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Recensione del film “Il figlio dell’altra”

GIOVANNI COLOMBO, 5D

Il film racconta le vicissitudini di due famiglie che scoprono che uno dei loro figli è stato scambiato, per errore, da neonato, in ospedale con quello dell’altra famiglia. La scoperta, avvenuta per caso, porta i due ragazzi, Joseph e Yacine, a vivere un dramma, che è quello della perdita di una tra le certezze più profonde: gli affetti primari. La risposta scientifica ad esami del DNA li mette davanti alla stessa dura realtà: non sono figli né di quella che avevano creduto essere loro madre e neppure di loro padre; capiscono, però, gradualmente, e non con gli stessi tempi, che hanno entrambi due coppie di genitori: una di consanguinei e un’altra di madre e padre adottivi. Di fronte all’amore dei genitori per i figli, qual è il vero valore di un esame che attesta una non relazione biologica? Perché delle sequenze genetiche dovrebbero invalidare una relazione affettiva lunga e profonda costruita con impegno e dedizione da un uomo e una donna, anche se biologicamente estranei? È questa la sfida che i giovani accolgono scoprendo una realtà molto diversa da quella in cui loro stessi sono cresciuti, e, una vita, quella dell’altro, che loro avrebbero dovuto essere. Nonostante le prime titubanze, oltre ai due ragazzi, anche le famiglie iniziano ad accettare questa difficile condizione, resa tale anche da un'evidente diversità, che temono possa metterli in cattiva luce di fronte ai loro stessi parenti e amici. Infatti, nella vicenda, riveste una particolare importanza il fatto che le famiglie siano una isrealiana e una palestinese, due etnie che esprimono diverse culture, di-

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versi credo religiosi e diverse condizioni economiche e sociali; per questo sono in conflitto in una parte del Medio Oriente da più di un secolo. La famiglia Silberg vive nella ricca Israele, immersa in un clima economico e sociale ricco di stimoli e di opportunità di lavoro, anche per giovani. Invece la famiglia Al Bezaaz, pur abitando a pochi chilometri dal confine con Israele, in un territorio occupato, vive in difficoltà economiche; il padre, pur essendo ingegnere, per garantire le risorse necessarie alla sua famiglia fa il meccanico. Quel fortuito scambio, avvenuto per caso molti anni prima, porta così Joseph e Yacine a diventare amici, e, in un certo senso, fratelli, imparando sulla propria pelle a conoscere le ragioni dell’altro, abbandonando l’odio etnico e i pregiudizi, e accettando ciò che uno strano ma lungimirante destino ha riservato loro.

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