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CAMBIAMENTI CLIMATICI E PROBLEMA IDRICO
Corriere del Veneto | 3 maggio 2022
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La conferma dai dati ArpavHa nevicato meno della metà della media degli ultimi 13 anni
Belluno Un inverno particolarmente secco, quello 2020-2021 . I dati di Arpav (Agenzia regionale per l’ambiente) sulle precipitazioni nevose confermano ciò che in verità è apparso chiaro a tutti. Dal 1 ottobre al 30 aprile è nevicato pochissimo sulle Dolomiti e nei fondovalle: meno della metà rispetto alla media del periodo dal 2009 ad oggi. Alcuni esempi chiariscono la situazione. Ai 1.960 metri di quota a Casera Coltrondo, dove mediamente cadevano quasi 5 metri di neve, il manto nevoso si è fermato quest’inverno a 341 centimetri. Stessa cosa a Col dei Baldi: con una media di precipitazioni di 665 centimetri di neve all’anno, quest’anno ci si è dovuti «accontentare” di 4 metri e 40 centimetri. Scendendo di quota, ai 1.600 metri di Arabba quest’anno sono caduti appena 224 centimetri di neve, quasi la metà rispetto ai 434 tipici del periodo. Stessa cosa a Falcade: dove mediamente cadono 310 centimetri di neve, quest’anno il manto nevoso ha solamente toccato il metro e mezzo.
Corriere del Trentino | 4 maggio 2022
p. 5
Siccità, Zaia insiste: «Gestione sovraregionale» Il governatore veneto chiede un tavolo tecnico di coordinamento con Trentino e Alto Adige
An. Pra. TRENTO Nonostante la pioggia di questi ultimi giorni — che comunque rimane insufficiente per colmare la siccità dell’inverno — non si placa la «guerra dell’acqua» tra Veneto, Trentino e Alto Adige. Ieri a riprendere la questione è stato il governatore veneto Luca Zaia, che ha firmato una nuova ordinanza per gestire la crisi idrica. E ha ribadito la sua posizione rispetto ai rapporti con i territori vicini. «Il territorio veneto — ha detto Zaia — presenta ancora una condizione di deficit idrico generalizzato rispetto ai valori medi stagionali. Piogge praticamente assenti nell’ultimo semestre, depositi di neve sempre più ridotti e portate delle maggiori aste fluviali con trend negativo. È evidente la necessità di iniziare a utilizzare l’acqua in maniera parsimoniosa, limitandone il consumo al minimo indispensabile. Per fronteggiare le sempre più frequenti crisi idriche, auspico che quanto prima si convochi un tavolo tecnico di coordinamento tra l’Autorità distrettuale, la Regione Veneto e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per definire una gestione sovraregionale della crisi in atto, per affrontare in ogni suo aspetto e in maniera organizzata, congiunta e coordinata le problematiche connesse ai rilasci di risorsa idrica». Il braccio di ferro tra Veneto, Trentino e Alto Adige sulla gestione della crisi idrica di questi mesi è iniziato ad aprile, quando il Veneto ha chiesto l’apertura dei bacini durante una riunione dell’Autorità di bacino, organismo di emanazione ministeriale nato proprio per dirimere dispute di questo tipo. Da parte delle due Province di Trento e Bolzano, però, la reazione è stata tiepida. «In Trentino — aveva affermato il vicepresidente della Provincia Mario Tonina — abbiamo sempre fatto investimenti per migliorare l’irrigazione e costruire i bacini di accumulo,invece le altre Regioni, purtroppo, sperano sempre in noi». Intanto, in attesa che il tavolo tecnico di coordinamento venga convocato, la pioggia continua a essere invocata da tutti. E il meteo offre qualche speranza, seppur ancora debole. Per oggi e domani Meteotrentino prevede probabilità di rovesci diffusi, specie nella giornata di domani, anche se non interesseranno tutto il territorio.
Corriere delle Alpi | 6 maggio 2022
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Quote degli invasi in ripresa Ma a monte c'è troppa poca neve
la situazione Piove troppo poco ma il problema idrico è aggravato dal fatto che in montagna c'è poca neve di riserva.E la poca esistente si sta tutta sciogliendo. A fine aprile ne era presente il 40% in meno della media del periodo, il 50% in meno nelle Prealpi. Addirittura 246 cm in meno degli ultimi 12 anni, secondo il report dell'agenzia Arpav. A metà aprile il deficit si attestava a -45% sulle Dolomiti e -51% sulle Prealpi. L'indice di spessore di neve al suolo a fine mese era leggermente inferiore alla norma: 35 cm nelle Dolomiti. La riserva idrica nivale stimata a fine mese è di 60-70 milioni di metri cubi di risorsa nivale nel bacino montano del Piave, 45-65 Mm3 nel Cordevole e 25-30 Mm3 nel bacino montano del Brenta. Ma vediamo qual è oggi la situazione dei bacini. L'invaso di Pieve di Cadore ha ripreso un andamento crescente nell'ultima settimana del mese, fino a raggiungere il 63% del volume massimo invasabile. Il tasso di incremento volumetrico di Santa Croce è aumentato e si presenta al 65% del volume massimo.Il Mis, dopo un sensibile calo nella seconda decade di aprile, ha recuperato arrivando all'87% del volume (addirittura +22% sulla media storica). Leggero sospiro di sollievo, dunque, del mondo dell'irrigazione.Il volume del serbatoio del Corlo (Brenta), dopo un costante ripido aumento del volume invasato, si è mantenuto più o meno costante a fine mese, con un valore a fine aprile di 35.1 Mm3, pari al 92% del volume. La riserva idrica nivale del bacino del Piave, stimata dall'Arpav era, ancora un mese fa, di 65 milioni di m3, vale a dire meno di un quarto rispetto ad una media di 260 milioni di m3, uno tra i valori più bassi insieme al 2007 (57) e al 2017 (56). Fortunatamente però il volume complessivamente invasato ha mostrato un andamento in continua crescita, durante il mese scorso, per cui il volume è risultato alla fine di 116.1 milioni di m3 , pari al 69% del massimo invasabile.Quanto alle falde freatiche a ridosso della linea delle risorgive l'Arpav avverte che «continua a permanere, a fine aprile una situazione di scarsità della risorsa idrica, più marcata nei settori dell'alta pianura ed in alcune zone di quella media e bassa». Diciamolo pure: il livello è prossimo al minimo storico e addirittura per Castelfranco inferiore di 15 cm al precedente valore di minimo storico (2017). Certifica infatti l'Arpav: le stazioni di Castelfranco e Mareno «proseguono il trend di calo anche se a ritmo inferiore rispetto a quello dei mesi scorsi; a Castagnole, invece. Si registra una lieve ripresa nella seconda metà del mese e Varago una ripresa più solida lungo tutto il mese di aprile. Le portate del Piave a Fener e a Nervesa sono attualmente di poco superiori al deflusso minimo vitale, e comunque risultano in riduzione». Per quanto riguarda la portata dei corsi d'acqua del bacino del Piave, i valori appaiono neanche la metà dei valori storici: il confronto con la media mensile storica è pari a -56%, mentre il confronto della portata al 30 aprile è di -53%. --F.D.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 31 maggio 2022
p. 10
Crisi idrica, il Veneto è all'angolo «Aiuti bloccati dell'idroelettrico»
Enrico Ferro Venezia Crisi idrica e braccio di ferro tra Veneto e Trentino per l'acqua degli invasi: ora tirano in ballo anche Terna Spa. Le parole dell'assessore all'Ambiente della Provincia di Trento rivelano quello che è il vero punto nodale in questa situazione della siccità e delle risorse per irrigare: la situazione non si sblocca per via delle centrali idroelettriche. «Ancora una volta si va a cercare il soggetto per pagare gli eventuali danni di mancata produzione elettrica, quando invece la norma nazionale dice che vanno garantiti in modo prioritario uso potabile e irriguo», sottolinea Andrea Crestani, direttore dell'Anbi, ente che coordina tutti i consorzi di bonifica del Veneto. La domanda chiave, dunque, è sempre la stessa: chi paga? Trovare la risposta, significa sbloccare lo stallo che si è creato tra Veneto e Trentino.Sono giorni intensi per il tavolo di concertazione coordinato dall'Autorità di distretto delle Alpi orientali, per affrontare lo stato di carenza idrica che interessa tutto il bacino del fiume Adige, e in generale l'arco alpino. L'assessore all'Ambiente della Provincia di Trento, Mario Tonina, rispondendo ad un'interrogazione presentata dalla consigliera Lucia Coppola sulla situazione idrica in Trentino alla luce delle richieste avanzata dalla Regione Veneto, ha risposto: «La risorsa idrica immagazzinata nei nostri serbatoi è oltremodo scarsa e quindi ancor più preziosa, dato il ridotto apporto che prevedibilmente potrà provenire dal disgelo che quest'anno sarà ridotto al minimo data la scarsa copertura nivale invernale (circa il 13% della media)». Una premessa da cui traspare l'atteggiamento "in difesa" di Trento, rispetto alle richieste del Veneto.«Pertanto, si ritiene previdente mantenere negli invasi il massimo delle risorsa consentita per fronteggiare un'eventuale crisi idropotabile che nei prossimi mesi si potrebbe verificare alla foce del fiume Adige», ha spiegato ancora Tonina, precisando che le Provincie di Trento e Bolzano sono disponibili a valutare di mettere in gioco le riserve idriche immagazzinate nei serbatoi idroelettrici. Ma ad una condizione: sui concessionari idroelettrici, Tonina ha parlato della necessità di un coinvolgimento nel tavolo anche di Terna Spa, mentre sull'agricoltura in Trentino ha evidenziato la possibilità di un pompaggio emergenziale dei bacini idroelettrici. Per quanto concerne il confronto con il Veneto, Tonina ha parlato dei recenti accordi con la Regione Lombardia per la gestione degli stati di carenza idrica relativa al bacino del lago di Idro e del fiume Chiese, come modello di riferimento. Andrea Crestani traduce, in parole povere, il discorso in politichese dell'assessore trentino: «Non hanno detto un "no" definitivo. Dicono che non è sufficiente per le esigenze e vogliono al tavolo Terna Spa. Significa che sono disponibili a rilasciare acqua in favore del Veneto se si trova chi ripiana le perdite della mancata produzione di energia elettrica. Se produco meno, incasso meno.