
rete del patrimonio paesaggistico e delle aree protette
GESTIONE DELLE ATTIVITÀ FAUNISTICO VENATORIE
NEL PATRIMONIO DOLOMITI UNESCO

rete del patrimonio paesaggistico e delle aree protette
Rete del Patrimonio Paesaggistico e delle Aree Protette delle Dolomiti UNESCO
Regione Friuli Venezia Giulia | 2018
La Strategia di Gestione Complessiva delle Dolomiti UNESCO individua come linea strategica A4.6 la "gestione consapevole e sostenibile delle attività venatorie tradizionali all'interno del WHS.
Nel report periodico da inviare al WHC redatto dalla Fondazione Dolomiti UNESCO a gennaio 2017 si legge quanto segue:
Gli aspetti legati alla conservazione faunistica contribuiscono alla definizione complessiva dell’OUV e riguardano in primo luogo le aree protette che fanno parte del WH Property , equivalenti al 95% dell’intera superficie (Parchi e aree N 2000). Lo scopo di questa Linea Strategica è favorire sempre più lo scambio d’informazioni ed esperienze tra i diversi territori, garantendo anche per il futuro una gestione venatoria sostenibile e rispettosa degli equilibri ambientali, basata su oggettivi dati scientifici.
Anche per quanto riguarda l’integrità paesaggistica, il monitoraggio faunistico può rappresentare un elemento di prospettiva molto importante ed innovativo. Il programma delle azioni viene sviluppato sulla base di questi punti:
mappatura delle Aree Protette / WH Property, secondo i criteri di classificazione IUCN;
definizione di standard comuni per i censimenti e monitoraggi faunistici;
definizione di linee guida condivise per la tutela delle specie selvatiche e la gestione delle attività venatorie nel WH Property;
azioni di formazione presso le associazioni venatorie;
azioni di sensibilizzazione presso la popolazione.
La Rete Funzionale del Paesaggio e delle Aree Protette ha già completato il repertorio delle misure di conservazione ambientale, faunistica e naturalistica sulla base di quanto già presente all'interno dei diversi Piani di Gestione della Rete Natura 2000 afferenti alle Dolomiti UNESCO e delle diverse discipline normative a cui fanno capo le singole Regioni e/o Province.
Il presente documento rappresenta un approfondimento relativo alla pratica delle attività venatorie e della gestione delle fauna nei 9 sistemi Dolomitici al fine di porre le basi per definire indirizzi di azione coordinata anche attraverso un monitoraggio il più possibile esteso ed omogeneo.
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2.1 Le attività venatorie nel territorio del Patrimonio Dolomiti UNESCO
La caccia praticata nella regione dolomitica è di tipo tradizionale, soggetta a pianificazione e riservata ai residenti locali. E’ un sistema di tipo “riservistico” molto radicato nelle tradizioni culturali locali in base al quale la caccia viene esercitata su aree denominate Riserve alpine di caccia che tradizionalmente corrispondono ai confini amministrativi dei Comuni, salvo alcune limitate eccezioni. L’attività venatoria all’interno delle Riserve è riservata ai soci residenti nel territorio comunale della Riserva stessa.
Ai sensi delle norme regionali e provinciali che disciplinano l’attività venatoria, essa rappresenta uno strumento di gestione controllata della popolazione faunistica: attraverso le azioni di censimento e monitoraggio faunistico contribuisce alla definizione dello stato di salute delle popolazioni della fauna selvatica, permette la definizione di obiettivi di gestione sostenibili che la tutela, conservazione, riproduzione e miglioramento della fauna selvatica e della biodiversità.
A livello regionale e provinciale, l’attività venatoria è regolamentata attraverso appositi
Piani Faunistico Venatori o Piano di Abbattimento. Nonostante non sia presente una regolamentazione specifica per gli ambiti Unesco, per le aree ricomprese in Parchi Naturali oche sono parte della Rete Natura 2000 (SIC/ZSC/ZPS) e che equivalgono al 95% del patrimonio mondiale, vigono generalmente misure maggiormente restrittive.
Va inoltre evidenziato che i dati relativi ai censimenti e ai relativi prelievi previsti nei singoli strumenti di pianificazione venatoria, vengono rilevati senza distinguere tra interno ed esterno dei Sistemi Dolomiti UNESCO. Per questo motivo risulta molto difficile avere un quadro di dati specifici per il WH Property, fatti salvi alcuni Parchi (in particolare il Parco Naturale Dolomiti Friulane, il Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo, il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi) cui viene demandata la gestione dell’attività venatoria.
Generalmente i tecnici delle Pubbliche Amministrazioni cui è assegnato il compito di gestione della fauna, sono coadiuvati da personale forestale e dalle associazioni venatorie che contribuiscono a monitorare annualmente le diverse specie, sulla cui base vengono successivamente redatti i Piani Faunistico Venatori.
Secondo le stime della Fondazione Dolomiti UNESCO, il numero di cacciatori afferenti al WH Property è relativamente basso (si stima 3.500-4.500) in relazione all’estensione della regione dolomitica (7.265 km², 136 Comuni, 310.000 abitanti).
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A livello nazionale, la Legge n.157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” ha introdotto esplicitamente il concetto della pianificazione nella normativa inerente la conservazione e l’utilizzo della fauna selvatica, dando più precisamente compito alle province, entro il coordinamento delle regioni, di elaborare Piani Faunistico-Venatori da aggiornare ogni cinque anni.
Sulla base dei criteri dettati dall’art. 10 della Legge 157/92 “le regioni attuano la pianificazione faunistico-venatoria mediante il coordinamento dei piani provinciali (…) secondo criteri dei quali l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ad oggi ISPRA) garantisce la omogeneità e la congruenza a norma del comma 11, nonchè con l'esercizio di poteri sostitutivi nel caso di mancato adempimento da parte delle province dopo dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. (…) Il piano faunistico-venatorio regionale determina i criteri per la individuazione dei territori da destinare alla costituzione di aziende faunistico-venatorie, di aziende agri-turistico-venatorie e di centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale”.
Inoltre, ai sensi dell’art. 10 comma 16 della stessa legge “le regioni, in via eccezionale, ed in vista di particolari necessità ambientali, possono disporre la costituzione coattiva di oasi di protezione e di zone di ripopolamento e cattura, nonchè l'attuazione dei piani di miglioramento ambientale ...”.
I Piani Faunistico Venatori assumono carattere non tanto di sistema di regole statiche ma di processo continuo e dinamico di natura sia conoscitiva che gestionale in cui, partendo da dati aggiornati e monitorati sulla situazione attuale, sia possibile definire obiettivi realistici, interventi sostenibili, metodi di monitoraggio efficaci e funzionali.
Gli obiettivi generali di un Piano Faunistico Venatorio possono essere così sintetizzati:
maggiore conoscenza del territorio, degli ambienti e delle componenti faunistiche ed ambientali;
sostenibilità delle gestioni faunistico-venatorie;
maggiore equità nella distribuzione della pressione venatoria;
maggiore responsabilizzazione del mondo venatorio nei confronti del mondo agricolo.
Per poter esercitare la caccia è necessario conseguire una licenza, che viene rilasciata solo dopo il superamento di un esame teorico–pratico che richiede specifiche conoscenze circa la zona faunistica delle Alpi e che viene sostenuto di fronte ad un’apposita commissione (solitamente formata da pubblici ufficiali, esperti in materia di caccia, ed esperti in zoologia applicata alla fauna selvatica).
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Il calendario di caccia ed le modalità di caccia sono molto differenziate sia a seconda dei territori che a in relazione alle specie e alle tipologie di fauna selvatica (ungulati, galliformi alpini, lagomorfi) e sono ridefiniti annualmente. Gli ungulati sono cacciabili solo in determinati periodi e sono soggetti a caccia di selezione. La caccia ai galliformi alpini (Lagopus mutus helveticus, Tetrao tetrix, Alectoris graeca saxatilis) avviene secondo il modello “caccia vagante in Zona Alpi”, in periodi limitati. Per altre specie cacciabili non è previsto un piano di prelievo, ma vi sono specifiche limitazioni, definite dai Piani Faunistici e/o dai rispettivi Comitati faunistici.
Nelle tabelle che seguono sono rappresentati in modo schematico i calendari di caccia dei territori dolomitici:
Regione FVG
Prov. BL
Prov. TN
Prov. BZ
Regione FVG
Prov. BL
Prov. TN
Prov. BZ
Regione FVG
Prov. BL
Prov. TN
Prov. BZ
Regione FVG
Prov. BL
Prov. TN
Prov. BZ
Regione FVG
Prov. BL
Prov. TN
Prov. BZ
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Gallo forcello/fagiano di monte mag giu lug ago set ott nov dic gen
Regione FVG
Prov. BL
Prov. TN
Prov. BZ
Per quanto riguarda il territorio Veneto, la norma vigente in materia di tutela della fauna e di disciplina dell’attività venatoria è la L.R 50/1993 Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatori che disciplina sia la redazione del Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR) che dei Piani Faunistico Venatori Provinciali.
In particolare il PFVR, corredato da idonea cartografia, attua la pianificazione faunisticovenatoria mediante il coordinamento nonchè, ove necessario, l'adeguamento ai fini della tutela degli interessi ambientali e di ogni altro interesse regionale, dei piani provinciali (…) e determina i criteri per l'individuazione dei territori da destinare alla costituzione di aziende faunistico-venatorie e di aziende agri-turistico-venatorie e di centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale nel rispetto dei commi 2 e 3 dell'articolo 16 della legge n. 157/1992”.
Il Piano faunistico venatorio regionale, approvato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale, ha validità di cinque anni, come previsto dall'art. 8 della LR 50/1993.
Il PFVR 2007/2012 è stato approvato con DGR 2463/2009 con validità quinquennale. Con LR 1/2014 tale validità è stata rideterminata al 10/02/2016. Attualmente è in corso di predisposizione la nuova proposta di Piano Faunistico Venatori Regionale.
Il PFVR, prendendo atto delle delimitazioni effettuate nei Piani Provinciali, individua gli istituti per i quali è prevista la gestione faunistico-venatoria e quelli in cui l’attività venatoria è preclusa, in particolare:
- Istituti dedicati alla gestione venatoria:
o Gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) destinati ad una gestione programmata pubblica della caccia)
o Le Aziende faunistico-venatorie (AFV) e agro-turistico-venatorie destinate ad una gestione privatistica della ciaccia
- Aree precluse all’attività venatoria:
o Oasi di protezione (Oasi)
• Il Piano Faunistico Regionale
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o Zone di ripopolamento e cattura (ZRC)
o Parchi e Riserve Naturali
o Rete Natura 2000
o Valichi montani e demani forestali
Il PFVR suddivide il territorio regionale in due macrozone faunistiche: la Zona faunistica delle Alpi (ZA) e il territorio non compreso nella zona faunistica delle Alpi
Il primo Piano Provinciale Faunistico Venatorio (PPFV) di Belluno risale al 1995, attualmente è vigente l’Aggiornamento 2009/2014. La Provincia di Belluno ricade interamente in Zona faunistica alpina, suddivisa in 67 Comprensori Alpini (CA), ognuno dei quali corrisponde generalmente al confine amministrativo dei singoli Comuni della Provincia.
Secondo il PPFV di Belluno la suddivisione del territorio cacciabile su base essenzialmente comunale rispecchia una consolidata tradizione culturale, agevolando anche la fruizione sociale dell'attività venatoria. Mantenendo un forte legame del cacciatore con il suo territorio, ne incoraggia la partecipazione alle attività di monitoraggio e della gestione in genere.
Ciascun Comprensorio Alpino è costituito in Riserva Alpina di Caccia (RAC)1, quale struttura associativa privata cui sono affidati compiti di gestione programmata dell'attività venatoria in regime di concessione e che trova il suo riferimento giuridico in conformità a quanto previsto dall’art. 1 del regolamento provinciale per la disciplina della caccia. La determinazione dell’indice di densità venatoria di ciascun CA, dipende dalla disponibilità di territorio complessivo utile alla caccia del CA, corretto per i principali parametri ambientali, opportunamente indicizzati, che ne influenzano la ricchezza faunistica potenziale.
Il PPFV di Belluno individua anche le aree che vengono sottratte alle caccia e che sono inquadrabili principalmente nelle seguenti categorie:
- i Parchi Nazionali e Regionali;
- i Demani statali e regionali;
- le Oasi di Rifugio, Riproduzione e Sosta (ORRS).
Secondo il PPFV, l’estensione di molte di queste aree protette è sufficientemente ampia da permettere l’instaurarsi di elevate densità di popolazione, ma non è mai (neppure nel caso del Parco Nazionale Dolomiti Bellunese) sufficientemente estesa e/o definita da
• Il Piano Provinciale Faunistico Venatorio
1 Tale suddivisione, meramente socio-culturale e amministrativa, è troppo frammentata per poter corrispondere ad una suddivisione biologica in sottounità di popolazione rispondenti alle caratteristiche ambientali del territorio e alle esigenze ecologiche delle diverse specie oggetto di caccia; pertanto in maniera differenziata per ciascuna specie secondo le sue esigenze ecologiche e le caratteristiche ambientali del territorio, sono state definite anche unità di gestione più ampie, costituite da gruppi di CA, che divengono l’unità spaziale di riferimento per la determinazione degli obiettivi gestionali e per il coordinamento delle attività di monitoraggio e di determinazione del prelievo sostenibile.
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barriere naturali da consentire a queste popolazioni essere indipendenti dalle aree esterne limitrofe, con cui si mantengono rapporti source-sink e spostamenti stagionali attraverso i confini. Il Piano rileva come politiche gestionali condotte con obiettivi diversi in aree separate amministrativamente ma unite ecologicamente possano portare a gravi squilibri nelle densità locali delle popolazioni, e risultare poco efficaci o anche vanificarsi vicendevolmente. Il PPFV raccomanda quindi che gli obiettivi, le modalità di intervento e il monitoraggio delle popolazioni condivise con Amministrazioni diverse siano per quanto possibile definiti e condotti in maniera concertata e coordinata.
In riferimento ai Sistemi Dolomiti UNESCO presenti in Provincia di Belluno, il Piano Faunistico Venatorio individua i seguenti istituti:
- Aree sottratte alla caccia
o La Rete Natura 2000
o I Parchi Naturali
o le Oasi di Rifugio, Riproduzione e Sosta:
Oasi di Costa Ciaurina (Comune di Vodo di Cadore)
o Demani statali e regionali:
Demanio Regionale Cima di Pepe (Taibon Agordino)
Demani Forestali del PNDB
Demanio Statale Somadida (Comune di Auronzo di Cadore)
- Istituti dedicati alla gestione venatoria
o Riserve di Caccia (Agordo, Alleghe, Auronzo di Cadore, Belluno, Borca di Cadore, Calalzo di Cadore, Canale d'Agordo, Cencenighe Agordino, Cesiomaggiore, Comelico Superiore, Cortina d'Ampezzo, Domegge di Cadore, Falcade, Feltre, Forno di Zoldo, La Valle Agordina, Livinallongo del Col di Lana, Longarone, Lorenzago di Cadore, Lozzo di Cadore, Pedavena, Pieve di Cadore, Ponte nelle Alpi, Rocca Pietore, San Gregorio nelle Alpi, San Vito di Cadore, Sedico, Selva di Cadore, Sospirolo, Sovramonte, Taibon Agordino, Vallada Agordina, Valle di Cadore, Zoldo Alto, Zoppè e Vodo di Cadore)
o Azienda Faunistico Venatoria del Monte Pelsa: insiste sul comprensorio del Monte Civetta nel territorio dei comuni di Taibon Agordino eAlleghe. Riserva privata di caccia di antica origine (R.D. n° 1016/39), ha una superficie di 1.226 ettari, di cui 345 costituiti da oasi, in una fascia altitudinale compresa tra i 1.400 e 2.300 m, con un paesaggio caratterizzato soprattutto da ambienti aperti. Vi sono presenti le specie della tipica fauna alpina. Annualmente sulla scorta di censimenti vengono stilati dall'Amministrazione provinciale i piani di abbattimento
• I Sistemi Dolomiti Bellunesi
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Va precisato che, in linea generale, la proposta di Piano Faunistico Venatorio 2014-2019 della Regione Veneto sancisce che, ai sensi dell'art. 3 della L.R. 23 aprile 2013 n. 6 art., nei territorio dei Parchi e delle Riserve Regionali è precluso all'esercizio venatorio
Al termine della stagione venatoria, le caratteristiche biometriche e di età dei capi prelevati, in particolare ungulati e galliformi alpini, vengono valutate e registrate in apposito database. Annualmente le stime di popolazione ed i piani di prelievo delle specie cacciabili, gestite con un piano di abbattimento numerico, vengono pubblicate come allegati al calendario venatorio provinciale. La gestione faunistico-venatoria degli ungulati avviene seguendo le indicazioni contenute nel Documento tecnico “Linee guida per la gestione degli ungulati Cervidi e Bovidi” n° 91/2013, redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.). Il prelievo avviene in caccia di selezione, con piani di prelievo numerico suddivisi in classi di sesso ed età, da cacciatori abilitati al prelievo selettivo come esperti selezionatori con l’obbligo di accompagnamento da parte di un esperto se non in possesso di tale requisito. La gestione faunistico-venatoria dei galliformi alpini avviene seguendo le prescrizioni previste dalla regolamentazione specifica in materia di Rete Natura 2000.
I dati vengono raccolti sulla base delle attività di censimento e monitoraggio delle specie faunistiche, in particolare quelle di interesse venatorio ed alieutico, effettuati dalla Provincia mediante il Corpo di Polizia Provinciale, con la collaborazione dei cacciatori e dei pescatori, ed il coordinamento tecnico dell’Ufficio Faunistico.
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Regione Friuli Venezia Giulia | 2018 Report sulla Gestione Venatoria nelle Dolomiti UNESCO
2. Piano Provinciale Faunistico Venatorio 2009-2014. Zonizzazione del territorio provinciale con sovrapposizione dei perimetri Dolomiti UNESCO (tratteggio giallo Area Core, tratteggio verde Area
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In riferimento ai singoli Sistemi Dolomiti UNESCO presenti in Provincia di Belluno, il rapporto con il Piano Faunistico Venatorio risulta il seguente:
Sistema 1 – Pelmo Croda da Lago
Il PPFV individua:
- la Rete Natura 2000 che copre quasi tutto il sistema
- Oasi di Costa Ciaurina (Comune di Vodo di Cadore)
Sistema 2 – Marmolada
Il PPFV individua:
- la Rete Natura 2000 che copre quasi tutto il sistema (parte bellunese)
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Sistema 3 – Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine
Il PPFV individua:
- Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
- la Rete Natura 2000
- Azienda Faunistico Venatoria Monte Pelsa
- Oasi Azienda Faunistico Venatoria Monte Pelsa
- Demanio Regionale Cima di Pepe (Taibon Agordino)
- Alcuni Demani Forestali all’interno del PNDB
Sistema 4 – Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
Il PPFV individua:
- la Rete Natura 2000
- Demanio Regionale Monte Duranno (Comune di Perarolo di Cadore)
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Sistema 5 – Dolomiti Settentrionali
Il PPFV individua:
- Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo
- la Rete Natura 2000
- Demanio Statale Somadida (Comune di Auronzo di Cadore)
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La principale norma regionale in materia di tutela della fauna e di disciplina dell’attività venatoria è la L.R 06/2008 Disposizioni per la programmazione faunistica e per l’esercizio dell’attività venatoria che individua nel Piano faunistico regionale (PFR) lo strumento di programmazione generale per realizzare gli obiettivi di:
- tutela, conservazione, riproduzione e miglioramento della fauna selvatica e della biodiversità
- gestione del patrimonio faunistico e del prelievo venatorio nel rispetto del principio della pari dignità di ogni forma di esercizio venatorio e nel rispetto delle culture, della storia, degli usi , delle tradizioni e dei costumi.
Il Piano effettua una ricognizione dello stato della fauna selvatica regionale ed individua per ogni specie trattata interventi e misure gestionali volte al miglioramento dello stato faunistico ed ambientale complessivo.
In relazione allo status delle specie di fauna censite e monitorate ed in base all’interesse delle stesse sotto il profilo venatorio il PFR definisce:
- Gli obiettivi numerici da raggiungere ed il conseguente prelievo venatorio potenzialmente sostenibile, per quanto riguarda le specie ritenute di maggiore interesse sotto il profilo venatorio.
- Programmi specifici di conservazione per le specie di fauna in difficoltà.
Il PFR individua gli istituti per i quali è prevista la gestione faunistico-venatoria e quelli in cui l’attività venatoria è preclusa, in particolare:
- Istituti dedicati alla gestione venatoria:
o Distretti venatori e riserve di caccia (gestione programmata pubblica della caccia)
o Aziende venatorie e zone cinofile destinate a gestione privata
- Aree precluse all’attività venatoria:
o Oasi di protezione
o Zone di ripopolamento e cattura
o Centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica
o Zone di rifugio delle Riserve di caccia
o Parchi e Riserve Naturali
o Rete Natura 2000
o Demani forestali ed in generale patrimonio indisponibile
o Valichi montani
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I Distretti venatori sono unità territoriali omogenee dal punto di vista ambientale e di vocazione faunistica, di usi e consuetudini locali. Secondo quanto definito dal PFR i
Distretti hanno una dimensione territoriale adeguata a perseguire gli obiettivi di pianificazione faunistica e venatoria realistica e sostenibile ed allo stesso tempo recepiscono tradizioni socio-culturali .
Nel territorio del FVG i Distretti sono suddivisi in due macro ambiti: la Zona faunistica delle Alpi sulla base della zona biogeografia alpina e la parte restante della regione, considerata Zona faunistica di pianura.
Complessivamente sono individuati 15 Distretti venatori, suddivisi al loro interno in unità territoriali denominate Riserve di caccia definite di norma sulla base dei limiti amministrativi comunali.
Dal punto di vista degli istituti dedicati alla gestione venatoria, il Sistema Unesco n. 4 Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave, è ricompreso all’interno di due Distretti venatori (il D02 Carnia e il D04 Prealpi carniche) e in 10 Riserve di caccia così articolate:
Distretto Venatorio Riserva di caccia
R02 Ampezzo
R09 FornidiSopra
D02 Carnia
D04 Prealpicarniche
R10 FornidiSotto
R20 Socchieve
R01 Andreis
R03 Cimolais
R04 Claut
R06 ErtoeCasso
R07 Frisanco
R08 Tramonti
All’interno del perimetro Dolomiti UNESCO è inoltre ricompresa una Azienda Faunistico Venatoria denominata Il Folletto afferente al Distretto venatorio della Carnia. Le Aziende faunistico-venatorie sono istituite, senza fini di lucro, per finalità di miglioramento ambientale e faunistico a favore di uno o più proprietari che conferiscono i loro terreni al fine di goderne l’utilizzo a scopo venatorio.
Per quanto riguarda invece le aree precluse all’attività venatoria, il PFV individua all’interno dello stesso Sistema quali aree precluse ai sensi della L 157/92 i Parco Naturale delle Dolomiti Friulane
• Il Sistema Dolomitico Friulano
• Aree protette
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3. Legenda della Tav. 0 Istituti di gestione faunistico-venatoria del Piano Faunistico Regionale
Area Tampone
Area Core
Figura 4. Estratto Tav. 0 Istituti di gestione faunistico-venatoria del Piano Faunistico Regionale con sovrapposizione dei perimetri Dolomiti UNESCO (tratteggio giallo Area Nucleo, tratteggio verde Area Tampone)
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La principale norma provinciale in materia di tutela della fauna e di disciplina dell’attività venatoria è la L.P. 24/1991 Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia che individua nel Piano Faunistico Provinciale (PFP) lo strumento di programmazione e pianificazione per il perseguimento dei seguenti obiettivi:
- Tutela, conservazione e miglioramento della fauna
- Individuazione degli areali delle singole specie selvatiche
- Rilievo dello stato faunistico e vegetazionale esistente
- Verifica delle dinamiche delle popolazioni faunistiche
- Individuazione degli interventi e delle misure volte al miglioramento della fauna, al fine di realizzare l’equilibrio con l’ambiente, anche attraverso ripopolamenti e prelievi nelle popolazioni medesime e specifiche articolazioni del territorio
Il primo PFP Trentino è stato adottato nel 2003; la revisione del Piano, attualmente in vigore, è stata adottata con D.G.P. n. 3104 del 30 dicembre 2010.
Il paragrafo 2.3 Obiettivi specifici e durata del Piano specifica che il Piano si configura come “piano di conservazione” in cui il termine conservazione va inteso come comprensivo sia della tutela che dell’utilizzo della risorsa faunistica. La conservazione viene cioè intesa come una disciplina “attiva” (nella quale pianificare ricerche, abbattimenti, reintroduzioni, …) che si pone l’obiettivo prioritario di mantenere l’equilibrio della zoocenosi limitando l’utilizzo diretto ai soli casi in cui non sia in contrasto con il mantenimento delle popolazioni nel lungo periodo.
Il PFP individua gli istituti per i quali è prevista la gestione faunistico-venatoria e quelli in cui l’attività venatoria è preclusa, in particolare:
- Istituti dedicati alla gestione venatoria:
o Le Riserve di caccia di diritto dedicate all’esercizio venatorio (gestione da parte ACT -Ente gestore della caccia)
o I Distretti faunistici in cui viene esercitata la gestione venatoria di Capriolo e Cervo negli ambiti territoriali omogenei (gestione da parte della Provincia con delega ad ACT - Ente gestore della caccia)
o Le Aree Faunistiche dedicate alla gestione venatoria della popolazione di Camoscio (gestione da parte della Provincia con delega ad ACT - Ente gestore della caccia)
o Le Aziende Faunistico-Venatorie in cui l’esercizio venatorio è gestito dai soggetti privati titolari dell’azienda
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- Istituti di tutela a fini faunistici:
o Aree “Natura 2000”
o Parchi Nazionali (Parco Nazionale dello Stelvio)
o Parchi e Riserve Naturali provinciali e Riserve locali (comunali)
o Aree di protezione fluviale
o Rete di riserve: aree presenti fuori parco che presentano, per valori naturali,scientifici, storico-culturali e paesaggistici di particolare interesse, o per le interconnessioni funzionali tra essi, si prestano a una gestione unitaria, con preminente riguardo alle esigenze di valorizzazione e di riqualificazione degli ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse, nonché allo sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili con le esigenze di conservazione
o Foreste demaniali provinciali
o Oasi di protezione
o Zone di ripopolamento e cattura
o Zone di gestione speciale e valichi montani
Dal punto di vista degli istituti dedicati alla gestione venatoria, i Sistemi Dolomiti Unesco nel territorio Trentino sono ricompresi all’interno di 6 Aree Faunistiche, 6 Distretti faunistici, 26 Riserve di Caccia e 1 Azienda Faunistico Venatoria articolati come segue:
SISTEMA RISERVE CACCIA
Canazei
SISTEMA 2
Pozza di Fassa
Soraga
Primiero - Fiera - Tonadico - Siror -
Sagron Mis
SISTEMA 3
Transacqua
Mezzano
Imer
Campitello di Fassa
Mazzin
Pera di Fassa
SISTEMA 7
SISTEMA 9
Vigo di Fassa
Moena
Predazzo
Bleggio Inferiore
Dorsino
Molveno
Ragoli
S.Lorenzo in Banale
Seo - Sclemo
• I Sistemi Dolomitici Trentini
DISTRETTO AREA FAUNISTICA
Fassa
Sinistra Fassa
Primiero Pale di San Martino
Primiero Vette Feltrine
Fassa Destra Fassa
Fiemme Latemar
Giudicarie Brenta
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Stenico I Parte
Stenico II Parte Vallagola
Alpe Flavona
Campodenno
Cavedago
Spormaggiore
Sporminore
Val di Non Destra Brenta
SISTEMA AZIENDA FAUNISTICO VENATORIA DISTRETTO AREA FAUNISTICA
SISTEMA 9 Regole Spinale Manez
Rendena Brenta
Per quanto riguarda gli istituti di tutela a fini faunistici, il PFP individua:
- I Parchi Naturali (Adamello Brenta, Paneveggio Pale di San Martino)
- Le Foreste Demaniali così distribuite:
SISTEMA FORESTE DEMANIALI/RISERVE DISTRETTO AREA FAUNISTICA
SISTEMA 3
Demanio Paneveggio
Demanio San Martino
Primiero Pale di San Martino
Primiero Pale di San Martino
SISTEMA 9 Regole Spinale Manez Rendena Brenta
In merito alla Rete Natura 2000 il PFV indica quali specifici strumenti pianificatori e/o operativi:
- le Misure di conservazione approvate dalla Giunta provinciale (comma 1, art. 38 LP 11/07).
- Misure di conservazione generali predisposte dalla struttura provinciale competente in materia di conservazione della natura (comma 2 art. 38 LP 11/07).
- Misure di conservazione specifiche (predisposte dalla Struttura provinciale competente in materia di conservazione della natura, dagli Enti parco per le zone interne ai parchi, dai Comuni o Comunità per la rete di riserve) (comma 3 art. 38 LP 11/07).
- LP 24 del 1991 -Norme di protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia (comma 1, art. 36 LP 11/07).
Gli obiettivi peculiari di ordine faunistico sono la Conservazione degli uccelli selvatici (Direttiva 79/409/CEE) e conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della tutela della flora e della fauna selvatiche (Direttiva 92/43/CEE)
In merito ai Parchi Naturali il PFV indica quale specifico strumento pianificatorio e/o operativo il Piano del Parco (comma 1, art. 43 LP 11/07).
• Aree Protette
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Provinciale - Rete Natura 2000 con sovrapposizione dei perimetri Dolomiti UNESCO (tratteggio giallo Area Core, tratteggio verde Area Tampone)
perimetri Dolomiti UNESCO (tratteggio giallo Area Core, tratteggio verde Area Tampone)
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La principale norma provinciale in materia di tutela della fauna e di disciplina dell’attività venatoria è la L.P. 14/1987 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia” e successive modifiche e integrazioni. La finalità della Legge è quella di provvedere, nell’interesse della collettività, alla protezione, alla conservazione ed al miglioramento, in modo naturale ed equilibrato, della fauna selvatica, nonchè alla protezione delle colture agricole e forestali da danni provocati dalla fauna selvatica e dall’ esercizio della caccia e al rispettivo indennizzo.
La norma individua nei Piani di Abbattimento (Art. 27 L.P. 14/1987) lo strumento di programmazione generale per favorire lo sviluppo e la conservazione di una buona fauna selvatica in equilibrio con la superficie e con le risorse foraggere del comprensorio e perseguire un’armonica proporzione numerica fra i sessi.
Per la stesura dei piani viene effettuata una ricognizione dello stato della fauna selvatica attraverso censimenti specifici per alcune specie (Cervo, Coturnice, Gallo forcello e Pernice bianca). Questi avvengono per il cervo nelle singole riserve di diritto e per i galliformi su aree campione rappresentative, i cui dati vengono poi estrapolati per la redazione dei piani di prelievo delle singole riserve. Il sistema venatorio altoatesino è infatti di tipo “riservistico” in cui il prelievo venatorio è effettuato dai soci della riserva. A livello provinciale sono istituite le seguenti riserve:
- 145 riserve di diritto i cui confini corrispondono quasi sempre ai confini comunali
51 riserve private, in genere di piccole dimensioni.
La ratio del sistema riservistico è quella di consentire ad ogni cittadino la possibilità di esercitare la caccia nel comune di residenza, indipendentemente dal possesso fondiario.
La legge introduce le Oasi di protezione (art. 9 L.P. 14/1987) quali aree nelle quali è vietato l’esercizio della caccia e che comprendono i Demani affidati alla Azienda provinciale foreste e demanio.
L’esercizio della Caccia non è invece vietato all’interno delle aree Parco ma esistono delle limitazioni specifiche nel caso di Rete Natura 2000. In particolare, ai sensi della L.P. 14/1987 art. 9 bis in queste aree vige il divieto di caccia all’avifauna migratoria e negli ultimi anni è stata sospesa la caccia alla Pernice bianca.
Per quanto riguarda gli ungulati, i Sistemi Dolomiti UNESCO che afferiscono al territorio della Provincia di Bolzano ricomprendono complessivamente 21 Riserve di diritto e 10
Riserve private così articolate:
SISTEMA RISERVE
RISERVE DI DIRITTO
Valdaora Braies
Dobbiaco
Sesto
San Candido
SISTEMA 5
SISTEMA 6
Marebbe
La Valle
Badia
RISERVE PRIVATE
Gufidaun
Grünwald
Vigilfeld
RISERVE DI DIRITTO
Corvara
Funes
S.Cristina Val Gardena
Ortisei
Selva Gardena
St. Martin in Thurn
Longiarù
RISERVE PRIVATE
Cuncan
Mundevilla
RISERVE DI DIRITTO
Castelrotto
Nova Ponente
Nova Levante
Tires
SISTEMA 7
Fiè
RISERVE PRIVATE
Salegg
Völsegg
Völseggerschwaige
Bewall
Reiterealpe
RISERVE DI DIRITTO
SISTEMA 8
Aldino
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Le aree UNESCO non corrispondono integralmente con i confini delle riserve di diritto che sono sensibilmente più grandi, ma sono sempre incluse nelle stesse. Unica eccezione è rappresentata da qualche riserva privata che può cadere integralmente in un perimetro UNESCO.
L’esercizio della Caccia non è vietato all’interno delle aree Parco ma esistono delle limitazioni specifiche nel caso di Rete Natura 2000. In particolare, ai sensi della L.P. 14/1987 art. 9 bis in queste aree vige il divieto di caccia all’avifauna migratoria e negli ultimi anni è stata sospesa la caccia alla Pernice bianca.
Nella figura vengono indicati i confini del Bene UNESCO e i confini comunali e delle riserve di diritto o private.
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I Distretti di caccia toccati dai Sistemi Dolomiti UNESCO sono 5: Alta Pusteria, Brunico, Bressanone, Bolzano e Bassa Atesina.
In riferimento ai galliformi, il territorio viene suddiviso in unità gestionali ove vengono effettuati i censimenti per la pianificazione dei prelievi. Le aree altoatesine interessate dai Beni UNESCO ricadono esclusivamente nelle unità gestionali Dolomiti meridionali, Dolomiti centrali e Dolomiti settentrionali.
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Le attività di gestione venatoria svolte dai Parchi sono state analizzate con la collaborazione degli Enti Parco e degli Uffici Provinciali competenti in materia.
La raccolta delle informazioni si è basata su una scheda ricognitiva che aveva come un duplice obiettivo:
- da un lato quello di inquadrare le specifiche competenze in capo a Parchi e/o Uffici Provinciali, le principali attività di censimento, monitoraggio e divulgazione dei dati, i soggetti – anche di carattere privato – che collaborano con gli Enti competenti al fine di effettuare monitoraggi o progetti specifici;
- dall’altro quello di restituire il quadro del censimento e dello stato di conservazione di alcune specie ombrello (Camoscio, Stambecco, Capriolo, Cervo, Cinghiale, Lepre bianca, Gallo Cedrone, Gallo Forcello, Pernice Bianca).
Hanno collaborato alla redazione delle schede i seguenti uffici:
- Ufficio Divulgazione e Ricerca del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
- Ufficio Direzione del Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo
- Servizio Cacca e Pesca – Ufficio Faunistico della Provincia di Belluno
- Ufficio Tecnico Ambientale del Parco Naturale Dolomiti Friulane
- Settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco Naturale Adamello Brenta
- Settore Ricerca Scientifica e Conservazione del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino
- Servizio Foreste e Fauna - Ufficio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento
- Ufficio Parchi Naturali, Caccia e Pesca della Provincia Autonoma di Bolzano
Di seguito si riportano le principali informazioni desunte dalle schede ricognitive e una sintesi aggregata dei dati raccolti.
2.3.1 Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
All’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi la caccia è vietata dalla Legge Quadro sulle aree protette n. 394/1991 che vieta l’esercizio della caccia in tutti i Parchi Nazionali.
Le attività svolte dall’Ente Parco sono disciplinate dall’art. 1 della L. 394/91 e nello specifico: conservazione specie animali e vegetali, associazioni vegetali o forestali, singolarità geologiche, formazioni paleontologiche, comunità biologiche, biotopi, valori scenici e panoramici, processi naturali, equilibri idraulici e idrogeologici, equilibri biologici.
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Per il PNDB, il riferimento specifico in merito all’attività venatoria è il Regolamento, Capo III – Tutela delle specie animali, art. 9 Disciplina generale, come di seguito riportato:
CAPO II - TUTELA DELLE SPECIE ANIMALI
Art. 9 Disciplina generale
1. È vietata la cattura, l’uccisione, il danneggiamento e il disturbo delle specie animali, ivi compresa la cosiddetta fauna minore e la fauna ittica. Non è, quindi, consentita la cattura e raccolta anche di rettili, anfibi, crostacei, insetti, chiocciole. È fatto salvo quant’altro disposto nel presente Capo. Nei riguardi dell’introduzione di specie estranee e di animali domestici si applicano, rispettivamente, l’Art. 13 e l’Art. 26.
2. Resta fermo il divieto assoluto di esercitare l’attività venatoria e di pesca.
3. Non è consentito trasportare attraverso il territorio del Parco qualsiasi specie faunistica autoctona abbattuta al di fuori del territorio del Parco nell’esercizio dell’attività venatoria o di pesca, fatti salvi gli attraversamenti del Parco che avvengano lungo la strada regionale della Val Cordevole (S.R. 203) e di Croce d’Aune (S.P. 473), nonché quanto previsto all’Art. 27. (…)
Il monitoraggio delle specie avviene attraverso le seguenti modalità:
- Camosci: attraverso conteggio a vista su aree parcellizzate (block count).
- Caprioli e Cervi: attraverso percorsi campione
- Lepre Bianca: con fotograppolaggio
- Gallo Cedrone: indici chilometrici in abbondanza su percorsi campione
- Gallo Forcello: censimento primaverile sulle aree di canto, censimento estivo con cani da ferma
- Pernice Bianca: censimento al canto su percorsi campione
I cacciatori sono coinvolti nelle attività di censimento di Ungulati e Tetraonidi.
2.3.2 Parco Naturale Dolomiti d'Ampezzo
Al Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo è affidata la competenza specifica di censimento faunistico, controllo del bracconaggio, abbattimento sanitario-selettivo solo del camoscio. Svolge inoltre attività silvo-pastorali e di protezione e controllo territoriali.
In merito alla gestione faunisto-venatoria, il riferimento è l'art 13 del Regolamento del Piano Ambientale:
1. Il territorio del Parco è compreso nelle aree di protezione faunistica di cui al 3 comma dell'articolo 8 della legge regionale 9 dicembre 1993, n.50 e al 3 comma dell'articolo 10 della legge 11 febbraio 1992, n. 157.
2. (Abbattimenti per motivi sanitari) Ai sensi dell'articolo 22, comma 6, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, all'interno del Parco è consentito l'abbattimento di capi di fauna selvatica per motivi sanitari, nel caso in cui si manifesti il rischio di degenerazione epidemica di malattie. Gli abbattimenti sanitari considerati urgenti vengono deliberati
• Competenze del Parco
• Censimenti faunistici
• Competenze del Parco
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dalla Giunta Regoliera su segnalazione del personale del Parco; essi vengono eseguiti direttamente dai guardaparco, in qualsiasi periodo dell'anno, e vengono certificati da un veterinario a ciò abilitato. Gli abbattimenti sanitari a carico del camoscio e che non siano considerati urgenti vengono eseguiti negli stessi periodi e secondo la medesima normativa prevista dal successivo 3 comma per gli abbattimenti selettivi.
3. (Abbattimenti selettivi) Come previsto dallo articolo 9, comma 8, della legge regionale 22 marzo 1990, n. 21 nonché dall'articolo 22, comma 6, della legge quadro sui parchi n. 394/1991, è consentito l'abbattimento selettivo del camoscio ai fini del riequilibrio delle popolazioni. Il prelievo selettivo del camoscio deve essere eseguito sulla base di un censimento organizzato per branchi, per sesso e per classi di età, aggiornato annualmente dai guardaparco. Il prelievo sarà compiuto nel rispetto dei seguenti principi:
a. il periodo in cui sono consentiti gli abbattimenti selettivi viene annualmente dalla Giunta Regoliera su indicazione del Direttore del Parco, e può essere compreso fra l'ultima settimana i agosteo la prima settimana di dicembre;
b. se nello stesso periodo dovessero verificarsi copiose nevicate, le operazioni di selezione vengono sospese per almeno tre giorni ;
c. Per le operazioni di abbattimento selettivo l'ente Parco può avvalersi della collaborazione della Riserva di Caccia di Cortina, identificabile con il Comprensorio Alpino di cui all'articolo 24 della Legge 9 dicembre 1993, n. 5.
Le operazioni di abbattimento selettivo possono solo essere effettuate direttamente dal personale del Parco, oppure da persone debitamente abilitate all'esercizio dell'attività venatoria, residenti a Cortina ed appartenenti alla locale Riserva di Caccia, ma sempre solo se accompagnate da personale specializzato del Parco, di cui devono seguire scrupolosamente le indicazioni.
d. la Direzione del Parco ha facoltà di esçludere dall'elenco dei residenti abilitati all'esercizio della selezione faunisti dell'accompagnatore ed i regolamenti del Parco, nonché i regolamenti venatori vigenti al di fuori dell'area protetta. All'interno dell'area protetta il giorno di silenzio per le attività di regolazione faunistica è la domenica.
4. (Cattura) Sono consentite la cattura e la cessione di capi di camoscio eseguite con finalità di ripopolamento di altre aree protette.' La cattura può essere compiuta nei branchi in cui i censimenti abbiano indicato squilibri demografici per eccesso e in aree facilmente accessibili, ove sia agevole il recupero dei capi immobilizzati. L' operazione di cattura deve essere eseguita dal personale del Parco, assistito da un veterinario abilitato, il quale, prima del trasferimento, deve certificare il buono stato dell'animale. Il costo delle operazioni sarà a carico del destinatario.
(…)
10. (Aree di riserva ad evoluzione naturale) Le aree di riserva definite "ad evoluzione naturale" e riportate nella cartografia allegata, sono destinate a conservare in modo assoluto l'originario assetto naturalistico, pur se dinamico. In esse è dunque lasciato libero spazio alla evoluzione naturale, per cui vi sono vietate le operazioni di selezione faunistica.
(…)
12. (Zone di riposo biologico) I corsi d'acqua ed i laghi del Parco sono considerati zone di riposo biologico e come tali sono soggetti al divieto di pesca e di semina di specie ittiche.
(…)
I censimenti sono effettuati da guardiaparco. All'interno dell'are del parco l'attività è svolta sulle specie cacciabili mentre esternamente al parco su specie protette di interesse
• Censimenti faunistici
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europeo. Mentre l'attività all'interno dell'area del parco è svolta in maniera sistematica con raccolta di dati anche di tipo quantitativo, nelle aree esterne il censimento è svolto in modo non sistematico al fine di determinare la presenza/assenza delle specie monitorate, senza restituire informazioni di tipo quantitativo. Per ragioni di riservatezza, la divulgazione dei dati viene effettuata a fronte di richieste istituzionali motivate.
Il monitoraggio di Camosci e Stambecchi avviene attraverso censimento tardo-estivo –autunnale per branchi, per sesso e per classi di età effettuato separatamente per ogni gruppo montuoso. Caprioli, Cervi, Lepre Bianca, Gallo Cedrone, Gallo Forcello e Pernice Bianca non sono oggetto di monitoraggio da parte del Parco.
I censimenti a confine fra Parco e Riserva vengono effettuati in collaborazione con la Riserva di Caccia di Cortina. Gli abbattimenti selettivi al camoscio sono riservati ai cacciatori residenti a Cortina, accompagnati da un guardiaparco.
2.3.3 Parco Naturale Dolomiti Friulane
Nel territorio dell’area protetta, in base alla normativa vigente L.R. 42/96 e alla legge nazionale 394/91, è vietata l’attività venatoria.
L’art. 36 della Legge regionale 42/96 istitutiva dei parchi disciplina in particolare la gestione della fauna:
1.L'Organo gestore provvede alla gestione della fauna selvatica, compresa l'ittiofauna, all'interno del territorio di competenza.
2.Ai fini di cui al comma 1, sentito il Comitato tecnico-scientifico di cui all'articolo 8, è predisposto il piano pluriennale di conservazione, miglioramento e sviluppo del patrimonio faunistico.
3.La fauna selvatica non può essere oggetto di prelievo venatorio all'interno del territorio del parco e della riserva, ai sensi dell'articolo 22, comma 6, della legge 394/1991.
4.Fatta salva l'attività di pesca professionale e sportiva, nel territorio del parco o della riserva è vietata qualsiasi forma di cattura della fauna, tenuto conto di quanto previsto ai commi 5 e 6.
5.L'Organo gestore, al fine di ricomporre eventuali squilibri ecologici, può comunque autorizzare o disporre i prelievi faunistici che si rendessero necessari, avvalendosi di proprio personale ovvero dei soci, all'uopo autorizzati, delle riserve di caccia di diritto ricadenti nei Comuni compresi nel territorio dell'area protetta, ovvero ancora di persone all'uopo autorizzate sotto il diretto controllo dell'Organo medesimo.
6.Nel territorio del parco o della riserva la gestione dell'ittiofauna e l'attività della pesca sportiva sono disciplinate annualmente dall'Ente tutela pesca del Friuli Venezia Giulia, che vi provvede, in conformità al piano di cui al comma 2, di intesa con l'Organo gestore. Per le acque del demanio marittimo interno l'intesa non è richiesta.
7.Ai sensi dell'articolo 4, comma 6, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, l'Organo gestore può dotarsi di strutture per il soccorso e la detenzione temporanea finalizzata alla successiva liberazione di fauna selvatica in difficoltà.
• Competenze del Parco
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8.Al fine di salvaguardare il patrimonio biologico della fauna selvatica autoctona non possono essere costituite aziende agri-turistico-venatorie, previste dall'articolo 16 della legge 157/1992, ad una distanza dal perimetro dell'area protetta inferiore a due chilometri nelle zone classificate montane ai sensi della legge 3 dicembre 1971, n. 1102, e a tre chilometri nelle rimanenti zone.
Il monitoraggio di Camosci, Stambecchi, Gallo Cedrone, Gallo Forcello, Pernice Bianca avviene con censimento su aree campione. Per il Cervo viene effettuato il censimento notturno al bramito in aree identificate. Caprioli e Lepre Bianca non sono monitorati
I cacciatori sono stati coinvolti, in particolare negli anni passati, per le attività di censimento
In materia di gestione faunistica al Parco è demandata la regolamentazione della attività venatoria attraverso il Piano di Parco e l’attività di monitoraggio e ricerca.
Nel territorio del Parco coincidente con quello delle foreste demaniali provinciali, la cattura e l'abbattimento della fauna selvatica sono ammessi solamente per attività di ricerca scientifica, per esigenze zoosanitarie e per il mantenimento dell'equilibrio ecologico, sulla base di apposito Piano faunistico.
Il riferimento all’attività venatoria è specificato nella Normativa del Parco all’art. 14 Riserve, all’art. 61 Tutela della fauna ed attività venatoria e all’Art. 62 - Fauna selvatica minore, come di seguito riportati.
Art. 14 Riserve
(…)
2.riserve integrali (….)l'esercizio della caccia è consentito solo per la selezione degli ungulati diretta al controllo delle popolazioni o per esigenze zoosanitarie
SEZIONE VI - Disposizioni in materia faunistica
Art. 61 - Tutela della fauna ed attività venatoria
1.La conservazione della fauna selvatica, effettuata anche attraverso interventi di gestione, è obiettivo primario del Parco, in particolare per quanto riguarda le specie di interesse comunitario e internazionale e quelle maggiormente rappresentative dell'ambiente.
2.La gestione faunistica nel Parco è volta a conseguire il miglior equilibrio possibile tra le componenti faunistiche e tra queste e le componenti ambientali, comprese le attività produttive ammesse. A tal fine l’Ente Parco attua ed incentiva studi e monitoraggi della fauna presente, dello stato sanitario e dei danni prodotti alle colture agricole, forestali ed alla zootecnia.
3.Al fine di una conoscenza univoca delle dinamiche delle popolazioni animali, il Parco, la Provincia e i soggetti delegati alla gestione venatoria concordano modalità omogenee di
• Censimenti
• Competenze del Parco
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effettuazione di censimenti e monitoraggi, condividendo reciprocamente le informazioni acquisite.
4.Nel Parco il prelievo venatorio è esercitato nel rispetto della normativa provinciale in materia di fauna selvatica, delle previsioni del presente piano e del piano faunistico provinciale, compatibilmente con la conservazione delle specie; al fine di garantire la corretta gestione delle competenze ambientali dell’Ente, piani e programmi di abbattimento inerenti il territorio del Parco sono trasmessi all'Ente Parco.
5.Nel territorio del Parco coincidente con quello delle foreste demaniali si applica la normativa provinciale in materia.
6.Nel restante territorio del Parco la caccia è esercitata secondo quanto stabilito dalle normative provinciali, cui si aggiungono le seguenti ulteriori restrizioni: a)divieto di caccia alla lepre variabile e alla lepre comune; b)il prelievo venatorio sul gallo forcello è comunque subordinato all’accertamento di un successo riproduttivo uguale o superiore a 2.0; c)divieto di caccia su tute le altre specie di avifauna.
7.La gestione venatoria del cervo è volta alla stabilizzazione delle consistenze a livelli commisurati alla reale capacità portante del territorio, al fine di ridurre i danni che la specie può provocare alla rinnovazione forestale e ad altre componenti faunistiche. A tal fine il Parco contribuisce al censimento della specie e alla definizione degli obiettivi gestionali per il territorio di competenza.
8.Al fine di favorire il controllo dei capi abbattuti, il Parco collabora con la Provincia e con le associazioni venatorie per l'allestimento di specifici centri di controllo.
9.In caso di accertate problematiche ambientali o sanitarie delle popolazioni animali, l'Ente Parco propone alla Provincia e ai soggetti da questa delegati idonei provvedimenti di variazione spaziale e temporale dell'attività venatoria, per l'adozione dei provvedimenti di competenza. 10. In tutto il territorio del Parco è vietato esercitare la caccia con il segugio ed effettuare azioni di foraggiamento degli ungulati, fate salve eventuali attività finalizzate alla ricerca scientifica.
Art. 62 - Fauna selvatica minore
1.L’Ente Parco, anche attraverso specifiche misure e azioni attive, persegue la conservazione, il mantenimento e il ripristino degli habitat, con particolare riguardo alle formazioni forestali, ai corsi d’acqua, alle zone umide, ai sit di riproduzione delle specie anfibie ed agli habitat di specie animali rare e localizzate.
2.In tutto il Parco è vietata la cattura di anfibi, rettili e di ogni altra specie della fauna minore, in ogni stadio di sviluppo, se non nell'ambito di attività di studio e ricerca condotte od autorizzate dall'Ente Parco.
Il monitoraggio è mirato per varie specie animali. Viene inoltre condotta attività di ricerca scientifica a carattere applicativo con produzione di pubblicazioni tecniche e scientifiche.
Il monitoraggio delle specie avviene attraverso le seguenti modalità:
Camosci: censimento estivo a cadenza triennale
Stambecco: monitoraggio della popolazione attraverso uscite mirate
Caprioli: censimento primaverile sul primo verde su aree campione (annuale)
Cervo: Censimento primaverile notturno con il faro (annuale)
• Censimenti
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Lepre Bianca: non monitorata
Gallo Cedrone e Gallo Forcello: Censimento primaverile al canto sulle arene (estensivo) e censimento estivo con cani da ferma per l’accertamento del successo riproduttivo (nel caso del Gallo Forcello quest’ultimo è svolto su aree campione).
Pernice Bianca: Censimento primaverile al canto su aree campione e censimento estivo con cani da ferma per l’accertamento del successo riproduttivo su aree campione.
La divulgazione dell’attività svolta viene effettuata attraverso i normali canali comunicativi del Parco (Sito internet, giornalino del Parco, Facebook, Twitter).
I cacciatori sono coinvolti in attività di pianificazione, monitoraggio e ricerca
2.3.5 Parco Naturale Adamello Brenta
L’Ente Parco, non si occupa di gestire e/o vigilare sull’attività venatoria. In materia di gestione venatoria la competenza è del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento con gestione delegata all’Associazione Cacciatori Trentini. Il Parco svolge attività di monitoraggio e conservazione della fauna.
Il riferimento all’attività venatoria è presente nelle Norme Tecniche del Piano del Parco, art. 27 Disciplina dell’esercizio della caccia e della pesca che si riporta di seguito: 27.1. Su tutto il territorio del Parco l’esercizio della caccia è regolamentato e riservato esclusivamente agli aventi diritto ai sensi della vigente legislazione di settore, secondo le modalità previste in dettaglio dagli strumenti di pianificazione faunistica del Parco.
27.2. Il prelievo venatorio è ammesso nel rispetto della disciplina del Piano Faunistico e dalla normativa vigente con le limitazioni per le riserve integrali A definite dall’Art. 9.8. Le attività venatorie sono riservate unicamente agli aventi diritto e limitate ai prelievi di selezione dei soli ungulati.
Il monitoraggio è svolto attraverso progetti specifici (es. “Progetto Galliformi”, “Progetto Cervo e Capriolo”, “Progetto BioMiti”, ecc.) o attraverso monitoraggio faunistico mirato e occasionale (2005-2017). In particolare il progetto di Monitoraggio Faunistico Mirato e occasionale (basato sulla ricerca di indici di presenza), a fronte di un’importante serie storica, gli anni 2017 e 2018, non possono essere considerati parte della stessa serie storica. I cacciatori non sono coinvolti.
Il monitoraggio delle specie avviene attraverso le seguenti modalità:
Camosci e Lepre Bianca: Monitorati nell’ambito del “Progetto di Monitoraggio Faunistico Mirato”, “BioMiti”
• Competenze del Parco
• Censimenti
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Stambecchi: Monitorati nell’ambito del “Progetto di Monitoraggio Faunistico Mirato” e periodicamente, attraverso monitoraggi specifici della popolazione nel Parco. La specie è presente in zone esterne all’area Dolomiti UNESCO.
Caprioli e Cervi: Monitorati nell’ambito del “Progetto di Monitoraggio Faunistico Mirato”, “Progetto Cervo e Capriolo” e “BioMiti”
Gallo Cedrone, Gallo Forcello e Pernice Bianca: Monitorati nell’ambito del “Progetto di Monitoraggio Faunistico Mirato ed Occasionale”, “Progetto Galliformi” e “BioMiti”
2.3.6 Parchi della Provincia di Bolzano
In Provincia di Bolzano la caccia è consentita nei parchi naturali e, a parte poche eccezioni, il suo esercizio non si distingue rispetto alle zone non parco. Tali eccezioni non sono dovute al vincolo come Parco naturale, ma come Sito Natura 2000 per cui valgono le limitazioni definite dall’art. 9bis della L.P. 14/1987:
divieto caccia all’avifauna migratoria
divieto di uso di bossoli con materiale plastico
divieto di uso di pallini al piombo in zone umide, a meno che non siano nichelati.
Negli ultimi anni è stata inoltre sospesa la caccia alla Pernice bianca nei siti Natura 2000. I parchi naturali dolomitici fanno integralmente parte della Rete Natura 2000, pertanto non viene prelevata la pernice bianca.
Per le specie ornitiche elencate nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE viene inoltre valutato (Art 3 della L.p. 17 luglio 1987, n. 14 e successive modifiche) se il prelievo venatorio sia compatibile con le esigenze di conservazione delle specie. Ciò vale sia per le aree Natura 2000 che per quelle esterne (è di fatto una sorta di valutazione di incidenza).
Relativamente alla fauna non è possibile distinguere nell’ambito delle riserve se un dato (censimento o abbattimento) ricada o meno nel perimetro UNESCO. I dati vengono infatti rilevati a livello di riserva, senza distinguere tra aree che sono parte del patrimonio mondiale o meno e senza georeferenziarli. Attribuire tutti gli abbattimenti di una riserva di diritto al relativo territorio UNESCO comporterebbe quindi un grande errore di sovrastima del prelievo venatorio nel Bene UNESCO considerato. A rimarcare questa considerazione va evidenziato come solo il 39% delle superfici comunali e quindi delle riserve risulta compreso nel sito UNESCO.
La gestione venatoria attuata in provincia di Bolzano prevede la stesura di piani di abbattimento per gli ungulati (cervo, camosci, capriolo) e per alcuni galliformi (Gallo forcello, di cui cacciabile solo il maschio, Coturnice e Pernice bianca). I cacciatori vengono in parte coinvolti nei censimenti
• Competenze del Parco
• Censimenti
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Per la stesura dei piani vengono redatti per alcune specie (Cervo, Coturnice, Gallo forcello e Pernice bianca) censimenti specifici. Questi avvengono per il cervo nelle singole riserve di diritto e per i galliformi su aree campione rappresentative, i cui dati vengono poi estrapolati per la redazione dei piani di prelievo delle singole riserve.
Ungulati (Cervo, capriolo, camoscio, cinghiale)
Gli ungulati sono soggetti a caccia di selezione, previa redazione di piano di abbattimento. Il cinghiale non è presenza stabile nella nostra provincia e il suo periodo di prelievo va dal 1 ottobre al 31 dicembre. E’ inoltre facoltà dei guardiacaccia il poter abbattere il cinghiale anche al di fuori dei periodi di caccia onde contenere l’espansione della specie sul territorio provinciale. In merito agli ungulati va poi evidenziato che intercorrono su tutto il territorio provinciale una media di circa 1000 incidenti l’anno per collisone degli stessi con autoveicoli. Il prelievo venatorio può avere in quest’ottica la funzione di ridurre l’incidenza di queste casistiche.
Galliformi alpini
Per i galliformi alpini la caccia è, “vagante Zona Alpi”, con piano di abbattimento per Coturnice, Pernice bianca e maschio di Gallo forcello.
Per la pianificazione dei prelievi il territorio viene suddiviso in unità gestionali ove vengono effettuati i censimenti. Per il gallo forcello, pernice bianca e coturnice i censimenti sono al canto primaverili ed estivi, con cane da ferma, per valutare il successo riproduttivo. Sulla base di questi dati viene redatta la valutazione di incidenza e qualora il prelievo considerato sostenibile, redatti i piani di prelievo (ai sensi delle direttive comunitarie “Flora-Fauna-Habitat” 92/43/CE e “Conservazione degli Uccelli selvatici” 147/2009/CE).
Va inoltre specificato che la caccia alla Pernice bianca è stata sospesa negli ultimi anni nei siti Natura 2000. Questi, in area dolomitica, coincidono con i perimetri dei parchi e dei siti UNESCO. La Pernice bianca non è pertanto di fatto soggetta a prelievo venatorio nei siti UNESCO altoatesini. La stessa cosa si ha per la Coturnice, che a fronte delle ridotte consistenze, non è più soggetta a prelievo in area dolomitica e quindi UNESCO. Inoltre nelle aree demaniali del Latemar (ricadenti in parte del Sistema 7) e della Val di Funes (parte del sistema 6) non viene esercitata la caccia ai galliformi alpini, ovvero oltre che a Pernice bianca e Coturnice anche a Gallo forcello.
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I dati raccolti a livello di singolo Parco e/o Provincia sono stati sistematizzati in un unico database per restituire un quadro di sintesi sia in riferimento allo stato di conservazione delle specie censite e monitorate che in merito alla presenza numerica delle diverse specie nel territorio dolomitico.
Tabella 1. Monitoraggio suddiviso per specie, Parco e Provincia
Camoscio (2017)
Ente numero prelievi stato conservazione monitoriaggio
P.N. Dolomiti Ampezzo 390 6 ottimo si
P.N. Dolomiti Bellunesi n.d. 0 ottimo si(conteggioblock count)
P.N. Dolomiti Friulane 1.300 0 buono si(areecampione)
P.N. Paneveggio Pale San Martino 815 82 buono si(estensivotriennale)
P.N. Adamello Brenta si(conteggio)
Prov. BZ n.d. 563 buono no
Prov. BL 7.310 814 buono si(estivoacadenza annualeperunitàdi popolazione)
Prov. TN 7.350 445 buono si(conteggio)
Ente numero prelievi stato
P.N. Dolomiti Ampezzo 50 0 ottimo si
P.N. Dolomiti Bellunesi n.p. n.p. n.p. n.p.
P.N. Dolomiti Friulane 130 0 buono si(areecampione)
P.N. Paneveggio Pale
San Martino 70 0 nonadeguato si(uscitemirate)
P.N. Adamello Brenta si(conteggio)
Prov. BZ n.d. 1 nonadeguato no
Prov. BL 344 0 adeguato si(annualenelle2 colonie)
Prov. TN 0 adeguato si(conteggio)
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Ente numero prelievi stato conservazione monitoriaggio
P.N. Dolomiti Ampezzo n.d.0 adeguato no
P.N. Dolomiti Bellunesi n.d.0 buono si(percorsicampione)
P.N. Dolomiti Friulane n.p.n.p.n.p.n.p.
P.N. Paneveggio Pale
San Martino 1.234 261 buono si(areecampione)
P.N. Adamello Brenta si(areecampione)
Prov. BZ n.d.1.488 buono no
Prov. BL 13.832 1.981 buono si(annuale)
Prov. TN 12.655 542 adeguato si(areecampione)
Ente
P.N. Dolomiti Ampezzo 53 0 ottimo no
P.N. Dolomiti Bellunesi n.d.0 ottimo si(percorsicampione)
P.N. Dolomiti Friulane 800 0 ottimo si(notturnobramito)
P.N. Paneveggio Pale
San Martino 2.452 515 ottimo si(notturnoconfaro)
P.N. Adamello Brenta si(rilievilungo transetti)
Prov. BZ 725 736 buono si(primavera)
Prov. BL 8.100 2.063 ottimo si(primaveraacadenza annuale)
Prov. TN 6.664 575 buono si(rilievilungo transetti)
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Ente numero prelievi stato conservazione monitoriaggio
P.N. Dolomiti Ampezzo n.d.0 buono no
P.N. Dolomiti Bellunesi n.d.0 adeguato parziale (fototrappolaggio)
P.N. Dolomiti Friulane n.p.n.p.n.p.n.p.
P.N. Paneveggio Pale San Martino n.d.0 adeguato no
P.N. Adamello Brenta
Prov. BZ n.d.41 adeguato no
Prov. BL 952 16 adeguato si(annuale)
Prov. TN 0 adeguato
Ente
P.N. Dolomiti Ampezzo 15 0 adeguato no
P.N. Dolomiti Bellunesi n.d.0 nonadeguato parzile(indicikm)
P.N. Dolomiti Friulane 45 0 nonadeguato si(areecampione)
P.N. Paneveggio Pale San Martino 100 0 adeguato si(cantoecanida ferma)
P.N. Adamello Brenta si(areecampione)
Prov. BZ n.d.0 adeguato no
Prov. BL n.d.0 n.d. no
Prov. TN 0 nonadeguato si(areecampione)
Ente numero prelievi stato conservazione monitoriaggio
P.N. Dolomiti Ampezzo 30 0 adeguato no
P.N. Dolomiti Bellunesi n.d.0 buono si(estatecanidaferma, primaveraarenedi canto)
P.N. Dolomiti Friulane 250 0 buono si(areecampione)
P.N. Paneveggio Pale San Martino n.d.(solo aree campione) 0 adeguato si(cantoecanida ferma)
P.N. Adamello Brenta si(areecampione)
Prov. BZ n.d.20 buono si(acampione)
Prov. BL 1.599 38 adeguato si(primaveracanto, estatecampione)
Prov. TN 34 adeguato si(areecampione)
Ente numero prelievi stato conservazione monitoriaggio
P.N. Dolomiti Ampezzo 45 0 buono no
P.N. Dolomiti Bellunesi n.d.0 nonadeguato si(percorsicampione)
P.N. Dolomiti Friulane 55 0 adeguato si(areecampione)
P.N. Paneveggio Pale San Martino n.d.(solo aree campione) 0 adeguato si(cantoecanida ferma)
P.N. Adamello Brenta si(areecampione)
Prov. BZ n.d.6 adeguato si(acampione)
Prov. BL 279 2 adeguato si(primaveracanto, estatecampione)
Prov. TN 0 nonadeguato si(areecampione)
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Tabella 2. Dati di monitoraggio in Provincia di Belluno. Serie storica 2013-2017
in Provincia Autonoma di Trento. Serie storica 2013-2017
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prelievo
lepre bianca
gallo cedrone
gallo forcello
pernice biana
conservazione adeguato adeguato adeguato adeguato adeguato
prelievo 0 0 0 0 0 conservazione nonadeguato nonadeguato nonadeguato nonadeguato nonadeguato
prelievo 25 38 28 31 34 conservazione adeguato adeguato adeguato adeguato adeguato
prelievo cacciasospesa cacciasospesa cacciasospesa cacciasospesa cacciasospesa conservazione nonadeguato nonadeguato nonadeguato nonadeguato nonadeguato
di monitoraggio in Provincia di Bolzano. Serie storica 2015-2017 specie 2015
camosci
stambecco
numero n.d. n.d. n.d. prelievo 570 569 569 conservazione buono buono buono
numero n.d n.d n.d prelievo n.d n.d 1 conservazione nonadeguato nonadeguato nonadeguato
capriolo numero n.d n.d. n.d. prelievo 1628 1633 1488 conservazione buono buono buono
cervo numero 830 n.d. 725 prelievo 486 546 736 conservazione buono buono buono
cinghiale
numero n.d. n.d. n.d. prelievo n.d. n.d. 3 conservazione nonstanziale nonstanziale nonstanziale
lepre bianca numero n.d. n.d. n.d. prelievo 71 60 41 conservazione adeguato adeguato adeguato
gallo cedrone
gallo forcello
numero n.d. n.d. n.d. prelievo n.d. n.d. n.d. conservazione adeguato adeguato adeguato
numero 304 333 n.d. prelievo 49 47 20 conservazione buono buono buono
pernice biana numero n.d. n.d. n.d.
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prelievo n.d. n.d. 6 conservazione adeguato adeguato adeguato
Tabella 5. Modalità di monitoraggio: dati per Specie e Parco
Camoscio Blockcount
Stambecco n.p.
Tardo-estivo autunnale (branchi,sesso, classeetà)
Tardo-estivo autunnale (branchi,sesso, classeetà)
Percorsi/Aree Campione
Estensivoestivo acadenza triennale
Primaverileed estivosuaree campione Noncensito
Percorsi/Aree Campione Uscitemirate Blockcount Noncensito
Capriolo Percorsi/Aree Campione Noncensito Noncensito
Cervo Percorsi/Aree Campione Noncensito
Notturnoal bramitoinaree identificate
Primaverilesul primoverdesu areecampione
Primaverile notturnoconil faro(annuale)
Transetti notturni Noncensito
Percorsi/Aree campione
Primaverile notturnocon faro(aree prativedibassa quota)
Lepre bianca Fototrappole Noncensito Noncensito Noncensito Noncensito Noncensito
Gallo cedrone
Gallo forcello
Indicikmsu percorsi campione Noncensito
Primaverile: arenedicanto. Estivo:canida ferma Noncensito
Percorsi/Aree Campione
Primaverile: arenedicanto (estensivo)
Estivo:canida ferma
Percorsi/Aree Campione
Pernice bianca Cantosu percorsi campione Noncensito
Percorsi/Aree Campione
Primaverile: arenedicanto (areecampione)
Estivo:canida ferma(aree campione)
Primaverile: arenedicanto (areecampione)
Estivo:canida ferma(aree campione)
Estivosuaree campione Noncensito
Primaverileed estivosuaree campione
Primaverileed estivosuaree campione
Primavera: arenedicanto (areecampione) Estivo:canida ferma
Primavera: richiamo elettronico (areecampione) Estate:canida ferma
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Tabella 6. Modalità di monitoraggio: dati per Specie e Parco Prov. BL
Camoscio
Stambecco
Estivoperunitàdi popolazione(gruppo montuoso)
Annualenellecolonie
Marmolada-Autee Marmarole
Prov. BZ
Noncensito
Noncensito
Prov. TN Regione FVG**
Primaverileedestivosu areecampione Percorsi/AreeCampione
Blockcount Percorsi/AreeCampione
Capriolo Annuale Noncensito Transettinotturni Noncensito
Cervo
Lepre bianca
Primaverileperunitàdi popolazione (comprensoriodi gestione)
Annuale,eseguitodalle RiserveAlpinedicacciae
AziendeFaunisticoVenatorie
Gallo cedrone Noncensita
Gallo forcello
Pernice bianca
Primaverile:alcanto
Estivo:covateperaree campione
Primaverile:alcanto
Estivo:covateperaree campione
** dati del Parco Naturale Dolomiti Friulane
Primaverilenotturnocon faro(areeprativedibassa quota) Percorsi/Areecampione Notturnoalbramitoin areeidentificate
Noncensito
Noncensito
Primavera:arenedicanto (areecampione) Estivo:canidaferma
Primavera:richiamo elettronico(aree campione) Estate:canidaferma
Tabella 7. Collaborazione con i cacciatori
Ente Collaborazione con cacciatori
Primaverileedestivosu areecampione
Percorsi/AreeCampione
Primaverileedestivosu areecampione Percorsi/AreeCampione
PNDB IcacciatorisonocoinvoltinelleattivitàdicensimentodiUngulatieTetraonidi
PNDA IcensimentiaconfinefraParcoeRiservavengonoeffettuatiincollaborazioneconlaRiservadiCacciadiCortina. GliabbattimentiselettivialcamosciosonoriservatiaicacciatoriresidentiaCortinaaccompagnatidaun guardiaparco
PNDF Icacciatorisonocoinvoltiinattivitàdipianificazione,monitoraggioericerca
PNPPSM Icacciatorisonocoinvoltiinattivitàdipianificazione,monitoraggioericerca
PNAB Icacciatorinonsonocoinvolti
PBZ Icacciatorivengonoinpartecoinvoltineicensimenti.
Prov. BL
Icacciatorisonocoinvoltiintutteleoperazionidicensimentoemonitoraggiodellespeciediinteressevenatorio, oltrechenellaraccoltadeidatibiometricideicapiprelevati.Attuano,inoltre,interventidimiglioramento ambientale(sfalci,ripuliture,ecc.).
Prov. TN L’AssociazioneCacciatoriTrentini,inqualitàdiassociazioneconpiùiscrittialivelloprovinciale,svolgeilruolodi EnteGestore
Prov. BZ Icacciatorivengonoinpartecoinvoltineicensimenti.
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Dalla lettura delle schede ricognitive, i principali Enti ed Associazioni che collaborano con i Parchi e con le Amministrazioni Provinciali alla gestione della fauna sono:
Corpo Forestale dello Stato
Associazioni Cacciatori
WWF
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
Università di Friburgo
Università di Torino
Università di Siena
Università di Trento
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Gli Enti Parco realizzano in modo sistematico progetti e azioni che possono essere considerate buone pratiche di tutela delle specie sia nella gestione ordinaria delle proprie attività che nello sviluppo di specifici progetti di ricerca svolti in collaborazione con altri Enti di Ricerca e Università. In particolare si tratta di progetti che riguardano alcune tematiche ricorrenti:
Ripopolamento e monitoraggio di specie in condizioni di fragilità | 4 Progetti
Monitoraggio di specie in notevole incremento | 1 Progetto
Ricerche sui danni causati dalla fauna selvatica | 1 Progetto
Ricerche sul mantenimento degli habitat | 3 Progetti
Ricerche biologiche | 2 Progetti
3.1 Ripopolamento e monitoraggio di specie in condizioni di fragilità
N_1
PARCO NATURALE DOLIMITI D’AMPEZZO Tipologia di azione
RIPOPOLAMENTO STAMBECCO
IN SEGUITO AD EPIDEMIA DI ROGNA SARCOPTICA
Non continuativa (a progetto)
Periodo
2010-2014
Progetto attuato in collaborazione con CFS di Tarvisio, dove sono stati catturati i capi di stambecco reintrodotti nelle Dolomiti d’Ampezzo e con l’Università di Torino (Facoltà di Veterinaria). Si tratta di una azione di carattere non continuativo svolta tra il 2010 e il 2014. Attualmente prosegue con attività di monitoraggio
N_2
PARCO NATURALE DOLOMITI FRIULANE Tipologia di azione
MONITORAGGIO DELLA ROGNA SARCOPTICA
SU CAMOSCIO E STAMBECCO
Periodo
Sistematica e continuativa In corso
L’obiettivo è monitorare lo stato delle popolazioni di stambecco e camoscio colpite dall’epidemia di rogna sarcoptica. Lo stambecco è stato reintrodotto nel Parco, con un andamento di popolazione positivo fino al 2008, anno in cui si riscontrano i primi casi di rogna sarcoptica. A causa dell’epidemia, ancora in corso, la popolazione di camoscio e stambecco viene annualmente censita.
I censimenti di stambecco e camoscio estivi in aree campione sono definiti secondo il protocollo fanALP (progetto comunitario Italia-Austria) e censimenti invernali, sempre in aree campione, definite nei protocolli avviati dal Parco nel 2011.
I censimenti sono funzionali a fornire dati sulla consistenza e sul trend delle popolazioni, sulla contrazione o espansione distributiva (per lo stambecco), sull’evoluzione e incidenza dell’epidemia di rogna. Si tratta di una azione sistematica a continuativa svolta anche attraverso la collaborazione con il Corpo Forestale Regionale.
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MONITORAGGIO DELL’AQUILA REALE
Sistematica e continuativa In corso
Monitoraggio annuale e continuo dei parametri di popolazione (densità, struttura d’età) e riproduttivi della specie nell’intero territorio del Parco (11 coppie attuali). Raccolta occasionale (quando ne sussistano le condizioni) di dati di biologia alimentare. L’aquila reale è il solo superpredatore presente attualmente nel Parco con una popolazione in equilibrio con l’ecosistema. Come tale, essa rappresenta la migliore specie indicatore delle dinamiche ecosistemiche alla scala del paesaggio. Variazioni nei suoi parametri riproduttivi e di popolazione, nella composizione della dieta, danno informazioni sulla significatività ecologica delle dinamiche in corso nell’ecosistema (rogna, reintroduzioni, incrementi/decrementi faunistici, perdita di aree aperte). Specie sensibile al disturbo antropico sia nelle aree di nidificazione che nelle aree di caccia, l’aquila reale è vulnerabile rispetto alle pressioni esercitate dalle attività antropiche gestionali sul territorio. Il censimento viene condotto secondo il protocollo fanALP (Progetto comunitario ItaliaAustria) già applicato nel triennio 2010-2012 e deve arrivare a definire ogni anno il N° di coppie presenti, il N° di coppie nidificanti (ovvero che avviano la cova), il tasso di nidificazione (N° coppie in cova/N° coppie totale), il successo riproduttivo (N° aquilotti involati/N° coppie nidificanti), la percentuale di fallimento (N° coppie con fallimento/N° coppie nidificanti), la produttività (N° aquilotti involati/N° coppie nidificanti). Ogni anno va inoltre monitorato l’eventuale evidenza di un’avvenuta sostituzione all’interno delle coppie e del rapporto non adulti/adulti all’interno delle coppie del Parco, al fine di monitorare la mortalità minima certa e il turnover della popolazione.
ONITORAGGIO DELLA POPOLAZIONE DEI TETRAONIDI Sistematica e continuativa In corso
I tetraonidi sono specie in forte regresso a causa della perdita di idoneità dell’habitat di specie e alla concorrenza di cambiamenti climatici. La contrazione e perdita di idoneità delle aree ancora ospitanti le specie porta ad una riduzione della consistenza delle popolazioni e al conseguente aumento della loro fragilità rispetto ai fattori di pressione (antropici, naturali, climatici). La disponibilità di dati permette di valutare l’efficacia di eventuali interventi di miglioramento ambientale o degli effetti di dinamiche naturali. Il monitoraggio fornisce inoltre dati altrimenti estremamente scarsi a livello regionale e può rappresentare una base di dati utili anche ai fini della gestione regionale delle specie di interesse venatorio. Si tratta di una azione sistematica a continuativa svolta anche attraverso la collaborazione con il Corpo Forestale Regionale.
Sistematica e continuativa In corso (dal 2000) L’attività consiste nella reintroduzione dello Stambecco sul Massiccio montuoso delle Pale di San Martino. Si tratta di una azione di carattere continuativo, avviata nel 2000 e ancora in atto. E’ svolta attraverso la collaborazione con Provincia Autonoma di Trento, Provincia di Belluno, Associazione Cacciatori Trentini, WWF.
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N_1
PARCO NATURALE DOLOMITI FRIULANE Tipologia di azione Periodo
MONITORAGGIO DEL CERVO
Sistematica e continuativa In corso
Nell’ultimo ventennio la popolazione di cervo ha seguito un notevole incremento nel territorio del Parco. È quindi importante riprendere il monitoraggio della popolazione avviato negli anni’90, massimizzandone sostenibilità e standardizzazione, al fine di ottenere stime significative sulla consistenza e trend presenti nell’area protetta. Il monitoraggio è funzionale anche al monitoraggio dell’impatto del cervo sulla foresta.
I censimenti al bramito vengono svolti in aree campione, archiviazione GIS dei dati. La metodologia fornisce le seguenti informazioni: numero di maschi dominanti, consistenza minima accertata nelle aree indagate, consistenza stimata della popolazione, trend della popolazione. Si tratta di una azione sistematica a continuativa svolta all’interno di specifici protocolli anche attraverso la collaborazione con il Corpo Forestale Regionale.
N_1 PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE S.M. Tipologia di
RICERCA SU DANNI DA UNGULATI
Sistematica e continuativa In corso (dal 1997)
Si tratta di un progetto di ricerca sui danni provocati dagli ungulati alla rinnovazione forestale. Si tratta di una azione di carattere continuativo svolta a partire dal 1997 con la partecipazione dell’Università di Torino.
N_1 PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE S.M. Tipologia di azione
CONSERVAZIONE DEL RE DI QUAGLIE
Periodo
Non continuativa (a progetto) 2018-2022
Incentivazione della attività di sfalcio dei prati con modalità compatibili con il rispetto della biologia della specie. Si tratta di una azione di carattere non continuativo, programmata per il periodo 2018-2022 grazie ad un finanziamento PSR e svolta attraverso la collaborazione dei proprietari e/o gestori di fondi agricoli.
N_2 PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE S.M. Tipologia di azione
AZIONE A FAVORE DELLA COTURNICE
Non continuativa (a progetto)
Periodo
In corso (avvio 2014)
Si tratta di un progetto dimostrativo di buone pratiche volte al mantenimento dell’habitat della coturnice attraverso il pascolo ovino ed equino. Si tratta di una azione di carattere non continuativo svolta attraverso un progetto LIFE avviato nel 2014 con la partecipazione della Provincia Autonoma di Trento e con gli allevatori locali.
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N_3 PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA Tipologia di azione Periodo LIMITAZIONI SELVICOLTURALI
Sistematica e continuativa In corso
A tutela dei galliformi forestali (gallo cedrone, gallo forcello e francolino di monte), nelle prossimità delle aree e dei periodi riproduttive vengono definite delle limitazioni spaziotemporali alle utilizzazione selvicolturali.
Si tratta di una azione di carattere continuativo svolta in collaborazione con il Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento
N_1 PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE S.M. Tipologia di azione
Periodo
RICERCA BIOLOGICA DEL CERVO NEL BACINO DEL TRAVIGNOLO Non continuativa (a progetto) 2008-2017
Si tratta di un progetto di ricerca sul cervo attuato attraverso la tecnica della radiotelemetria.
Si tratta di una azione di carattere non continuativo svolta nel periodo 2008-2017 con la partecipazione dell’Università di Friburgo.
N_2 PARCO NATURALE PANEVEGGIO PALE S.M. Tipologia di azione Periodo
RICERCA SULLA BIOLOGIA DEL CAMOSCIO
Non continuativa (a progetto) 1997-2000
Si tratta di un progetto di ricerca sul camoscio attuato attraverso la tecnica della radiotelemetria.
Si tratta di una azione di carattere non continuativo svolta nel periodo 1997-2000 con la partecipazione dell’Università di Siena e della Provincia Autonoma di Trento