FIAT LUX XV

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N.15

"KAIROS" - PRESENTE -


ALDA MERINI

“DEVO LIBERARMI DEL TEMPO E VIVERE IL PRESENTE GIACCHÉ NON ESISTE ALTRO TEMPO CHE QUESTO MERAVIGLIOSO ISTANTE.” Fiat Lux – rivista letteraria ©Tutti i diritti riservati. Instagram: @fiatlux_rivistaletteraria Facebook: FiatLux_RivistaLetteraria Telegram: TEcum - IL SALOTTO


E C I D N I

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Introduzione al numero: a cura del fondatore e caporedattore Pasquale Bruno P R O S A

A cura di: Sara Paolella Pasquale Bruno

8 11

P O E S I A

A cura di: Tania Ferrara Emmanuele Zottoli Alessia Pierno

C R I T I C A

L E T T E R A R I A

A cura di: Laura Colosi

C R I T I C A

21

C I N E M A T O G R A F I C A

A cura di: Sara Picariello Alessandra De Varti

C R I T I C A

17 18 19

25 38

D ' A R T E

A cura di: Eliana Pardo Cristina Colace

34 36

F O T O G R A F I A

A cura di: Carmine Faella Gabriele Maurizio

T E C U M

41 42

CONTENUTI

I E D

4 7

E D I T O R I A L E


editoriale fiat lux

La concezione del tempo è mutevole quanto il tempo stesso, e non è difficile constatare che nel corso della storia le sezioni di tempo che hanno influenzato, quale più, quale meno, l’approccio umano alla vita si sono succedute con una certa ciclicità, pur lasciando la compresenza di tutti e tre gli elementi. Tracciando uno schema riassuntivo (e spero che mi perdonerete per la superficialità, ma al momento non serve soffermarsi più di tanto) potremmo dire abbastanza tranquillamente che se per gli antichi la vita era completamente protesa verso un futuro ideale dove, alla loro morte, sarebbe sopravvissuta la loro fama, la loro gloria conquistata in vita (unico residuo di immortalità concessa all’uomo dagli dei), e per gli uomini del ‘700 il passato era visto come un mondo idealizzato a cui aspirare un ritorno impossibile da avere, per quanto riguarda noi contemporanei credo di poter identificare il presente come la sfera temporale che più interessa la nostra società attuale. Pensateci: viviamo nella società della velocità, un mondo “ideale” tutto proteso alla soddisfazione del desiderio istantaneo nell’immediato; tendiamo alla conquista del maggior traguardo possibile nel minor tempo possibile e questo ha spinto la linea temporale del futuro desiderabile ad


assottigliarsi sempre di più fino a sforare nell’immediato presente. I progetti a lungo termine diventano sempre più rarefatti e tra l’uovo oggi e la gallina domani si vuole sempre l’uovo. Si ha, oggi giorno, un culto nei confronti della filosofia del “carpe diem” (il “vivere l’attimo”), spesso maldestramente modulata dall’antica filosofia epicurea o dalle correnti di pensiero orientali; Inoltre, possiamo assistere ad una vera e propria corsa verso l’istantaneo, incarnata nel tentativo febbrile di immortalare l’attimo, nel racchiudere il momento presente affinché questo duri poi nel tempo, cristallizzare in uno scatto una frazione di tempo che, parliamoci chiaro, non esiste. Già ne abbiamo parlato insieme nel numero precedente “KRONOS”, incentrato sul passato (che vi invito caldamente a recuperare, soprattutto per una maggiore chiarezza nella lettura di quegli scritti che in questo numero vedono il loro secondo episodio), di come il tempo in realtà non sia nient’altro che una convenzione, (e per tanto non mi dilungherò) ma vorrei portarvi a riflettere sull’ambiguità e sull’inconsistenza di quella che è la visione del presente, un attimo fuggente che appartiene costantemente al futuro ma che appena si realizza il suo arrivo si defila immediatamente tra le fila del passato, senza più alcuna possibilità di ritorno. Bene lo aveva rappresentato i Greci, allora, che gli avevano dato le sembianze di un efebo, un ragazzo, con ali ai piedi, un ciuffo che scende davanti al viso a partire dalla fronte e capelli pressoché rasi sulla nuca;


questa divinità, quasi del tutto semi-sconosciuta (ci è giunto un unico altare, situato ad Olimpia), fu battezzata “Kairos” ed era la personificazione del momento opportuno, che doveva essere afferrato non appena è visto arrivare (il ciuffo di capelli sulla fronte) e che diveniva impossibile da trattenere non appena trascorso (e da qui la nuca rasata: provateci voi ad afferrare per i capelli un calvo). Kairos è, forse, tra le divinità del Pantheon greco, quella che meglio riesco ad accostare all’immagine contemporanea che noi abbiamo del momento presente, un’occasione irripetibile e sfuggente, per la quale dobbiamo stare, anche tutta la vita, in costante agguato; una occasione che però può anche rivelarsi un pugno di sabbia e che finisce per dilaniare lo spirito umano per la sua incostanza ed inconsistenza. Abbiamo quindi un Kairos a due facce, simile per questo aspetto ad un più antico e primordiale Giano bifronte, che da un lato ci tende la mano, consapevole di essere l’opportunità eterna dell’uomo per mutare il corso degli eventi, e dall’altro fugge, porgendoci la nuca liscia, offrendoci a noi per poi dileguarsi, come in un gioco malato (me lo immagino bene con un ghigno simile a quello del Joker di Alan Moore), mentre gode nel vederci rincorrerlo prima che ci accorgiamo che in realtà è dietro di noi, pronto a fuggire nuovamente appena riproviamo ad afferrarlo per il ciuffo. E quindi? Il Presente è un’opportunità? È un’illusione? È entrambe le cose? A voi lettori l’ardua sentenza; non mi resta che augurarvi nuovamente buon viaggio.

Abbiate il coraggio di splendere! Pasquale Bruno FONDATORE E CAPOREDATTORE


PROSA A CURA DI

Sara Paolella Pasquale Bruno


Prosa

Punizione di Sara Paolella

7


Prosa

Il presente è una prigione. Nel mio caso lo è letteralmente. Incastrato tra quello che non c’è più e quello che non c’è ancora, le giornate sono estenuanti. Scorrono nuove e identiche. Ieri è uguale ad oggi, oggi sarà uguale a domani. È questa la mia punizione: essere cristallizzato in un eterno adesso, senza prospettive per il futuro. Il mio si consumerà tra queste quattro mura, è stato già deciso. Alcuni forse saranno più fortunati, riusciranno ad uscire persino con qualche anno di anticipo. Non io.

Io sono qui ora, sono destinato a restarci per tutta la vita. La mia esistenza si ridurrà a una continua successione di istanti tutti uguali. Hanno deciso così, credono che sia la giusta punizione per uno come me. Per loro invece, nessuna punizione. Torneranno nelle proprie case, cercheranno di non lasciarsi condizionare da quanto accaduto, di andare avanti con le loro scelte, con la loro vita. Io sono qui, ma sono anche nei loro ricordi. So che sobbalzeranno ogni volta che sentiranno il mio nome, che qualcuno li sfiorerà, che li inviterà ad uscire, che li porterà a letto. Le mani del loro futuro compagno gli ricorderanno le mie, mentre gliele stringevo attorno al collo e li guardavo negli occhi, mentre avevo le dita nella loro bocca e le altre attorcigliate nei loro capelli. Ragazze, ragazzi, non mi importava, mi bastava fossero giovani. L’uno valeva l’altro, per me erano tutti uguali. Io per loro sono stato l’unico.

Hanno provato a farmi parlare con uno psicologo da quando sono arrivato, ma non ho niente da confessare. Sono nato in una famiglia felice. Sono stato cresciuto da una famiglia felice. Mio padre, mia madre, mia sorella: mi amavano tutti. Tutta la mia vita è stata una lunga e rapida salita verso il successo, non ho mai fallito. Scuola, università, lavoro, ero sempre il primo. Sono sempre stato quello che si nota facilmente, dal bel viso – curato, con i capelli in ordine, tirati all’indietro. Mi sentivo come se avessi avuto tutto il mondo ai miei piedi, e quando questo non si piegava autonomamente ai miei desideri, lo prendevo da solo. Perché? Perché potevo.

Ci hanno messo venti anni prima di scoprire quello che facevo. Come se la colpa fosse solo mia, come se non fosse chiaro che anche gli altri mi desiderassero. Ma io lo vedevo, notavo le loro occhiate languide, il modo in cui si passavano le mani tra i capelli, in cui mi sorridevano cercando di attirare la mia attenzione. Ma credete davvero che abbia fatto tutto da solo? E se vi dicessi che n° 18 mi offrì da bere la sera che le posai gli occhi addosso in un bar? Che n°23 mi invitò a casa sua a vedere la partita? Che n°3 accettò un passaggio salendo nella mia macchina, nonostante fossi un perfetto sconosciuto? Lei la ricordo più vividamente degli altri, con i suoi grandi occhi scuri, dal taglio orientale, contornati da folte ciglia brune. Aveva quindici anni. Camminava da sola, le offrii un passaggio in macchina. Lei accettò con piacere: era fatta. Quale ragazza con un briciolo di cervello salirebbe nella macchina di uno sconosciuto? Nessuna. A meno che non voglia qualcosa di più. Lei ebbe esattamente quello che aveva chiesto tacitamente. Altrimenti perché non denunciarmi? Nessuno aveva mai detto nulla, almeno fino a poco tempo fa.

È stato n° 27. Erano passati cinque anni da quando ero stato con lui. Aveva avuto bisogno di tutto questo tempo per trovare una scusa, per inventare una fitta rete di bugie che gli permettesse di accusarmi, seguito a ruota da molti altri.

8


9

Prosa

“Mi ha stuprato, ero minorenne.” Ha detto così. Gli hanno creduto tutti. Quando ho ribadito che il ragazzo fosse consenziente non mi ha creduto nessuno. Non lo aveva detto esplicitamente, ma io sapevo che era così. Doveva essere così. Si capiva dai suoi occhi quella notte, dal modo in cui mi aveva dato una pacca sulla spalla dopo avermi offerto una birra, dal modo in cui tremava quando gli sfioravo una guancia.

Eppure, nessuno mi aveva creduto. In tribunale i ragazzi, quelli che si erano accodati a n° 27, dissero di non aver mai trovato il coraggio di denunciare per vergona. Le ragazze per paura. Dopo un lungo processo, ero stato sbattuto dentro, tra le lacrime dei presenti, tra le urla di gioia di quelle

che

si

definivano

le

mie

vittime

che

urlavano

con

la

stessa

intensità

di

quando

si

lasciavano scopare da me nel retro della mia auto.

“Giustizia è fatta” urlavano i genitori. Loro non volevano giustizia, volevano vendetta. Incapaci di credere che anche i loro figli centrassero qualcosa con me, rifiutandosi di vedere le persone che avevano cresciuto. Giustizia sarà fatta quando io continuerò a vivere bloccato in questo eterno presente fatto dell’infinita attesa del domani; mentre loro continueranno a vivere il loro presente pensando al mio viso mentre ero sopra di loro, con le mani dietro la loro nuca o sui loro fianchi. Era stata l’omertà dei loro "bambini" a permettermi di continuare indisturbato con la mia doppia vita. Marito e padre al mattino, uomo di successo durante la giornata. Una notte a settimana mi concedevo una scappatella. La perfezione alcuni giorni mi stava stretta.

Adesso la rimpiango. È da quando sono arrivato qui che ripenso con rammarico al mio letto matrimoniale, ai miei completi, alle stanze della mia casa, al “buongiorno” di mio figlio la mattina. Da quando sono arrivato in carcere però, ho imparato ad arredare il vuoto. Resto tutto il giorno a pensare, mi rinchiudo nei miei ricordi, mentre il mio compagno di cella si lamenta per il pranzo – arriva sempre troppo tardi. Ma cosa ne sa lui? Lui che non è mai entrato in un ristorante, che non ha mai partecipato ogni giorno a cene con i suoi colleghi o con i suoi clienti. Non avrebbe senso parlargliene, non capirebbe. Veniamo da due universi differenti. Al mondo ci sono due tipi di persone: quelli che comandano e quelli che eseguono. Lui è troppo stupido per entrare nella seconda categoria. Preferisco ignorarlo, lasciando che queste quattro mura custodiscano le frasi che nascondo nel mio silenzio.

Sono pronto a vivere questo giorno per tutti i giorni che mi restano. In realtà non c’è molta differenza tra me e quelli fuori. Siamo tutti prigionieri del nostro presente, della nostra routine, al sicuro dalle pulsioni che non ci appartengono e che tentiamo di reprimere, di nascondere.

Io non sono stato punito per i miei peccati, sono stato punito perché ho cercato di soddisfare i miei desideri – e quelli degli altri. Tutte le nostre giornate scorrono nuove e sempre uguali. Sono estenuanti. Siamo incastrati tra quello che non c’è più e quello che non c’è ancora. Il presente è una prigione. La mia è di cemento e sbarre di metallo. La tua?


‫ת‬ Il Taw di Pasquale Bruno

Prosa


Prosa

‫ת‬

La Taw gli disse: “Signore dei mondi ti piaccia servirti di me per fare la creazione del mondo poiché io sono la lettera finale della parola Emet (verità) che tu porti incisa sul tuo sigillo”. Dio rispose: “Tu ne sei degna ma non è opportuno che io mi serva di te, per fare l creazione del mondo, perché tu sei destinata ad essere scolpita sulla fronte degli uomini che hanno osservato la legge dell’Aleph fino al Taw e a essere così unita alla morte, anch perché tu formi la lettera finale della parola: Maveat (Morte)”. La lettera Taw uscì immediatamente. Sefer ha-Zohar

La Taw è formata da una “Daleth” sulla quale è innestata una “Nun”: indicano la qualità dell'umiltà e della mancanza di senso egoico. Sono, "Daleth" e "Nun" le lettere intermedie del nome di Dio "Adonai". La Taw è la prima lettera della parola "Teshuvà": Voltarsi verso l'altro. La Taw è la prima lettera della parola Torah: la Legge.

‫ת‬

11


11

Prosa

Cap.2 “Quindi fammi capire: tu mi stai dicendo che mio zio, tuo padre, un fisico, si è messo a cercare all’interno di vecchi libri polverosi un modo a metà tra l’esoterico ed il satanico, che si chiama “Taw”, per poter rivedere sua figlia, morta anni fa, un’ultima volta, giusto?” “Sì.” “Tommà, ma sei scemo?” “…” “Ma che cazzo, abbiamo appena seppellito tuo padre e tu mi vieni a raccontare queste storie? Ma in base a cosa poi?” “In base al fatto che io l’ho visto” “Che cosa?” “L’istante dove si trova, senza confondersi, tutto il tempo della terra, visto istante per istante, passato presente e futuro condensati in un solo colpo d’occhio: ho visto il Taw!”

*Qui

il testo è stato danneggiato senza alcuna possibilità di rimedio dal sangue e dai

soccorritori che hanno calpestato i fogli dispersi intorno al cadavere nella foga del ritrovamento. Il racconto prosegue dopo uno scarto temporale di all'incirca tre mesi.

Il sole di marzo riscaldava l’aria intorno a noi, io e Tommaso ci trovavamo nel giardino di casa, entrambi protesi sullo stesso tavolino dove mio zio aveva studiato i suoi vecchi volumi,

cercando

di

mettere

in

ordine

le

ultime

idee.

Come

detto

precedentemente

Tommaso mi convinse a riprovare l’esperimento, ed io, benché continuassi ad essere titubante, lo aiutai. Riprendemmo

le

ricerche,

raccogliemmo

altri

volumi,

riuscimmo

a

risalire

anche

alla

testimonianza dell’Argentino, da cui ripartimmo per provare ad evitare il collasso cerebrale che colpì mio zio e comprendere il motivo per cui Tommaso non ne fu affetto.

“Quindi ricapitoliamo…” ripresi io, spostando un cumulo di fogli a sinistra e portando nuovamente al centro il volume in pelle “se il Taw è considerabile la controparte perfetta dell’Aleph,

l’unico

modo

sensato

per

vedere

il

Taw

sarebbe

comportarsi

in

maniera

opposta a come si farebbe per mettersi in contatto con l’Aleph, ti trovi?” “Esattamente, hai capito” “Perciò

se

l’Aleph

è

il

punto

in

cui

è

possibile

visualizzare

ogni

luogo

da

ogni

sua

angolazione e si è potuto fino ad ora trovare solo in zone precise del globo (come la Moschea del Cairo e la cantina di via Garay) ragione vuole che il Taw, il suo opposto, dove si condensa ogni istante del passato, del presente e del futuro, si trovi in qualsiasi luogo ma soltanto in un momento del tempo preciso, giusto?”


12

Prosa

“Sì” “Tu l’esperimento quando lo hai fatto?” “Esattamente il giorno prima del funerale, lessi il foglio d’appunti che aveva lasciato sul tavolo (il primo che ti mostrai) e ci provai, ma fu una cosa improvvisata e fui molto fortunato.” “Adesso che ore sono?” “Mezzogiorno meno un quarto” “Perfetto.” Per

vedere

l’Aleph

bisognava

restar

fermi

in

un

punto

a

fissarlo,

aspettando

che

quest’ultimo si rivelasse; per il Taw le cose erano più complicate di così. Potenzialmente

visibile

in

ogni

parlando, rappresenta per la il

luogo

ed

400 e lo 0,

in

ogni

momento

il

Taw,

numericamente

l’infinito (potenzialmente) e il nulla, il numero

del compimento e dell’assenza, il tempo continuato e l’attimo istantaneo, e quindi, raccogliendo le varie informazioni, mettendo in fila i molteplici indizi, iniziammo il terzo viaggio. La madre di Tommaso era rimasta sola ormai, ed io non avevo più nessuno, per questo mi offrii, il rischio era alto e nemmeno Tommaso sapeva come aveva fatto ad uscirne illeso, che se è vero che di solito la Sorte arride ai coraggiosi, non bisogna mai tirare troppo la corda, altrimenti si rischia di spezzarla. Quattro passi all’indietro, due secondi di attesa e poi voltarsi di scatto. Questo era il processo da fare, non particolarmente difficile. Quattro, zero, zero. Si cammina guardando al passato per poi voltarsi verso il futuro. Tutto questo deve avvenire esattamente a mezzogiorno, di un giorno qualsiasi, nel momento in cui il sole, raggiungendo la sua altezza massima, rende praticamente nulla l’ombra di qualsiasi oggetto a lui perpendicolare. Passato e futuro, gli infiniti, che si intrecciano e si sovrappongono a ciò che è nulla, il presente, un tempo che mai è esistito e mai esisterà, perché ogni istante nato dal domani nel momento esatto in cui viene concepito diviene storia, nella tensione tra le due facce della medaglia del Tempo. Sei secondi per abbracciare l’infinito, camminando con lo sguardo rivolto al certo per poi voltarsi di scatto verso dubbio. “Iniziamo tra tre, due…” I

secondi

vengono

scanditi

dai

battiti

del

mio

cuore

mentre

si

sincronizza

impercettibilmente con le lancette dell’orologio a quarzo di Tommaso… “uno…” L’unica cosa da fare, per sopravvivere indenne, era sprofondarsi completamente nel momento presente, che come abbiamo detto prima è il nulla, e se qualcosa non è, ragionando per sillogismi, non può in alcun modo farti del male, contrariamente al passato

ed

al

futuro,

consistenza tangibile;

che

seppur

in

modi

diversi

possiedono

entrambi

una

propria


Prosa

con ogni probabilità è stato proprio l’attaccamento al passato ad uccidere mio zio, che compiva quel viaggio assurdo proprio perché era lì che era diretto, e poi, in fondo, quanto è difficile addensarsi nel momento in cui si vive, quello presente? Tommaso ha evitato l’ischemia perché si è completamente abbandonato nell’Istante, complice il momento di disperazione che stava vivendo, dovuto al lutto, che lo ha portato ad estraniarsi da tutto e rinchiudersi in se stesso. Purtroppo, fui troppo debole e non ce la feci. “ORA!” Contai all’indietro quattro passi: quattro secondi. Le pulsazioni del muscolo cardiaco fungevano da punto di riferimento. Contai i due secondi. Le pulsazioni sembrarono rallentare per un attimo indefinibile.

Ore 11, 59 minuti e 58 secondi.

Ore 11, 59 minuti e 59 secondi.

Ore 12. Mi voltai di scatto.

Completamente abbagliato percepii il mondo davanti a me comprimersi e mescolarsi, implodendo in una massa nera, oscura e pulsante, striata da vettori luminosi.

Poi lo vidi.

Vidi il Taw.

13


Poesia A CURA DI:

TANIA FERRARA EMMANUELE ZOTTOLI ALESSIA PIERNO


OPERA DI CARLO STRICCOLI

IN CAMMINO Il presente è un profilo indefinito, non ha nulla di ieri, tutto di ieri… E voler tracannare la coppa traboccante per assorbirne solo tre gocce, con l’ansia di voler fare e poi non fare… E di questa parvenza di sogno fanne strada, libro, carezza, esperienza. A questo caos dàgli ordini affinché non ti obbedisca. E infine porta con te l’intricata meccanica di perdere ogni cosa. Il peregrino riprende il bordone e la ventura e prosegue il suo cammino… Tania Ferrara



REALITY SHOW Non ne capisco un granché ma dicono sia un capolavoro: il televoto, lo share, un gran montaggio sonoro, un cast col cachet degno di Buñuel a riempire di chiasso il vuoto sordo che c’è. Questa vita è un reality di frangenti e di zapping con la gente che sgasa per gli applausi degli altri, concorrenti chiusi in casa nel momento saliente tra gli effetti speciali che chiamiamo presente. Così prosegue il gioco, campando alla giornata, uno entra e l’altro esce, è andata com’è andata: alla fine l’importante è che del duemila e venti si ricordino il mio nome scritto trai ringraziamenti. ALESSIA PIERNO


C R I T I C A

A

L E T T E R A R I A

C U R A

D I :

Laura Colosi

CON IL CUORE DEI GIGANTI Il titolo di questa rubrica è ispirato alla celebre citazione di Bernard de Chartes: “…come nani sulle spalle dei giganti” Il nostro sarà un tentativo di salire sulle spalle dei colossi del passato e da spiriti di bassa statura con il loro aiuto guardare al presente e al futuro con occhio critico e curioso. In questo spazio, verranno trattati un autore e un’opera letteraria in linea con il tema mensile della rivista. Non verranno date solo note tecniche o mere nozioni sullo stile ma fornirà un ponte di lancio al nostro pensiero per poi addentrarsi nelle profondità: tentare di interpretali ed offrire poi uno spunto di riflessione.


20

Critica

La cura del vetriolo: il presente

DI LAURA COLOSI Ammettilo, se ti trovi a leggere questo articolo è

Familiari? O di natura amorosa? In realtà nulla di

perché il titolo ti ha incuriosito e vuoi sapere cosa

tutto

diamine sia il vetriolo e di cosa io stia parlando.

stancata

Bene, ti assicuro che risponderò a tutte le tue

provoca alcuna emozione, sembra affetta dunque

domande.

dall’amarezza di cui parlavamo. Questa decisione

Il

vetriolo

dell’amarezza,

non

prodotto

è

altro

che

tossico

il

veleno

presente

in

questo, di

ruota

che potenzialmente può essere messo a rischio

l’ingerimento

da

danneggiato

se

debilitazione.

si

trova

Le

in

una

monotona

che

non

le

intorno

a degli

un’emblematica antidepressivi

irrimediabilmente

il

notizia, le

cuore

ha ed

è

perdono a poco a poco ogni voglia di agire, e

fine nonostante l’apparente salvataggio sembra

trascorso qualche anno non sanno più uscire dal

avere ottenuto ciò che desiderava da principio,

proprio

morire. Ma cosa significa essere consapevoli che

energie

nello

automatico,

svolgere

senza

dal

semplicemente

destinata a morire nel giro di una settimana; alla

avendo

colpite

di

vita

è

male

mondo,

persone

situazione

una

si

porta la ragazza nella clinica e tutta la storia

misura maggiore o minore nell’organismo umano

questo

Veronika

sprecato ogni

alcuna

le

cosa

grande

proprie

in

modo

emozione

interiore. Tra i malati di vetriolo vi è Veronika, protagonista

«Veronika

del

romanzo

decide

di

di

»

morire

Paulo

che

a

Coelho causa

di

questo male tenta il suicidio e finisce a Villete, clinica privata di malati di mente con a capo il dottor Igor, il quale proprio su questo veleno sta scrivendo una tesi con l’intenzione di presentarla all’Accademia Come

vi

ho

delle già

Scienze

anticipato

della

Slovenia.

Veronika,

giovane

slovena di 24 anni, un giorno prende la decisione di

suicidarsi

e

per

farlo

ingerisce

una

grande

quantità di antidepressivi, ma perché? Problemi finanziari?

siamo finiti ancor prima di finire?


21

Critica

Avviene una sorta di anticipazione della morte (ebbene

sto

facendo

riferimento

proprio

a

quella anticipazione della morte teorizzata dal filosofo

tedesco

costruens

Martin

analitica

Heidegger

esistenziale

dell’essere affrontato in

«Essere

ci

delle

rende

responsabili

nella

del

pars

problema

»

e Tempo ) che

nostre

scelte

in

funzione alla nostra realizzazione personale, al nostro essere progetto. Si abbandona dunque la via della vita inautentica, del sì impersonale, la via di una vita che si lascia vivere, non riconosce gli altri, dove non ci si assume responsabilità di scelta

e

si

rinuncia

alla

propria

individualità

cadendo nel futile chiacchiericcio, per lasciare posto alla via della vita autentica, dell’essere per

la

morte,

finitezza

ossia

umana

dell’accettazione

vissuta

con

un

della

sentimento

d’angoscia ben diverso da quello della paura. L’angoscia infatti, al contrario della paura che ha una valenza negativa e che arresta l’agire,

Straordinario

ha una connotazione positiva nella misura in cui

influenzi gli altri ricoverati della clinica, come per

trovandosi di fronte alla morte, al nulla, invita

l’appunto Mari, con la quale si svolge il dialogo

all’azione,

prima

all’apertura

dell’esistenza

nella

nei

confronti

consapevolezza

condizione di finitezza umana.

della

Per essere più

chiari si riscopre la voglia di vivere proprio nel momento in cui ci si trova di fronte alla morte, come

succede

a

Veronika.

Ed

è

proprio

tale

sentimento d’angoscia esistenziale che vive la nostra Veronika, la quale alla notizia della sua oramai

prossima

esclusivamente possiedo

è

il

morte il

si

ritrova

presente:

presente

»

presente molto breve

e

a

possedere

«tutto tra

ciò

che

parentesi-

un

ci dice la protagonista

alla quale Mari, ex avvocato affetta d’attacchi panico e ora ricoverata a Villete, risponde ciò

che

sempre

del

resto

molto

possedere

hanno

breve.

anche

un

tutti:

Alcuni passato,

il

presente

pensano dove

«È è di

hanno

accumulato tante cose, e un futuro, nel quale potranno stiparne molte altre. […]

».

è

come

riportato,

dovuta

a

un

la

Zedka,

amore

condizione

affetta

lontano,

di

ed

di

Veronika

depressione Eduard,

uno

schizofrenico. Coloro che entrano in contatto con lei, con una condannata a morte, entrano anche in contatto con la sua rinnovata angoscia di vita, se così

possiamo

chiamarla,

e

ne

rimangono

contagiati divenendo anche loro consapevoli che la condanna della morte aleggia sulla testa di ogni singolo uomo e che per questo la vita può essere vista come un’occasione. Spesso si hanno tante cose da fare e le si lasciano per il futuro, come se la vita fosse eterna ma quando ci si rende conto che non è così qualcosa scatta, si abbandona la paura che ci frena dall’essere diversi, e il presente, per quanto breve per la nostra Veronika, diventa lo strumento

di

riappropriazione

della

alla quale la ragazza si riavvicina.

propria

vita,


21

Critica

È infine questa volta Zedka che rivolgendosi a

«Dare

Veronika

ma

pronuncia

delle

parole

«Non

sintetizzano la condizione:

che

ne

hai niente da

un senso alla vita può condurre alla follia

una

vita

senza

dell’inquietudine

e

del

senso vano

è

la

tortura

desiderio-

è

una

»

perdere. Molta gente si rifiuta di amare perché

barca che anela al mare eppure lo teme . Ciò a

ha tanto futuro e tanto passato in gioco. Nel tuo

cui questi versi si riferiscono, attraverso la voce

»

caso, esiste solo il presente . Ed è per via di

di un uomo lacerato dal rimpianto, è la paura, la

questo breve presente che Veronika si pone una

paura di alzare le vele e di scoprire fino a dove

«Posso

la nostra barca, sempre attraccata al porto, può

arrivata

arrivare. È la paura di dare un senso alla propria

domanda

centrale

spingermi

più

finora?

»

nel

nostro

lontana

di

discorso

dove

sono

e direi che la risposta a tale quesito è

un’affermazione

successiva

che

la

stessa

vita

per

via

rendendosi

del

rischio

conto

che,

di

diventare

così

come

folli

non

apprende

«Ho bisogno di correre il rischio

Veronika, si può convivere con la propria follia

di essere viva . Il bisogno di correre il rischio di

interiore in modo che questa sia liberatoria e ci

essere vivi è un tema che viene trattato, questa

permetta di guardare la nostra e la follia altrui

volta

senza

protagonista fa:

»

però

«George

in

chiave

»

Gray ,

raccolta

una

poetica

«Antologia

metaforica, lirica

di

anche

appartenente

Edgar

Lee

in alla

Masters

»

di Spoon River , dove ogni poesia

corrisponde all’epitaffio di ciascuna delle lapidi degli abitanti dell’immaginario paesino di Spoon River. In questa lirica il rischio è simboleggiato dalla necessità di ormai

«alzare

morto

»

le vele

manifesta

che il protagonista

alla

visione

della

sua

lapide sulla quale è scolpita per l’appunto una barca con le vele ammainate in un porto. In una lapide,

quindi

simbolo

del

per

mezzo

passato,

di

Edgar

un Lee

emblematico Master

con

maestria ci svela il significato del presente, un presente che George Gray è pentito di non aver vissuto appieno: mi

ritrassi

George.

dal

«Perché

suo

Parole

l’amore mi si offrì e io

»

inganno

che

del

-

afferma

infatti

resto

suonano

molte

vicine a quelle prima citate rivolte da Zedka a Veronika.

terrore.

La

cura

del

vetriolo

è

vivere

autenticamente il presente, ossia la propria vita. Come

direbbe

un

celebre

regista

»

vento, bisogna tentare di vivere .

«si

alza

il


⽊漏れ⽇

KOMOREBI

CRITICA CINEMATOGRAFICA

A CURA DI: SARA PICARIELLO ALESSANDRA DE VARTI

Komorebi è la parola giapponese usata per indicare la luce del sole che filtra tra le foglie degli alberi. Le parole giapponesi sono estremamente affascinanti, questo perché i kanji, ideogrammicondensatori di significato, sono utilizzati per esprimere concetti complessi che non potrebbero essere espressi con le parole del nostro alfabeto. In particolare l’aver creato una parola appositamente per rendere lo spettacolare effetto visivo della luce tra gli alberi, mi ha da sempre trasmesso qualcosa di poetico e di magico. Pronunciando una semplice parola siamo lì, tra quegli alberi attraverso cui il sole cerca di penetrare, rompendosi in fasci di luce. Un effetto visivo per me simile alla luce dei proiettori, che girando lo sguardo durante la proiezione di un film, vedo uscire dalle piccole finestre poste in alto nella sala, una somiglianza forse lontana ma dettata dalla stessa sensazione di quiete che mi trasmette il trovarmi tra la natura o in una scura sala di un cinema. Cosa sarà quindi Komorebi? Definirla una rubrica cinematografica forse è un po’azzardato, mi piacerebbe più definirla come la piccola finestra di una sala dalla quale proietterò un film, scelto da me, visto di recente, ma anche più datato, che consiglio di vedere (se non lo avete ancora fatto). Lo analizzerò, commenterò fornendo una chiave di lettura personale e delle curiosità a riguardo. Detto questo buona lettura!


IMPARARE

AD

PRESENTE DI

È

ACCETTARE

UNA

IL

QUESTIONE

TEMPO

di Sara Picariello

QUESTIONE

DI

TEMPO (ABOUT DI

TIME)

RICHARD CURTIS

N el

1962 il matematico Edward Lorenz partì da una domanda paradossale, “può il battito d’ali di una farfalla in

Brasile determinare un tornado in Texas?” per enunciare un concetto che oggi è alla base della Teoria del caos, quello che poi verrà comunemente detto sistema

sono

in

grado

dell’imprevedibilità

di

del

produrre

tempo,

Effetto farfalla :

conseguenze

poiché

anche

se

piccoli cambiamenti nelle condizioni iniziali di un

di

grande

si

effettuano

portata. le

Tale

più

teoria

accurate

portò

alla

previsioni,

giustificazione la

più

piccola

variazione può sconvolgere un intero sistema. Anche se questo concetto rientra nell’ambito della fisica, quante volte ci è capitato di prendere una decisione o di compiere un atto involontario che ha sconvolto il regolare progredire

della

nostra

dall’imprevedibilità

del

giornata? futuro

e

Tutte

quel

le

previsioni

piccolo

o

battito

i

piani

d’ali

di

stabiliti una

nel

farfalla,

presente che

può

verranno essere

sempre

una

travolti

sveglia

non

sentita, potrebbe determinare un tornado nella nostra monotona vita, un tornado che potrebbe anche spazzare via quanto di più bello c’è in essa. Ecco che allora non vorremmo avere altro che un solo ed unico superpotere: la capacità di eliminare la falla nel sistema, di tornare indietro a quel determinato momento e far in modo che tutto scorra regolarmente. Ed è proprio questo il potere che scoprirà di avere il timido e goffo Tim (Domhnall Gleeson) il giorno del suo ventunesimo compleanno. Come suo padre e come tutti gli uomini della sua famiglia, Tim può viaggiare nel tempo, gli basta rifugiarsi in un luogo angusto e buio, chiudere gli occhi, stringere i pugni e

pensare

intensamente

al

luogo

e

al

giorno

in

cui

vuole

tornare,

al

momento

esatto

che

vuole

rivivere.

Ovviamente, come il padre poco dopo preciserà, il suo potere ha una valenza circoscritta alla sua esistenza, non può scegliere nessun momento antecedente alla sua nascita, di conseguenza non potrà né evitare le guerre né vivere in un’altra epoca.


Tim è alle prime esperienze lavorative come avvocato,

Curtis è partito da uno spunto fantascientifico, quello

si

dei viaggi temporali, ma ha svuotato questo genere da

è

appena

all’uggiosa primo

trasferito

Londra,

momento

è

dalla

pacifica

giovane,

decide

di

Cornovaglia

impacciato

utilizzare

il

e

nuovo

in

un

potere

ogni

accuratezza

come

possa

scientifica

avvenire

il

nessuno o

interessa

il

conseguenze

spazio-tempo

sue esperienze. Ad esempio, cerca di conquistare la

livello

bellissima amica della sorella, interpretata da Margot

semplicità del vivere e la forza dell’amore. È l’amore il

Robbie,

motore di tutta l’esistenza di Tim, non solo l’amore per

Mary

(Rechel

miseramente.

di usufruire del suo potere anche per il bene degli altri,

appuntamento. ad

armi

per

pari,

La

incontrarla

cimenta

la

la

e

si

mostrandoci

quello per le persone a lui più care. Tim, infatti, cerca

ragazza,

quale

massimo

una serie di tuffi nel passato, ingannando il destino e

perfetto

la

incontra

e

al

Mary che lo rende prima marito e poi padre, ma anche

giovane

per

non

sentimentale

invece,

in

rendere

McAdams),

Finché

l’aspetto

caricando,

le

per il semplice scopo di rendere meno imbarazzanti le

fallendo

causate)

(a

fenomeno

nuovamente

indimenticabile

loro

storia

nonostante

sicuramente

ciò,

sarà

lunga

e

il

primo

in

non

parte

profondamente

e

ricca

di

particolare

stralunata,

della

sorella

Kit

affezionato:

intrappolata,

Kat

una

per

alla

quale

ragazza

scelte

un

sbagliate,

è po’

in

una

sentimento. Infatti, la prima lezione che Tim imparerà

relazione tossica che potrebbe farla annegare in fiumi

da

d’alcol.

questo

quanto

dono

vuole

amarlo.

è

ma

Richard

che

non

potrà

può

Curtis,

viaggiare

costringere

dopo

anni

le

di

nel

persone

matrimoni e un funerale , Notting Hill (About time) “alto”

del

2013

con

Quattro

Diario di

e il

Questione di tempo

probabilmente ha raggiunto il punto più

suo

sceneggiatore seppur

nel

ad

sceneggiature

per commedie romantiche di successo, come

Bridget Jones ,

tempo

cinema, un

rientra

film

realizzando colto,

come

spiritoso,

banalmente

tra

regista

delicato,

le

e

di

tempo

sentimentalismo dei

sentimenti

e più

umorismo inglese.

non

scade

propone onesti,

mai

nel

con

una

a

sue

spese

che

eliminare

quella

falla nel sistema per rendere migliore l’esistenza della sorella

non

farà

altro

che

causare

una

serie

di

conseguenze anche nella sua di vita. Un piccolo ma decisivo cambiamento, quel battito d’ali della

farfalla,

potrebbe

realmente

scatenare

un

tornado. Non gli resterà altro da fare se non annullare tutto:

pur

avendo

il

potere

di

modificare

il

passato,

dovrà arrendersi all’idea di accettare il presente così

commedie

com’è. Altra figura centrale per Tim è quella del padre (Bill

un’originale

capirà

che

romantiche, in realtà se ne allontana. Questione

Tim

più

mieloso

nobilitazione

buona

dose

di

Nighy),

straordinario

con

il

dono,

quale

ma

anche

condivide un

non

singolare

solo

legame

lo di

comprensione, chiacchiere in riva al mare, cercando di far

rimbalzare

scantinato.

i

sassi,

e

partite

di

ping-pong

nello


È il padre a mostrargli un modo diverso di utilizzare la sua abilità, un metodo molto semplice che egli considera la

ricetta

per

la

felicità:

“vivere

due

volte

lo

stesso

giorno, senza cambiare quasi niente. La prima volta con tutte le tensioni e le ansie che ci impediscono di vedere com’è

bello

il

mondo

e

la

seconda

vedendolo”.

Ogni

giorno, sin dalla prima luce che ci costringe ad aprire gli occhi, le preoccupazioni e i mille pensieri ci offuscano la vista, privandoci del panorama mozzafiato che la vita ci ha

offerto:

rumori

i

sorrisi

della

Provando

a

sui

città, rivivere

le la

volti

dei

tante

passanti,

sfumature

giornata,

gli

odori

del

e

i

mondo.

conoscendone

l’esito,

guardando dall’esterno le nostre ansie e vedendo quanto piccole possono diventare senza il potere che abbiamo deciso di dargli, forse la nostra vita riuscirà a godere di

Infatti, il vero dono, quello che realmente lo ha reso

tutto ciò che ha perso. È da questa breve ricetta che Tim

migliore, Tim lo ha sempre avuto tra le mani ed è

si avvierà verso il raggiungimento della propria felicità.

tangibile ogni mattina quando apre gli occhi e vede

A

il

poco

a

poco

l’ormai

maturo

protagonista

smette

di

volto

Mary,

ogni

volta

che

esce

di

casa

per

tante

andare a lavoro, è palpabile in ogni attimo passato

volte gli aveva permesso di modificare la sua esistenza,

con le persone a cui tiene, è tangibile quando una

ma non di migliorarla.

pioggia improvvisa, sulle note del

viaggiare

nel

tempo,

di

utilizzare

quel

dono

che

Fontana,

riesce

a

rovinare

ma

Mondo

al

di Jimmy

tempo

stesso

a

rendere indimenticabile il giorno del suo matrimonio (una delle scene più riuscite e suggestive del film), è

tangibile

figlio

tra

vissuto

quando

le

per

braccia,

come

se

la

e

prima

in

fosse

volta

ogni

stringe

giorno

l’ultimo

giorno

un

presente di

quella

“straordinaria normalissima vita”. Questo dono è la capacità di amare, non solo le persone care, ma la vita

in

azione,

generale. spinge

L’amore,

Tim

verso

quel la

motore

di

ogni

consapevolezza

del

presente, ad abbandonare quell’ossessiva ricerca di falle del passato da risistemare e di cui rischia di diventare dolce

prigioniero,

amaro

di

un

e

ad

viaggio

assaporare

il

gusto

imprevedibile:

la

vita

stessa. Affrontando la storia di Tim e il suo processo per aver

il

raggiungimento

narrato

forme

per

dalla

anni

più

inno

a

celebrazione la

vita

in

questo

della

ogni

modificare

il

ci

attimo.

passato,

e

non

abbandonarci

all’amore,

offrire,

Proprio

e

come

Into my arms ,

ha

di

a

così

Nick

a

Cave

un

non

vero

non

far le

amore

vale

la

può

nella

una per

essere

altro

il

e

pena

sensazioni

vivere

sue con

primordiale,

futuro

tutte

le

banale,

provare

Se

dopo

tutte

regalato

possiamo

imparare canta

il

Curtis

in

più

sentimento

prestabilito,

può

alla

capacità

suo

felicità,

passione

bizzarra

Questione di tempo proprio

della la

che che

presente.

meravigliosa

in una delle ultime scene del film, se

non crediamo in un Dio che interviene per aiutarci o negli angeli che vegliano su di noi, l’unica cosa a cui possiamo credere è l’amore.


Critica

I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY DI ALESSANDRA DE VARTI

“E

per essere chiari questo non è un

film da ‘oh, quanto mi sento bene’. Se siete di quegli idioti che devono sentirsi

bene,

be',

fatevi

fare

un

massaggio ai piedi.”

Così

recita

il

monologo

iniziale

di

“Basta che funzioni”, di Woody Allen. E’

secco,

una

pistolettata

dritta

al

cuore, basta coi buoni sentimenti e i finali avvolti in carta da caramella, ora facciamo i seri, ora ci prendiamo sul

serio

e

guardiamo

un

film

col

muso lungo, con i grugni duri come fossimo

in

incrociate durante cacciamo vediamo

guerra, e

il

la

con

primo

visione

via il

a

braccia

che

disturba

del

film

lo

Perché

noi

calci.

Cinema

le

con

la

“c”

maiuscola, duro e crudo, per uomini e

donne

di

un

certo

spessore

intellettuale. E

invece

broncio

rilassatevi, e

preparatevi

già una

addolcite che

quel

ci

siete

cioccolata

calda,

oggi ci guardiamo un film comodo, leggero, di quelli da vedere sdraiati.


Critica Ogni tanto ci vuole anche questo nella vita. Perdonaci

dobbiamo sempre cambiare qualcosa?”.

per i nostri peccati, Woody, ma anche noi gente di cultura a volte torniamo stanchi a casa il sabato sera.

Ora che abbiamo sbrigato le formalità, di cosa parla “I sogni segreti di Walter Mitty”? Ben Stiller, il nostro

Sapete cos’è un Walter Mitty? Sì, esatto, non “chi è”,

protagonista,

ma

impiegato

proprio

“cos’è”.

Secondo

l’Oxford

English

veste

i

panni

d’azienda,

del

classico,

timido

e

triste

innamorato

Dictionary, si tratta di “una persona comune e non

perdutamente della sua nuova collega di ufficio, con

avventurosa che cerca rifugio dalla realtà tramite i

poche chance di conquistarla, se non sperare che lei

sogni

accetti

ad

occhi

protagonista

aperti”.

di

un

Walter

Mitty

racconto

di

nasce James

come

il

Thurber,

la

incontri.

sua

richiesta

Sembra

essere

una

di

commedia

grazie a una trasposizione cinematografica del 1947,

Allo scoppiare di un incendio in un palazzo vicino,

“Sogni

di

Walter si lancia da un ponte per entrare nel palazzo

commedia che all’epoca riscosse un certo successo di

attraverso una finestra, ne esce illeso, con in braccio

pubblico e di critica, ma fu disdegnato da Thurber

il cagnolino che ha portato in salvo dall’incidente e

(come in un altro famoso caso nella storia del cinema,

che guarda caso appartiene alla collega di cui è

e anche lì si mormorava che, ad esser sinceri, non

invaghito. Vi posso assicurare che avete letto bene,

fosse il film a dover invidiare qualcosa al libro).

non

qualche

tocco

c’è

bisogno

precedenti

di

sperando

andare di

a

ad

sito

mondo di Walter Mitty prende una piega inaspettata.

con

ma

un

anni ’40. La storia di Walter Mitty acquista la sua fama

noir

categoria,

in

su

romantica

un

terza

amicizia

giornalista e fumettista del New Yorker intorno agli

proibiti”,

di

di

di

un

riguardare

trovarne

il

senso

tratto

le

il

righe

logico.

I

Nel 1994, il figlio del produttore originale di “Sogni

sogni non hanno bisogno di senso logico. Walter Mitty

proibiti” propone di realizzare un secondo film basato

è

sulla

sostanziali

noiosa, grigia, ordinaria, gli scorre davanti, la sua

cambiamenti rispetto al libro e alla prima pellicola.

mente ne crea una parallela, in cui lui è sempre lo

Dopo diciannove anni di tira e molla per assicurarsi

straordinario

quell’attore

esce

Walter si incanta a fissare nel vuoto e, rapito dalle

nelle sale cinematografiche mondiali “I sogni segreti di

visioni della sua vita immaginaria, perde i treni e i

Walter Mitty”, in originale “The secret life of Walter

discorsi di quelli che gli vivono intorno.

storia

di

o

Walter

quello

Mitty,

apportando

sceneggiatore,

nel

2013

un

sognatore

e

ad

occhi

carismatico

aperti.

eroe

Mentre

della

la

vita,

situazione.

Mitty”, che rende molto di più il senso della pellicola e mi

riconduce

sconsolata

alla

vexata

quaestio

“ma

perché quando traduciamo in italiano i titoli dei film

Dopo

un

tuffo

nella

fantasia

del

protagonista,

trama riprende a scorrere con un altro clichè: la

la


Critica

rivista

per

appena

lavora

assorbita

azienda. Scott

cui

Il

che

da

nuovo

ce

la

Walter una

capo-

metta

è

stata

grande

un

tutta

Adam

per

fare

un’imitazione più meschina di Micheal Scott delle

di

The

teste

vedere

e

come

Officegià

Walter

impiegato,

riuscirà

posto

lavoro

di

brillante

ci

fantasia

a

deve

aspettiamo Mitty,

di

comune

salvare

grazie e

tagliare

il

alla

creatività,

suo sua

ma

la

storia prende un’altra direzione. Il film è ambientato nel 2013, in cui la

parola

“digitalizzazione”

veniva

guardata

ancora con sospetto e i personaggi del film si riferiscono come

al

al

pubblicare

“passare

boomer”.

Il

tutti

pubblicare

“LIFE”,

nome

secondo

le

è

gli

Roba

che,

numero

testata.

istruzioni

di

online

da

“ok,

prima

impiegati

l’ultimo

della

rivista

.com”.

fatto

licenziamenti, per

al

una

dei

lavoreranno cartaceo

Sulla

di

copertina,

Sean

O'Connell,

celeberrimo fotografo irrintracciabile, a metà fra

un

santone

figurerà

lo

O’Connell vita”, era

di

un

un

scatto

noir, il

L’ho

vero?

Ed

che

della

questo

“Sogni

foto

un

il

proibiti” il

nostro 25

è

manager

delle suo

che della

numero

Walter

negativi è

quello

dunque,

della

essendo

dei

25,

eremita,

quintessenza

Ecco,

dell’archivio rivista,

“la

detto

negativo

mancante.

vagabondo

numero

definisce

Life.

mistero:

e

fotografie

problema.

Un

suo grosso problema, se teniamo a mente che è

tempo

di

licenziamenti.

Nel

suo

studio

non

c’è, nella busta in cui è stato inviato il rullino non

c’è,

tocca

fare

cercare

O’Connell,

mondo,

per

ritrovare

stavolta

non

è

motto

della

un

rivista

una

follia:

ovunque quella

sogno fa

sia

ad

occhi

capolino

in

deridendo,

poi

Mitty,

a

l’effettiva

del

suo

diventare

viaggio:

“To

see

sperso

a nel

fotografia.

sequenza, fino

andare

aperti.

più

ispirando

the

di

E Il

una

Walter

descrizione

world,

things

dangerous to come to, to see behind walls, to


Critica

draw closer, to find eachother and to feel. That is the purpose

of

pericolose

LIFE” da

(ovvero:

"vedere

raggiungere,

il

guardare

mondo,

cose

oltre

muri,

i

avvicinarsi, trovarsi l'un l'altro e sentirsi, questo è lo scopo della vita"), che la si intenda come vita o come giornale. A conti fatti, è un on the road. Gli americani sono convinti di averci insegnato che la vita è un viaggio, magari in macchina sulla sessantaseiesima, ma in realtà lo sapeva già

Ulisse;

noi

lasciamo

pure

ai

nostri

compagni

d’oltreoceano questa convinzione, è una delle poche cose di cui possono vantarsi. E se ogni viaggio è l’Odissea ed è sempre

un

viaggio

dell’anima,

resta

da

capire

come

incastrare quei momenti di fissità o “incantamento”, come viene definito nel film, di Walter. Walter Mitty non è incastrato in una realtà opprimente alla

“Il

treno

sbagliare dunque

ha

fischiato”,

dicendo il

inappagato

una

silenzio. dalla

sua

parola

Walter vita

e,

teme di

costantemente

troppo

Mitty invece

è di

e

di

preferendo

profondamente sfogare

la

sua

frustrazione sul mondo, se ne allontana, vola via sulle note di “Space Oddity”, Major Tom non risponde a Base Terra. E’ semplice sognare ad occhi aperti: chi non lo ha mai fatto? Pensare alla frecciatina perfetta per avere l’ultima parola in una discussione, immaginare di riuscire un giorno a conquistare gli obiettivi di una vita o di stare su un palco a ritirare una prestigiosa onorificenza; tutti noi ci intratteniamo con delle fantasie senza capo né coda, ma Walter vive nella sua testa più di quanto non faccia sulla terra, tanto da perdere il senso di vivere nella sua vita. Perché fare qualcosa di straordinario quando è sufficiente immaginarlo per essere appagati? E’ lo stesso problema di cui si discute da anni riguardo alla realtà virtuale: una vita immaginaria più potente di quella reale. Walter Mitty evita la realtà, la scansa, ritorna in sé solo per le mansioni essenziali. Se vi sembra una pazzia, pensate che c’è gente che ha fatto del proprio lavoro il fabbricare storie. Non molti mesi fa, Woody Allen rilasciava un’intervista a Walter Veltroni, dichiarando: “Ho trascorso la mia vita ad evitare la realtà e voglio continuare ad evitarla. Non mi piace, non mi è mai piaciuta. Il mio mondo è migliore di quello vero. Non è così brutale e terribile.” E’ un ragionamento pericoloso, che figura con prepotenza in questo film, mentre era utilizzato soltanto come un meccanismo narrativo tanto nel racconto originale che in “Sogni proibiti”.

Qui non c’è un morboso attaccamento al passato o un monito a guardare con speranza al futuro, Walter Mitty è la storia di un uomo che non può più scappare dalla sua vita, e la vitaè sempre al presente, è quello che succede qui e ora, e continua a succedere, anche quando lo ignori, anche quando fingi di stare in un altro posto, la vita è lì e non si ferma per te. “I sogni segreti di Walter Mitty” ha il merito di portare in scena un concept straordinario, di una brutale onestà, ci attacca intimamente, fruga nella nostra testa, mostra al mondo quello che abbiamo sempre tenuto per noi. Con delle premesse del genere, viene da chiedersi dove siano i riconoscimenti, le recensioni brillanti dei critici, gli Oscar e i David di Donatello. Mettiamola in questo modo: il concept è l’idea platonica de “I sogni segreti di Walter Mitty”, la realizzazione è il suo corrispettivo


Critica

nella

realtà.

come

per

Ergo,

esattamente

Walter,

il

film

immaginato dai creatori è di gran lunga superiore a quello che hanno realizzato. La regia presenta delle buone intuizioni, la fotografia è di alto livello, la sceneggiatura lascia stranamente a desiderare. E dico stranamente

perché,

dietro

il

copione di questo film, altri non si nasconde

che

stesso

che

aveva

fatto

ricerca

Steven

sette

della

Conrad,

anni

prima

piangere felicità”

con e

lo ci

“La

quattro

anni dopo avrebbe ottenuto lo stesso effetto con “Wonder”. Nonostante il film si proponga come una pellicola introspettiva, ci vengono infilati dentro a forza cinque o sei momenti “comici” –roba alla Boldi e De Sica - senza un apparente motivo, se non quello di riattivare l’attenzione dello spettatore medio, che, a meno che non venga convinto di star guardando una commedia, scambierà qualunque pellicola per “La corazzata Potëmkin”, con conseguente commento fantozziano. Un tocco di commedia, un pizzico di love story davvero non necessario ed ecco che un film dal grande potenziale rende molto meno di quanto avrebbe potuto, pur restando una pellicola notevole nel mare di prodotti cinematografici che non meritano neanche una ciambella di salvataggio.

Perché vale la pena di guardare “I sogni segreti di Walter Mitty”? Perchè tutti noi siamo un po’ Walter Mitty, quando cerchiamo nella fantasia il riscatto da un presente grigio e che ci lascia insoddisfatti. Walter ci insegna che, alla fine, l’unico tassello mancante nella nostra vita siamo noi, siamo noi lo scatto numero 25, e il nostro presente è l’unica dimensione temporale in cui possiamo agire. Il presente è come la cera di una candela accesa, è morbida, docile. Certo è calda, e si rischia di scottarsi, ma, se si lascia passare l’attimo, la candela si spegne e torna un rigido blocco su cui si possono scolpire le memorie del passato, ma non modellare gli attimi del nostro presente.


CRITICA D'ARTE

A CURA DI

Eliana Pardo Cristina Colace

Che cos’è il "Duende"? È un folletto, una voce nuova, un vento mentale. Nella mitologia spagnola, indica uno spiritello che, secondo la leggenda, si impossessa di alcuni artisti, ma non si manifesta allo stesso modo in tutti. Federico Garcìa Lorca parla di un fluido inafferrabile, che arriva direttamente all’osservatore, qualcosa di demoniaco, di dionisiaco ed inspiegabilmente magnetico. “Potere misterioso che tutti sentono e nessun filosofo spiega”, così lo definì Johann Wolfgang von Goethe, avendo intravisto quel sacro fuoco ardere nelle corde del violino di Niccolò Paganini. Insomma, il Duende, nella sua inafferrabile ed intraducibile definizione, ci ha ispirato per il titolo di questa rubrica. Non pretendiamo di “diagnosticarlo”, piuttosto di lasciarvelo intravedere nelle opere di cui racconteremo tra queste pagine, cosicché ognuno possa coniare la sua personalissima definizione. D’altronde, come scriveva Federico Garcìa Lorca: “Per cercare il duende non c’è mappa né esercizio. Si sa solo che brucia il sangue come un tropico di vetri, che estenua, che respinge tutta la dolce geometria appresa, che rompe gli stili, che si appoggia al dolore umano inconsolabile, che fa sì che Goya, maestro dei grigi, degli argenti e dei rosa della miglior pittura inglese, dipinga con le ginocchia e i pugni con orribili neri bitume.”

EL DUENDE


Critica

L'orologio e la percezione del tempo di Eliana Pardo Cosa faresti se si fermasse il tempo?

L’artista Sue Beatrice, conosciuta come

All Natural

Arts, per divertirsi ha rotto tutti gli orologi. È una domanda irrazionale e del tutto paranoica, lo

riconosco.

una

È ferma e immersa in un tempo tutto suo, in cui la

particolarmente

percezione di quest’ultimo non è più concessa dagli

sfuggente, e, ammettiamolo, siamo stati davvero

scatti costanti delle frecce, bensì dall’oggettivo e

così

naturale

dimensione

bravi

Siamo

catapultati

fondamentale

ad

adattarci

e

che

adesso

in

ci

sembra

quasi impossibile e superficiale tentare di trovare

cambiamento

di

ciò

che

ci

circonda

quotidianamente.

una risposta anche solo ironica. E la verità è che se

il

tempo

faremmo

si

nulla.

fermasse Nulla,

probabilmente

non

Se si fermasse il tempo, afferma l’artista, lo creerei

o

che

a modo mio.

aspettare,

fondamentalmente è un po’ come dire la stessa cosa, no?

All

Natural

dell’artista

Arts, Sue,

per

le

in è

realtà diventato

graziose

e

nome oggi

del

negozio

sempre

particolari

più

Attenderemmo l’arrivo di una nuova sensazione,

popolare

sculture

un movimento, un cambio di colore. Ma facendo

realizzate unicamente con numerose parti di vecchi

cosa?

orologi.


Critica

"Ho sempre avvertito un legame con la natura e le creature di ogni tipo, e amo la dicotomia del creare forme biologiche usando parti meccaniche. Si arriva ad un punto in cui sembrano prendere davvero vita, ecco quando accade la magia." -Sue Beatrice I protagonisti e i personaggi delle sue creazioni sono di solito animali, realizzati e ricreati in diversissimi modi con ingranaggi, viti, ruote dentate e tutto ciò che un tempo costituiva l’interno di sveglie, pendoli, cucù e non solo. L’idea nasce dalla concezione che, sebbene la rottura di un orologio esprima la perdita e l’arresto della nostra personale percezione del tempo, ciò può rappresentare, al medesimo modo, la capacità che tutti noi abbiamo di ricrearlo semplicemente vivendoci dentro nel continuo presente.

Le sue realizzazioni non sono dunque altro se non un tempo che è stato e continua ad essere.

La

percezione di un qualcosa che costantemente mutua e mai si arresta. Orologi fermi, ma che ticchettano inevitabilmente proprio come noi.

Noi che se si fermasse il tempo e vivessimo in un presente costante

non lo capiremmo neanche. Ma attenderemmo, perché prima o poi qualcosa cambia.


Critica

Snøhetta, Under | Lindesnes (Norvegia), 2019

Trilite: presente Tre pietre che fanno l'architettura di Cristina Colace

L’architettura è un’arte di bordo, perennemente in bilico

tra

i

due

poli

opposti

del

non-essere:

il

passato ed il futuro, ciò che è stato e ciò che

sfuggente che li connette, quel filo sottile che è il tempo presente. sarà.

E

poi

c’è

quell’oggetto

Quando ho iniziato a chiedermi sul serio che cosa potesse significare fare

ora,

architettura

qui ed

nel

che è forse la più difficile delle sfide, come

nei momenti di maggiore sconforto e crisi creativa, sono andata alla ricerca dell’unica cosa che, nel progettare così come nello scrivere un articolo,

Paradossalmente, architettura

che

è

più

non

è,

facile

parlare

coniugando

i

verbi

di

può

salvarti:

al

leggendo

in

una

rivista,

questo

come

momento.

quella

che

Una

rivista

stai di

passato ed al futuro, perché c’è, nel primo caso, la

architettura, nello specifico. Anzi, è il caso di dire

certezza

di

la rivista di architettura: ho sfogliato le pagine di

accettato

e

incertezza

l’

ciò

che

è

consolidato, di

poter

ormai nel

secolarmente

secondo

formulare

ipotesi

caso

c’è

che

non

Domus, che rappresenta, per architetti e designer, una sorta di libro sacro.

necessariamente corrisponderanno alla realtà. Fondata da Schiacciato dal peso delle controparti temporali, il

presente sembra essere “solo”

Gio Ponti

nel primo dopoguerra, oggi

è diretta dal più raffinato ed apprezzato artigiano

un apostrofo che

e poeta del calcestruzzo, l’architetto giapponese

separa questo e quell’altro momento dello stare al

Tadao Ando – ve ne parlerò di sicuro, ma non oggi

mondo.

– Insomma, che cosa ho fatto? Ho virtualmente “domandato”

alle

pagine

di

Domus

e,

Da aspirante architetto (o architett*, che dir si

indirettamente, anche a me stessa – quali fossero i

voglia),

progetti

m’interrogo

accadendo quella

al

bolla

di

di

spesso

fuori

vita

della

su mia

universitaria

cosa

stia

comfort

zone,

fatta

di

notti

insonni trascorse ad impaginare, inamovibili consegne smontare

e

jury,

mesi

chiacchiere.

nonché di

professori

lavoro

in

capaci

mezz’ora

migliori

del

nostro

tempo,

di

oggi.

La

secondo

la

risposta non si è fatta attendere. Dei

dieci

redazione

progetti di

degni

Domus,

tre

di in

nota

particolare

hanno

di

attirato la mia attenzione, suscitando in me una

di

buona dose di curiosità e una sana componente di

meraviglia, che è un po’ quello da ogni buona architettura.

che ci si aspetta


Critica

Si

tratta

di

oggetti

che

hanno

ben

poco

in

comune, se non la sfacciata consapevolezza di

esuberante genialità o come delle enormi prese in giro. poter essere giudicati come frutto di

Il primo dei tre è assolutamente impertinente, roba da

farti

esclamare

a

gran

voce

“che

banalità,

potevo farlo anch’io!”, ma a tratti estremamente poetico,

geniale

a

dir

poco:

si

tratta

The Dorte

di

Whale, proposta dello studio danese Mandrup A/S che ha conquistato la giuria concorso,

aggiudicandosi

costruzione

il

bando

per

del la

un osservatorio delle balene

di

nell’Artico.

Intitolato The Whale, ha letteralmente la forma di una

coda di balena:

hai

presente

quelle

straordinarie fotografie da copertina di National Geographic? mozzafiato

Prendi

a

uno

modello,

di

quegli

qualche

scatti

tonnellata

di

calcestruzzo, acciaio e vetro et voilà, l’architettura è servita! Il bando richiedeva il progetto di uno

spazio culturale conoscenza preservare marino:

dei il

con

gigantesca

con lo scopo di aumentare la cetacei

delicato il

suo

coda

allo

equilibrio

tetto si

ed

stesso

tempo

dell’ecosistema

rivestito in pietra,

fonde

con

il

la

paesaggio

roccioso della costa artica, da cui dista circa 300 km. Il suo completamento è previsto per il

2022:

abbastanza “presente”, non credi?

[per

saperne

di

più

sui

progettisti:

https://www.dortemandrup.dk/]

Dorte Mandrup A/S, The Whale | Andenes (Norvegia), 2022


Critica Se The Whale non ti ha convinto, lo studio

Snøhetta

ci

di

riuscirà

di

sicuro.

Maestri

del

colpo

scena,

riescono a sorprendere costantemente con trovate

scenografiche,

senza

concedersi

eccessive

stravaganze o bizzarrie ingiustificate.

Racchiuso in

un guscio di cemento di 34 m, Under

è il primo ristorante subacqueo d’Europa ed è la più recente dello

“sperimentazione studio:

“Under

in

materia

propone

di

confini”

combinazioni

inaspettate di pronomi e preposizioni, e lancia una

sfida alle regole fisica

di

un

l’architetto

che determinano la collocazione

individuo

Kjetil

nell’ambiente”

Trædal

Thorsen

afferma

“In

questo

edificio, ci si trova sott’acqua, sul fondale marino,

tra terra e mare.

È un progetto che apre nuove

prospettive e modi di vedere il mondo, al di là e al di sotto del livello dell’acqua." "Il

progetto

-

aggiunge

-

sottolinea

il

delicato

equilibrio ecologico tra terra e mare e ci porta a riflettere riguardo a modelli sostenibili di consumo responsabile" La

struttura

duplice

in

cemento grezzo,

funzione:

consente

a

infatti,

molluschi

ha ed

una altre

creature acquatiche ad attaccarvisi, assicurando ai inoltre commensali una vista animata e vivace della fauna

delle

fredde

e

torbide

acque turchesi

di

Lindesnes, la punta più a sud della costa norvegese.

[per

saperne

di

più

sui

https://snohetta.com/]

progettisti:

“La struttura è progettata in modo da integrarsi nel corso del tempo all’ambiente marino, dato che la ruvidità del guscio in cemento fungerà da barriera corallina artificiale accogliendo patelle e alghe.” -Kjetil Trædal Thorsen | Snøhetta

Snøhetta, Under | Lindesnes (Norvegia), 2019


Critica

L’ultimo

virtuosismo

momento

è

dell’architettura

l’ultra-contemporaneo

del

Liyang

City Museum, 2019, dello studio cinese Crox. Si tratta della massima espressione della forma organica, nonché il non plusultra dell’innovazione a livello di tecniche e processi di fabbricazione. In

realtà,

la

radice

contemporaneità apparire creduto

quasi che,

tanto

oggi,

la

questa

“presente”

disarmante

ad

di

da

avresti

tecnologia

“La musica è architettura liquida, l’architettura è musica congelata.”

mai ed

il

-Johann Wolfgang von Goethe

progresso potesse arrivare a produrre una roba simile? – attinge ad una storia molto più antica, che risale ai tempi della

Han,

dinastia

alla guida della Cina dal 206 a.C. al

220 d.C. La vicenda narra dell’ ufficiale dell’impero nel

focolare,

strumento

ne

colse

l’armonia

ed

il

Yong Cai il potenziale.

quale, ascoltando

Dopo

averla

il crepitio della legna

sottratta

alle

fiamme,

ne

ardente

fece

uno

musicale: nonostante il legno fosse quasi del tutto carbonizzato, il suono che emise fu tanto

incantevole da ammaliare tutti i presenti. strumento tradizionale, il Jiaoweiqin, è uno dei simboli culturali

armonico ed Questo

della città di Liyang, ed ha

ispirato lo studio nel considerare il rapporto tra melodia, uomo e architettura: non a caso, il rivestimento esterno, in legno di diversa colorazione, rimanda all’antica leggenda. [per saperne di più sui progettisti:

Vien da chiedersi

http://www.crox.com.tw/]

cos’abbiano in comune

tre architetture nate con propositi, circostanze ed elementi

tanto distanti: ho riflettuto a lungo sulla conclusione di questo breve

presente,

excursus

– breve come il

momento

che ci sfugge tra le dita come la sabbia di una clessidra – e l’unica conclusione possibile è

questa: l’architettura di oggi, come ed in quanto

arte,

è figlia della tecnica e dell’ispirazione. Quella

ispirazione che può provenire dalla natura nella sua manifestazione più selvaggia e sublime – forse dalla coda di un capodoglio? – o dal desiderio di spingersi oltre, di osare – non vorresti andare a cena sul fondo dell'oceano, ad Atlantide? – oppure dall’eco di miti e storie antiche, cui affidiamo la nostra identità di popolo, che non smettono di essere attuali e che conferiscono un senso più profondo al nostro vivere ed al nostro fare nel presente.

Crox, Liyang City Museum | Liyang (Cina), 2019


P U N T O

18

Carmine Faiella Gabriele Maurizio

D I F U G A

FOTOGRAFIA


Fotografia

Carmine Faiella

Presente La seconda foto di questo trittico rappresenta il presente. L'attimo in cui accadono le cose, l'attimo dove i pensieri del passato diventano azioni per il futuro.

43


Fotografia

44

Gabriele Maurizio

Prigionia del presente L'effimera lode al passato è fine a sé stessa, e coloro che vivono prigionieri del presente hanno la vista offuscata dalle sbarre, incapaci di guardare al futuro.


TECUM IL SALOTTO PER FARE LUCE SU QUELLO CHE ACCADE INTORNO A NOI

CHE COSA È TECUM? Tecum nasce per creare un punto di incontro e di crescita per ragazzi come te che stai leggendo! Qui raccogliamo tutte le vostre idee e le vostre opinioni: perchè di certo il mondo non si cambia stando sul divano, ma questo spazio è comunque un inizio. Che aspetti? Entra a far parte di Tecum, scrivi insieme a noi!

RICOMINCIO DA DRAGHI Il 17 Febbraio Mario Draghi ha esposto il suo programma davanti al Senato della Repubblica, mostrando quelle che sono le sue proposte di Governo e tutti gli obiettivi da lui prefissati. Il tutto legato da un messaggio di fiducia e speranza, forse un tentativo di tirarci su di morale e darci nuova carica. "Credere nel nostro Paese afferma Draghi - non significa unicamente essere più giusti e generosi nei confronti della Repubblica, bensì far valere il contributo italiano nell’intera Europa per tutte le sue belle caratteristiche e per tutti i suoi primati, ma anche

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per i momenti di difficoltà che è sempre riuscita a superare a testa alta e dai quali, oltretutto, è sempre uscita come vincitrice e mai come vinta." Un bel messaggio, senza dubbio, ma a questo punto della storia non so più che pensare e in che sperare. Tanto vale crederci, dai, magari funziona davvero. ALESSIA SCIBELLI


PANEM ET CIRCENSES ULTIMO CONCERTO: IL RUMORE DEL SILENZIO "L'ultimo concerto?" , pubblicizzato per settimane sui social, era

stato presentato come un mega evento: tanti concerti in diretta contemporaneamente dai live club di tutta Italia ma senza pubblico e su un unico canale streaming. Tanti i nomi coinvolti, da Brunori a Manuel Agnelli fino a Caparezza e Ligabue. Tanti gli spettatori che si sarebbero connessi. Eppure, "l'ultimo concerto c'è già stato: era nel 2020. Quello che sembrava essere un sabato diverso dagli altri si è trasformato in un grido - anzi, un assordante silenzio- di denuncia. Gli utenti connessi hanno fatto i conti con uno schermo nero, con un messaggio coinciso: "Vi aspettavate di vedere un concerto, invece vi siete trovati davanti un muro di silenzio. Non vi abbiamo preso in giro. I vostri artisti non vi hanno voluto fare un brutto scherzo. Abbiamo voluto trasmettervi un messaggio. Farvi capire qual è la situazione in cui ci troviamo. Da un anno, siamo obbligati al silenzio e cerchiamo di galleggiare, di preservarci per un futuro che ogni giorno sembra allontanarsi."

Una grande provocazione, che sembra però essere caduta nel vuoto, visto che i settori privilegiati continueranno a lavorare, a discapito del Covid - basti pensare a Sanremo; al contrario dei piccoli locali, che sono le uniche realtà che rendono possibile una musica dal vivo vera, intima e più umana, che è tutto quello che manca dall'inizio della pandemia. FEDERICA DE FEO

Ecco la settimana di Sanremo, uno dei pochi riti dello spirito nazionale italiano, uno delle poche liturgie che consacrano lo spirito patrio. Certo quest'anno può sembrare fuori luogo e ci si chiede se sia stato fatto per obblighi economici evitando di perdere milioni di euro, oppure per la solita storia del panem et circenses. Comunque, non ci resta che attaccarci al televisore e sentirci italiani per qualche giorno. ANONIMO

GIORNO 365. È da un anno che non andiamo all'università, abbiamo perso il contatto con le persone, I colleghi, il caffè al bar nei momenti di pausa, la corsa per prendere i posti in aula, guardare il prof negli occhi all'esame... Questa casa è ormai una gabbia tecnologica, fatti di sguardi a 17 pollici. Quando riavremo la nostra vita indietro?

ANONIMO


DAFT PUNK, AU REVOIR Era il 17 maggio di 8 anni fa, io mi apprestavo a sostenere gli esami di terza media, e proprio quel giorno veniva rilasciato quello che da oggi in poi verrà ricordato come l’ultimo album dei due caschi più affascinanti e discussi degli ultimi 20 anni. Sto parlando dei Daft Punk e del loro ultimo e solenne capolavoro “Random Access Memories”, un album ricco di pezzi frutto di collaborazioni con i vertici del mondo della musica disco come Giorgio Moroder o Nile Rodgers ma anche della musica pop come Pharrel Williams. Tra questi brani, forse, il più toccante è proprio “Touch”, un viaggio interspaziale lungo poco più di 8 minuti, che viene interpretato dal cantante Paul Williams e che non a caso è stato scelta per accompagnare il video “Epilogue” (estratto di un loro lungometraggio, Electroma, del 2006, ma che calzava a pennello con la situazione), l’ultimo struggente saluto dei dj Francesi. Non avevo ben realizzato alla fine del video, ma ci hanno pensato i continui bombing novellari dei telegiornali e i social, anche se la perdita non l’ho tutt'ora elaborata. Nella loro trentennale carriera, nulla è stato mai lasciato al caso dai Daft Punk e la loro maniacale precisione è evidenziata anche dalla scelta della data in cui comunicare il loro scioglimento, il 22 Febbraio 2021, 22.2.21, quasi a volere simboleggiare che dopo la fine di ogni duo c’è un uno, la separazione. Non riesco a nascondere la ferita profonda lasciata dalla fine di un’era, un pezzo enorme della musica elettronica e del genere french house che se ne va. Tuttavia, in una chiave più ottimista, ci si può aspettare assolutamente che sotto altre forme e seguendo differenti strade Guy-Manuel e Thomas Bangalter possano ancora toccare il cuore dei fan, che sia usando un synth o nella veste di produttori. Nell’attesa, chi li avesse conosciuti grazie al trend di “my name is Giovanni Giorgio” ha tutto il tempo per recuperare i capolavori della loro discografia. Il motivo della scelta dei due è ancora ignoto, tristemente noto è lo sgomento che ha colpito il mondo intero di fronte a questa notizia, me compreso, che il 17 maggio di 8 anni fa ascoltavo per la prima volta in radio “Get Lucky”. GIUSEPPE LO MEDICO

LA FINE DI UN'ERA

Il 21 febbraio un enigmatico video di otto minuti, caricato su You Tube, ha annunciato la fine del due francese che ha cambiato per sempre il mondo della musica elettronica: i Daft Punk. Due sole scritte su uno sfondo nero, “Epilogue” e “02/21/2021”, Guy-Manuel de Homen-Christo con lo storico casco dorato e Thomas Bangalter con quello argentato, di spalle, camminano in una landa deserta verso il tramonto, niente musica, solo il rumore dei passi sul terreno e del vento (si tratta di una scena del film del 2006 Electroma) poi l’esplosione di uno dei due musicisti, ed infine la scritta “1993-2021”. Ebbene sì, dopo 28 anni i Daft Punk si sono sciolti, lasciando i fan di tutto il mondo nell’incredulità. È la fine di un’era iniziata negli anni ’90, una musica aliena che sembrava provenire dal futuro, un sound veloce, casuale, emblematico, che univa il passato, il presente ed il futuro, attraverso un’estetica tecnologica che ammiccava al retrò e influssi dal pop al rock.

E poi quei volti mai mostrati, i misteri dietro la loro identità, dichiarazioni più o meno veritiere, una strategia di marketing geniale giocata sull’ambiguità tra presenza e assenza, tra presente e futuro, un bipolarismo che è diventato culto, leggenda. La notizia dello scioglimento, che raggiunto in un solo giorno 12 milioni di visualizzazioni e circa 32 tweet al secondo, ha sconvolto tutti, e non poteva essere altrimenti: i Daft Punk hanno superato l’idea del tempo ed il loro essere fuori dal tempo, dalle mode e dalle tendenze, gli ha permesso di arrivare a tutti e di essere considerati dei classici viventi della musica elettronica contemporanea. ANONIMO


E' stato bello chiacchierare un pò insieme, non trovi? Spero che il tempo passato insieme non sia stato per te infruttuoso!

GRAZIE PER LA LETTURA ABBI IL CORAGGIO DI SPLENDERE SEGUICI SU INSTAGRAM ED ENTRA A FAR PARTE ANCHE TU DEL PROGETTO "TECUM"


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