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MARTEDÌ 31 maggio 2011

calabria

ora

P I A N A virus del kiwi

Una task force contro la batteriosi

AGGREDITI Un frutto colpito dalla batteriosi, la malattia che potrebbe mettere in ginocchio la produzione calabrese di Kiwi. Comparto che rappresenta una eccellenza nella produzione agricola regionale

Confagricoltura ha chiesto al ministro Romano un impegno a livello nazionale GIOIA TAURO

Un gruppo di lavoro formato da esperti del settore a livello nazionale, con lo scopo di studiare il problema della batteriosi che sta affliggendo i kiwi, è quello che si accinge ad attivare Confagricoltura di Reggio Calabria, guidata dal presidente Ilaria Campisi. «Dopo il virus della tristezza che affligge gli agrumeti, la nostra economia rischia di essere messa in ginocchio da un’altra minaccia, la batteriosi che colpisce i kiwi. Per questo motivo occorre agire immediatamente ed incisivamen-

te». Queste le parole del vicepresidente della Confagricoltura reggina Rocco De Marco, comunicando l’intenzione dell’organizzazione agricola di istituire un proprio osservatorio per avere un quadro aggiornato sull’evoluzione della batteriosi e per mettere in atto un progetto concreto per il comparto, da sottoporre al ministro per le Politiche agricole Francesco Saverio Romano. Componente del gruppo di esperti per la regione Calabria è stato nominato l’agronomo Luigi Scolaro, dirigente di Confagricoltura di Reggio e produttore di kiwi, che da tempo in

concerto con Rosario Deleo, divulgatore dell’Arsaa e Santino Luppino, presidente dell’associazione Protos, segue l’importante comparto nell’area della Piana di Gioia Tauro – Rosarno, in stretto rapporto con Giovanni Enrico Agosteo della facoltà di agraria dell’università Mediterranea di Reggio Calabria. «La provincia di Reggio Calabria ed in particolare la Piana di Gioia Tauro – ha spiegato De Marco - ha una superficie di circa 2000 ettari e una produzione che si aggira intorno a 700 mila quintali. Questi dati sono in continuo aumento, proprio grazie

all’evoluzione della coltivazione che rappresenta un grande valore per la nostra economia agricola e non possiamo rischiare che scompaia». In merito a questa nuova emergenza, il vicepresidente De Marco, ha reso noto che il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, ha già chiesto

al ministro Romano di istituire una “task-force” nazionale, ma coordinata con le Regioni, le Organizzazioni professionali e le più importanti strutture di ricerca, per monitorare e mappare il fenomeno. TERESA COSMANO piana@calabriaora.it

«Preoccupati per l’anticrimine» Rosarno, Tripodi scrive al prefetto dopo l’annuncio del trasferimento a Vibo ROSARNO

E’ allarme reparto anticrimine a Rosarno. Le voci su un trasferimento del reparto a Vibo Valentia stanno creando insoddisfazione e perplessità nell’universo politicoistituzionale di Rosarno. Il sindaco rosarnese, Elisabetta Tripodi, ha preso carta e penna ed ha inviato una missiva al prefetto reggino, Luigi Varratta, chiedendo lumi sulla vicenda e spingendo affinché il presidio delle forze dell’ordine a Rosarno non si disperda ma si rafforzi. «Le recenti notizie di stampa sulla decisione del ministero dell’Interno di chiudere il reparto anticrimine della Polizia di Stato – si legge nella nota inviata dalla Tripodi a palazzo Miraglia - avente sede in Rosarno e di un suo trasferimento a Vibo Valentia, hanno suscitato allarme e preoccupazione tra la popolazione che si sente privata di un avamposto dello Stato in una città che drammaticamente racchiude al suo interno una massiccia presenza della criminalità organizzata e numerosi problemi di ordine pubblico, nonché tensioni sociali fra residenti ed immigrati stranieri». Il primo step che il sindaco chiede all’ufficio territoriale di governo è quello di accertarsi della reale volontà del Viminale di far fare le valigie all’anticrimine, portata a suo tempo dal sindaco di centrosinistra Giuseppe Lavorato. «In qualità di sindaco a nome mio e dell’intera amministrazione comunale le chiedo di conoscere se tali notizie siano rispondenti al vero ed in caso positivo, cosa si possa fare per impedite una simile eventualità». Alla Tripodi è arrivata anche una interrogazione della minoranza consiliare, nello specifico di Giacomo Saccomanno, che ha sollecitato una proposta del sindaco su questo tema. Il consiglio comunale di Rosarno, inoltre, qualche mese fa ave-

ALLARME Da sinistra il sindaco Tripodi e il prefetto Varratta va approvato un ordine del giorno specifico – licenziato in maniera unanime – all’interno del quale la massima assise comunale aveva chiesto più stanziamenti di forze dell’ordine in città e anche attività di prevenzione e di educazione alla legalità. La Tri-

podi, quindi, non si nasconde dietro il dito e parla di una scelta, se confermata da Varratta, che certamente sarà osteggiata, civilmente, dall’amministrazione e da altri settori della politica rosarnese. «Mi permetto di sottolineare come appaia parados-

sale, proprio per la singolarità del “caso” Rosarno, chiudere il nucleo di polizia di Stato e, invece, non considerare l’apertura di un commissariato di Pubblica sicurezza, che con la sua presenza sul territorio garantirebbe non solo in termini di repressione, ma anche di prevenzione, il rafforzamento del patto sociale fra cittadini ed istituzioni». Non è escluso, quindi, che l’argomento catturi la discussione pubblica in città, anche perché la minoranza producendo l’interrogazione consiliare vorrà approfondire in consiglio comunale l’argomento e sarà anche l’occasione di capire se l’intero consiglio chiede più forze dell’ordine o ci saranno distinguo.

CRONACA

Sequestrati 500 chili di tonno a Gioia Tauro 500chili di tonno rosso sono stati sequestrati ieri a Gioia dagli uomini della Guardia costiera. I controlli sono avvenuti a terra, nei confronti di persone che trasportavano a bordo di un automezzo il pesce pronto per la commercializzazione. Dagli accertamenti è risultato che il tonno era sottomisura, e senza documenti per la tracciabilità. L’operazione ha comportato il deferimento del titolare dell’automezzo alla procura della Repubblica di Palmi.

DOMENICO MAMMOLA piana@calabriaora.it

GIOIA TAURO/2

Paese delle ’ndrine per la Bottero “Ndranghetown” ultimo appuntamento di “Maggio dei libri” GIOIA - “La primavera dei libri” di Gioia Tauro si è conclusa a Palazzo Baldari, con “Ndranghetown” di Paola Bottero. L’iniziativa rientra nel più ampio progetto “Il Maggio dei libri”, una campagna nazionale di promozione della lettura appunto, che a Gioia Tauro ha ospitato tre autori e diverse possibilità di incontro, dibattiti e “buona socializzazione”. L’appuntamento di sabato ha riguardato una scrittrice e un’opera fuori dagli schemi. Una piemontese che dichiara di sentirsi “calabrese” e che si preoccupa di «una terra così bella», scrivendo di Calabria da circa due anni e mezzo. L’evento, moderato da Tiziana Scarcella, è stato introdotto dall’intervento di Mimma Raso, membro dell’Adic e vicaria del I circolo didattico di Gioia Tauro, che ha dibattuto sull’importanza della lettura, «considerevole sin dalla più tenera età». Ma è stata proprio la Bottero a catturare l’attenzione di tutti. “Ndranghetown” è un componimento narrativo ambientato nel futuro, nel 2108, tra presente e passato, tra

L’iniziativa a palazzo Baldari Sicilia e Calabria, su di un ponte che oltre a collegare le due regioni, potrebbe unire le mafie e creare quel futuro che è molto più vicino di quanto si possa immaginare. «Io racconto storie che cercano di spiegare a me stessa ciò che non funziona nella società. - ha esordito la scrittrice-giornalista –. Il libro racconta di un futuro che potrebbe diventare realtà se continuiamo a farci assorbire dal nulla. Dire oggi le cose che non funzionano è facile, dirlo dal futuro però può

quantomeno far riflettere. Silvio (il protagonista) è l’incarnazione di tutte le paure che potremmo avere. A differenza del libro precedente, “Ius Sanguinis”, basato su storie vere, qui ho usato la fantasia, anche per allargare il mio campo d’azione». La Bottero ha poi spiegato il motivo per il quale ha iniziato a scrivere di questa terra e del suo problema più grande: «Sono scesa in Calabria la prima volta per lavoro e con molti pregiudizi. Devo dire però che non ho trovato la ‘ndrangheta, ho trovato la Calabria, è vero che la ‘ndrangheta esiste, ma è solo una parte. La storia di Roberta Congiusta, il cui fratello è stato sparato dalla mafia, mi ha lasciato una lacerazione dentro, ed ho sentito il bisogno di vomitare fuori tutto quello che avevo dentro. La ‘ndrangheta è un cancro esistente - ha detto -, ma è meno forte della bellezza di questa terra, siamo noi a decidere quale delle due cose debba sopraffare sull’altra». EVA SALTALAMACCHIA piana@calabriaora.it

l’operazione

Cinquefrondi Trovata marijuana in un podere

L’erba sequestrata a Gunnari

CINQUEFRONDI Nella mattinata di ieri, i carabinieri della stazione di Cinquefrondi, durante una battuta a largo raggio in zone rurali, in località Gunnari, in terreno di proprietà di persone estranee alla vicenda, notando spuntare dal sottosuolo un sacco in plastica del tipo comunemente utilizzato per l’immondizia, procedevano all’estrazione dello stesso, ed aperto, all’interno del medesimo sacco rinvenivano due panetti di cellophane, del tipo utilizzati per conservare i cibi sottovuoto, al cui interno si notava sostanza presumibilmente stupefacente, del tipo canapa indiana. Alla pesata, i due panetti pesavano complessivamente più di un chilo di marijuana aperti i panetti, si aveva la conferma che trattavasi di marijuana, in perfetto stato di conservazione, perfettamente essiccata e pronta per la sua immissione in commercio. La sostanza è stata posta sotto sequestro. r. p.


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