 40 ghiacciai per una superficie totale di 10,6 Km2, mentre secondo l’inventario più recente, presentano 71 tra ghiacciai e glacionevati, con una superficie di 5,92 Km2 (riduzione del 56%). Stupisce l’aumento di unità in un periodo di conclamata fusione, ma va ricordato che questo apparente aumento in realtàderivadallosmembramentodinumerosicorpiglaciali.Traquesti,23 sono considerati ghiacciai montani1, mentre i restanti 48 come glacionevati2;l’83%èrivoltoneiquadrantisettentrionali(N,NE,NW).
1 Ghiacciaio,anchedinotevolidimensioni,chenonsviluppaunalinguavallivaecheècollocatosuversanti montuosi.Ècondizionatonellasuaformaenellasuaevoluzionedallecaratteristichemorfologichedel sitocheloospita(Smiragliaetal.,2015).
2 Indicatonellaletteraturainternazionalecomeglacieret,èunamassadighiacciodiformaindefinitaedi limitata estensione, ospitata in una concavità montuosa, spesso circhi glaciali preesistenti, caratterizzatadaflussomoltolentoodeltuttoassente.Deveessereosservabileperalmenodueannidi seguito(Smiragliaetal.,2015).

Sempre secondo l’inventario più recente (2009-2011) i ghiacciai risultano cosìdistribuiti:
Sistema n. GhiacciaiSup.Km2 MontanoGlacionevato
1Pelmo,CrodadaLago
3
PalediSanMartino,San Lucano,Dolomiti Bellunesi,VetteFeltrine
Recenti studi, pur non prendendo in considerazione tutti i ghiacciai delle Dolomiti Patrimonio Mondiale, hanno ricostruito l’evoluzione glaciale dolomitica su intervalli temporali più lunghi. L'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV), per esempio, ha analizzato le variazioni superficiali di alcuni glaciali delle Dolomiti (Crepaz et al., 2013) negli ultimi 100 anni, utilizzando solo 27 dei circa 70 apparati glaciali presenti. La scelta di un campione cosi ristretto è stata dettata dal fatto chesoloperighiacciaisceltieranodisponibiliinformazionirelativeallaloro superficiedal1888al2009.Dallostudioemergechelalorosuperficietotale èpassatada9.1km2del1910a4.7km2 nel2009(-4.48km2,parial49%in100 anni);dal1910al1982c’èstataunaperditadi2.46km2 (-28.6%),mentrenegli ultimi 30 anni l’area glacializzata si è ridotta di 2.02 km2 (-30%). Anche dall’analisi di singoli ghiacciai emerge una preoccupante riduzione di superficie:laFradusta,nelSistema3 (PalediS.Martino)èpassatada1.07 km2 del 1910 a 0.11 km2, con una riduzione dell’89% (circa il 73% negli ultimi trenta anni); la Marmolada (Sistema 2) da 3.35 km2 a 1.60 km2 (-52%); l’AntelaoSuperiorenelSistema5(Dolomitisettentrionali)haperso0.185km2 (-41.05%), con una brusca accelerazione negli ultimi 30 anni. Fra i 27 ghiacciaiindagati,solamentetrehannoregistratounaperditainferioreal 20%nelcorsodell’ultimosecolo(Crepazetalii,2013).


Il ghiacciaio superiore dell’Antelao, in una ormai storica immagine del 2007. Era uno dei ghiacciai rappresentativi delle Dolomiti, inserito all’interno di un valloneedalimentatoprevalentemente dalle valanghe. Negli ultimi anni ha subito una notevole riduzione di superficie e un arretramento della fronte (oggi circa intorno ai 2.500 m).
Attualmente è in gran parte ricoperto dadetritocheinibiscelavisionedelsuo contorno, ma che al contempo ne rallentalafusione.(Courtesyof:Agency for Environmental Prevention and ProtectionoftheVenetoRegion).
Utilizzando sofisticate tecnologie di ultima generazione che impiegano misurazionidaremotodelcambiamentodimassadeighiacciai,associate alla tecnica Structure from motion3 (SfM) applicata a fotografie, anche storiche, sia terrestri che aeree scattate da diverse posizioni, è possibile recuperare le modificazioni di massa dei ghiacciai passati. In un recentissimo studio(Securoetalii 2024b)effettuatoconquestistrumenti, sonostaticalcolatiicambiamentidellasuperficieeilbilanciodimassa4 di 9 ghiacciai attuali delle Dolomiti, dagli anni '80 al 2023, ottenendo un resoconto quantitativo dello stato attuale dei ghiacciai della Marmolada (Sistema2),FradustaeTravignolo(Sistema3),PoperaAlto,PoperaPensile, Cristallo,SorapissOccidentaleeAntelaoSuperiore(Sistema5).I9ghiacciai osservati hanno perso il 56% della loro area e 0,64 ± 0,05 m w.e.5 anno-1 dall'iniziodeglianni'80al2023.Laperditadivolumetotaleèrisultataparia 0,105Gt,dicui0,022Gtnegliultimi13anni,trail2010eil2023(Securoetalii,
3 Per“structurefrommotion”siintendeunatecnicadicalcolochepermettediricostruirelaformadioggetti attraversolacollimazioneautomaticadipuntidauninsiemedifoto.
4 Bilancio di massa: valutazione annuale degli apporti e delle perdite di massa, ghiaccio e neve, che avvengonosuunghiacciaio.Ilbilanciopuòesserepositivo(ilghiacciaioaumentalapropriamassae avanza), negativo (il ghiacciaio diminuisce la propria massa e arretra) o in pareggio (il ghiacciaio è stazionario).L’entitàdelbilanciovieneespressoinequivalenteinacquatenendocontocheilghiaccio haunadensitàmediadi0,91g/cm³(Glossario-ServizioGlaciologicoLombardo).
5 W.E. = water equivalent, unità di misura che si usa per esprimere la perdita di volume di un ghiacciaio convertendo la variazione di livello della superficie del ghiacciaio in equivalente in acqua usando la densitàdelmaterialeinteressatodallavariazione(neve,ghiaccioofirn).

2024b). Dallo studio emerge altresì che attualmente le loro aree di accumulosonoaldisottodellimitedelleneviecheleriduzioniarealinon sono simili in tutti i ghiacciai; dove la copertura detritica è abbondante, come sui ghiacciai del Popera Alto, Travignolo e Sorapiss, si osservano piccoleperditediarea,soprattuttodurantel'ultimodecennio.Alcontrarioi ghiacciai meno protetti dal rilievo come la Fradusta e la Marmolada, a partire dagli anni '80, sono quelli interessati dalla maggiore perdita di superficie: rispettivamente -89% e -60%. Viene confermato inoltre che l'apparenteresistenzadeighiacciaidolomiticialcambiamentoclimaticoè dovutaalla protezioneorograficaoffertadallaarticolata morfologia delle Dolomiti e all'importanza delle valanghe come fonte di alimentazione (Securo et alii, 2024b). Il ghiacciaio della Marmolada rimane ancora il ghiacciaio più grande delle Dolomiti; il suo ritiro contribuisce al 66% delle perdite di area totali a partire dagli anni '80 e rappresenta attualmente il 55%dell'areaglacialetotaledelleDolomiti.

Il ghiacciaio della Fradusta, in una immaginedel2007,apparesuddivisoin dueunità.Untempoeraununicocorpo, ilpiùvastodellePalediSanMartinoeil secondo delle Dolomiti. Si trova sull’altopianodelle Pale diS.Martinoed è alimentato esclusivamente dalle precipitazioni nevose. Oggiè ridotto ad un unico lembo di ghiaccio poco sotto l’omonima cima, con una superficie di 0,945 ha (misure SAT 2023); nell’ultimo secolo ha perso oltre il 90% della sua superficie originaria. (Courtesy of: Agency for Environmental Prevention andProtectionoftheVenetoRegion).

IlghiacciaiodellaMarmolada
Il ghiacciaio della Marmolada, oggi suddiviso in più parti (Marmolada Principale, Marmolada centrale, Punta Penia, Marmolada ovest), oltre ad esseresemprestatoilpiùgrandeghiacciodelleDolomiti,èfuordidubbio quellopiùstudiatoancheperlafacileaccessibilitàelapossibilitàdiessere visto completamente da più punti panoramici. Numerosi sono infatti i disegni,idipinti,leimmagini,lefotografieedirilievieffettuatineltempoche lo raffigurano, per cui si è in possesso di una serie di dati che hanno permesso di ricostruire i cambiamenti areali del ghiacciaio dalla fine del XIXsecolo(Carton,2017).

Un disegno della Marmolada e del suol ghiacciaio, con dimensioni ben diverse da quelle attuali, effettuato da Richter, e presente nella sua opera del 1888 (da Richter E., 1888 - Die GletscherderOstalpen,HandbücherzurDeutscherLandesundVolkskunde).
Nel1888,ilghiacciaiocoprivaun'areadi4,28km2.DallafinedellaPiccolaEtà Glaciale (circa 1860) il ghiacciaio ha mostrato un trend decrescente abbastanzacontinuo;nell'ultimosecolo,èavanzatosoloduranteduebrevi periodi (1910-1920 e 1970-1980). Nel 2015, il ghiacciaio della Marmolada copriva 1,48 km2 (Carton et alii,2017) riducendola sua area di circa il 66% rispetto alle prime osservazioni documentate nel 1888. Le più recenti osservazioni effettuate nel 2021 (Bondesan et alii, 2023) danno una riduzione della superficie coperta da ghiaccio del 72% in 116 anni ed una

riduzione del volume pari all’89% (da 181Mm3 a 19 Mm3). Dal 1971al 2015 le frontisonoretrocessedidiversecentinaiadimetri,ritirandosianchedi650 m nella parte centrale. A partire dagli anni 2000 il tasso medio di ritiro è aumentatopassandodai3,94m/annonelperiododal1880al2000ai31,95 m/annonelperiododal2001al2021(Bondesanetalii,2023).

Rappresentazionedellesuperficiglacialinel1888(nero),1905(viola),1954(verdescuro),1982 (verde chiaro), 2000 (azzurro) e 2015 (rosso) ricavata mediante elaborazione GIS da cartografiastorica.Laperditadisuperficietral’estensionedel1888equelladel2015siaggira sul70%(daBenettonS.–2015-2016,IlritirodelghiacciaiodellaMarmolada:l’evoluzionedella frontedopolaPiccolaEtàGlaciale.TesidilaureamagistraleinGeologiaeGeologiaTecnica. Relatore:Prof.A.Bondesan).
L'inventariodel1962(CGI,1962)registravanell’interogruppolapresenzadi ben8ghiacciai;daalloraaoggi,alcunisonoscomparsi,mentrealtrisisono frazionati.L'inventariopiùrecente(Smiragliaetalii,2015)haridottoleunità glacialia7enehaulteriormentemodificatoilimiti.Lafronteduranteilsuo vistoso ritironel corso dell’ultimosecolo, si è anche assottigliata di molto. Basti pensare che durante la Prima Guerra Mondiale il ghiacciaio era sufficientemente profondo da ospitare gallerie e difese sotterranee scavatenelghiaccioedaccoglievacirca300soldatiaustro-ungaricinella bennota“CittàdiGhiaccio”(Bondesanetal.,2015).

Indaginieffettuatecongeoradar6 aterranel2004e successivamente da elicottero nel 2015 (Santin et alii, 2019) hanno permesso di stimare uno spessoremediodelghiaccionel2004di18,0m, conunmassimo vicino a 50m;nel2014lospessoremediodelghiacciodiminuìa12,9m,elospessore massimoacirca40m.Confrontandoiduesetdidati,sirilevaunariduzione delvolumeparial30%,mentrel'areacoperta dalghiacciaioè sièridotta del 22%, con nuove zone libere dal ghiaccio. Gli autori dello studio hanno stimato che se il ghiacciaio della Marmolada continua a ridurre il suo volumeallostessoritmodei10annianalizzati(2004-2014),èprobabileche scompariràentroil2050.
Purtropponellugliodel2022 ilghiacciaiodellaMarmoladaè passatoalle cronache, non per motivi scientifici, ma per aver generato il crollo di una porzionedighiaccio,originandounavalangadiacqua,ghiaccioedetriti.

Ghiacciaio della Marmolada. La cicatrice generata dal distacco di parte della fronte ha la formadiunrettangolodi65-70m(est-ovest)per85-90m(nord-sud),corrispondenteaun volumetotaledicirca70.400m3.Ph.RiccardoMasut|ArchivioFondazioneDolomitiUNESCO.
Il crollo ha interessato un piccolo ghiacciaio isolato, ospitato all'interno di uncircopocoprofondo,vicinoallacrestapiùomenoa600maovestdella cima Penia (3343 m). Il ghiacciaio interessato era collegato al fronte glaciale fino al 2006 ma separato nel 2012. Il crollo, il cui volume è stato stimato in circa 70.400 m3 ha lasciato nel ghiacciaio una cicatrice assimilabile aun murodighiaccioaltofinoa 23 m.Lamassadi ghiaccio crollatascivolòlungoilversantenordper2,3Km,abbandonandodepositi
6 Ilgeoradar,notoanchecomeGPR(groundpenetratingradar)èunametodologianoninvasivautilizzata ingeofisicanellostudiodelprimosottosuolo;sibasasull'analisidelleriflessionidiondeelettromagnetiche trasmessenelterreno.

glaciali misti a ghiaccio in grandi blocchi nei tratti con poca pendenza. Il flusso ha poi intercettato la via normale per la vetta, travolgendo diversi alpinisti, causando la morte di 11 persone e il ferimento di 7. La zona del distacco venne immediatamente monitorata, per scongiurare il ripetersi dell’evento,tramiteunsistemaautomatizzatopostoaipiedidelpendio,che impiegavaunradarDopplereduediversiinterferometriradaringradodi registrareimovimenti.Nonsonostatiosservatimovimentidirilievodurante ilrestodell'estate(Bondesanetalii,2023).
Numerose indagini sono state intraprese a fronte di questo disastro, per cercaredicapireladinamicadell’eventoecapiresefossestatopossibile individuare eventuali segni premonitori. La Procura di Trento aprì in un primo momento un fascicolo, ipotizzando il reato di disastro colposo a caricodiignoti,manellaperizia,sileggeche-"sullabasedelleconoscenze disponibili l'evento non era prevedibile" … e … “non è stato possibile identificareelementichepotessero,qualoraosservatineigiorniprecedenti, suggerire un alto rischio di crollo imminente". Sulla base della perizia, la Procura di Trento annunciò la richiesta di archiviazione dell'inchiesta sul disastro.
In Dolomiti, non fu solo la Marmolada a far riflettere sulla potenziale pericolosità derivante dalla presenza di ghiaccio; normalmente questa problematica si manifesta in presenza di ghiacciai di dimensioni significative come quelli presenti nelle Alpi occidentali e in parte centrali (Mortara et alii, GAPHAZ, 2017). Il quasi estinto ghiacciaio della Val d’Arcia (Pelmo, Sistema 1) completamente coperto di detrito, nel settembre del 1994feceparlardisé:alterminediunbreve,seppurintensotemporale,un debrisflows,sistaccòdaunacoperturadetriticacherivestivaunlembodi ghiacciodelghiacciaiodiVald'Arciasulversantesettentrionaledelmonte Pelmo. Un volume di circa 200.000 m3 di materiale si riversò a valle, interrompendolaStradaNazionale251(DelLongoetalii,2001;Chiarleetalii, 2007).
Comeconoscereighiacciaidolomitici
Unodeimetodipiùefficaciperconoscereighiacciaidolomiticièquellodi visitarli direttamente con un esperto che possa riferire sulla lorostoria ed indicare le forme del terreno legate alla loro evoluzione. Per i ghiacciai dolomitici, come per altri ghiacciai delle Alpi, sono però stati realizzati anchedegli“itinerariglaciologici”,percorsiagevoli,lungoiqualièpossibile vederelevarieformecostruiteoscolpitedaighiacciaiedipuntiincuisono documentate leposizioniraggiunte nelle diverse fasistorichedallelingue glaciali.Sonopercorsiadattia stimolarecuriosità eadoffrirerisposte.Tre

sonogliitinerariglaciologicirealizzatinelleDolomitiPatrimonioMondiale:in Marmolada, nelle Pale di S. Martino (ghiacciaio della Fradusta) e nell’Antelao.
Marmolada: due itinerari sono commentati nel volume 3 degli “Itinerari glaciologici sulle montagne italiane”, curati dal Comitato Glaciologico Italianoin collaborazione con laSocietà Geologica Italiana(itinerario 19e 19b - Comitato Glaciologico Italiano, Società Geologica Italiana, 2017). Il primoconduceinunaposizionepanoramica,lungoilsentieroSAT601(Viel del Pan), dal quale è possibile osservare l’intero ghiacciaio, e da qui, mediante documentazione cartografica e iconografica, percorrere virtualmente le tappe del suo vistoso ritiro. Il secondo itinerario, è organizzatoin duepuntidisostaubicatinellevicinanze dellaCapanna al Ghiacciaioearidossodellafrontecentrale.PartendodalPiandeiFiacconi, si può osservare una serie di evidenze di margine glaciale. Purtroppo attualmente il Pian dei Fiacconi non è più facilmente raggiungibile,come lo era alla data della realizzazione della guida, perché nel dicembre del 2020 una valanga ha distrutto l’omonimo rifugio e l’arrivo della cestovia dellaFedaia.
Pale di San Martino: il percorso glaciologico è stato realizzato dalla Commissione Glaciologica della Società Alpinisti Tridentini (SAT) in collaborazioneconilParcoNaturalePaneveggioPalediSanMartino,eha l’obiettivo di far conoscere le vicende del ghiacciaio della Fradusta. L’itinerario inizia al Rifugio Pedrotti alla Rosetta e arriva nei pressi della sommità settentrionale di cima Fradusta dove ancora oggi è possibile vederel’ultimolembosuperioredell’omonimoghiacciaio.Lungoilpercorso sonoindividuabililetraccedellemoreneedificatedalghiacciaio,lerocce montonate,ipuntidirilievoelestazionifotografiche,alcuneutilizzatefindai primiannidel900.Ilpercorsopermetteanchediosservareletraccediun lagochenel1994occupava23.500m2 conunaprofonditàdicirca11metri e che scomparve improvvisamente tra fine agosto ed inizio settembre dellostessoanno.
Nell’alta Val Venegia, in prossimità della Baita Segantini è stato invece predispostounpuntodiosservazioneconunpannelloillustrativorelativoal ghiacciaiodelTravignolocheall’ombradelCimondellaPalasiriducepiù lentamente dicome invece succede alghiacciaio della Fradusta,perché alimentatoanchedavalangheeprotettoinpartedall’insolazione.
Antelao: Il sentiero naturalistico glaciologico (Scortegagna, 2001) esplora, dal punto di vista glaciologico, prevalentemente le aree in cui si sviluppavanoilghiacciaioinferioreodoccidentaleesuperioreodorientale dell’Antelao.Illibrettoguida,asupportodell’itinerario,permetteunavisione completa del massiccio dell’Antelao, puntando soprattutto l’attenzione

sullo stato dei ghiacciai rimasti e sull’evoluzione degli stessi. Oltre alla descrizione del percorso e delle sue emergenze naturalistiche, vengono illustrate le caratteristiche geografiche e geomorfologiche, idrografiche, botaniche,faunisticheeantropiche.
Per effettuare un viaggio “iconografico” tra centinaia di fotografie dei ghiacciai delle Dolomiti si consiglia la consultazione dei volumi di Zanon (1990),diSecchieri(2004,2012),diCartonetalii(2011)ediDeBattagliaetalii, (2013). I ghiacciai delle Pale di San Martino, sono infine puntualmente descritti ed analizzati mediante il confronto tra foto attuali e quelle dell’archiviostoricodellafamigliaCastiglioninelvolumediBaccolo(2020).
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