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Gli universi leggeri di Jean Michel Folon in mostra alla Gamc di Viareggio
Brunella Menchini
Nelle mie immagini, il sole è spesso il centro dell’occhio di un personaggio immenso che ci guarda. So che è un’idea strana. Ma la mattina guardo l’orizzonte e questo chiarore pallido che precede il sorgere del sole. e ho sempre la stessa impressione che stia per accadere qualcosa. Non so cosa. come se ogni mattina fosse l’inizio del mondo. Jean Michel Folon
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universi leggeri – la vita è un viaggio», è questo il titolo della retrospettiva dedicata a Jean michel Folon alla galleria d’arte moderna e contemporanea di Viareggio: un omaggio della città all’artista belga scomparso nel 2005 che con Viareggio aveva costruito un profondo legame. la mostra, curata da massimo marsili su progetto espositivo di paolo riani, è il frutto della collaborazione tra comune, Fondazione Festival pucciniano, Fondazione carnevale e Fondazione Folon: un affascinante percorso che ha visto oltre 70 opere tra pittura, scultura e ceramiche, interamente dedicate al tema del viaggio. un viaggio nella poetica di Folon, viaggiatoretestimone per eccellenza, in rapporto al tempo, al luogo, all’uomo, allo spazio, alla vita. il percorso espositivo si sviluppa su tre temi: il viaggio interiore, le difficoltà del viaggio, il grande viaggio. una sala della galleria è stata infine riservata al tema ‘il teatro si fa scena’, dedicata all’opera La bohème di giacomo puccini che Folon ha tratteggiato nelle sue opere, firmando per il Festival puccini una delle produzioni di maggior successo del progetto ‘Scolpire l’opera’ e per la quale fu assegnato il premio abbiati.
«QUANTE IMMAGINI IN QUESTI VIAGGI. QUANTI VIAGGI IN QUESTE IMMAGINI» «la vita è un viaggio»: questo adagio risuona come un ritornello nell’opera di Folon. Viaggi intimi e immobili, a seconda delle fantasticherie o di profonde riflessioni, che possono apparire completamente immaginari. altri più tangibili rinviano a un’iconografia evidente, in cui la partenza è una necessità. l’artista amava viaggiare e ha riportato, nei suoi bagagli, la memoria di queste immagini. partir, la scultura che accoglie per prima i visitatori della gamc, è una valigia aperta su un paesaggio, di volta in volta diverso, da essa incorniciato e al contempo attraversato; valigia che porta con sé il ricordo dell’istante. un biglietto da visita, anch’esso in mostra, indica in ‘agenzia di viaggi’ l’occupazione sotto il cognome Folon. Folon che ha amato l’atto del viaggiare ma forse e ancora di più la possibilità di alimentare l’immaginazione e la curiosità di chi osserva le sue opere e di introdurlo ad una rinnovata visione di sé e del mondo e di consigliarli una meta, una destinazione, un luogo.


la vita intera di Folon, per sua stessa ammissione, deve tutto ad un viaggio giovanile e coraggioso: lasciare Bruxelles per Bourgival, non lontano da parigi. e poi il Grand Tour di giovane artista: partendo dalla sua «agenzia di viaggi immaginari», realizza il «viaggio in italia» e vive una storia d’amore con il paese di Dante, Beato angelico, michelangelo, morandi, Fellini. assapora prima la Serenissima, di cui le ombre e le acque si rispecchiano nelle vibrazioni dei suoi acquerelli e poi soccombe al paesaggio e alla tenera luminosità della toscana che impregnano alcune delle sue composizioni: le dolci colline punteggiate da cipressi, le torri scanalate e le sfumature d’ocra caratteristiche della regione. un’attrazione reciproca li ha riuniti a intervalli regolari. evidenti i riferimenti letterari: Alice nel paese delle meraviglie, così come la peregrinazione mediterranea di ulisse o il mutamento delle Metamofosi di Kafka – tragica metafora di un viaggio interiore. la ricerca magica dell’uomo in Les Ruines Circulaires di Borges, le raccolte poetiche Alcools et Calligrammes di


jean michel folon
all’inizio, sono idee anche semplici. ovviamente, a torto, la semplicità ti spaventa. allora le carico di pensieri. un lungo lavoro. in seguito, tolgo ciò che ho aggiunto. ed è scoraggiante: torno quasi sempre al punto di partenza. talvolta la semplicità di un’idea mi fa paura. allora me ne allontano, mi riavvicino, cerco di abituarmici. e alla fine la accetto, perché bisogna che un’idea sia assolutamente semplice. la cosa più strana accade quando qualcuno vi trova ciò che avevo tolto, e me lo spiega. Senza sapere che mi sta parlando di qualcosa che c’era. più un’idea è semplice, più ha la possibilità di essere capita dal maggior numero di persone. guillaume apollinaire e i racconti di Cronache marziane di ray Bradbury lo accompagnano anche nel suo lavoro di illustratore. ampi i paesaggi: le strade, le pianure e il mare, onnipresente nel suo lavoro e nella vita e poi il cielo, vasta distesa di possibilità. per aria, il suo personaggio, liberato, si fa beffe della forza di gravità. Quando non vola, plana incrociando astri e pianeti, oggetti in orbita o figure alate. tutta l’opera di Folon si interroga sull’ordine del mondo, questo mondo moderno che l’artista scruta e descrive con sarcasmo. Folon padroneggia tutte le sottigliezze dell’acquerello nelle gradazioni dei colori e nello sfavillio della luce tramite giochi di trasparenze. Si rivolge anche alla pittura a olio per occupare altri supporti.
LA TRE SEZIONI DELLA MOSTRA ogni viaggio parte sempre da un moto interiore e da una ricerca di sé. l’uomo che inizia il viaggio, lo fa confrontandosi con sé stesso e partendo da sé stesso, dall’interrogativo che egli stesso rappresenta. così nella sezione ‘il viaggio interiore’, ricca di soggetti grafici, ricorre il motivo del punto interrogativo e dallo sdoppiamento. l’impossibilità di dare una risposta si traduce in movimento: la sola possibilità per recuperare identità è la partenza. la prevalenza del colore introduce alla sezione ‘le difficoltà del viaggio’. in questa sezione con sensibilità ed in alcuni casi preveggenza rappresenta i mali della storia e della contemporaneità. una scialuppa in balia di uno tsunami, un personaggio che annega e la cui mano chiede aiuto, individui immersi in alcune bottiglie e intrappolati in alto mare, o all’opposto un uomo prigioniero dell’ultima goccia di acqua al mondo. immagini che rimandano ad una spaventosa attualità: dalle migrazioni politiche al temuto disastro ecologico. e poi la lotta per la libertà e i diritti umani fustigando il razzismo, gli autoritarismi, insomma qualsiasi atto politico o ideologico che non rispetti l’eguaglianza e la dignità di ciascun essere umano. arriviamo poi agli acquerelli, le acqueforti e le acquetinte inserite nella sezione ‘il grande viaggio’, che tutte esprimono una profonda e delicata serenità. la tensione lascia il posto ad un abbandono contemplato della distanza. il mondo è bello come recita il titolo di una delle sei composizioni su busta di carta da lettera o cartolina. il grande viaggio è una locuzione che nel senso comune allude alla morte: è metafora del passaggio estremo. nell’ultima sala della mostra ‘il teatro si fa scena’: nel 2003, su richiesta del Festival pucciniano, l’artista realizza le scenografie per La bohème, un momento di poesia unica.
LA SPERANZA malgrado i suoi tormenti, l’artista crede nell’umanità e conserva la speranza. il viaggio per michel Folon non è breve o lungo, non è prossimo o lontano. il viaggio è il viaggio e come tale disvela, suggerisce, allude ed introduce. Di ogni luogo e di ogni esperienza Folon ci indica l’universo che contiene e l’intreccio di tempo e di valori che rivela. lo fa sottraendo: sottrae densità alla linea, densità al colore e riduce all’essenziale l’oggetto, l’azione ed il concetto che intende esprimere.
Foto galleria d’arte moderna e contemporanea di Viareggio