ESTATE 2020: “L’ASSALTO ALLA MONTAGNA” Corriere delle Alpi | 21 Agosto 2020 p. 14 «Numero chiuso contro l'invasione» No dei sindaci ma si cercano soluzioni Francesco Dal Mas AURONZO Le Dolomiti scoppiano. E lo si è visto anche ieri. A cominciare dagli intasamenti in A27. Ecco, dunque, gli ambientalisti rilanciare la proposta del numero chiuso. Ma con una novità. «Lo si faccia fin dalla valle, dai paesi del fondovalle - spiega Luigi Casanova di Mountain Wilderness -, organizzando parcheggi ad Auronzo, anziché a Misurina; a Cortina, prima che al Tre Croci, al Falzarego; ad Arabba anziché sui Passi». È impossibile, al momento, obietta Tatiana Pais Becher, sindaco di Auronzo, ma le "prove tecniche" sono già in corso. La strada delle Tre Cime viene chiusa quando sono esauriti i 700 posti macchina a monte. Davanti alla biglietteria d'ingresso compare già una nuova rotatoria che consente agli automobilisti di ritornare da dove sono venuti. I parcheggi del posto e quelli alle spalle del lago saranno tutti a pagamento e - anticipa il sindaco - sarà vietato sostare all'esterno. Via le macchine dal Lago d'Antorno, via anche dal Lago Misurina; più di 300 posti saranno ricavati nei due parck interrati, a pagamento, non appena verranno realizzati. Le auto potranno transitare perché si tratta di un valico, ma non fermarsi se non trovano uno stallo libero. Dei display lungo le strade - da Cortina, da Auronzo e da Carbonin - avviseranno, per tempo, se ci sarà posto. «L'afflusso di ieri - informa il sindaco - è stato più intenso e, in parte, più disordinato di quello di mercoledì. Con auto che hanno invaso perfino la pista ciclabile». Per gli ambientalisti, però, è necessario andare oltre, con urgenti atti dispositivi. «I laghi famosi, Braies, Tovel, Sorapis, Carezza, sono travolti dall'eccesso di persone e, in qualche caso, di auto. I crinali prativi, in qualche caso, causa un eccesso di calpestio, hanno perduto definitivamente la cotica erbosa innescando fin dall'alta quota processi erosivi dei pascoli che sono inarrestabili. Code infinite di turisti, in salita e discesa, agli impianti di arroccamento: Pordoi, Siusi, Belvedere e Col Rodella. Per raggiungere Cortina dall'autostrada si impiegano anche 5 ore, i fondovalle delle valli ladine, tutte, sono impraticabili causa l'eccesso di traffico privato».Quindi? «Quindi - risponde Casanova - è urgente togliere parcheggi sui passi, ridurre quelli esistenti in prossimità dei luoghi più frequentati, obbligare gli ospiti a fermare le loro auto presso le abitazioni o gli alberghi e servirsi negli spostamenti solo dei mezzi pubblici. E dove necessario, imporre finalmente il numero chiuso, ai laghi, ai passi, alle vette più famose, alle funivie e seggiovie. Come del resto avviene da tempo in tanti paesi civili: nei parchi americani e africani, a Disneyland, nelle città d'arte e altrove». Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, è contrario alla chiusura. Si dice invece favorevole ad un pedaggio d'ingresso nelle valli, seppur di misura contenuta, ma che certifichi la contribuzione che il turista, magari quello di passaggio, dà alle spese di manutenzione dell'ambiente e dei servizi. Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo, è ancora più immaginifico. Secondo lui, il trend verso la montagna e le Dolomiti continuerà nel prossimo futuro. Quindi - argomenta - sarà saggio pensare a quest'area come ad un unico, grande Parco, non wilderness ma pieno di vita, ancorché sostenibile. «Se ci immaginiamo fra 10 o 20 anni, perché non considerare dei mega parcheggi all'ingresso della provincia di Belluno, magari a Longarone e nel Feltrino, dove parcheggiare l'auto in arrivo con l'autostrada e la Pedemontana e da dove raggiungere i siti della vacanza e del riposo con un sistema efficientissimo di navette? Lo propongo anche per garantire un minimo di vita sostenibile ai residenti che non possono vivere sotto questa pressione». Per gli ambientalisti è urgente introdurre provvedimenti drastici. «È triste constatare come la denuncia di tanti operatori turistici arrivi solo dopo l'evidenza del collasso ambientale delle nostre montagne. I segnali del superamento di ogni limite, i segnali del degrado paesaggistico delle Dolomiti, come del resto la perdita di biodiversità di tante situazioni di pregio in alta quota sono leggibili da decenni. Ora è auspicabile che con urgenza i responsabili delle istituzioni, i Comuni, le Regione e la Fondazione Dolomiti Unesco insiste Casanova - superino i momenti accademici per arrivare a decisioni coraggiose. Una prima scelta è urgente e indifferibile. Basta consumo di suolo nelle vallate alpine. Da subito, anche con il blocco di progetti devastanti recentemente autorizzati: penso ai bacini di innevamento, ai previsti collegamenti sciistici, alle deroghe concesse nell'edilizia in alta quota e nei fondovalle». – Alto Adige | 22 Agosto 2020 p. 23 È assalto alla montagna: in quota come a Rimini paolo tagliente bolzano Salire su un sentiero di montagna e ritrovarsi all'improvviso pigiato, in mezzo alla folla, come in metropolitana, a Milano, alle 8 del mattino di una normale giornata lavorativa. Una battuta. Anzi no. Perché, in queste settimane, le montagne dell'Alto Adige - ma capita la stessa cosa a quelle del Trentino e del Veneto - sono letteralmente prese d'assalto da una folla di turisti. Un assalto che, almeno in questo caso, non è un'iperbole giornalistica. A confermarlo la foto che il "Corpo Nazionale Soccorso Alpino e
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