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Il dramma di emigrare

Emigrare per sopravvivere

La Belle époque è un fenomeno tipicamente urbano; nelle campagne europee l’aumento della popolazione genera povertà e costringe milioni di persone a emigrare in cerca di lavoro.

Il flusso migratorio, che comprende moltissimi Italiani, si dirige in prevalenza verso gli Stati Uniti.

Il benessere di cui alcuni ceti sociali godettero durante la Belle époque, tuttavia, non riguardava tutti gli strati della popolazione e tutte le aree del continente. Accanto alla vita gioiosa e brillante che si poteva scorgere nel centro delle grandi città, se ne poteva incontrare un’altra ben diversa nelle periferie e soprattutto nelle campagne In queste ultime l’aumento della popolazione riduceva le risorse a disposizione delle famiglie, costrette a suddividere le loro terre fra numerosi figli. Ne derivava una condizione di miseria che provocò un fenomeno imponente e drammatico: l’emigrazione. Milioni di persone lasciarono l’Europa e si diressero verso altri Paesi in cerca di lavoro. Si calcola che nel complesso circa 30 milioni di Europei abbandonarono il continente.

La Fonte

Gli emigranti italiani nel giudizio degli Americani

Il giornalista Gian Antonio Stella ha raccolto in un suo libro una serie di giudizi formulati sugli immigrati italiani da quotidiani, riviste, uomini politici e funzionari pubblici dei Paesi che li ospitarono, in particolare degli Stati Uniti. Riportiamo i titoli con cui Stella sintetizza i testi citati. La lettura di questi scritti suscita una forte emozione, poiché fornisce di quella povera gente un ritratto impietoso. Tale ritratto, se da un lato coglie alcuni aspetti reali, dall’altro evidenzia un atteggiamento che sconfina facilmente nel razzismo.

• La popolazione più sporca mai incontrata (The dangerous classes of New York, USA 1872)

• I peggiori rifiuti d’Europa (New He.rald, USA, 12-12-1872)

• Mendicanti per professione e per piacere (New York Times, USA 26-9-1878)

• Fannulloni invadenti come locuste (Australian Workman, Australia, 24-10-1890)

• Sono difficili da inserire, come gli slavi e gli unni (Missionary Rewue of the World, USA dicembre 1904)

• Sono gli ultimi a imparare l’inglese (Century Magazine, USA 1904)

• Credono che un bagno sia una brutta parola (New York Times, USA, 14-10-1905)

• Felici di sguazzare nella spazzatura (New York Times, USA, 14-10-1906)

• Assassini dopo due bicchieri (New York Times, 14-5-1909)

• Detentori del record di criminalità (Harper’s Weekly, USA, 8-5-1909)

• Ritardati mentali, abbassano lo standard americano (Reports of the immigration Commission, USA 1911)

• Mandrie di ignoranti viziosi (Reports of the immigration Commission, USA 1919)

• Povere bestie, potrà l’America darvi l’intelligenza? (Saturday Evening Post, USA 16-6-1923)

Un fenomeno che si ripete

Dalla fine dell’Ottocento ai primi quindici anni del Novecento una forte ondata migratoria si dirige dall’Europa orientale e dall’Italia verso l’America e l’Australia.

Il fenomeno dell’emigrazione non era nuovo per l’Europa. A partire dalla metà dell’Ottocento, infatti, milioni di persone lasciarono il nostro continente per recarsi in America. Fu però nei decenni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi quindici anni del Novecento che tale fenomeno raggiunse la sua dimensione massima. Allora non furono più Inglesi, Tedeschi, Scandinavi e Irlandesi a emigrare, come in precedenza, ma furono soprattutto i Polacchi, gli Ebrei dell’Europa orientale e soprattutto gli Italiani. Circa 14 milioni di nostri connazionali lasciarono la patria in questo periodo: oltre 5 milioni tra il 1876 e il 1900 e oltre 8 milioni tra il 1901 e il 1915. I Paesi verso cui si dirigeva questo flusso erano soprattutto gli Stati Uniti, l’Argentina, il Brasile e l’Australia. Ad attenderli, quale che fosse la meta prescelta, era una vita durissima. Questi nuovi migranti incontrarono difficoltà ben maggiori rispetto a quelli che li avevano preceduti. Innanzitutto perché non conoscevano le lingue locali (inglese, spagnolo, portoghese), ma più ancora perché il loro livello culturale era assai modesto. Questa condizione di inferiorità li costrinse ad accettare lavori faticosi e poco retribuiti. Per proteggersi, essi formarono delle comunità locali con altri compatrioti, ma ciò contribuì a isolarli ulteriormente dal resto della società.

Studia Con Metodo

Fissa i concetti sul testo a. Perché tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo seguente si ebbe un impoverimento della popolazione delle campagne? b. A quali popoli appartenevano gli emigranti che lasciarono l’Europa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento? c. Quali erano i Paesi verso cui si dirigevano?

1. Sottolinea sulle pagine le risposte alle domande.

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Fotografia di immigrati europei con i loro poveri bagagli ammassati sulla nave The Imperator, attraccata a un molo di New York (1913).

2. Completa il testo inserendo le parole sotto riportate. tedeschi • 8 • 5 • Argentina

• linguistiche • orientale

Circa milioni di Italiani emigrarono tra il 1876 e il 1900 e oltre milioni tra il 1901 e il 1915. I Paesi verso cui si dirigeva questo flusso erano soprattutto gli Stati Uniti, l’ , il Brasile e l’Australia. L’integrazione dei nuovi arrivati fu più difficile rispetto agli immigrati , irlandesi, scandinavi, sia per ragioni , sia perché il loro livello culturale era molto scarso. In questa seconda fase, oltre agli Italiani, emigrarono numerose persone provenienti dall’Europa

3. Sottolinea, tra gli aggettivi sotto riportati, quelli che venivano attribuiti agli immigrati italiani in America. simpatici

• violenti

• fannulloni

• volonterosi

• sporchi

• intelligenti

• socievoli

• criminali

• ignoranti

• generosi

• bestiali

Lezione

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Le Parole Della Storia

Lega: materiale che si ottiene fondendo un metallo con altri elementi, per fargli acquisire proprietà e caratteristiche specifiche.

Ghisa: materiale composto da ferro e carbone. Parti in ghisa le possiamo trovare nelle pentole, nelle stufe, in alcune componenti idrauliche.

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