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LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Guglielmo Marconi

Guglielmo Marconi (1874 -1937) non segue una carriera scolastica normale, ma si forma da autodidatta. I suoi interessi scientifici sono rivolti all’analisi delle onde elettromagnetiche che attraversano lo spazio, sulle quali concentra gli studi e gli esperimenti. È convinto che queste onde possano essere utilizzate per trasmettere segnali radio, permettendo di realizzare comunicazioni senza fili. Ha passato da poco i vent’anni quando lancia, attraverso una finestra di casa, il primo segnale radio. I progressi sono rapidi e spettacolari: nel 1901 segnali radio inviati dalla Cornovaglia, in Inghilterra, sono ricevuti e decifrati nell’isola di Terranova, in Canada, a tremila chilometri di distanza.

L’apparecchio trasmittente di Marconi rivela ben presto utilizzazioni pratiche molto importanti. Ad esempio, permette di inviare l’SOS, il messaggio con cui le navi possono richiedere aiuto quando si trovano in difficoltà. Tra gli altri, devono la loro salvezza al radiotelegrafo i settecento naufraghi scampati all’affondamento del Titanic, il celebre transatlantico inglese affondato in seguito all’urto con un iceberg. Ormai conosciuto in tutto il mondo, nel 1909, Marconi riceve il premio Nobel «a riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili». I suoi studi, insieme a quelli di altri scienziati, pongono le basi per la realizzazione della radio, avvenuta nei primi anni Venti.

L’Inghilterra è il primo Paese industriale al mondo Bessemer inventa

Vedi carta 1: I Paesi

Marconi al telegrafo mentre, il 12 dicembre 1901, invia il primo segnale radio oltre oceano.

La Fonte

La fretta è una “scoperta” moderna

Verso la fine degli anni Trenta, lo scrittore austriaco Stefan Zweig, ricordando la figura del nonno, affermò di non averlo mai visto muoversi spinto dalla fretta. La fretta è tipica del mondo moderno, di un mondo che ha cambiato i ritmi di vita e ha messo a disposizione dell’uomo mezzi di comunicazione e di trasporto infinitamente più rapidi di quelli tradizionali.

La fretta non solo era considerata inelegante, ma era in realtà inutile, poiché in quel saldo mondo borghese, con le sue innumerevoli cautele, non accadeva mai nulla di improvviso. Il ritmo della nuova velocità non si era ancora diffuso dalle macchine, dall’automobile, dal telefono dalla radio edall’aeroplanofinonell’uomo:iltempoel’etàavevanoaltre misure.

Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo.

a fine Ottocento

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