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Aria più pulita? La chiave è negli alberi che ci proteggono

Lorenzo Maffei

La Piana di Lucca, che pure non difetta di bellezze naturalistiche, soffre da decenni per l’inquinamento atmosferico. La conformazione del territorio, ‘a conca’, come spesso si dice, non offre l’opportuna circolazione dell’aria. L’incidenza nell’inquinamento deriva certamente dal traffico, soprattutto dal trasporto merci su strada. ma anche dal riscaldamento domestico, dalle

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L’università di Firenze conduce uno studio per individuare le specie arboree più funzionali alla purificazione dell’area

attività industriali e di agricoltura intensiva. nel 2019, un gruppo di lavoro guidato dal professor Federico martinelli, genetista del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, ha presentato un progetto di studio che poi è stato selezionato dalla Fondazione cassa di risparmio di Lucca che ne sostiene tutto l’iter. il professor martinelli spiega come fin dall’inizio «L’idea è stata quella di fare un progetto che mirasse alla protezione dell’ambiente, che è una tematica molto gettonata e importante in questo momento di difficoltà. ma abbiamo pensato di svilupparlo come una sperimentazione, che cercasse di guidare le amministrazioni comunali della Piana nella ge-

stione del verde urbano, per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico». ecco la chiave del progetto, il verde come possibilità di contenimento dell’inquinamento atmosferico. in sostanza è allo studio un intervento preventivo rispetto ai soliti blocchi del traffico o agli stop agli abbruciamenti che intervengono sempre dopo che c’è uno sforamento dei dati. «in pratica il progetto ha lo scopo di identificare le specie vegetali che trattengono di più i particolati aerei» dice il professor martinelli «La Piana di Lucca è una delle peggiori in Toscana per ciò che riguarda l’inquinamento dell’aria. non che altre siano messe molto meglio, ma magari hanno un inquinamento diverso. e noi stiamo facendo uno screening nei vari territori comunali della Piana per andare ad identificare quelle specie

che sono autoctone o che possono essere coltivate in futuro, utili a ridurre l’inquinamento perché trattengono più particolato nelle foglie». con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, i partner di questo progetto sono il Dipartimento di Scienze agrarie dello stesso ateneo fiorentino, il Dipartimento di ricerca Traslazionale e nuove Tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, il cnr, azienda regionale per la Protezione ambientale della Toscana, i quattro comuni della Piana (altopascio, Porcari, capannori e Lucca), l’arpat e l’ordine dei medici di Lucca. Per fare questo lavoro di individuazione delle piante più idonee sono stati identificati degli hotspot, cioè dei punti di maggiore inquinamento sulla Piana, dove sono stati posizionati degli strumenti: «abbiamo scelto quattro aree per ognuno dei comuni coinvolti, in totale 16 centraline, che sono state posizionate in zone rurali, urbane, urbane trafficate e zone industriali. Proprio per cercare le specie che erano attorno a queste centraline e fare una lista di quelle che accumulano più particolato. il cnr si è occupato della installazione di queste centraline e in real time ora controllano e hanno un dato praticamente al minuto. gestiscono e analizzano i dati per vedere come va» spiega il professor martinelli che aggiunge: «a seguito del lockdown del 2020 abbiamo avuto un po’ di ritardo ma in questo anno e poco più abbiamo installato le 16 centraline, raccolto le specie e i dati dell’accumulo del particolato sulle varie specie vegetali oltre ai dati sull’inquinamento». è infatti in via di ultimazione un primo report di questa fase e poi si aprirà la successiva «in cui ci focalizzeremo su analisi molecolari e genetiche di cui mi occuperò io direttamente. andremo cioè a studiare la risposta della pianta, analizzeremo il Dna, i geni… e quei geni che si attivano per la risposta all’inquinamento e per capire quale specie vegetale scegliere per ridurlo. Una di queste, posso già dirlo sarà sicuramente l’alloro ma a seguito delle analisi saremo più precisi. Questo approccio» conclude martinelli «è già avviato anche da altre Università in italia in vari altri Paesi del mondo. ma soprattutto all’estero le amministrazioni ne stanno tenendo davvero conto. La cosa innovativa della nostra ricerca è che ci stiamo focalizzando sulle specie vegetali che riguardano la Piana di Lucca e quelle che non sono autoctone. Per studiare quindi quelle piante che si possono adattare a questa area che ha un inquinamento specifico e anche una situazione climatica particolare».

il progetto parallelo

Piantare 3000 alberi in tre anni, è questo il «Progetto nuovi alberi», l’iniziativa ambientale dell’associazione Talea e a cui hanno partecipato numerosi enti pubblici e privati e che ha già visto la messa a dimora di 1250 esemplari con lo scopo di assorbire le emissioni e favorire la biodiversità. Si tratta di un altro progetto ‘green’ sostenuto dalla Fondazione crL che corre in parallelo ai programmi di ricerca e che consentirà di regalare un futuro più ‘verde’ al nostro territorio.

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