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Piccolo è bello – Passeggiata a Vitoio nella chiesa dei tesori

territorio

Passeggiata a Vitoio, nella chiesa dei tesori

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Andrea Salani

Immagina di percorrere una strada che segue il corso di un fiume antico e generoso. arrivare ad una rocca, solido maschio che domina verso nord e verso sud, e poi d’un tratto iniziare a salire sulle pendici delle apuane tra strade sinuose e panorami aperti e spaziosi, fino ad arrivare a borghi, chiese solitarie, case sparse, pascoli e boschi.

Sulle Apuane, appena sopra Camporgiano, l’amore di una comunità ha riportato alla luce capolavori che non smettono di sorprendere

Questo, in sintesi, è il percorso che ci porta attraverso Camporgiano al paese di Vitoio e agli insospettabili tesori che racchiude la Chiesa di Santa maria assunta. Un bellissimo libro di pochi anni fa parlava della garfagnana come di una terra dove «il tempo scorre piano», cogliendo in maniera impeccabile lo spirito che anima le comunità di questa valle; uno spirito che quasi promana, come un’esalazione benefica, dalle rocce, dai metati e dalle capanne edificate con murature possenti, dai muri a secco innalzati con ancestrale sapienza. Qui infatti il tempo

1. Particolare della madonna di scuola civitalesca 2-3. la Chiesa di Santa maria assunta 4. Madonna del Rosario, XViii secolo

foto Raffaello Ferrari

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foto Raffaello Ferrari non si è fermato. Semplicemente sembra di ‘viaggiare’ ad un ritmo diverso che ti allontana da frenesie urbane e ti induce a sbirciare in maniera distratta le lancette del tuo orologio, incurante del volgere del giorno. Un ritmo, un mood, come usa talvolta dire oggi, che coinvolge le comunità, spesso impegnate nella salvaguardia dell’integrità del patrimonio artistico, paesaggistico e artigianale del territorio. a Vitoio questo impegno si è concentrato nella tutela e valorizzazione della piccola chiesa di Santa maria assunta. innamorati della chiesa e del suo profondo valore, artistico e spirituale, Simone giannasi e daniela Comparini hanno trascinato la comunità in una serie di iniziative grazie alle quali sono state raccolte risorse importanti a favore dell’edificio. Un impegno che non è passato inosservato, tanto che la Fondazione Cassa di risparmio di lucca è più volte intervenuta a sostegno di questa comunità. il risultato? Un piccolo gioiello abbarbicato sulle apuane adesso recuperato nelle strutture e ricco di piccoli capolavori magistralmente restaurati.

IL BORGO ‘Viturium’ (probabilmente da ‘Vitus’, il ‘cerchione’ della ruota), è stato un agglomerato di origine quasi certamente romana, fra i più antichi del comune di Camporgiano. nei documenti Vitoio ‘compare’ per la prima volta nel 793, quando si legge in un atto testamentario che alla morte del Vescovo di lucca Walprando i suoi beni situati in ‘Vitojo’ dovevano passare al suo successore, il Vescovo giovanni. Un documento di poco successivo, del 795, ci racconta invece di un possidente, tale totone, che fonda sempre in ‘Vitojo’ un piccolo oratorio intitolato ai Santi maria e Pietro che dopo il mille verrà poi sostituito dalla Chiesa di Santa maria assunta, inglobata nel Piviere di San Pietro di Piazza al Serchio. non sono del tutto definite le vicende della ‘villa’ – l’abitato – di Vitoio attorno X secolo: un

foto Raffaello Ferrari

atto di allivellamento, concesso dal Vescovo di lucca teudigrimo (983-987), lo assegnerebbe alla famiglia gherardinghi, mentre, in un atto del 995, il Vescovo gherardo (probabilmente gherardo ii, 991-1003) concedeva invece la riscossione delle decime ai fratelli alberico e Wiginildo figli di tale Fraolmo di Corvara. Forse una signoria ‘passeggera’,

4 transitoria, quest’ultima dato che all’epoca della conquista lucchese della garfagnana il piccolo feudo di Vitoio risulta ancora in mano ai gherardinghi. Una volta sottomesso alla giurisdizione lucchese, il borgo, indicato anche come ‘Victorio’, venne inserito nella Vicaria lucchese di Camporgiano, ma con la morte di Castruccio

5. l’altare maggiore 6. il Polittico

foto Raffaello Ferrari Castracani inizia un periodo di travagliata incertezza che vide Spinetta malaspina, con l’aiuto dei Pisani e con l’intervento dell’imperatore arrigo Vii, tornare in possesso di molte terre dell’alta garfagnana, tra cui ‘Victosius’, altra declinazione del toponimo. Sarà la discesa in italia di Carlo iV di Boemia, nel 1369, a riconsegnare quell’area a lucca per alcuni decenni, almeno fino a quando, con la caduta della Signoria di Paolo guinigi (1430), si ripropose una nuova fase di grande caos in cui lucchesi, pisani e fiorentini, cercarono nuovamente di spartirsi la garfagnana. a quel punto molti borghi garfagnini decisero di sottomettersi agli estensi che accettarono l’offerta e spedirono senza indugio contingenti a difesa dei nuovi castelli acquisiti, diventati d’un tratto avamposti meridionali del loro ducato. Vitoio esitò ad offrirsi alla corte d’este, almeno fino al 1451, quando il duca Borso istituendo la Vicaria delle terre nuove sancì la separazione del borgo da Camporgiano. Una separazione che, salvo brevi periodi, tra cui quello napoleonico, perdurò addirittura fino all’Unità d’italia.

LA CHIESA E I SUOI ARREDI Sebbene, come si diceva, risalgano al 795 le prime notizie di un edificio religioso, è del 1562 la prima comparsa dei registri parrocchiali della Chiesa di Santa maria assunta. registri che narrano secoli di piccole e grandi manutenzioni che ci hanno consegnato la struttura nel suo aspetto attuale, con una granitica facciata dotata di un unico ingresso sormontato da un timpano ad altorilievo culminante nel classico monogramma mariano che sormonta un’iscrizione che reca la data 1784, probabilmente riferibile al termine di una delle numerose sessioni di restauro e modifica subite dalla chiesa. il misterioso volto che chiude in basso la nicchia in cui è inglobato il monogramma è indicato come opera – così riportano gli archeologi locali – di uno ‘spiritoso’ scultore dell’area, attivo anche alle Verrucole, che ha disseminato molti monumenti

capolavori ritrovati

della valle con queste bizzarre ‘firme’.Complesse le vicissitudini di due dipinti, in alto si apre poi una piccola feritoia a formaanch’essi recentemente restaurati, di cui di croce che sugella la semplicità, austera masono in corso ricostruzioni storiche per deprofondamente dignitosa e ricca di spiritualità,terminarne l’originario posizionamento nella di questa facciata.chiesa. tra le ipotesi più ‘battute’ c’è anche quella cheUna è il Battesimo di Cristo, opera seicenimmagina l’aspetto iniziale del prospetto fron-tesca di notevole interesse per l’uso dei cotale lori sul me per odello, molto diffuso, che vedevale posture poco convenzionali dei un piccolo campanile ‘a bifora’ direttamenteprotagonisti: notevole il San giovanni di tre in alto a destra, quale continuazione della muquarti che mostra un fisico erculeo, di posratura, come si vede della suggestiva Chiesasanza quasi michelangiolesca. i documenti di San Biagio a Poggio, pochi chilometri piùparlano dell’opera come proveniente da Sila sud.lano, quindi attribuibile alla cerchia della fal’unica navata che caratterizza la chiesa, miglia de Vecchi, attivi all’epoca in zona. intuibile anche dall’esterno, culminava un tem-l’altra tela è invece un luminoso scorcio po in un’abside che nel 1618, come recitaquasi familiare: un gioioso San giuseppe col l’iscrizione, venne sostituita dall’attuale scar-bambino di cui al momento sappiamo ben sella, ovveropoco, tranneda un’abside rettangolare anzi-intuirne la collocazione tempoché semicircolare, che in questo caso corri-rale nell’ambito della produzione lucchese sponde in larghezza adel Settecento: operatutta – si l’ampiezza della ‘mormora’ – di navata.giovan Battista Ponsi o comunque di un pitentrare dalla porta d’ingresso regala l’emozio-tore in grado di condurre con stile fresco il ne dell’inaspettato, della sorpresa.dipinto e dotato di una certa capacità ritratla chiesa è internamente un agglomeratotistica, riscontrabile nel convincente volto del, compreSanto. sso, esplosivo e potente di colori, materiali, sensazioni. Una sorta di ‘caos ordinato e sereno’ in cui la struttura forma un tutt’uno con i suoi arredi e il tuo sguardo è attratto da mille angoli. oltre all’altare colpisce subito la maestosa bellezza del soffitto a cassettoni. risalgono a XVii secolo le sessantaquattro bozze lignee rettangolari che sormontano la navata, decorate internamente da rombi dentellati che includono un doppio fiore, mentre il soffitto del coro, terminato nel 1740, è articolato in ventiquattro bozze quadrate con più austere decorazioni a rombo. e il proprio legno è un materiale-leitmotiv prevalente nella chiesa. Basterà osservare il bellissimo coro situato alle spalle dell’altare e costruito a partire dal 1640 infatti per comprendere che non siamo di fronte alla solita chiesetta ‘di campagna’. Ventuno stalli in noce e castagno realizzati secondo un gusto semplice ma raffinato nelle rifiniture e nella selezione dei materiali.

7. Particolare dell’altare maggiore 8. Uno scorcio dei dintorni di Camporgiano 9. Vergine annunciata (particolare del Polittico)

foto Raffaello Ferrari di legno è anche il particolarissimo mobile della sacrestia del XVii-XViii secolo e il portone d’ingresso della chiesa realizzato nel XViii secolo, entrambi oggetti di un’altra fase del restauro.

LE OPERE Spesso quando parliamo delle opere d’arte custodite in una chiesa abusiamo del termine ‘scrigno’. ecco, a Vitoio mai parola potrebbe invece essere più adatta. nell’ultimo decennio, un po’ come dalla borsa di mary Poppins – mi si passi il paragone audace – dalla chiesa sono emerse opere, novità, oggetti, e tantissime sorprese. ormai si esce quasi delusi senza aver scoperto qualcosa di nuovo o senza aver determinato una rinnovata importanza per manufatti sino all’ora ‘sottovalutati’. ‘Principe’ indiscusso dell’edificio è il tabernacolo che sovrasta il coro in cui una Madonna col bambino di scuola civitalesca è incastonata in un’ancona quattrocentesca con i Santi Antonio da Padova, Pietro, Giovanni, Domenico, attribuita al ‘maestro di Borsigliana’, Pietro da talada. Una combinazione di due opere già di per sé assai singolare, che testimonia in primo luogo della notevole ricchezza della parrocchia a cavallo tra XV e XVi secolo. nella Madonna qualcuno ha pensato di riconosce i tratti dello scalpello di nicolao, figlio di matteo Civitali, ma quello che possiamo affermare con certezza è l’inserimento di questa statua nell’ampio e diffuso circuito di opere che ‘inondarono’ l’area di lucca tra Quattro e Cinquecento. Stesso discorso per la più antica ancona del talada, artista tra i più richiesti dell’area. la possibilità per Vitoio di assicurarsi questi due ‘pezzi’ ci raccontano di una realtà attiva, in salute dal punto di vista economico e dotata di una certa sensibilità e capacità di aggiornamento nella selezione delle maestranze. Prima del recente restauro la statua si presentava in un aspetto totalmente differente, completamente dipinta. l’intervento del 2017 ha restituito la purezza originaria ai marmi, valoriz-

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foto Raffaello Ferrari

10. Soffitto durante i lavori di restauro 11. Particolare del soffitto dopo il restauro 12. il timpano

foto Raffaello Ferrari

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foto Raffaello Ferrari zando l’eleganza e la mimica tipicamente civitalesca, fugando così ogni dubbio attributivo. Sull’altare di destra troviamo una bellissima Madonna del Rosario di autore ignoto risalente ai primi del Settecento, che conferma l’orientamento mariano della chiesa, mentre a sinistra, in perfetta corrispondenza, abbiamo la statua in gesso del Cristo col Sacro cuore, collocata nel 1937 al posto di un Battesimo di Cristo (vedi Box ‘Capolavori ritrovati’). di particolare pregio anche il seicentesco Crocifisso ligneo che si eleva dal piccolo pulpito collocato sulla parete sinistra.

LA SACRESTIA il restauro della sacrestia è forse la fase che ha regalato le maggiori sorprese. oltre a rivelare un aspetto differente rispetto a quello immaginato, si è infatti presentata come un forziere in cui ogni pezzo ha col tempo svelato il proprio valore e pregio, tanto che molti di questi ‘gioielli’ sono adesso conservati altrove per motivi di sicurezza. Strumenti liturgici appartenenti a autori argentieri di primo livello, vestiario per i sacerdoti di grande pregio, apparati da processione di grande valore storico e molto altro ancora.

E LA STORIA CONTINUA non è dato sapere quante soprese nasconde ancora la chiesa di Vitoio, ce lo riveleranno il tempo e i vigili ‘custodi’ della sua integrità e

valorizzazione. intanto, nello studio di una restauratrice lucchese, sono in fase di recupero due preziose terrecotte policrome raffiguranti un San giovanni Battista e un’altra figura, al momento misteriosa, di santo. due esemplari decisamente singolari che occupavano i pilastri d’accesso al presbiterio e che sembrerebbero attribuibili a maestranze emiliane di inizio Quattrocento, come confermerebbe una recentissima termoluminescenza. Profili eleganti, evidentemente plasmate da una mano più avvezza a maneggiare il legno, in linea con l’ampia produzione di statue lignee che sin dai secoli centrali del medioevo caratterizzò tutta la Valle del Serchio. Fresche di restauro sono invece le due ‘facce’ della bandinella in legno anch’essa ritrovata nella sacrestia. Una tavola centinata di datazione incerta che, da un lato, presenta una lacunosa immagine della Pietà e dall’altro una Madonna luminosa e ben conservata, in questo caso sormontata da una lunetta con la colomba dello Spirito Santo.

Come si diceva a Vitoio il tempo scorre più lentamente, ma nei secoli è stato impiegato per rendere la Chiesa un vero ricettacolo di meraviglie che sembrano quasi lasciate lì per farci spalancare la bocca e sgranare gli occhi. Con uno sguardo ammirato verso i tesori della chiesa e un respiro profondo guardando in lontananza il maestoso profilo dell’appennino.

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